Hai vissuto dentro il nucleo del più piccolo gruppo di elementi che Dio abbia mai creato. Hai assistito a un miracolo d’alchimia, e ciò che ti circonda ora è la conseguenza diretta di quella scoperta. Non si tratta solo di un esperimento andato storto, ma dell’intervento su forze così immense che solo l’ignoranza o la disperazione potevano spingere a manipolarle. Eppure, ora che hai toccato con mano la materia del miracolo stesso, ora che le molecole si disgregano nell’aria e rilasciano quella sostanza oleosa che cade dal cielo come pioggia velenosa, non puoi più tirarti indietro.

Ogni goccia che cade è una condanna e insieme una prova. Non è pioggia, no—non lo è da mille anni. È il residuo dell’arma catalitica perfetta, creata per distruggere le nubi avvelenate, ma così instabile che basta un solo errore per provocare il collasso. La pioggia non lava più, non purifica. Macchia. E tu ne sei responsabile, se non unico, principale.

Là sopra, nel cielo, i velivoli volano come fantasmi sospesi tra la redenzione e la disfatta. Uno sta precipitando, forse il pilota è già morto. Nessun ordine può salvare un errore irreversibile. Eppure, c’è chi insiste a credere, a gridare che bisogna chiamare i venti caccia, che bisogna inviare rinforzi. Ma a cosa serve tutto questo quando la scienza ha già varcato il punto di non ritorno?

Carruthers, giovane scienziato col capo chino sotto il peso della propria creazione, non è più capace di sollevare lo sguardo. Ma nelle sue mani si materializza la prova che tutto è cambiato: sente l’umidità nell’aria, la tocca, la strofina tra i palmi—e resta incollato a quell’olio maledetto. È la stessa sostanza trovata nei tubi da laboratorio dopo l’incidente del meteorite del Michigan. Dieci miglia di raggio distrutto da un semplice oggetto cosmico entrato in contatto con il catalizzatore perfetto.

Langham, che aveva gridato alla follia, ora tace. È stato testimone di qualcosa che il suo intelletto rifiuta ma il suo spirito accetta. Anche la rabbia cede, quando l’evidenza è tanto chiara da non lasciare margini di dubbio. Si scusa. Sa di aver sbagliato, ma sa anche che non può più comprendere tutto. Nessuno può.

E allora, esausti, quasi redenti dalla stanchezza, si voltano verso casa. La battaglia non è finita, ma per questa sera può attendere. Il cielo è vuoto, nessuna nube. Solo il ronzio lontano dei motori che si allontanano verso ovest, seguendo il sole morente. La pace prima dell’oscurità. O forse solo un’illusione.

Intanto, altrove, in un luogo dove le storie sono sussurrate più che raccontate, dove la brughiera copre antichi ricordi e la mirica cresce per nascondere i nomi dimenticati, esiste ancora una valle ch

Come Vivono i Popoli del Mare: Tradizioni e Misteri

Il popolo del mare, così nascosto e quasi dimenticato dal mondo, ha leggende che parlano di sirene e di creature acquatiche che, sebbene non più credute, rimangono nella memoria di pochi. Nonostante la loro esistenza possa sembrare un sogno di antiche storie, il legame tra i popoli del mare e quelli della terra è più profondo di quanto la maggior parte delle persone possa immaginare.

Gli abitanti del mare sono legati a una tradizione che li vede come i progenitori dei popoli terrestri. Un tempo, milioni di loro popolavano le acque degli oceani, in un mondo dove non esistevano uomini sulla terra. La loro esistenza era semplice e armoniosa, ma la loro tranquillità fu interrotta quando alcuni membri del loro popolo furono costretti a vivere lontano dal mare. A causa di un cataclisma naturale, alcune comunità di creature marine furono intrappolate in un mare interno che si stava prosciugando. All'inizio, costretti a sopravvivere solo nell'acqua, i popoli del mare lentamente si adattarono alla terraferma. Col passare delle generazioni, alcuni di loro persero la capacità di vivere nell'acqua e si trasformarono in quelli che oggi chiamiamo uomini della terra.

Questa transizione, che vide i loro corpi e le loro tradizioni cambiare, segnò l'inizio di una lunga separazione tra i popoli del mare e quelli della terra. I terrestri, ignari delle radici marine dell'umanità, li consideravano come mostri e, alla fine, cercarono di eliminarli ogni volta che si imbattevano in loro. La paura e l'ignoranza portarono alla distruzione di queste popolazioni, costringendole a ritirarsi sempre più in acque profonde e remote, dove ancora oggi vivono lontano da occhi indiscreti.

Questa separazione, seppur dolorosa, non ha mai distrutto completamente il legame tra i due mondi. Esiste ancora una connessione, forse sfumata, ma sempre presente: il sangue di mare che scorre nelle vene di chi nasce sulla terra. Eric, un giovane che ha scoperto questo popolo nascosto, è un esempio vivente di come il sangue marino possa tornare a unirsi al suo antico ambiente. Il suo amore per la gente del mare è sincero, ma, purtroppo, la sua discendenza terrestre è un simbolo di disaccordo per coloro che, nel cuore dell'oceano, ancora temono l'influenza del mondo terrestre. Nonostante ciò, Eric non è visto come un nemico, ma come un simbolo della speranza che, anche nei luoghi più oscuri, possa esserci un ritorno all'unione tra i due mondi.

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