Nel contesto dell’economia moderna, le relazioni commerciali e le pratiche di contrattazione sono state profondamente trasformate. Con l'emergere di dinamiche VUCA (Volatilità, Incertezza, Complessità e Ambiguità), le aziende sono costrette a fare i conti con un ambiente di mercato sempre più imprevedibile e competitivo. In questo contesto, il successo commerciale non dipende più esclusivamente dalla capacità di negoziare accordi vantaggiosi sul piano dei costi e delle condizioni, ma dalla capacità di gestire efficacemente le relazioni commerciali in modo collaborativo, riducendo al minimo il rischio di conflitti e incomprensioni.

Le pratiche tradizionali di contrattazione, che una volta si basavano su relazioni di lungo termine e fiducia reciproca, sono state sostituite da un approccio più opportunistico, incentrato sulla riduzione dei costi a breve termine e sull’innovazione rapida. Il mantra “Niente di personale, è solo business” è diventato sempre più comune, giustificando comportamenti che, pur essendo orientati al profitto immediato, spesso minano la qualità delle relazioni tra i partner commerciali. I contratti, che un tempo riflettevano l'intento di costruire collaborazioni solide e durature, sono diventati strumenti di battaglia legale, dove le aziende lottano per ottenere prezzi minimi, condizioni favorevoli e la ridistribuzione del rischio a carico della controparte.

Il caso di Apple e GT Advanced Technologies (GTAT) è un esempio emblematico delle conseguenze di una gestione inefficace del contratto e delle aspettative. Apple, nel suo tentativo di ottenere vetro zaffiro per l'Apple Watch, ha posto una serie di richieste mutevoli e complesse a GTAT, senza considerare le difficoltà legate alla produzione e alle modifiche costanti. GTAT, sotto pressione costante, ha cercato di adattarsi alle richieste, ma la situazione è peggiorata con la modifica delle specifiche, la riduzione dei volumi e la continua incertezza sulle aspettative. Alla fine, la rottura della relazione contrattuale ha portato alla bancarotta di GTAT, con l’intervento finale della corte. Questo è un esempio di come, quando le parti non riescono a mantenere allineate le proprie aspettative e obiettivi, i contratti possono evolversi in un campo di battaglia legale, danneggiando entrambe le parti e riducendo il valore complessivo dell’accordo.

Contrariamente a quanto potrebbe sembrare, solo una piccola frazione di contratti giunge fino alla corte. Tuttavia, questo non significa che le aziende siano immuni dalle perdite derivanti da conflitti non risolti. Le ricerche condotte dalla World Commerce & Contracting (WCC) mostrano che un contratto mal gestito può costare alle aziende fino al 9,15% del loro fatturato annuo, un’importante perdita di valore che si manifesta attraverso costi aggiuntivi, risparmi mancati e introiti persi. Il Corporate Executive Board ha evidenziato come un contratto di outsourcing mal gestito possa ridurre fino al 90% del valore previsto, mentre studi della London School of Economics suggeriscono che gli accordi basati sul potere impongano costi fino al 40% superiori rispetto agli accordi basati sulla fiducia. La fiducia tra le parti, quindi, emerge come un elemento cruciale per il successo di qualsiasi partnership commerciale.

Un esempio che illustra chiaramente l’importanza di una gestione sana delle relazioni contrattuali è quello di General Motors (GM), un tempo simbolo di successo, ma che ha visto il proprio market share negli Stati Uniti scendere drammaticamente dal 62,6% al 19,8% tra il 1980 e il 2009. Il fallimento di GM è stato in gran parte attribuito a una gestione inefficace delle relazioni contrattuali con i fornitori, che erano visti come entità intercambiabili e privi di valore strategico. L'approccio di GM, che trattava i contratti come semplici strumenti di transazione piuttosto che come opportunità per costruire relazioni durature, ha contribuito alla sua decadenza. Quando GM è entrata in bancarotta, molti dei suoi fornitori più critici hanno gioito, convinti che avrebbero trovato maggiore collaborazione e valore in altre aziende concorrenti.

