Le proprietà fisiche e chimiche superiori dei MXene, tra cui la massima conduttività elettrica, un ampio rapporto superficie-volume, meccanismi superficiali diversificati, eccellenti caratteristiche elettrochimiche, stabilità meccanica, proprietà ottiche e idrofobicità, hanno attirato l'attenzione della comunità scientifica a partire dal 2011. Questi materiali hanno trovato applicazioni in vari campi, come lo stoccaggio di energia, la catalisi, i supercondensatori, i sensori, la schermatura contro le interferenze elettromagnetiche, la purificazione dell'acqua e la conversione dell'energia. Una ricerca ha impiegato Ti3C2 MXene come cocatalizzatore insieme a CdLa2S4 per la generazione fotocatalitica di idrogeno, ottenendo un tasso di produzione di idrogeno che è circa 13,4 volte superiore rispetto a quello del CdLa2S4 puro. I fotocatalizzatori CdLa2S4/Ti3C2 hanno mostrato anche un'ottima stabilità dopo sei cicli di utilizzo continuo, con prestazioni elettriche superiori che favoriscono una separazione più rapida delle cariche e aumentano il tasso di generazione di idrogeno.

Un altro esempio di applicazione è stato il composto di bario titanio/MXene, utilizzato come piezo-fotocatalizzatore per la degradazione di coloranti. L'azione sinergica tra il bario titanio tetragonale e i nanosheet bidimensionali di MXene nel composto ha migliorato la conduttività elettrica e il tasso di conversione dell'energia durante il processo di ossidazione. Questo composto è riuscito a degradare il 90% del colorante Rhodamine B in un periodo di 15 minuti, grazie al maggior numero di siti reattivi sulla superficie che facilitano l'adsorbimento e la degradazione delle molecole di colorante.

In uno studio condotto da Jun e dal suo team, Ti3C2Tx MXene è stato utilizzato come sonocatalizzatore per la degradazione di coloranti organici durante un trattamento ultrasonico. In questo caso, l'ultrasonico è un processo ossidativo che utilizza i radicali idrossilici prodotti dalla decomposizione delle molecole d'acqua. I risultati hanno mostrato che MXene aveva un'eccellente riutilizzabilità, con indici sinergici superiori a 1 in tutte le situazioni esaminate. La cinetica di degradazione seguiva un ordine pseudo-primo, confermando l'efficacia del MXene come catalizzatore sonico.

I MXene, materiali avanzati derivati dalle fasi MAX, sono strutturalmente definiti dalla formula Mn+1XnTx, dove M è un metallo di transizione, X è il carbonio o l'azoto, e T è un gruppo di terminazione superficiale. Le fasi MAX esistono in tre varianti: M2AX (n=1), M3AX2 (n=2) e M4AX3 (n=3). Le ricerche si sono concentrate in particolare sulla fase M2AX, da cui derivano i MXene attraverso l'eliminazione dell'elemento A e la separazione degli strati MX. La trasformazione strutturale di MAX in MX è fondamentale per comprendere la natura dei MXene e le loro potenzialità nei diversi campi di applicazione. Le strutture MXene possono esistere anche con due elementi M, formando un solido soluzione o una fase ordinata, a seconda della disposizione degli atomi di metallo di transizione.

In termini di sintesi, MXene come Ti3C2 è stato preparato mediante incisione selettiva di alluminio da Ti3AlC2 utilizzando acido fluoridrico (HF) o bifluoruro di ammonio (NH4HF2). Quest'ultimo etchant è meno pericoloso rispetto all'acido fluoridrico e ha mostrato buoni risultati nella preparazione di MXene trasparenti conduttivi in film sottili epitassiali. L'analisi mediante diffrattometria a raggi X (XRD) e spettroscopia fotoelettronica a raggi X (XPS) ha confermato la crescita epitassiale di Ti3C2 e ha rivelato un cambiamento nel legame tra gli atomi di titanio e carbonio, indicando un cambiamento nel comportamento elettronico superficiale a causa dei gruppi terminali.

Le ricerche su MXene e sui materiali avanzati derivati sono fondamentali per sviluppare nuove tecnologie nei settori dell'energia, della catalisi e del trattamento dell'acqua, in particolare per migliorare l'efficienza dei processi di produzione di energia e di purificazione, nonché per aumentare la stabilità e la riutilizzabilità dei catalizzatori in applicazioni pratiche. La combinazione di diverse proprietà fisiche ed elettrochimiche rende i MXene una classe di materiali estremamente promettente per affrontare le sfide tecnologiche emergenti.

Quali sono le applicazioni promettenti dei materiali compositi TiO2/MXene nella degradazione dei coloranti e nelle reazioni fotoelettrocatalitiche?

