Nel 1964, Nelson Rockefeller, uomo di potere e figura di riferimento per l’establishment repubblicano liberale, si trovò al centro di un mare di odio. Durante la Convention Nazionale Repubblicana di San Francisco, l’ex governatore di New York, che rappresentava l’élite dei Repubblicani moderati, fu oggetto di fischi e insulti da parte dei delegati che avevano ormai preso il controllo della parte più estrema del partito. La sua colpa? Avere osato sostenere l'idea di un governo che fosse in grado di risolvere i problemi dell'America industrializzata e urbanizzata con programmi di welfare, e avere accettato l’esigenza di una politica di sicurezza nazionale pragmatica, fatta di confronti e negoziati, nel contesto della Guerra Fredda. Inoltre, il suo avversario, Barry Goldwater, senatore azionista dell’Arizona, che rappresentava l’ala ultraconservatrice del partito, si era imposto come il leader carismatico per chi desiderava un ritorno a politiche di forza, incluse le minacce nucleari. Questo clima di crescente radicalizzazione portò alla fine di una Repubblica moderata.
Goldwater, simbolo di una destra ideologica e militarista, non rifiutò mai il sostegno di movimenti estremisti come la John Birch Society, una rete di teorici della cospirazione che accusava i comunisti di controllare ogni aspetto della società americana, dai media all’educazione. Per i sostenitori di Goldwater, la lotta contro il socialismo era vitale, e questo alimentava una passione che scatenò la rabbia dei moderati come Rockefeller, che cercavano di fermare quella deriva eccessivamente radicale del loro partito. La resistenza a questo populismo e fondamentalismo portò alla frattura definitiva all’interno del partito: la sinistra repubblicana si trovò in una lotta impari contro un'ala sempre più influente e intollerante.
Nel cuore della contesa c'era una visione radicalmente diversa dell'America e della sua direzione. Gli estremisti vedevano una nazione minacciata da nemici interni, un'America che aveva bisogno di una mano forte per resistere alle insidie del comunismo, delle minoranze razziali e delle forze che minacciavano la "purezza" della cultura americana. Ma Rockefeller e i suoi alleati moderati avevano una visione più integrata, riconoscendo la necessità di un certo grado di intervento statale per curare le ferite di una nazione che stava vivendo il suo processo di trasformazione post-bellica.
Il punto cruciale di questa battaglia ideologica era il rifiuto della John Birch Society, che molti moderati vedevano come il simbolo di una paranoia distruttiva e senza fondamento. Tuttavia, per molti dei sostenitori di Goldwater, la Bircher era solo un’espressione dell’impegno più profondo contro la corruzione e la cospirazione che avrebbero minato l’integrità della nazione. Quando i moderati tentarono di escludere questo gruppo dalla piattaforma del partito, l’intera idea di un partito repubblicano coerente sembrò crollare.
Ciò che questa divisione rivelò fu l’incapacità di arginare la radicalizzazione che stava infiltrandosi nelle sue file. Goldwater, pur non abbracciando apertamente le posizioni più estreme della John Birch Society, non fece mai nulla per distanziarsene in modo definitivo, lasciando che la paranoia si diffondesse come un’ombra sull’ala destra del partito. Fu l’inizio di un lento ma inesorabile processo che avrebbe portato la politica americana in una direzione sempre più polarizzata.
Oggi, gli eredi di quella lotta si riconoscono ancora tra le fila di un partito repubblicano che, pur cambiato nei decenni, non ha mai completamente lasciato andare la deriva estremista che si era fatta largo negli anni '60. Le cicatrici lasciate dalle battaglie ideologiche di allora sono ancora visibili, con la continua lotta per definire cosa significhi veramente essere un conservatore in America. Quello che allora era un conflitto per il controllo del partito si è trasformato in una lotta per il controllo della visione del paese.
Nell’osservare l’evoluzione della politica americana, diventa fondamentale comprendere come la tensione tra il conservatorismo tradizionale e le forze più radicali abbia segnato il destino non solo del Partito Repubblicano, ma anche della cultura politica americana. Questo è un ricordo per chi oggi osserva la politica in America: le divisioni di ieri sono le radici di quelle di oggi. La politica non è mai solo una questione di idee, ma anche di lotte per il potere, la paura dell’altro e la costruzione di nemici immaginari. Queste dinamiche non sono nuove; sono una parte integrante della storia americana, e non bisogna mai dimenticarne l'importanza.
Ronald Reagan e la Società John Birch: tra Estremismo e Realpolitik
Nel corso della sua carriera politica, Ronald Reagan si trovò frequentemente al centro di controversie legate alla sua posizione rispetto ai gruppi di estrema destra, e in particolare alla John Birch Society, un’organizzazione che promuoveva teorie complottiste e si opponeva strenuamente al comunismo. Sebbene inizialmente considerato un personaggio più conservatore che estremista, la sua relazione con i membri della John Birch Society suscitò più di una volta sospetti e critiche all’interno del panorama politico californiano e nazionale.
