L'uso delle tecnologie avanzate nell'imaging biologico sta rapidamente trasformando il campo della patologia, migliorando sia la diagnostica che l'approccio clinico nelle chirurgie oncologiche. Tra queste innovazioni, l'ultramicroscopia fotoacustica a ultravioletto (UV-PAM) ha mostrato un potenziale enorme, poiché è in grado di fornire informazioni dettagliate sulla microstruttura dei tessuti in tempo reale, senza il bisogno di colorazioni tradizionali. Questo capitolo si concentra sull'uso di UV-PAM in patologia, esplorando come questa tecnologia possa rivoluzionare la pratica clinica e migliorare l'accuratezza delle diagnosi intraoperatorie.

La patologia istologica ha sempre svolto un ruolo cruciale nell'analisi delle strutture tissutali, nell'identificazione di anomalie e tumori, e nel supporto alla pianificazione terapeutica. Tradizionalmente, la preparazione dei campioni di tessuto, attraverso tecniche come la fissazione in formalina e l'inclusione in paraffina (FFPE), è lunga e complessa. Inoltre, quando un paziente è sottoposto a chirurgia, le informazioni provenienti da tali campioni non sono disponibili in tempo reale, costringendo i chirurghi ad agire basandosi su dati pre-operatori o su sezioni congelate che presentano limitazioni intrinseche in termini di qualità diagnostica.

L'adozione di tecniche di imaging ottico ha cercato di risolvere queste problematiche, proponendo soluzioni rapide e non invasive. Questi metodi sono in grado di produrre immagini ad alta risoluzione dei tessuti senza la necessità di sezionamento fisico, come accade nelle tecniche tradizionali. Tra le tecnologie più promettenti in questo campo vi è la microscopia fotoacustica (PAM), che unisce i vantaggi dell'imaging ottico e acustico. La PAM offre immagini ad alta risoluzione, con una penetrazione profonda nei tessuti e la capacità di ottenere informazioni funzionali sui campioni, senza l'uso di coloranti esogeni.

In particolare, la microscopia fotoacustica a ultravioletto (UV-PAM) si distingue per la sua capacità di esplorare una gamma più ampia di molecole biologiche con proprietà di assorbimento ottico uniche, come l'emoglobina e la melanina. Queste caratteristiche la rendono ideale per l'imaging in tempo reale dei tumori e per lo studio di processi cardiovascolari, consentendo di esaminare campioni biologici con un'accuratezza senza precedenti. Il vantaggio di UV-PAM è che, grazie alla sua capacità di operare senza marcatori esterni, può essere utilizzata in modo diretto durante gli interventi chirurgici, senza influire sui trattamenti post-operatori o sui test successivi, come la fluorescenza in situ o la sequenza di DNA/RNA.

Tuttavia, la possibilità di applicare UV-PAM in chirurgia in tempo reale non si limita solo all'imaging della morfologia dei tessuti. Recentemente, i progressi nell'integrazione con tecniche di intelligenza artificiale, come l'apprendimento profondo, hanno aperto nuove frontiere nell'analisi delle immagini. L'uso di algoritmi avanzati per l'analisi automatica delle immagini ha portato allo sviluppo di tecniche di colorazione virtuale, eliminando la necessità di interventi chimici invasivi. Questa possibilità non solo riduce i tempi di preparazione dei campioni ma migliora anche la precisione diagnostica, contribuendo a ridurre l'errore umano e ad accelerare la risposta ai chirurghi e ai patologi durante l'intervento.

L'adozione di UV-PAM come strumento diagnostico intra-operatorio potrebbe anche migliorare l'accuratezza nelle resezioni tumorali, identificando con maggiore precisione i margini di resezione e riducendo il rischio di recidive locali. Questo tipo di innovazione è particolarmente significativo per i tumori che tendono ad infiltrarsi nei tessuti circostanti, dove una resezione incompleta può compromettere il trattamento.

Tuttavia, nonostante l'enorme potenziale di UV-PAM, la tecnologia non è priva di limitazioni. L'uso di questa tecnica richiede una certa familiarità da parte dei medici e una preparazione adeguata, oltre a un continuo sviluppo dell'hardware e dei software necessari per garantire la qualità delle immagini. Inoltre, l'implementazione di UV-PAM in ambito clinico deve essere accompagnata da protocolli standardizzati che ne regolino l'uso, soprattutto considerando le diverse condizioni cliniche in cui viene applicata.

Infine, è importante sottolineare che, mentre l'integrazione di UV-PAM e tecnologie simili con l'intelligenza artificiale sta aprendo nuove possibilità, l'approccio umano rimane fondamentale. I pathologi e i chirurghi, sebbene possano trarre grande beneficio dall'uso di queste tecnologie, continueranno a svolgere un ruolo cruciale nell'interpretazione e nella decisione finale. L'interazione tra tecnologia e competenza umana sarà la chiave per sfruttare al meglio il potenziale di queste tecnologie emergenti.