Il materiale composito TiO2/MXene è stato oggetto di studi approfonditi per le sue capacità nel campo della degradazione dei coloranti e nella reazione di evoluzione dell’idrogeno fotoelettrocatalitica. Tra le sue applicazioni principali, la degradazione del colorante metilene blu (MB) è una delle più studiate. Il tasso di degradazione di MB è stato calcolato e risulta aumentare dal 27,03% al 56,16% in condizioni di UV e visibili rispettivamente, come evidenziato in studi recenti. Questo miglioramento significativo nelle performance di degradazione indica che il composito TiO2/MXene ha un’alta capacità di trattamento delle acque reflue, offrendo un’alternativa promettente rispetto ai metodi convenzionali.

Un aspetto cruciale nell'analisi di qualsiasi fotocatalizzatore è la sua stabilità e l’efficienza di riciclo. In questo caso, è stato dimostrato che anche dopo cinque cicli, il tasso di degradazione del MB rimane alto, circa l’83,84%, con una lieve diminuzione. Ciò sottolinea la stabilità e la lunga durata del composito TiO2/MXene, che può essere sfruttato per applicazioni industriali e ambientali, come il trattamento delle acque contaminate da coloranti.

Le proprietà uniche degli MXene, in particolare la loro capacità di interagire con altre sostanze a livello molecolare, li rendono materiali altamente promettenti per un’ampia gamma di applicazioni, come il miglioramento dell'efficienza nella produzione di idrogeno e nella riduzione del carbonio. MXene è anche utilizzato come elettrocatalizzatore nelle reazioni di evoluzione dell’ossigeno, riduzione dell’ossigeno e in altre reazioni catalitiche avanzate. La possibilità di combinare MXene con materiali come il ZnO apre nuove strade per la creazione di nanocompositi con migliorate capacità fotoelettroniche.

Un esempio di tale nanocomposito è stato preparato da Saini e colleghi, che hanno combinato il Ti3C2 MXene con ZnO attraverso un metodo idrotermale. Questo tipo di preparazione consente di ottenere nanocompositi con una struttura ben definita e una maggiore attività catalitica, particolarmente utile nelle reazioni di evoluzione dell’idrogeno. L’aggiunta di ZnO nel composito MXene permette di ridurre il gap di banda, migliorando così la conduttività elettronica e accelerando il trasferimento di cariche durante le reazioni fotoelettrocatalitiche.

L'analisi dei materiali preparati ha mostrato come la modifica del contenuto di ZnO all'interno del composito MXene porti a diverse proprietà strutturali e termiche. Le indagini mediante diffrattometria a raggi X (XRD) hanno confermato la formazione del Ti3C2 da Ti3AlC2 e l’assenza di picchi di intensità elevata che indicherebbero la presenza di impurità significative. Queste analisi sono fondamentali per comprendere le caratteristiche di ogni campione e le sue potenzialità applicative. Il miglioramento della superficie specifica grazie all’aggiunta di ZnO porta a una maggiore area di reazione, fondamentale per le reazioni catalitiche.

L’efficienza della degradazione fotocatalitica del colorante MB è stata testata su vari compositi ZnO–Ti3C2. I risultati hanno mostrato che MXZnO-10, uno dei compositi con il miglior rapporto ZnO, ha raggiunto un’efficienza di degradazione superiore al 99% in 60 minuti. In confronto, Ti3C2 puro ha mostrato una degradazione molto inferiore, pari solo al 7,4% in 10 minuti. Questo dimostra l'importanza dell'ottimizzazione della composizione e della struttura dei compositi per ottenere le migliori prestazioni nei processi fotocatalitici.

Le analisi della morfologia e delle proprietà ottiche dei compositi, come la spettroscopia UV-visibile e la spettroscopia di fotoluminescenza, rivelano che l’aggiunta di ZnO nel Ti3C2 migliora non solo le prestazioni fotoelettroniche, ma anche la stabilità termica e la capacità di ridurre il tasso di ricombinazione delle coppie elettrone-lacuna. Questi aspetti sono cruciali per il miglioramento dell’efficienza delle reazioni fotocatalitiche, poiché la riduzione della ricombinazione accelera il processo di degradazione e migliora l'attività complessiva del sistema catalitico.

La ricerca sugli MXene e sui loro compositi è ancora in corso, ma i risultati finora ottenuti mostrano un grande potenziale per applicazioni in ambito ambientale ed energetico. L’uso di MXene in combinazione con altri materiali come ZnO potrebbe rivoluzionare il campo dei catalizzatori fotocatalitici ed elettrocatalitici, offrendo soluzioni più efficienti per la produzione di energia sostenibile e la purificazione ambientale.