Questi esempi evidenziano la necessità di un cambiamento nella filosofia della contrattazione. La soluzione proposta è quella di un contratto relazionale formale, che si fonda su principi di trasparenza, obiettivi condivisi e un impegno costante per allineare le aspettative durante tutta la durata della relazione commerciale. Secondo Oliver Hart, esperto di contratti, un contratto relazionale è essenziale in situazioni complesse e dipendenti, come alleanze strategiche, joint venture, grandi progetti di costruzione o accordi di outsourcing. Questo tipo di contratto deve essere visto non solo come uno strumento di mitigazione del rischio, ma anche come un mezzo per gestire e aggiornare continuamente le aspettative di entrambe le parti. È un contratto che riconosce la necessità di adattarsi alle circostanze mutevoli, garantendo che le parti rimangano allineate anche quando i contesti cambiano improvvisamente.

L'importanza di un contratto relazionale formale è particolarmente evidente nei contesti aziendali complessi, dove non esistono risposte univoche e dove la dipendenza reciproca tra le parti è inevitabile. Qui, l'obiettivo non è solo minimizzare il rischio, ma anche costruire una relazione di fiducia che consenta alle parti di adattarsi ai cambiamenti in modo collaborativo e costruttivo. Quando i contratti sono progettati tenendo conto di queste dinamiche, è più facile risolvere le controversie prima che diventino problematiche legali e minino il valore delle relazioni.

In sostanza, il passaggio a contratti relazionali formali è una risposta inevitabile alle sfide di un'economia che non solo è più globale, ma anche più veloce e imprevedibile. Le aziende che non riescono a evolvere il loro approccio alla contrattazione rischiano di perdere non solo opportunità economiche, ma anche il valore fondamentale delle proprie alleanze strategiche. Un contratto ben progettato e gestito è, pertanto, una risorsa cruciale non solo per proteggere i propri interessi, ma per creare valore condiviso e promuovere la crescita reciproca in un mondo commerciale sempre più interconnesso e complesso.

Quando scegliere un contratto relazionale invece di uno transazionale?

La distinzione tra contratti transazionali e relazionali non è puramente accademica: riflette due logiche contrattuali fondamentalmente differenti, radicate in modelli opposti di interpretazione del comportamento economico. Il contratto transazionale presuppone che le parti siano razionali, orientate al risultato, misurabili e sostituibili – in breve, che siano “Econs”. Al contrario, il contratto relazionale assume che le parti siano “umane”, dotate di emozioni, memoria, aspettative condivise, e di una capacità evolutiva di adattare la cooperazione nel tempo. Il giurista contrattuale deve compiere una scelta metodologica: aderire con coerenza a uno di questi approcci, poiché mescolare logiche opposte compromette l'efficacia dell'accordo.

Né il contratto relazionale né quello transazionale sono, in sé, “migliori”. L’obiettivo è scegliere il modello contrattuale più adeguato alla natura della relazione, ai rischi impliciti, e al grado di dipendenza tra le parti. In alcuni casi, la soluzione ottimale non è neppure contrattuale in senso stretto: l’integrazione verticale attraverso contratti di lavoro può essere la via più efficace per gestire incertezza, controllo e interdipendenza critica.

La scelta tra un contratto relazionale e uno transazionale è, essenzialmente, una decisione economica. Due sono i fattori centrali da considerare: il livello di dipendenza tra le parti e il rischio inerente all’operazione. Quanto più questi elementi sono elevati, tanto più sarà opportuno adottare un contratto relazionale capace di allineare in modo continuo aspettative e interessi. Quando, invece, dipendenza e rischio sono bassi o moderati, la struttura rigida e definita del contratto transazionale risulta preferibile per la chiarezza, la sostituibilità e la minimizzazione dei costi di governance.

Immaginiamo due scenari. Il primo (Scenario High) coinvolge CPG One, un'impresa globale che collabora da anni con sette fornitori di logistica. Uno di essi, Global3PL Inc., si è dimostrato affidabile in tre continenti e gestisce attualmente un volume contrattuale da 50 milioni di dollari. CPG One sta considerando la possibilità di consolidare i fornitori e affidare a Global3PL un contratto globale, potenzialmente raddoppiando il valore annuale della collaborazione. Il nuovo accordo prevede non solo la fornitura logistica, ma anche investimenti in soluzioni IT strategiche che influenzeranno la capacità di servizio al cliente e l’ottimizzazione dell’inventario.

