I dispositivi di inserzione come gli undulatori e i wigglers rappresentano una tecnologia avanzata nella produzione di radiazioni ad alta intensità e brillantezza, superando di gran lunga le capacità dei tradizionali magneti di curvatura. Entrambi funzionano inducendo oscillazioni negli elettroni nel piano dell'anello di accumulazione, ma differiscono per caratteristiche specifiche e impieghi. I wigglers generano fasci di raggi X ad altissima energia con uno spettro ampio di lunghezze d’onda, risultando particolarmente utili in condizioni estreme dove è necessario penetrare celle a incudine di diamante o altre celle in situ. Tuttavia, operano a campi magnetici elevati e richiedono un raffreddamento criogenico costante, il che comporta un carico termico significativo sulle ottiche, motivo per cui il loro impiego sta progressivamente cedendo il passo agli undulatori.
Gli undulatori, al contrario, sono costituiti da una serie di magneti opposti che fanno oscillare maggiormente gli elettroni. La distanza tra i magneti è variabile, permettendo così di modulare l’energia dei raggi X prodotti. Questo dispositivo emette fasci di raggi X più stretti ma ad alto flusso, trovando applicazioni diffuse in diverse linee di fascio, dai metodi di scattering all’imaging. La loro versatilità e la qualità del fascio li rendono strumenti privilegiati per molte tecniche di caratterizzazione della materia solida.
La diffrazione neutronica si distingue come una tecnica complementare alla diffrazione a raggi X, grazie alle proprietà uniche dei neutroni, che possiedono dualità onda-particella e sono privi di carica elettrica. Queste caratteristiche li rendono adatti ad esperimenti di diffrazione capaci di rivelare informazioni che i raggi X non possono fornire, in particolare la struttura magnetica dei materiali, elemento cruciale nello sviluppo di nuovi materiali magnetici funzionali. A differenza dei raggi X, i neutroni non possono essere generati facilmente in laboratorio, ma solo in grandi impianti centrali come quelli del Rutherford-Appleton Laboratory (RAL) nel Regno Unito, dell’Oak Ridge National Laboratory (ORNL) negli Stati Uniti o dell’Institut Laue-Langevin (ILL) in Francia. Queste strutture rappresentano un investimento notevole, rendendo la diffrazione neutronica una tecnica costosa e complessa.
I neutroni possono essere prodotti tramite due principali metodologie: i reattori nucleari e le sorgenti a spallazione. I reattori, usati sin dagli anni '30, producono neutroni tramite la fissione dell’uranio, generando uno spettro continuo di neutroni con lunghezze d’onda selezionabili tramite un monocromatore. La diffrazione da polveri ottenuta in un reattore somiglia a quella a raggi X, sebbene con intensità relative diverse. Tuttavia, la bassa intensità del fascio neutronico impone l’uso di campioni di massa significativa, rendendo quasi impossibili esperimenti su singoli cristalli a meno di dimensioni molto grandi.
La sorgente a spallazione, introdotta negli anni '80, sfrutta l’accelerazione di protoni che colpiscono un bersaglio di metallo pesante (come tantalio o tungsteno), generando neutroni con un flusso più elevato rispetto ai reattori. Questo processo produce neutroni in “pacchetti” anziché in flusso continuo, migliorando la qualità e la gestione del fascio. Il complesso ciclo di accelerazione dei protoni e la successiva produzione neutronica richiedono infrastrutture di grande scala e precisione tecnica, come dimostrato dalle strutture presso il RAL, dove i neutroni vengono generati in target station specializzate.
I neutroni prodotti sono inizialmente ad alta energia, inadatti per la diffrazione perché potrebbero danneggiare i materiali studiati; pertanto, devono essere moderati o raffreddati tramite materiali a basso numero atomico come acqua o idrogeno liquido, che permettono un rapido abbassamento dell’energia mantenendo una bassa perdita di neutroni. Il risultato è un fascio di neutroni con lunghezze d’onda compatibili con le distanze interatomiche, rendendoli idonei alle analisi strutturali.
L’interazione dei neutroni con la materia differisce profondamente da quella dei raggi X. Mentre questi ultimi sono diffusi dagli elettroni, i neutroni interagiscono con i nuclei atomici e con i momenti magnetici, fornendo una sensibilità unica a caratteristiche invisibili ad altre tecniche. Questa differenza rende la diffrazione neutronica uno strumento insostituibile nelle scienze dei materiali, specialmente per lo studio delle strutture magnetiche e per l’analisi di materiali contenenti elementi leggeri come l’idrogeno, spesso poco visibili nei dati a raggi X.