MXenes: Prospettive e Applicazioni per il Monitoraggio Ambientale e la Sensoristica

I MXenes, una classe di materiali bidimensionali derivati dai carburi e nitruri di metalli di transizione, rappresentano una delle scoperte più promettenti nel campo dei materiali avanzati. Grazie alle loro straordinarie proprietà fisiche, chimiche e strutturali, i MXenes hanno trovato applicazioni in numerosi settori, tra cui la sensoristica, la depurazione ambientale e le tecnologie energetiche. Il loro comportamento unico, che include una conducibilità elettronica elevata, una superficie altamente reattiva e la capacità di essere funzionalizzati facilmente, li rende ideali per una vasta gamma di applicazioni.

Le proprietà dei MXenes sono determinate principalmente dalla loro struttura lamellare e dalla presenza di gruppi funzionali sulla superficie, come -OH, -O e -F. Questi materiali sono in grado di intercalare metalli, molecole organiche e altri composti chimici, dando loro versatilità in vari processi, dalla catalisi alla rimozione di inquinanti. Un aspetto particolarmente interessante dei MXenes è la loro capacità di operare come sensori altamente sensibili per la rilevazione di gas, metalli pesanti e altre sostanze chimiche. L'interazione con gas come l'ammoniaca, i vapori organici e i gas inquinanti può essere monitorata con estrema precisione, rendendo questi materiali cruciali per il monitoraggio dell'ambiente.

Uno degli sviluppi più rilevanti riguarda i sensori a base di MXenes, che sono in grado di rilevare con grande sensibilità anche basse concentrazioni di gas inquinanti, come gli ossidi di azoto (NOx) e il monossido di carbonio (CO). La capacità di modificare la superficie dei MXenes con ioni metallici o altre molecole aumenta ulteriormente la selettività e la sensibilità dei sensori, aprendo la strada a dispositivi di rilevamento ambientale più efficienti. In particolare, l'uso di MXenes come substrato per il miglioramento della spettroscopia di risonanza Raman (SERS) offre nuovi orizzonti per la rilevazione di inquinanti organici, poiché permettono una sensibilità molto elevata e una riduzione dei limiti di rilevamento.

Oltre ai sensori, i MXenes sono anche al centro della ricerca sulla depurazione dell'acqua e del trattamento dei rifiuti. I loro eccellenti comportamenti di adsorbimento li rendono ideali per l'assorbimento di metalli pesanti e inquinanti organici nelle acque reflue. L'uso di MXenes funzionalizzati come materiali adsorbenti per la rimozione di composti pericolosi, come il mercurio e i composti organici persistenti, ha dimostrato promettenti risultati in studi recenti, suggerendo che possano essere un'alternativa valida ai tradizionali materiali di depurazione.

Nel campo della gestione dell'energia, i MXenes hanno anche mostrato un grande potenziale come materiali per supercondensatori e batterie. La loro elevata superficie specifica, combinata con una conducibilità elettrica superiore, li rende eccellenti candidati per l'immagazzinamento dell'energia. Inoltre, i MXenes sono utilizzati in dispositivi fotonici ed elettronici avanzati, in cui la loro struttura bidimensionale e la capacità di supportare materiali ibridi contribuiscono a migliorare le prestazioni complessive.

Tuttavia, nonostante le numerose applicazioni promettenti, ci sono ancora alcune sfide da affrontare riguardo alla stabilità e alla durabilità dei MXenes. La loro sensibilità all'ossidazione e la difficoltà di sintesi controllata sono fattori che richiedono ulteriori ricerche per rendere questi materiali più robusti e pronti per applicazioni su larga scala. La ricerca sulla funzionalizzazione superficiale e sulla protezione contro l'ossidazione è, quindi, un campo chiave per garantire l'affidabilità e la longevità dei dispositivi a base di MXenes.

Inoltre, l'integrazione di MXenes con altri materiali, come i polimeri conduttivi e i nanomateriali, potrebbe migliorare ulteriormente le prestazioni in applicazioni specifiche. Ad esempio, la combinazione di MXenes con nanoparticelle d'oro o argento può amplificare l'attività catalitica, mentre l'uso di MXenes in compositi con materiali piezoelettrici o ferroelettrici può portare a nuove tecnologie per la rilevazione e l'energia.

Infine, è importante sottolineare che la ricerca sui MXenes è ancora nelle sue fasi iniziali, ma le potenzialità di questi materiali sono immense. Con il continuo sviluppo delle tecnologie di sintesi e la comprensione approfondita dei loro comportamenti, i MXenes potrebbero diventare una delle pietre miliari nelle tecnologie di monitoraggio ambientale e nella sensoristica avanzata.