Nel corso della lunga storia umana, il tradimento e la conflittualità hanno sempre rappresentato elementi centrali in eventi decisivi, spesso influenzando radicalmente le scelte di coloro che si trovano a fronteggiare dilemmi morali e politiche di potere. Questo è il contesto in cui si svolge l'intenso scenario della nave Spirit, che attraversa un periodo turbolento, dove l'onore e la missione si intrecciano con le difficili realtà delle guerre interplanetarie.
La missione iniziale di Baptiste, ufficiale di bordo della Spirit, era chiara: trasportare nuovi coloni su Coyote. Tuttavia, il cambiamento improvviso di obiettivi lo pone di fronte a una realtà ben diversa, un compito che lo obbliga a sopprimere ogni dubbio e seguire ordini che non riflettono le sue convinzioni. In questo universo in espansione, le decisioni sono spesso influenzate non solo dal desiderio di giustizia, ma dalla necessità di mantenere il controllo. Quando Baptiste si trova davanti alla matriarca Luisa Hernandez, una figura carismatica che guida la colonia di New Florida, emerge un tema ricorrente: la guerra non è mai solo un atto di difesa, ma una continua navigazione tra il mantenimento dell'ordine e la gestione della violenza.
La figura della matriarca è una rappresentazione vivida di come la guerra plasma non solo i territori, ma anche le identità. Hernandez, pur con una lunga carriera alle spalle, è ancora un simbolo di potere in un mondo in cui il conflitto non ha mai fine. Il suo aspetto esteriore, segnato dal passare degli anni e dal duro ambiente in cui ha vissuto, racconta di una lotta che non si è mai fermata. Nonostante la sua esperienza, porta con sé una sensazione di urgenza che traspare nelle sue parole e nelle sue azioni, segno che la guerra, anche quando sembra essere conclusa, lascia sempre ferite aperte.
Il mondo in cui si muovono Baptiste e Hernandez è quello di una guerra permanente, dove gli schieramenti non sono sempre chiari, e i ruoli di ciascuno si confondono tra alleati e nemici. Le figure che popolano questo universo, da Baptiste a Hernandez, da Carlos Montero a Garth, sono intrinsecamente legate da una rete di alleanze fragile e instabile, che si frantuma non appena l’umanità deve fare fronte alla brutalità della sopravvivenza. Non è un caso che l’apparizione di Luisa Hernandez sia accompagnata da soldati armati e dalla necessità di dimostrare il proprio valore anche attraverso la forza, un tema che emerge in ogni passo di questa narrazione.
L’incontro tra Baptiste e la matriarca, sebbene formalmente distaccato, carica di tensione il racconto. Ogni parola, ogni gesto nasconde l’ombra di decisioni difficili, e l’impressione che il destino di molti dipenda dalle azioni di pochi. La sua missione è chiara: fermare una ribellione, non importa il costo. Ma lo stesso Baptiste non può fare a meno di confrontarsi con il conflitto che si forma dentro di lui: seguire l'ordine o mettere in discussione il valore di quello che sta per fare.
I personaggi di questa storia non sono semplicemente soldati e governatori. Ognuno di loro è intrappolato tra il desiderio di potere e la consapevolezza della propria vulnerabilità. La figura di Carlos Montero, un ex colono della Alabama, che ora si fa chiamare Rigil Kent, rappresenta un altro lato di questa conflittualità: quella di chi è costretto a fuggire per sopravvivere, di chi diventa un simbolo di rivolta contro un ordine che non sente più suo. La sua lotta non è solo fisica, ma anche psicologica, come dimostrano i suoi tentativi di disinnescare la violenza interiore, attraverso la preparazione di un semplice caffè. Un atto che, pur nella sua apparente banalità, diventa un simbolo di resistenza contro il caos che lo circonda.
La riflessione che emerge da questo scenario non riguarda solo la strategia o la violenza, ma anche il significato di "ordini" e "missioni". Baptiste, pur avendo una missione militare chiara, si ritrova a dover sopprimere la propria umanità per adempiere ai suoi doveri. La domanda che sorge è se esista una linea che possa separare giustizia e opportunismo in un contesto tanto estremo. L’ambiguità morale dei personaggi sembra suggerire che, in tempi di guerra, la differenza tra giusto e sbagliato può diventare così sottile da non poter più essere definita in modo univoco.