Questo accordo è ad alto rischio e alta dipendenza: il fallimento di Global3PL nell’adattare i propri sistemi informatici, un deterioramento della relazione, o comportamenti opportunistici legati al costo elevato di switching rappresentano minacce concrete. In questo contesto, un contratto transazionale, rigido e predefinito, risulterebbe inadeguato. È necessario un contratto relazionale, costruito su principi di lealtà, adattamento, obiettivi condivisi, meccanismi di governance flessibile e un impegno reciproco a lungo termine.

Lo Scenario Low, al contrario, riguarda CPG Two, concorrente di CPG One. L’azienda ha deciso di testare l’outsourcing solo in maniera limitata: un magazzino temporaneo in una città dove operano diversi fornitori affidabili. Il progetto è sperimentale, a basso impatto strategico, con fornitori intercambiabili e costi di switching ridotti. Qui, il rischio è minimo e la dipendenza trascurabile. Un contratto relazionale sarebbe eccessivo: le parti beneficiano invece di un contratto transazionale semplice, con termini ben definiti, controllo dei costi e facilità di disimpegno.

L’evidenza empirica mostra che la natura della relazione e la struttura dell’interdipendenza devono guidare la scelta del modello contrattuale. Non si tratta solo di classificare una transazione come “complessa” o “semplice”, ma di comprendere quanto la performance delle parti sia interconnessa, e quali siano le implicazioni strategiche e operative della relazione. In ambienti dinamici, dove la flessibilità e la fiducia sono determinanti per il successo a lungo termine, il contratto relazionale rappresenta non solo una forma di tutela, ma una vera e propria infrastruttura di cooperazione.

Nel redigere un contratto relazionale, non è sufficiente affermare l’intenzione di “collaborare”. Occorre incorporare meccanismi concreti che sostengano la co-creazione di valore, la trasparenza informativa, la risoluzione congiunta dei problemi, e la simmetria degli incentivi. La lealtà, come principio guida, non è un valore etico astratto, ma un dispositivo economico per prevenire comportamenti predatori e garantire che le parti si sentano ugualmente responsabili del successo comune. Senza tale equilibrio, il contratto relazionale perde la sua forza trasformativa e rischia di degenerare in una retorica vuota.

È fondamentale comprendere che il contratto relazionale non sostituisce la necessità di rigore contrattuale: richiede, piuttosto, un rigore diverso. Non si basa sulla massimizzazione unilaterale ma sull’ottimizzazione congiunta. Non persegue solo la prevenzione del rischio, ma l’adattamento continuo a contesti mutevoli. È un’architettura che funziona quando le parti comprendono il proprio ruolo non solo come controparti, ma come co-investitori in un progetto comune.

Come si gettano le basi di una partnership solida attraverso i contratti relazionali?

La costruzione di una partnership efficace inizia da una base solida che varia a seconda del contesto: le parti coinvolte hanno già un rapporto consolidato o si trovano a collaborare per la prima volta? Molte organizzazioni che adottano i contratti relazionali lo fanno con clienti o fornitori già conosciuti, poiché sentono più agevole innalzare il livello della relazione esistente. Tuttavia, è possibile sviluppare un contratto relazionale anche tra soggetti che non hanno mai lavorato insieme, pur con modalità di impostazione della collaborazione leggermente diverse in base al punto di partenza.

Fondamentale per entrambe le situazioni è il raggiungimento di un allineamento interno ed esterno su tre elementi imprescindibili: fiducia, trasparenza e compatibilità. Spesso l’allineamento interno risulta più complesso di quello esterno, poiché la fiducia è un fenomeno articolato e privo di una definizione univoca. Essa si fonda sulla percezione che l’altro agisca coerentemente con quanto affermato, mantenendo fede agli impegni e non cercando vantaggi unilaterali a scapito del partner. In assenza di una fiducia di base, nessuna relazione, commerciale o sociale, può svilupparsi autenticamente. Nei contratti relazionali, poi, la fiducia rappresenta il nucleo essenziale.

