Nel contesto delle funzioni multivariable, il calcolo dei limiti assume una notevole importanza, specialmente quando ci si trova a trattare con il comportamento delle funzioni in prossimità dell'origine. L'analisi del comportamento delle funzioni nelle vicinanze di punti critici come l'origine o altri punti di accumulazione è fondamentale per determinare la continuità e la differentiabilità di una funzione in un dominio dato. Una delle principali difficoltà in questo tipo di analisi è la necessità di considerare il comportamento della funzione lungo diverse curve di approccio e la possibilità che il limite dipenda dalla direzione di approccio.
In un primo esempio, consideriamo una funzione definita in due variabili e , data dalla forma:
Si può notare che per , la funzione tende a un valore definito se consideriamo l'espansione di Taylor del logaritmo al numeratore. La tecnica di espansione di McLaurin (un caso particolare di Taylor) permette di separare il termine principale e il termine di errore che tende a zero. In altre parole, se si scrive l'espansione del logaritmo per valori piccoli di , si ottiene una forma razionale che consente di trattare separatamente i termini principali e i termini che vanno a zero. Nel caso specifico, si arriva a un limite di 1 come , dimostrando la continuità della funzione in quell'origine, a patto che il punto appartenga al dominio corretto.
Un altro esempio interessante è il caso della funzione:
Questa funzione è definita solo per e presenta comportamenti radicalmente differenti lungo diversi cammini. Per esempio, se si considerano le curve lungo , la funzione tende a 1, mentre lungo una curva più complessa come , il limite tende a . Questo esempio mostra chiaramente che il limite dipende dalla direzione di approccio all'origine, il che implica che il limite globale della funzione non esiste, poiché il comportamento della funzione cambia a seconda del percorso scelto.
Un altro caso utile da esplorare è quello delle funzioni definite in tre variabili, come:
Per questa funzione, la presenza di una trigonometriche e dell'arcotangente complica leggermente la situazione, ma non impedisce di concludere che il limite tende a zero quando , grazie alla definizione di limite e all'uso delle coordinate sferiche per parametrizzare lo spazio tridimensionale. In particolare, la funzione è dominata dal termine , il che implica che il limite della funzione in tre dimensioni tende a zero per un approccio uniforme lungo qualsiasi direzione.
Questi esempi mostrano come l'approccio al calcolo dei limiti in dimensioni superiori richieda una comprensione approfondita delle geometrie dei domini e delle simmetrie delle funzioni. Ad esempio, nelle coordinate sferiche, il comportamento della funzione può essere analizzato separando i termini in modo tale da ottenere limiti che possono essere trattati tramite semplici stime, come nel caso della funzione:
In questo caso, la funzione tende a lungo determinate direzioni, dimostrando che il comportamento del limite può variare a seconda del dominio di definizione della funzione. Un approccio sistematico usando le coordinate sferiche o polari permette di semplificare l'analisi e determinare il comportamento limite in modo preciso.
Un aspetto fondamentale da tenere a mente durante l'analisi dei limiti di funzioni multivariable è la direzione dell'approccio. Sebbene due percorsi diversi possano sembrare simili nella loro vicinanza all'origine, i loro limiti possono differire a causa della diversa geometria o simmetria dei percorsi stessi. In altre parole, una funzione potrebbe avere un comportamento completamente diverso a seconda della direzione in cui si avvicina al punto critico, come evidenziato nei casi precedenti.
Inoltre, l'utilizzo delle espansioni di Taylor o McLaurin è uno strumento potente per semplificare il calcolo dei limiti, soprattutto quando si ha a che fare con funzioni complesse che contengono termini trigonometrici, logaritmici o potenze. Questi metodi permettono di isolare i termini principali e di analizzare il comportamento del numeratore e del denominatore separatamente, semplificando notevolmente il calcolo.
Come determinare la continuità e la derivabilità delle funzioni definite su domini non convenzionali
La funzione in esame può essere scritta come , la somma di due funzioni di e separatamente, ognuna delle quali è liscia attorno a 0, dove la funzione è definita come:
Questo comporta che il limite della funzione in questione si possa separare nei limiti di due funzioni di una sola variabile. In altre parole, per , possiamo trattare i limiti separatamente come limiti di una sola variabile, ovvero i limiti di e in modo indipendente, considerando la loro continuità e derivabilità in modo analogo a come faremmo per funzioni unidimensionali.
Uno degli esercizi che aiuta a comprendere questo concetto è il seguente: verificare se la somma di due funzioni , con e appartenenti alla classe , dove è un intervallo aperto, è derivabile su . Un altro aspetto interessante da considerare è l'analisi del prodotto di due funzioni in modo simile.
Per quanto riguarda il comportamento della funzione, esaminiamo ora un altro esempio concreto: la funzione
-
Continuità della funzione in : Chiaramente, come illustrato nel grafico, la funzione è nulla lungo l'asse delle ordinate e anche lungo l'asse delle ascisse. Tuttavia, ciò non implica che la funzione sia continua in , come si può vedere considerando il comportamento della funzione lungo la curva cubica , dove la funzione assume il valore 1. Quindi, la funzione non è continua in .
-
Derivate parziali in e : La funzione ammette derivate parziali in , poiché lungo gli assi coordinate la funzione è nulla. Tuttavia, in , la funzione non ammette derivate parziali, poiché la funzione presenta una discontinuità di salto quando si restringe ai segmenti orizzontale e verticale che passano per quel punto. La discontinuità è evidente dal comportamento della funzione, che cambia improvvisamente tra 0 e 1 nei vari vicini di .