In queste vicende, la morte e la sopravvivenza si intrecciano in maniera inscindibile. La morte di un soldato, la sepoltura di un corpo nel terreno ghiacciato, diventano atti che non appartengono più a un piano etico ma a uno di pura sopravvivenza. Ogni azione compiuta dai personaggi è permeata dalla consapevolezza che la vita stessa è una risorsa fragile, che si consuma rapidamente e senza pietà. La difficoltà di accettare la morte di un compagno, di eseguire ordini che sembrano mettere in discussione ogni valore umano, è un tema che attraversa la narrazione, portando il lettore a riflettere sul significato della lealtà, del sacrificio e della disillusione.
Il caffè che Carlos offre ai suoi compagni, sebbene sembri un gesto insignificante, incarna l’umanità che sopravvive anche in mezzo alla violenza e alla disillusione. È l'ultimo atto di gentilezza che può esserci in un mondo dove la guerra è l'unico linguaggio parlato. Nonostante le ferite fisiche e psicologiche, i personaggi continuano a cercare momenti di normalità, a custodire gesti di umanità. Ma la domanda che persiste è: fino a che punto riusciranno a mantenere questa umanità quando il conflitto avrà preso tutto ciò che hanno?
Come un'ombra tra le acque: La lotta per la sopravvivenza e il volto dell'ignoto
Carlos stava attraversando il ponte, ormai a metà strada, e toccava appena le corde sfilacciate, correndo tra le tavole scivolose. Quando udì qualcuno gridare il suo nome, alzò gli occhi e vide una figura emergere dal bosco sulla sponda opposta, agitando entrambe le braccia sopra la testa. Carlos alzò una mano per rispondere al saluto, ma non fece in tempo. "Basso!" urlò Chris, ma la parola venne travolta dal rumore del colpo che lo abbatté all'istante. Carlos cadde, il viso contro il legno del ponte. Il fucile che aveva in mano ruzzolò via, cadendo dietro di lui con un clangore sordo.
Giusto in tempo, vide un buco di dimensioni ridotte apparire sul pavimento del ponte, a pochi centimetri da lui, sciogliendo la neve e facendo sfrigolare il legno bagnato. Si girò di lato, e per la prima volta vide chiaramente uno dei Diablos: una macchina meccanica, simile a un robot giapponese di quei cartoni animati che aveva visto da bambino, ma senza testa. Si ergeva alla fine del ponte, con un grande sensore che sporgeva dal suo petto come un occhio ciclopico. Il cannone a particelle, a forma di salsiccia, montato sulla spalla destra, si girò verso di lui. In quell'istante, Carlos capì che il Diablo lo aveva preso nel mirino.
Il prossimo colpo non sarebbe passato inosservato. “Corri!” urlò Chris. “Vai!” E senza voltarsi, sollevò il fucile che Carlos aveva lasciato cadere e aprì il fuoco. Le pallottole rimbalzavano sulla corazza del Diablo, ma il mostro non cadde. Ora Carlos poteva vedere anche il secondo esemplare, che scendeva lungo il sentiero, poco dietro al primo.
“Scappa da qui!” gridò Chris. “Vai, maledizione!” Carlos si affrettò a rialzarsi, afferrando le corde di supporto. Fece appena in tempo a sollevarsi in piedi, quando una violenta esplosione squarciò l'aria sopra la sua testa. Non capì cosa stesse succedendo, ma fu chiaro che le cose stavano per peggiorare. Riuscì a guardarsi indietro, ma fu troppo tardi. Il ponte, che fino a poco prima era solido e sicuro, cominciò a cedere. Per un attimo, si sentì sospeso in aria, come una bambola di pezza, e poi il violento impatto con l’acqua lo risucchiò giù.
L’acqua gelida lo circondò, mille piccole lame gli graffiavano il viso, e quando inalò, il freddo gli invase i polmoni. Il panico stava per sopraffarlo, ma riuscì a respingere la paura e iniziò a nuotare, spingendo con tutte le sue forze verso la superficie azzurra che sembrava distante. "Non puoi morire qui!" si ripeteva mentre l’acqua gli strappava via ogni pensiero razionale. Finalmente la sua testa emerse dall'acqua. Tossendo e sputando, cercò di avanzare contro la corrente. Il fiume lo stava risucchiando di nuovo, le sue gambe sembravano piene di piombo, ma non poteva fermarsi.
