Nel periodo della Grande Contrazione, che ha avuto il suo culmine tra il 1931 e il 1933, le crisi bancarie negli Stati Uniti hanno rappresentato uno dei principali fattori di disintegrazione del sistema economico. Le cause principali di questa crisi vanno ricercate nell'incapacità delle istituzioni finanziarie di rispondere tempestivamente ai segnali di allarme e nella mancanza di coordinamento tra le agenzie governative competenti. In questo contesto, la Federal Reserve di New York, pur essendo la banca centrale più esperta nella gestione delle crisi bancarie, non riuscì a convincere le altre filiali della Fed sulla necessità di iniettare liquidità nel sistema bancario locale per prevenire i "runs" bancari. L'incapacità di agire in modo coordinato ha avuto ripercussioni devastanti sull'intero sistema finanziario statunitense.
Quando, nel settembre del 1931, un nuovo shock colpì il sistema bancario, il tasso di fallimenti e panico accelerò e si diffuse in nuove aree del paese. La causa di questo ulteriore shock proveniva dall'estero: la Gran Bretagna annunciò l'abbandono dello standard aureo. Questo influenzò le banche americane per due motivi principali. In primo luogo, molti americani interpretarono il gesto della Gran Bretagna come un segnale che anche gli Stati Uniti avrebbero abbandonato lo standard aureo, provocando un’immediata corsa agli sportelli per ritirare i propri depositi, spesso sotto forma di monete d’oro. Questo, a sua volta, esacerbò il problema già esistente di accumulo di oro, che limitava la liquidità disponibile. In secondo luogo, gli investitori stranieri iniziarono a ritirare i propri capitali, provocando un massiccio deflusso di oro dalle banche americane e dalla Federal Reserve verso l’estero. Poiché la Federal Reserve era obbligata a mantenere una riserva aurea proporzionale alla circolazione monetaria, questo deflusso obbligava la Fed ad aumentare i tassi d'interesse per attrarre investitori e acquistare obbligazioni americane con l'oro. Tuttavia, un aumento dei tassi in un periodo di recessione aveva l'effetto collaterale di spingere i mutuatari verso il default, aggravando ulteriormente la crisi bancaria.
Nel mese di ottobre 1931, la situazione divenne drammatica con il fallimento di 522 banche. La crisi bancaria fu ormai considerata un problema nazionale, e il Congresso cominciò a discutere la possibilità di creare agenzie governative per estendere credito a imprese e famiglie. Fu sotto questa pressione che la Federal Reserve, nel 1932, avviò l’acquisto massivo di obbligazioni governative. Questa misura, purtroppo, non fu completamente efficace per la semplice ragione che l’acquisto di bond da parte della Fed non mirava a risolvere un problema di liquidità a lungo termine, ma era spesso più una mossa politica che economica. Quando il Congresso entrò in pausa estiva, la Fed sospese gli acquisti, minando così il potenziale di stimolo economico.
Contemporaneamente, il Congresso istituì la Reconstruction Finance Corpora
Cosa causa una crisi economica? La natura delle crisi valutarie, bancarie e del debito sovrano
Le crisi economiche, anche se spesso percepite come eventi isolati e rari, in realtà sono fenomeni ricorrenti e strutturali all'interno dei sistemi finanziari globali. Tra il 1970 e il 2011 sono stati registrati 218 episodi di crisi valutarie, un dato che illustra la frequenza e la pervasività di questi fenomeni. Ma non solo: se consideriamo anche i default sovrani e le crisi bancarie, il quadro diventa ancora più complesso. Una crisi del debito sovrano, per esempio, si verifica quando un governo non è in grado di onorare i suoi debiti o, in alcuni casi, quando annuncia che non intende farlo. In sostanza, la causa di queste crisi risiede nell’indebitamento eccessivo, che nasce da una spesa pubblica incontrollata che si protrae per troppo tempo.
Quando un governo ha contratto troppo debito e non riesce più a pagare gli interessi o a rimborsare il capitale, i creditori, che possono essere sia privati che istituzioni internazionali, perdono fiducia nella capacità dello Stato di ripagare. Questa sfiducia può scatenare una crisi del debito sovrano, che si manifesta o con un default ufficiale, o con il rinvio dei pagamenti. Tra il 1970 e il 2012, si sono verificati almeno 67 casi di crisi sovrane, dimostrando la gravità e la frequenza di questi eventi.
Una delle caratteristiche più rilevanti di questi fenomeni è che spesso non si presentano in forma isolata. Le crisi si intrecciano, dando vita a situazioni complesse, come nel caso delle crisi "doppie". Ad esempio, una crisi valutaria può essere alimentata da una crisi bancaria, e viceversa, come avviene quando un sistema bancario fragile aggrava la perdita di fiducia nella valuta nazionale. Secondo il database del Fondo Monetario Internazionale (FMI), ci sono stati 68 casi in cui i paesi hanno vissuto contemporaneamente due tipi di crisi, e in otto occasioni, le nazioni sono state colpite da tutte e tre le principali crisi: crisi bancaria, crisi valutaria e crisi del debito sovrano.
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