-
Derivata direzionale: Considerando un vettore unitario , si può verificare se la funzione ammette una derivata direzionale in . In questo caso, la derivata direzionale esiste e si annulla per valori di , mentre per , la derivata direzionale esiste e si annulla anch'essa.
In un altro esempio, la funzione è continua, in quanto è il minimo di due funzioni continue (i polinomi e ). La funzione ammette derivate parziali in , dove e sono due regioni in definite rispettivamente da e , mentre lungo il confine tra queste regioni, la funzione non è differenziabile, tranne nel punto .
Nel punto , la funzione è differenziabile, in quanto il gradiente esiste in questo punto e le derivate parziali possono essere calcolate. Questo punto rappresenta un'area di transizione tra le due espressioni polinomiali che definiscono la funzione nelle due regioni, e la continuità delle derivate dipende dalla compatibilità di queste due espressioni lungo il confine.
Oltre a queste osservazioni, è fondamentale comprendere che il comportamento di una funzione definita su un dominio complesso, che può includere salti di continuità o discontinuità angolari, non è sempre immediatamente evidente senza una riflessione geometrica. Le discontinuità o la non derivabilità di una funzione in un punto possono essere comprese osservando come il dominio e le sue trasformazioni influenzano il comportamento della funzione stessa.
La comprensione geometrica dei domini e dei confini tra le diverse regioni è quindi essenziale per determinare la continuità e la derivabilità delle funzioni in tali domini complessi. La continuità di una funzione, infatti, non si limita a un'analisi algebrica dei limiti, ma richiede un'attenta considerazione della struttura del dominio in cui la funzione è definita.
Cos'è uno spazio vettoriale con prodotto scalare e come si applica nella geometria e nell'analisi?
Un prodotto scalare in uno spazio vettoriale su è una funzione che associa ad ogni coppia di vettori un numero reale, denotato come . Un prodotto scalare deve soddisfare quattro proprietà fondamentali: linearità rispetto al primo argomento, simmetria, positività definita, e, infine, la condizione che il prodotto scalare di un vettore con sé stesso sia zero se e solo se il vettore è il vettore nullo.
In particolare, la linearità rispetto al primo argomento implica che per ogni e ogni scalaire , vale:
La simmetria richiede che:
La positività definita è la proprietà che stabilisce che:
Uno spazio vettoriale su cui è definito un prodotto scalare viene chiamato spazio vettoriale con prodotto scalare o spazio euclideo. Un esempio classico di spazio vettoriale con prodotto scalare è lo spazio con il prodotto scalare definito come il prodotto scalare usuale, ossia:
per e .
Un altro esempio di spazio vettoriale con prodotto scalare è lo spazio , che consiste in tutte le funzioni continue su , dove il prodotto scalare tra due funzioni e è definito come:
Su ogni spazio vettoriale con prodotto scalare è possibile definire una norma associata, che è una funzione che associa a ogni vettore il valore . La norma soddisfa tre proprietà fondamentali:
-
con se e solo se .
-
per ogni scalaire .
-
La disuguaglianza triangolare: .
Un esempio particolarmente rilevante di norma è la norma euclidea in , che per un punto è definita come:
La geometria di questa norma si riflette nel teorema di Pitagora, che afferma che la somma dei quadrati dei cateti di un triangolo rettangolo è uguale al quadrato dell'ipotenusa. La norma euclidea è spesso interpretata come la lunghezza del segmento che unisce l'origine e il punto .
Per ogni spazio vettoriale con prodotto scalare, il concetto di distanza tra due vettori e è definito come la norma della loro differenza:
Questa funzione soddisfa le proprietà di una distanza, cioè:
-
con se e solo se ,
-
,
-
La disuguaglianza triangolare: .
Un altro esempio classico di distanza in uno spazio euclideo è la distanza euclidea tra due punti e , che è data da:
Questa definizione di distanza in è fondamentale in molte aree della matematica e della fisica, ed è alla base di concetti come la distanza tra punti, la convergenza di sequenze, e il concetto di "vicinanza" in spazi di dimensione superiore.
La nozione di spazio normato, che generalizza gli spazi con prodotto scalare, si definisce come uno spazio vettoriale dotato di una funzione norma che soddisfi le tre proprietà precedentemente enunciate. La distanza in uno spazio normato è definita dalla norma della differenza di due punti, ed è la base per definire concetti come la topologia degli spazi metrici, che sono spazi dotati di una funzione distanza.
La topologia in uno spazio euclideo, infine, si occupa delle proprietà degli insiemi che sono indipendenti dalla misurazione, ma dipendono dalla forma, come la connessione e la compattezza. In particolare, la topologia si basa sulla nozione di insiemi aperti, dove un insieme è aperto se ogni punto all'interno di esso ha un intorno che rimane interamente contenuto nell'insieme. Gli insiemi aperti sono la base per la definizione di concetti come continuità, convergenza e compattezza in spazi metrici e normati.
La distanza euclidea in e la topologia che ne deriva sono fondamentali per comprendere molte delle strutture geometriche e analitiche che si incontrano in vari campi della matematica e della fisica. La comprensione di questi concetti è essenziale per lo studio di funzioni, varietà e spazi di dimensione infinita, e per le applicazioni in molti ambiti scientifici.
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