La trasparenza si intreccia strettamente con la fiducia. In una relazione caratterizzata da alta trasparenza, le parti condividono apertamente informazioni sulle proprie intenzioni, interessi e condizioni finanziarie, creando un clima di comunicazione aperta dove i problemi possono emergere senza tensioni e le preoccupazioni essere affrontate insieme. Questo è cruciale per il successo di contratti complessi e dinamici, nei quali il futuro è incerto e richiede un continuo allineamento tramite il dialogo.

La compatibilità si manifesta attraverso un buon “fit culturale”. È importante sottolineare che compatibilità non significa somiglianza assoluta, né uniformità di pensiero; al contrario, la diversità di squadra è un fattore di successo riconosciuto. Compatibilità vuol dire piuttosto condividere preferenze e modi di operare su temi come la struttura decisionale, l’approccio all’innovazione o le modalità di collaborazione. Questi aspetti rappresentano il DNA organizzativo, e affinché la partnership funzioni con attriti minimi è necessario un sufficiente allineamento culturale tra i partner.

Il primo passo nel processo di contrattazione relazionale è quindi un dialogo aperto e sincero sui livelli attuali e desiderati di fiducia, trasparenza e compatibilità. L’obiettivo non è ottenere la perfezione, che è utopica, ma garantire un grado sufficiente di questi elementi per costruire una collaborazione duratura e proficua. Quando le differenze sono troppo marcate, aumentano i rischi di incomprensioni, sfiducia e perdite di valore.

Molti si chiedono perché sia necessario questo passo preliminare, soprattutto quando si presume che fiducia, trasparenza e compatibilità siano già elevate. È essenziale ricordare che il contratto, in particolare quello relazionale, è prima di tutto uno strumento di cooperazione sociale, non solo un accordo economico. Come evidenziato da Ian Macneil, il contratto nasce e si fonda su un rapporto sociale, spesso trascurato nella teoria e nella pratica. Le transazioni economiche si svolgono sempre all’interno di relazioni sociali complesse, influenzate dalle esperienze, culture e ambizioni delle persone coinvolte.

Inoltre, la realtà degli “incomplete contracts”, contratti che non possono prevedere tutte le variabili e scenari futuri, pone una sfida ulteriore. Questi contratti sono inevitabilmente parziali, con clausole suscettibili di interpretazioni diverse. La ricerca di Oliver Williamson e Oliver Hart mostra che in contesti di alta dipendenza e complessità, le parti potrebbero agire egoisticamente, causando fenomeni di “hold-up” o comportamenti di ritorsione che minano la collaborazione. La presenza di fiducia, trasparenza e compatibilità riduce drasticamente questi rischi, sostenendo la stabilità e la crescita del rapporto.

È dunque cruciale comprendere che la fase iniziale di allineamento non è un mero adempimento formale, ma la pietra angolare su cui costruire una partnership solida, capace di adattarsi ai cambiamenti e di valorizzare entrambe le parti coinvolte.

Inoltre, il lettore dovrebbe considerare che l’investimento nel costruire fiducia e trasparenza non è solo un vantaggio per il presente, ma un fattore strategico per la resilienza futura della partnership. Il contesto dinamico del mercato richiede flessibilità e capacità di gestione condivisa delle incertezze, elementi impossibili da sostenere senza una base relazionale forte. La cultura aziendale e le modalità di comunicazione interne devono anch’esse essere adeguate a sostenere tale livello di apertura e collaborazione, altrimenti il rischio di disallineamento aumenta significativamente. Comprendere questa interconnessione tra elementi sociali e contrattuali è fondamentale per chi vuole creare e mantenere rapporti di partnership duraturi e proficui.

Come Allineare le Aspettative e gli Interessi in un Contratto Relazionale

L’allineamento delle aspettative e degli interessi rappresenta uno degli aspetti fondamentali nella creazione di contratti relazionali efficaci. Questo processo inizia con una visione condivisa e obiettivi strategici che le parti intendono perseguire. È essenziale che l’allineamento continui non solo a livello concettuale ma anche nella negoziazione degli specifici punti dell'accordo che riguardano gli aspetti commerciali e legali del contratto. Le parti devono essere in grado di concordare non solo i prodotti o i servizi da fornire, ma anche le modalità di pagamento, i criteri di misurazione del successo e le condizioni legali che regoleranno la relazione contrattuale.