Ogni passo verso la riva sembrava farsi più difficile. Il rumore delle cascate si avvicinava sempre di più, e se non avesse fatto qualcosa, sarebbe caduto nel dirupo, schiantandosi sui massi sottostanti. Con un ultimo sforzo, Carlos riuscì a toccare il fondo sabbioso e scivoloso, ma il fiume sembrava non volergli permettere di fuggire. Ogni volta che cercava di aggrapparsi a un ramo o a una roccia, qualcosa lo faceva perdere presa. Poi, una roccia si ergeva davanti a lui, offrendo un appiglio. Con l’ultimo slancio di energia, Carlos riuscì ad afferrarla, e in quel momento, un’improvvisa forza lo sollevò.
Non capì cosa stesse succedendo finché non vide un paio di stivali consumati che gli apparivano davanti. Un uomo, apparentemente di Defiance, lo stava sollevando, tirandolo fuori dalle acque. Stava per parlare, ma il viso che si materializzò davanti a lui lo fece rabbrividire. Una faccia non umana, con una mascella allungata, una barba ruvida e denti gialli sporgenti. Un essere strano, coperto da una parka sporca e un mantello bianco logoro, con ali di cuoio che spuntavano dalla schiena. Gli occhi, scuri e brillanti, sembravano tanto benevoli quanto folli. "Zoltan?" mormorò Carlos, incredulo.
Il mostro guardò in direzione di alcune voci lontane, si alzò e, senza una parola, scomparve, dirigendosi verso una roccia a pochi passi da lui. Carlos lo vide spiccare un salto in direzione del precipizio, le sue ali di pipistrello si spiegavano come quelle di una creatura leggendaria, volando nel buio della gola.
Carlos non riusciva a distogliere lo sguardo, paralizzato dal terrore, quando Chris lo raggiunse. Alcuni uomini erano dietro di lui, ma Carlos non sapeva se li stessero seguendo o inseguendo. Per ora, non importava.
"Stai bene, amico?" chiese Chris, poggiando una mano sul suo braccio. "Abbiamo pensato che fossi morto." Carlos balbettò qualche parola, ma si sentiva come se la mente gli fosse stata scossa dal volto che aveva appena visto. "Non importa," disse alla fine. "Andiamo via di qui."
Il freddo gli paralizzava ancora i muscoli, ma la sensazione di stare perdersi in un mondo che ormai sembrava irreale, lo seguiva come una ombra.
Come la natura e l'ingegno si mescolano per nascondere e proteggere un mondo
Il villaggio di Defiance si ergeva in una valle nascosta, lontano dagli occhi indiscreti. Durante il giorno, l'attività era frenetica: la gente lavorava nei campi, si occupava degli animali e curava le proprie abitazioni. Ma non appena il sole tramontava, la vita assumeva un altro ritmo, quasi surreale, avvolta in un silenzio che copriva ogni segno di esistenza. Le case, sospese tra i rami di enormi alberi, sembravano fondersi con l'ambiente circostante. Il loro profilo spariva all'interno delle fronde, mentre le scale di corda e i tetti di legno disegnavano una geometria che a distanza appariva indistinguibile da quella di un bosco selvaggio.
La camuffatura era il fulcro della loro sopravvivenza, il segreto che aveva protetto la comunità da una scoperta imminente da parte dell'Unione. Una rete di camuffamento, tesa tra i pali sistemati in una vasta prateria, nascondeva i campi coltivati agli occhi di chi si trovava al di sopra di esse. Dalla sommità degli alberi, chi osservava non avrebbe mai potuto scoprire che quella distesa, apparentemente vuota, nascondeva il sostentamento di una comunità che si era adattata alla segretezza.
Ogni dettaglio della vita quotidiana di Defiance era pensato per non dare alcuna traccia a chi avrebbe potuto cercarli. Le ciminiere erano dotate di tappi, le finestre chiuse da persiane pesanti, e ogni minimo spostamento era ridotto al minimo per non sollevare sospetti. La sorveglianza notturna, gestita da guardiani che monitoravano ogni angolo del villaggio, impediva a chiunque di avvicinarsi senza essere notato. La scelta di vivere tra gli alberi non era solo una questione di sicurezza, ma anche una risposta alla necessità di restare invisibili.