Nel 1965, mentre rifletteva sull’eventualità di entrare nella corsa per la governatura della California, Reagan si trovò a dover rispondere alla domanda su quale fosse la sua opinione riguardo alla John Birch Society. La risposta che diede fu ambigua e sfumata, non riuscendo a prendere una posizione netta. Mentre dichiarava di non condividere tutte le teorie della società, ammise che non vi fosse nulla di "sovversivo" in essa, preferendo non scatenare polemiche con i suoi membri più moderati. Era evidente che, pur cercando di evitare un’identificazione totale con gli estremisti, Reagan non voleva alienarsi un gruppo che, in vista delle elezioni, avrebbe potuto offrirgli un consistente sostegno politico ed elettorale.
Questa postura ambigua non fu priva di conseguenze. Le pressioni per fare chiarezza sulla sua posizione si intensificarono, sia all’interno del Partito Repubblicano che tra l’opinione pubblica. Reagan, tuttavia, non volle rinunciare al supporto di chi si riconosceva nella John Birch Society, temendo che un'aperta rottura con il gruppo potesse allontanarlo dal suo elettorato di destra. In un'intervista con il "Newsweek", dichiarò esplicitamente che non si sarebbe mai associato a un'organizzazione di estrema destra, ma allo stesso tempo rifiutò di etichettare i suoi membri come "kooks", una parola che denotava un atteggiamento dispregiativo e paranoico verso chiunque avesse visioni politiche considerate eccentriche o radicali.
La posizione di Reagan venne ulteriormente complicata da una dichiarazione ufficiale nel settembre del 1965, in cui cercò di tracciare una linea di separazione tra se stesso e i metodi del leader della John Birch Society, Robert Welch, senza tuttavia distanziarsi completamente dall’organizzazione. Pur criticando le teorie complottistiche di Welch, Reagan insistette sul fatto che, secondo l'FBI, la John Birch Society non fosse una minaccia sovversiva per l’America. Questo tentativo di mediazione sembrava destinato a confondere ulteriormente le acque: da un lato, Reagan sembrava voler prendere le distanze dalla paranoia di Welch, dall’altro non volle rompere i ponti con quei gruppi di destra che rappresentavano una parte significativa del suo supporto elettorale.
Le dichiarazioni di Reagan non furono sufficienti a risolvere definitivamente la questione. La divisione all’interno del Partito Repubblicano si fece più evidente, con alcuni membri del partito che cercavano di allontanare la John Birch Society dalle file del GOP, mentre altri cercavano di minimizzare il ruolo di questa organizzazione nel panorama politico. Nonostante le pressioni, Reagan continuò a enfatizzare la sua indipendenza dalle frange più radicali, pur mantenendo un atteggiamento di tolleranza verso i membri della società, ritenuti da lui in gran parte "buoni cittadini".
L'intricato gioco politico che Reagan dovette affrontare evidenziò il difficile equilibrio tra le sue ambizioni personali e le forze conservatrici che sostenevano la sua ascesa. L'influenza dei gruppi di estrema destra, pur restando una presenza marginale nel panorama politico mainstream, esercitò una pressione costante su di lui, costringendolo a posizionarsi in modo strategico senza compromettere completamente la sua immagine pubblica. La sua abilità nel navigare queste acque tempestose, cercando di soddisfare le richieste dei suoi sostenitori più radicali senza compromettere la sua reputazione, rappresentò uno degli aspetti più distintivi della sua carriera politica.
Un altro elemento che meritava attenzione era l'influenza crescente delle teorie complottiste e dell'estremismo di destra nella politica californiana e americana in quel periodo. Queste idee, seppur emarginate dai principali partiti, trovavano terreno fertile tra una parte significativa della popolazione, disillusa dalle istituzioni politiche e preoccupata dalle minacce percepite alla libertà americana. Reagan, pur non abbracciando apertamente tali teorie, riuscì a guadagnarsi la fiducia di una fetta dell'elettorato conservatore che vedeva nelle sue posizioni una difesa dell'ordine e dei valori tradizionali.
Era importante per Reagan, come per molti altri politici del suo tempo, cercare di mantenere un equilibrio tra le necessità politiche a breve termine e la costruzione di una base solida per il futuro. La sua abilità nel non alienarsi mai completamente dai gruppi estremisti, pur facendo dichiarazioni pubbliche che sembravano distanziarlo dalle loro posizioni, gli permise di guadagnarsi il sostegno necessario per le elezioni future, ma al contempo lo rese vulnerabile a critiche da parte dei suoi oppositori.
La vicenda della sua relazione con la John Birch Society non fu solo un episodio della sua carriera, ma un riflesso delle sfide più ampie che i politici conservatori dovettero affrontare in un'epoca di crescente polarizzazione politica e crescente sospetto verso l'autorità. La capacità di Reagan di navigare queste acque torbide con discrezione e strategia è stata fondamentale per la sua ascesa al potere, ma ha anche gettato le basi per una politica che avrebbe continuato a essere influenzata dall'estremismo e dal sospetto nei decenni successivi.

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