I tumori che colpiscono la regione talamica e i gangli della base rappresentano un'entità complessa, per la varietà istologica, l'età di insorgenza e soprattutto per la molteplicità delle manifestazioni cliniche. La comprensione della loro presentazione sintomatologica richiede una conoscenza approfondita della neuroanatomia funzionale e delle dinamiche di crescita tumorale.

Il quadro clinico è dominato principalmente da deficit motori, emiparesi, aumento della pressione intracranica, disturbi cognitivi e psichici. In una percentuale significativa dei pazienti (oltre il 50%), il sintomo iniziale è un disturbo motorio, che si manifesta più frequentemente nei tumori che invadono la regione ventrolaterale del talamo, dove i fasci corticospinali risultano spesso compromessi. Tuttavia, l’assenza di segni clinici evidenti non esclude l’invasione della capsula interna: la lesione può essere macroscopicamente estesa senza produrre hemiparesi marcata. Le alterazioni sensitive, quali disturbi tattili, termici o della sensibilità profonda, compaiono nel 13% dei casi.

Il dolore talamico puro – componente classica della sindrome di Dejerine-Roussy – è raro nei pazienti con tumori talamici, nonostante sia piuttosto comune negli esiti di ictus talamico. Le crisi epilettiche, generalmente correlate a lesioni corticali, possono avere origine anche nel talamo, specialmente quando vi è compromissione dell’approvvigionamento vascolare del lobo temporale.

Le alterazioni psichiche sono tra i sintomi più sfuggenti e controversi. Disturbi della memoria, apatia, confusione, movimenti non finalizzati e instabilità attentiva sono stati osservati anche in assenza di idrocefalo. Alcuni autori suggeriscono che tali sintomi derivino dalla disconnessione tra il nucleus dorsomedialis, la corteccia prefrontale e l’ipotalamo. Le vie talamo-frontali, cruciali per l’elaborazione emozionale e la memoria di lavoro, risultano coinvolte già nelle fasi precoci. Questo legame spiegherebbe anche il ruolo dell’amigdala e della neocorteccia temporale nell’eziologia dei disturbi comportamentali in questi pazienti.

L’estensione del tumore lungo i fasci mammillo-talamoici o nel fornice è associata a deficit cognitivi e amnesie marcate. Il coinvolgimento dell’ipotalamo porta, inoltre, a quadri endocrinologici complessi e disfunzioni sensorimotorie. La presenza di astasia talamica – incapacità di mantenere la stazione eretta in assenza di deficit motori veri e propri – suggerisce un’interferenza funzionale nel sistema cerebello-rubro-talamico, distinguendosi nettamente dall’atassia cerebellare, nella quale l’andatura è tipicamente allargata.

Nel caso dei tumori pediatrici, si osserva un decorso più acuto con sintomatologia a rapida insorgenza. L’aumento della pressione intracranica e i deficit motori si manifestano precocemente, spesso quando il tumore origina da strutture mediali come il talamo dorsomediale. La povertà di sintomi iniziali è un altro elemento distintivo: molte lesioni restano clinicamente silenti finché non si sviluppano manifestazioni secondarie alla compressione strutturale, come l’idrocefalo.

La classificazione istologica secondo la WHO del 2021 ha introdotto una distinzione cruciale per alcune neoplasie talamiche: la definizione di tumori “H3 K27-alterati” ha sostituito la precedente dicitura “H3 K27-mutati”, riconoscendo vie patogenetiche alternative nella trasformazione neoplastica. I tumori con mutazione H3K27M mostrano correlazioni molecolari con perdita di espressione di ATRX e mutazioni del gene TP53, associandosi a prognosi significativamente peggiore. Questi tumori sono generalmente IDH wild-type e mostrano una metilazione del promotore MGMT assente, con conseguente ridotta sensibilità ai trattamenti temozolomide-based. La sopravvivenza mediana per i pazienti affetti è nettamente ridotta rispetto ai tumori H3-wild-type (8 mesi contro 18), anche in presenza di trattamenti aggressivi.

È fondamentale tenere conto delle complesse interazioni tra sede tumorale e manifestazioni cliniche. Ad esempio, lesioni localizzate nel nucleo dorsomediale tendono a provocare disturbi mentali e alterazioni

Come Identificare e Gestire i Tumori Parenchimali della Ghiandola Pineale: Approcci Diagnostici e Chirurgici

I tumori della ghiandola pineale, pur essendo relativamente rari, pongono notevoli sfide diagnostiche e terapeutiche. La ghiandola pineale è una piccola struttura situata nel cervello, tra i due emisferi, ed è responsabile della produzione di melatonina. Sebbene i tumori della pineale possano essere di natura benigna o maligna, la loro diagnosi tempestiva è fondamentale per determinare il trattamento più appropriato.