Tuttavia, nonostante l'efficacia di questo sistema di protezione, Carlos, uno dei leader della comunità, sapeva che la copertura non sarebbe durata per sempre. L'Unione aveva già individuato la valle in cui si trovavano, e sarebbe solo questione di tempo prima che le loro difese venissero scoperte. La sicurezza della comunità si basava su un fragile equilibrio: finché nessuno sapeva dove cercare, Defiance era al sicuro, ma una volta individuato il loro rifugio, sarebbero stati vulnerabili.
In un mondo dove la sorveglianza e la protezione erano temi centrali, la comunità di Defiance si trovava di fronte alla realtà che, nonostante tutte le precauzioni, le circostanze potessero cambiare rapidamente. Le strutture di difesa e i sistemi di camuffamento non erano che una parte di un piano più grande, che prevedeva una continua vigilanza, ma anche la consapevolezza che la perfezione non esisteva. La vita in Defiance non era solo una questione di nascondersi, ma anche di adattarsi continuamente a un mondo che non smetteva mai di evolversi.
La comunità, pur protetta dalle proprie strategie, non era immune dalle tensioni interne. La relazione tra Carlos e Chris, due dei principali membri, mostrava chiaramente le difficoltà che si presentano quando le persone devono fare scelte difficili per il bene di tutti. Nonostante le incomprensioni e i momenti di conflitto, c'era una consapevolezza che la sopravvivenza dipendeva dalla capacità di adattarsi e superare le proprie differenze. Quando le risorse sono limitate e le minacce esterne aumentano, la coesione diventa un imperativo.
Nell'aria di Defiance, c'era qualcosa di inconfondibile, di intangibile, che univa i suoi abitanti: una resilienza che nasceva dalla necessità di resistere, di vivere nascosti, ma anche di affrontare insieme le difficoltà. La loro vita era lontana dalla visibilità e dalla gloria, ma ogni giorno trascorso tra quegli alberi e sotto quelle reti di camuffamento era una vittoria.
Tuttavia, la storia di Defiance non era una sola di segretezza e protezione. C'era anche una consapevolezza nascosta, una riflessione che accompagnava ogni decisione: come possiamo, davvero, proteggere la nostra libertà? Le risposte non venivano mai facilmente, ma ogni scelta compiuta dalla comunità, ogni movimento, ogni piccolo dettaglio, faceva parte di un piano che non si limitava a sopravvivere, ma a vivere in modo diverso, a dimostrare che, anche in un mondo di oppressione e sorveglianza, ci sono ancora spazi in cui l'ingegno umano può prosperare.
Il commercio del caffè e le tradizioni di Venezia: l'incontro tra Oriente e Occidente
Il commercio del caffè ha una storia affascinante, che affonda le radici nelle terre lontane dell'Oriente per poi diffondersi lentamente in Europa. Venezia, con la sua posizione privilegiata come punto di incontro tra Oriente e Occidente, ha giocato un ruolo fondamentale in questa diffusione. Nel cuore della città, un giovane mercante, Matteo, è testimone di questo incontro culturale, non solo nel commercio delle spezie e dei beni orientali, ma anche nella nascita di nuove tradizioni che oggi conosciamo come caffè.
Il caffè, o "caofa", come lo chiamano a Venezia, è ancora lontano dall'essere il prodotto consumato in tutta Europa, ma le sue origini sono già ben visibili. I primi semi di questa bevanda arrivano dalle terre turche, dove viene preparata come una sorta di "vino arabo". Matteo, uno dei protagonisti di questa storia, non solo è coinvolto nel commercio di questa merce esotica, ma contribuisce personalmente all'evoluzione della tradizione. Non è solo un mercante, ma anche un innovatore, appassionato nel creare una miscela che potesse piacere agli occidentali, sebbene il suo progetto non fosse privo di difficoltà.
La scena che si svolge nel laboratorio di Matteo mostra un momento di sperimentazione: la preparazione del caffè, che nel contesto veneziano sta cominciando a prendere piede. Nonostante il disordine e qualche errore durante la preparazione, il risultato non è poi così male. La sensazione di Matteo è di trionfo, come se un pezzo di storia fosse stato inciso nel suo lavoro. In quella scia di entusiasmo, Matteo non vede solo una bevanda che potrebbe conquistare il cuore dei veneziani, ma un potenziale cambiamento delle abitudini quotidiane della città, il che potrebbe rappresentare una vera e propria trasformazione sociale.