Come Migliorare la Risoluzione e l'Efficienza di Sistemi di Immagine Multimodale Integrati per la Diagnosi Clinica

Nel contesto dell'imaging biomedicale, il miglioramento della risoluzione e dell'efficienza degli strumenti diagnostici è cruciale per una valutazione precisa dei tessuti e delle strutture biologiche. L'integrazione di diverse modalità di imaging, come l'Imaging Fotoacustico (PAI), la Tomografia a Coerenza Ottica (OCT) e l'Ultrasuono (US), sta aprendo nuove possibilità per l'esplorazione dettagliata dei tessuti biologici a livello microscopico e macroscopo. Questi avanzamenti tecnologici sono fondamentali per il progresso verso l'uso clinico di sistemi diagnostici innovativi come quelli che utilizzano sonde multimodali integrate.

Un esempio significativo di tale progresso è rappresentato da un endoscopio straordinariamente compatto che unisce PAI, OCT e US in una singola sonda con un diametro di appena 1 mm. La struttura di questo dispositivo, costituita da fibre ottiche specializzate e lenti GRIN (gradient-index), è progettata per ottimizzare l’acquisizione dei segnali provenienti dai vari tessuti. L’impiego di una fibra ottica con doppio rivestimento (DCF) e un’adeguata lente GRIN, insieme ad un trasduttore ad ultrasuoni personalizzato, permette la cattura e la visualizzazione delle informazioni provenienti da tre modalità diagnostiche in modo sinergico.

L’uso di una fibra ottica DCF consente la trasmissione della luce per PAI e OCT, mentre un trasduttore ultrasuoni dedicato fornisce informazioni aggiuntive tramite il rilevamento dei segnali ecografici. Sebbene i segnali fotoacustici possano diminuire fino al 15% dopo due riflessioni, la loro intensità resta sufficiente per garantire immagini PA di alta qualità. Questo sistema multimodale consente di ottenere una mappatura dettagliata dei tessuti e delle strutture interne con un’accuratezza senza precedenti, come evidenziato dalle immagini in vivo di un orecchio di topo e della pelle della mano umana.

Nel caso dell'orecchio del topo, l’imaging multimodale ha permesso di visualizzare con grande contrasto la microvascolatura attraverso PAI, mentre strutture elastiche come la cartilagine sono state chiaramente rilevate tramite US. L’OCT, invece, ha contribuito a identificare epidermide, derma e cartilagine con una risoluzione maggiore. L'integrazione delle tre immagini provenienti dalle modalità diverse ha permesso una visualizzazione complessa e dettagliata delle strutture in modo che le differenze tra i vari tessuti fossero chiaramente riconoscibili. Questo approccio ha mostrato la possibilità di ottenere immagini di alta qualità anche in tessuti sottili come la pelle umana, dove la penetrazione ultrasonica può raggiungere profondità superiori ai 5 mm.

Un altro esempio importante di applicazione è l’imaging intravascolare, particolarmente utile nella diagnosi delle placche aterosclerotiche. L’uso della sonda multimodale integrata in tale contesto offre la possibilità di visualizzare le arterie umane e analizzare la vulnerabilità delle placche aterosclerotiche, un problema fondamentale per la prevenzione di malattie cardiovascolari gravi come attacchi di cuore e ictus. La capacità di ottenere immagini dettagliate delle pareti vascolari, anche in presenza di placche, è essenziale per un’efficace diagnosi e trattamento.

Per il miglioramento delle capacità di risoluzione e velocità di scansione, si prevede l’impiego di tecnologie avanzate come motori micro-meccanici per la scansione interna e l'uso di laser più veloci, per sostituire gli attuali sistemi OCT a dominio temporale (TD) con sistemi OCT a dominio di frequenza (FD) molto più rapidi. Questo consentirebbe una riduzione significativa del tempo di scansione, rendendo le procedure più efficienti e pratiche per l’uso clinico.

Il miglioramento delle prestazioni di queste sonde integrati non si limita alla risoluzione ottica, ma include anche l’evoluzione delle schede di acquisizione dati (DAQ), che possono catturare segnali deboli provenienti da capillari minori. In effetti, una risoluzione migliorata della DAQ e l'uso di trasduttori miniaturizzati ad alta frequenza (>30 MHz) sono fondamentali per affrontare le limitazioni esistenti nella risoluzione assiale e per migliorare la qualità delle immagini ottenute.

È fondamentale notare che, nonostante i progressi tecnologici, la qualità finale delle immagini dipende dalla combinazione e dalla calibrazione delle diverse modalità di imaging. Ogni tecnica ha i suoi punti di forza e le sue limitazioni; per esempio, PAI eccelle nel rilevare vasi sanguigni con alto contrasto, mentre l’OCT è più adatta per l’analisi delle strutture superficiali, come la pelle. La combinazione di questi dati provenienti da modalità diverse consente una visione completa dei tessuti, un aspetto che è essenziale per migliorare la diagnosi e il trattamento delle malattie.

Infine, l'uso clinico di questi sistemi avanzati di imaging multimodale rappresenta un passo fondamentale verso la personalizzazione delle cure mediche. La possibilità di ottenere immagini estremamente dettagliate dei tessuti biologici in tempo reale offre opportunità senza precedenti per la diagnosi precoce e il monitoraggio delle malattie, portando a trattamenti più mirati ed efficaci. Il futuro della medicina diagnostica si trova nel perfezionamento di queste tecnologie e nella loro integrazione in strumenti clinici di uso quotidiano.