La diagnosi di tumori pineali, come il pineocitoma, il pineoblastoma, e i tumori delle cellule germinali, può essere complicata dalla sovrapposizione dei sintomi e dalle caratteristiche radiologiche che non sempre permettono una distinzione chiara. Un elemento importante nella diagnosi radiologica è l'uso della tomografia computerizzata (TC) e della risonanza magnetica (RM). Questi strumenti possono rivelare caratteristiche distintive dei tumori pineali, anche se non esistono segni esclusivi che consentano di identificare con certezza il tipo di tumore. I tumori pineali appaiono generalmente come masse ben circoscritte, isodense o iperdense alla TC rispetto al cervello normale, e di solito sono più piccoli di 3 cm di diametro.

Un aspetto distintivo che può comparire in alcune neoplasie è la presenza di calcificazioni, soprattutto nei tumori parenchimali della pineale e nei tumori germinali. Le calcificazioni nel tumore pineale, note come "corpora arenacea" o sabbie cerebrali, sono comuni nei soggetti sopra i 20 anni, ma se presenti in bambini sotto i 10 anni, possono suggerire la possibilità di un tumore. I tumori germinali tendono a presentare un pattern di calcificazione localizzato, mentre i tumori parenchimali della pineale mostrano un pattern più diffuso, con numerose piccole calcificazioni distribuite all'interno della lesione. In particolare, i pineoblastomi tendono ad avere una distribuzione “esplosa” delle calcificazioni, che si diffondono su tutta la massa tumorale.

Le caratteristiche radiologiche di altri tumori della ghiandola pineale, come il germinoma, sono in genere più omogenee. Questo tipo di tumore appare iperintenso alla RM in T2 e isointenso in T1, con una forte e omogenea contrasto all’esame di risonanza magnetica. Al contrario, i tumori più invasivi come il pineoblastoma, che possono raggiungere dimensioni superiori a 3 cm, sono associati a necrosi e emorragie, evidenti alla RM come aree con contrasto eterogeneo. La diffusione del tumore nel sistema nervoso centrale, in particolare nei casi di seeding, è un fattore critico da monitorare.

La gestione chirurgica di questi tumori dipende dalla natura della neoplasia e dalla sua localizzazione. Nei tumori ben circoscritti, la resezione completa può essere possibile e risulta il trattamento preferito, poiché offre le migliori possibilità di sopravvivenza senza recidiva a lungo termine. Tuttavia, la resezione completa non è sempre fattibile, soprattutto nei tumori invasivi o in quelli che coinvolgono strutture vitali circostanti. In questi casi, una biopsia chirurgica o endoscopica può essere necessaria per ottenere un campione di tessuto da analizzare. L'uso della neuronavigazione può facilitare l'accesso al tumore, riducendo il rischio di lesioni cerebrali e migliorando la precisione della biopsia.

La biopsia endoscopica, eseguita tramite una ventricolostomia endoscopica del terzo ventricolo (ETV), rappresenta un approccio minimamente invasivo che consente non solo la diagnosi ma anche il trattamento dell'idrocefalo. Sebbene i tassi di accuratezza nelle biopsie endoscopiche siano variabili, la media di successo si attesta intorno all’81%. Il rischio di errori nella diagnosi, come il campionamento parziale o l'assenza di un campione adeguato, rimane una preoccupazione. Nei tumori misti, il rischio di un errore diagnostico è particolarmente elevato.

Un'altra opzione per la biopsia è la biopsia stereotassica, che prevede l'uso di un sistema di imaging ad alta definizione, come la TC o la RM con taglio sottile, per una pianificazione accurata del prelievo. Questo approccio consente di indirizzare il campione verso le aree ad alta densità di contrasto dei tumori, ma comporta anche dei rischi, tra cui un possibile spostamento del cervello e una riduzione della precisione nei tumori intraventricolari.

In presenza di sospetto di tumori delle cellule germinali, in particolare quando i marcatori sierici e del liquido cerebrospinale come AFP (alfafetoproteina) e HCG (gonadotropina corionica umana) sono elevati, la resezione chirurgica può non essere necessaria, e il trattamento con chemioterapia e radioterapia può essere avviato senza un'analisi istologica. Tuttavia, se i marcatori sono normali o non definitivi, una biopsia è fortemente raccomandata per stabilire la diagnosi.

Le considerazioni terapeutiche per i tumori pineali vanno oltre la semplice resezione chirurgica, poiché il trattamento dipende dalla valutazione della malignità del tumore, dall’invasività e dalla possibilità di metastasi al sistema nervoso centrale. Nei tumori germinali, la radioterapia e la chemioterapia sono trattamenti frequentemente utilizzati, mentre nei tumori parenchimali benigni, la resezione completa rappresenta la strategia migliore per una cura definitiva.

In generale, la gestione dei tumori pineali richiede un approccio multidisciplinare che includa neurochirurghi, oncologi, e radiologi, per garantire il miglior esito possibile, considerando le caratteristiche uniche di ogni paziente e della neoplasia.