Venezia, nel pieno della sua potenza commerciale, è il terreno ideale per l'introduzione di un prodotto come il caffè. L'incontro di Matteo con Selim, un uomo di origini egiziane, è simbolico di un legame che va oltre il semplice commercio. Il caffè diventa un veicolo di scambio culturale, una bevanda che non solo unisce le diverse tradizioni, ma inizia anche a far parte della nuova identità europea. Il ponte di Rialto, cuore pulsante della città, rappresenta il crocevia di questa trasformazione culturale.
Nel corso dei secoli, il caffè è diventato una delle bevande più diffuse e amate in Europa, ma all'inizio non fu accettato senza resistenze. Le tradizioni e i costumi europei si scontravano con le pratiche orientali, che, in apparenza, potevano sembrare esotiche o addirittura strane. Il caffè, così come altri prodotti orientali, dovette affrontare diffidenze, sia per il suo sapore che per la sua preparazione, così diversa da quella dei vini e delle birre tradizionali. Tuttavia, la persistenza dei mercanti e l'apertura mentale di città come Venezia permisero a queste nuove usanze di radicarsi.
È importante considerare che l'introduzione del caffè in Europa non avvenne in modo uniforme. Le tradizioni culturali e sociali dei vari paesi influenzarono il modo in cui la bevanda veniva consumata. Se a Venezia il caffè divenne presto un simbolo di eleganza e sofisticazione, altre città europee, come Barcellona e Lisbona, avrebbero incontrato maggiori resistenze, come sottolineato nel dialogo tra Matteo e Selim. L'adozione di una nuova tradizione non è mai un processo rapido e privo di difficoltà, ma richiede tempo, convinzione e apertura al cambiamento.
Inoltre, la figura del mercante come innovatore è cruciale. A differenza di altri mestieri, il commerciante non si limita a scambiare merci, ma diventa un ponte tra culture diverse, un attore fondamentale nel processo di diffusione delle nuove idee. Matteo, pur non essendo un diplomatico o un intellettuale, è consapevole del potere che il commercio possiede: quello di unire popoli, di far conoscere nuovi gusti, nuove pratiche, e con esse, nuove visioni del mondo.
Il caffè non è solo una bevanda, ma un simbolo di un'epoca di cambiamento, di scambio culturale e di esplorazione. La sua storia in Europa, a partire da Venezia, è una testimonianza di come le tradizioni possano evolversi e adattarsi, arricchendo le culture che le adottano. Il commercio non riguarda solo lo scambio di beni materiali, ma anche lo scambio di idee e di visioni che, nel tempo, contribuiscono a plasmare l'identità di una civiltà.
Quali Sono Le Tendenze Più Recenti nella Fantascienza e Nel Lavoro degli Scrittori Contemporanei?
Nel panorama della fantascienza, l’evoluzione del genere continua a sorprendere e a emozionare sia gli appassionati che i critici. Le riviste specializzate come Science Fiction + e Flesh & Blood offrono uno spunto fondamentale per comprendere la direzione in cui si muove la narrativa di questo genere. Nei numeri recenti di queste pubblicazioni, si nota una costante ricerca di nuovi orizzonti, unendo la tradizione della fantascienza con le necessità moderne di esplorare l'ignoto attraverso nuove forme di narrazione.
Nel caso di Science Fiction +, la qualità della narrativa non ha subito alcuna diminuzione, come dimostrato nell’uscita del numero 26, in cui sono presenti opere variegate: racconti, poesie e recensioni. Tra i contributi degni di nota, spiccano le opere di autori come James Van Pelt e Mark Risher. Van Pelt, in particolare, riesce a raccontare una storia di umorismo nero con "The Pair-a-Duce Comet Casino All-Sol Poker Championships", mentre Risher, ispirato dalla vita di C.M. Kornbluth, crea un ritratto complesso di un uomo tormentato nel suo racconto "Too Celestial Lane". La qualità delle illustrazioni, come sempre, è di alto livello e contribuisce a conferire al magazine una coerenza estetica che non è solo un contorno, ma una vera e propria estensione della narrativa stessa.