La differenza sostanziale tra un contratto transazionale e un contratto relazionale si manifesta nella gestione del rischio. Mentre un contratto transazionale tende a considerare il rischio come un elemento da evitare o trasferire, un contratto relazionale pone un’enfasi maggiore sulla mitigazione continua del rischio, creando meccanismi che permettono alle parti di adattarsi e riallinearsi nel tempo. Questo approccio richiede che i contraenti non solo risolvano i punti specifici dell’accordo, ma che costruiscano una relazione in grado di evolversi in modo sostenibile nel lungo periodo.

Per esempio, se una delle parti si trova ad assumersi il rischio del capitale – come nel caso in cui un fornitore accetti condizioni di pagamento estese a 90 giorni – è importante che entrambe le parti riconoscano l’impatto che tale scelta avrà sugli altri elementi del contratto, come i prezzi o i termini di servizio. In una situazione ideale, le parti dovrebbero esaminare insieme i costi relativi al capitale e prendere decisioni che possano ottimizzare la relazione per entrambi. Una breve durata di pagamento, ad esempio, potrebbe risultare vantaggiosa per entrambe le parti, riducendo il costo complessivo della transazione senza compromettere il valore che ciascuna parte ottiene dall’accordo.

Per implementare correttamente questo approccio, le parti devono adottare un mindset che privilegi l’orientamento collettivo anziché un approccio individualistico, in cui ciascuna parte pensa esclusivamente ai propri interessi. Questo principio si fonda sull'adozione di una visione comune e sugli obiettivi strategici condivisi. Quando le parti entrano nella fase di negoziazione, devono essere disposte a lavorare fianco a fianco per definire i punti del contratto, prendendo in considerazione non solo i benefici individuali ma l’ottimizzazione complessiva della relazione.

Un altro elemento fondamentale è l’applicazione dei principi guida stabiliti nelle fasi iniziali del contratto. Questi principi, che possono includere la reciprocità, l’autonomia, e l’integrità, devono guidare ogni fase della negoziazione e dell’esecuzione del contratto. È importante che tutte le persone coinvolte, da entrambe le parti, agiscano in modo coerente con questi principi, evitando comportamenti opportunistici o manipolatori che possano compromettere la fiducia e la trasparenza necessarie per una relazione di lunga durata.

La negoziazione collaborativa richiede anche un approccio flessibile. Sebbene la visione condivisa e gli obiettivi strategici possano essere considerati come il "quadro" di un contratto relazionale, il suo contenuto specifico deve rimanere aperto a modifiche e adattamenti che rispondano alle esigenze emergenti delle parti. Questo tipo di flessibilità è fondamentale per garantire che il contratto possa rispondere a situazioni inaspettate senza compromettere i principi di base su cui è fondato.

Infine, è essenziale che le parti riconoscano che cercare di ottenere vantaggi a breve termine a spese dell’altra parte può rivelarsi dannoso nel lungo periodo. Spesso, le decisioni finalizzate a ridurre i costi immediati possono compromettere il valore della relazione complessiva, portando a una "compensazione" che riduce la sostenibilità dell'accordo nel tempo. Un approccio strategico e reciproco, che tenga conto di tutti gli aspetti della relazione, contribuirà invece a creare valore a lungo termine per tutte le parti coinvolte.

Per concludere, è importante capire che un contratto relazionale non si esaurisce nella firma del documento finale, ma è il punto di partenza di una relazione dinamica che richiede attenzione costante e impegno reciproco. La chiave del successo sta nell’adozione di una visione condivisa e nell’applicazione dei principi guida durante ogni fase della negoziazione e della gestione del contratto. La vera sfida sta nel mantenere l’allineamento delle aspettative e degli interessi, adattandosi in modo agile e costante alle circostanze mutevoli e ai cambiamenti delle esigenze delle parti coinvolte.