È importante considerare che la complessità e il costo della diffrazione neutronica ne limitano l’accesso, richiedendo un’attenta pianificazione degli esperimenti e una comprensione approfondita delle caratteristiche del fascio e del campione. La scelta tra tecniche a raggi X e neutroniche deve essere guidata non solo dalla natura del materiale, ma anche dagli obiettivi specifici della ricerca e dalla disponibilità delle infrastrutture. L’integrazione delle informazioni ottenute da entrambe le tecniche consente una caratterizzazione più completa e precisa, fondamentale per l’innovazione nei materiali funzionali.
Come le Deficienze Cristalline Influiscono sulle Proprietà dei Materiali
Le difetti nei cristalli hanno un impatto significativo sulle proprietà fisiche dei materiali, influenzando fenomeni come la resistenza alla trazione e la duttilità. Un esempio di difetto comune è il difetto di impilamento, che si verifica quando uno o due piani di atomi mancano o sono in eccesso in una struttura cristallina. Nei cristalli con strutture compatte a facce centrate (ccp), come il sistema ABCABCABC..., la mancanza di un piano di atomi genera una sequenza difettosa come ABCACABCABC..., chiamata difetto intrinseco, mentre l'introduzione di un piano extra porta alla sequenza ABCABACABCABCA..., che è un difetto estrinseco. Quando questi difetti di impilamento si verificano su più strati, si può arrivare alla formazione di un cristallo geminato, dove due cristalli si incontrano in un piano comune di atomi e possono essere immagini speculari l'uno dell'altro.
Oltre ai difetti di impilamento, esistono difetti tridimensionali che consistono in piccole cavità, dove non ci sono atomi, o in piccole regioni di una fase differente, che sono conosciute come precipitati. Questi difetti influenzano la struttura chimica e cristallografica dei composti e sono particolarmente rilevanti in studi avanzati sui materiali.
Un altro tipo di difetto pianare che ha effetti significativi sulla struttura chimica di un composto è il piano di taglio cristallografico (CS). In alcuni composti non stechiometrici, come gli ossidi di tungsteno, molibdeno e titanio, i difetti puntuali si eliminano attraverso un processo chiamato taglio cristallografico. Questo processo implica la formazione di una serie di composti strettamente correlati che possiedono formule e strutture simili, creando ciò che viene chiamata una serie omologa.
In particolare, gli ossidi di tungsteno (WO3−x) e molibdeno (MoO3−x) si presentano in una varietà di forme strutturali, che si differenziano per la disposizione e la distanza tra i piani di taglio cristallografico. Un esempio di come questo difetto si manifesta è l'esempio dei composti Mo4O11, Mo5O14, Mo6O17, e così via, dove gruppi di ottaedri [WO6] sono separati da piani di taglio cristallografico, creando una struttura complessa che influenza le proprietà chimiche e fisiche del materiale.
Nei composti di ossido di tungsteno, il difetto di taglio cristallografico avviene quando alcuni ottaedri, originariamente condivisi ai vertici, cominciano a condividere i bordi. Questo cambiamento di condivisione crea una nuova configurazione strutturale che altererà la stechiometria del composto. La modifica della struttura con l'inserimento di gruppi di ottaedri che condividono i bordi può essere quantificata e portare alla formazione di una serie omologa che varia in funzione della distanza tra i piani di taglio. Questi composti hanno una formula generale che si può scrivere come WnO3n−1, dove "n" rappresenta il numero di unità ripetitive nella struttura.
Oltre a questa modificazione, alcuni sistemi mostrano anche strutture di intergrowth, dove due strutture cristalline diverse ma correlate si alternano all'interno di un singolo cristallo. Questi intergrowth possono influenzare le proprietà meccaniche e termiche del materiale, così come la sua stabilità chimica. La comprensione delle caratteristiche dei piani di taglio cristallografico e degli intergrowth è cruciale per il design di nuovi materiali con proprietà avanzate, come quelli utilizzati nell'elettronica, nei catalizzatori e in altri campi tecnologici.
A livello pratico, è essenziale per chi studia e lavora con i materiali comprendere come queste modificazioni strutturali influenzano le caratteristiche macroscopiche. I difetti cristallini non sono semplicemente imperfezioni, ma determinano la funzionalità di un materiale in modo diretto e significativo. La ricerca su difetti come i piani di taglio cristallografico, le intergrowth e le loro implicazioni sulla non-stechiometria offre opportunità per sviluppare materiali con prestazioni ottimizzate per applicazioni specifiche.
Come la giustizia e la politica si intrecciano nei casi di tradimento: Il processo a Burr e il contesto storico
Come si è evoluto il Sistema Internazionale di Unità (SI): dalla misurazione alla standardizzazione globale
Qual è l’impatto dell’intelligenza artificiale sulla diagnosi delle malattie neurologiche?

Deutsch
Francais
Nederlands
Svenska
Norsk
Dansk
Suomi
Espanol
Italiano
Portugues
Magyar
Polski
Cestina
Русский