Anche l’Australia gioca un ruolo importante, con la rivista Andromeda Inflight Magazine, che continua a presentare racconti di valore, seppur spesso più rivolti a un pubblico di nicchia. Le tematiche trattate spaziano dalla ricerca di nuovi mondi alla riflessione su questioni umane universali, sempre con un occhio vigile sull’attualità.
Una delle caratteristiche più affascinanti della fantascienza contemporanea è la capacità degli scrittori di mescolare il fantastico con il quotidiano. Le storie non si limitano più a esplorare solo l’ignoto, ma cercano di rivelare, attraverso l’imprevedibile, la parte più profonda della natura umana. In questa luce, "Flesh & Blood", una rivista più recente, si distingue con opere che non solo incutono paura, ma sfidano anche la percezione della realtà. Ad esempio, "Bugs" di C.C. Parker è una storia inquietante che esplora le conseguenze di una nascita mostruosa, dove il confine tra l’umano e l’inumano si fa sempre più sottile.
Altri racconti, come "The Girl in the Cathedral" di Jennifer Cox, trasportano il lettore in un'atmosfera gotica, dove la protagonista, una giovane studentessa, si confronta con la morte in forme diverse e affascinanti. La narrazione si tinge di un’oscurità che non è solo fisica, ma psicologica, mentre si esplorano le emozioni più recondite dell’animo umano.
A differenza di autori più tradizionali che considerano la scrittura un lavoro, per molti di questi autori la narrazione è una conferma gioiosa della propria esistenza, un modo di dare forma alla propria realtà e di esplorare nuove possibilità. Scrivere non è quindi un dovere, ma un mezzo per affermare la propria visione del mondo. Ray Bradbury, in particolare, non ha mai smesso di produrre opere che affascinano il pubblico, come dimostra il suo ultimo lavoro, "Let’s All Kill Constance", una storia che mescola mistero e fantasticità, ma sempre con la leggerezza e la poeticità che caratterizzano la sua scrittura.
Un’altra risorsa fondamentale per comprendere le tendenze della fantascienza contemporanea è The Third Alternative (TTA), una rivista che continua a evolversi con il passare del tempo. Nel numero 35, per esempio, troviamo un esempio di come la fantascienza possa esplorare temi legati alla storia e alla psicologia umana. La storia di Constance Rattigan, un’attrice in declino che cerca di distruggere il suo passato, è avvincente e allo stesso tempo riflessiva. In questo caso, la trama, che potrebbe sembrare un thriller psicologico, si intreccia con questioni più profonde sulla natura della persona e sulle contraddizioni della vita umana.
In TTA, la scrittura si fa ancora più raffinata e al passo con i tempi. I racconti sono sia emozionanti che intellettualmente stimolanti, invitando i lettori a riflettere su questioni esistenziali, tecnologiche e filosofiche. La rivista si distingue anche per il suo approccio grafico, che rende ogni numero un oggetto visivamente interessante oltre che letterariamente stimolante.
Un altro autore che ha saputo far dialogare la fantascienza con la filosofia e la metafisica è Howard Hendrix. Nei suoi lavori precedenti, come "Lightpaths" e "Better Angels", Hendrix ha messo in scena mondi fantastici, ma anche questioni profonde, come la dualità tra tecnologia e religione. La sua scrittura è capace di fare ponte tra la scienza, la filosofia e le storie personali, creando universi narrativi che, pur affondando le radici nel futuro, non dimenticano mai il presente.
In definitiva, ciò che accomuna molti di questi autori è il desiderio di spingere oltre i confini della narrativa tradizionale. La fantascienza, infatti, continua a essere un terreno di sperimentazione per esplorare non solo ciò che è possibile nel futuro, ma anche ciò che è umano nel presente. Gli scrittori contemporanei non solo immaginano il futuro, ma ne scrivono la trama, cercando di dare forma a idee che sfidano le convenzioni, mettendo in discussione la realtà che ci circonda.
È importante, però, ricordare che dietro alla potenza del fantastico e dell’immaginazione, questi racconti sono anche un modo per esplorare e rivelare ciò che c’è di più nascosto nell’animo umano. Oltre alla spettacolarità degli eventi, c’è sempre una riflessione sottesa, che spinge il lettore a interrogarsi sulla propria esistenza, sul proprio ruolo nell’universo e sul significato delle sue azioni. La fantascienza non è mai solo un viaggio verso altri mondi, ma una scoperta, spesso dolorosa, di quelli dentro di noi.
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