Se le due matrici (P, P) e (P′, P′) sono coniugate secondo un criterio graduato, si dice che sono simili graduatamente. La similarità graduata delle matrici si rivela essere una relazione di equivalenza. Questa osservazione è fondamentale per comprendere la struttura delle categorie che trattano con morfismi filtrati. Nella categoria FMOD, l'operazione di composizione dei morfismi filtrati è ben definita, il che significa che la composizione di due morfismi filtrati restituisce un altro morfismo filtrato, come descritto nel contesto delle proposizioni 4.2.2 e 4.2.3.

Per esplorare più a fondo, consideriamo la composizione di due morfismi filtrati (α′′, h′′) := (α′, h′) ◦ (α, h). Il composito di questi morfismi deve soddisfare due condizioni fondamentali: la mappa αα′ deve essere ordinata e h′h deve essere un omomorfismo di moduli. La verifica che h′′ pr = 0 per p ∈ P′′ e r ∈ P implica l'inclusione p ∈ (αα′)−1(r≤)≤ è una parte cruciale di questa analisi. Questo dimostra che la composizione di due morfismi filtrati è anch'essa un morfismo filtrato, come si deduce dalla proposizione 4.2.2.

Una volta stabilita la nozione di morfismi filtrati, possiamo esplorare il comportamento degli isomorfismi in FMOD. È importante notare che un morfismo filtrato (α, h) è un isomorfismo se e solo se la mappa α : P′ → P è un isomorfismo di poset e la mappa hp′α(p′) : Mα(p′) → M′p′ è un isomorfismo di moduli per ogni p′ ∈ P′. Questo comportamento è centrale per comprendere come gli isomorfismi di moduli e le proprietà degli oggetti filtrati interagiscono.

Se (α, h) è un isomorfismo in FMOD, allora anche il morfismo inverso (α′, h′) deve essere un isomorfismo, e questo implica che α′α = idP′ e αα′ = idP, con α e α′ che devono essere isomorfismi di poset. Questa relazione di isomorfismo tra i morfismi filtrati riflette la struttura complessa delle categorie filtrate, che sono fondamentali nella teoria dei moduli.

La nozione di isomorfismo filtrato si estende anche alle categorie GMOD. Se un morfismo è un isomorfismo in FMOD e contemporaneamente un omomorfismo in GMOD, allora deve essere un isomorfismo anche in GMOD. Questa osservazione è un'importante conseguenza della struttura di FMOD e fornisce una connessione tra le due categorie.

Un altro aspetto importante riguarda i complessi filtrati di catene poset. Un complesso filtrato di catene poset è definito come un triplo (P, C, d), dove P è un poset, C è un complesso di catene graduato su P e d è un omomorfismo di catene filtrato. Il poset P deve essere d-ammissibile, il che significa che per ogni coppia di elementi p, q ∈ P, se dpq = 0, allora p ≤ q. Questa definizione fornisce la struttura necessaria per trattare con complessi di catene filtrati e gradati.

Infine, va sottolineato che la definizione di un complesso filtrato di catene poset non solo implica che il modulo C sia graduato su P, ma anche che ogni Cp sia un sottogruppo graduato su Z. Questo aspetto è cruciale per comprendere la struttura interna di tali complessi, poiché la gradazione su Z influisce sulla struttura complessiva del modulo.

Nel contesto della teoria dei moduli filtrati, è importante non solo definire i morfismi filtrati e isomorfi, ma anche comprendere le implicazioni che queste definizioni hanno sulla struttura delle categorie e sui complessi di catene. Ogni nozione introdotta, da quella di morfismo filtrato a quella di isomorfismo, gioca un ruolo fondamentale nell'articolare la teoria generale dei moduli.

Quali sono le prossime sfide nella teoria delle matrici di connessione per i campi vettoriali combinatori?

La motivazione principale di questo libro è stata quella di estendere la teoria classica delle matrici di connessione al caso dei campi vettoriali combinatori sui complessi di Lefschetz. Tuttavia, nel processo, abbiamo ottenuto risultati ben più significativi. Introducendo la possibilità di cambiare l'ordine parziale nella decomposizione di Morse sottostante, ora disponiamo di uno strumento che ci consente di confrontare e, infine, classificare le matrici di connessione. A differenza dei risultati esistenti, questa nuova prospettiva rende possibile attribuire un significato preciso al fenomeno delle matrici di connessione multiple. Un effetto collaterale benvenuto di questa estensione è stato anche l'ottimizzazione del flusso di calcolo delle matrici di connessione descritto nel capitolo introduttivo. Combinato con lo sviluppo recente di algoritmi concreti per il calcolo delle matrici di connessione, come descritto nel capitolo 2.7, questo dovrebbe ampliare notevolmente la loro applicabilità in esempi concreti.

Tuttavia, i risultati presentati in questo libro rappresentano solo un primo passo. Ci sono numerose questioni aperte importanti che dovranno essere affrontate in futuro e che saranno brevemente delineate nei punti seguenti.

Una questione cruciale riguarda il fatto che, pur essendo la nostra metodologia in grado di fornire una definizione precisa di quando due matrici di connessione sono identiche, la verifica di tale equivalenza non è immediatamente semplice. Per fare ciò, è necessario riconoscere un morfismo come essenzialmente gradato. Esistono metodi semplici per compiere questo riconoscimento? In relazione a questo punto, è possibile determinare facilmente se due matrici di connessione sono davvero differenti, ovvero se una si trova nella situazione di un campo vettoriale combinatorio con matrici di connessione multiple? Sono disponibili invarianti facilmente calcolabili che possano essere utilizzati per rilevare questa situazione?

Un altro tema fondamentale riguarda il significato profondo della presenza di matrici di connessione multiple. Nel caso classico, questo fenomeno è sempre interpretato come indicativo di oggetti dinamici, come le connessioni sella-sella. È lo stesso nel caso dei campi vettoriali combinatori? In relazione a ciò, si pone anche la questione di sapere se le matrici di transizione possano essere utilizzate per codificare biforcazioni globali che possano essere rilevate tramite un cambiamento nelle matrici di connessione. È possibile estendere questo concetto al caso dei campi multivettoriali combinatori? Sospettiamo che ciò sia strettamente legato alla nostra nozione di morfismi di trasferimento. Come si collega questo in modo preciso?

Inoltre, la teoria dei sistemi dinamici combinatori indotti dai campi multivettoriali costituisce un'analogia con i flussi classici. La teoria di Conley, inizialmente sviluppata per i flussi, è stata successivamente estesa ai sistemi dinamici a tempo discreto, ovvero ai sistemi dinamici ottenuti iterando mappe o mappe multivalutate su spazi topologici di Hausdorff. La costruzione delle matrici di connessione di Robbin e Salamon si applica a sistemi dinamici sia a tempo continuo che discreto, a condizione che lo spazio topologico sia di Hausdorff. Recentemente, Barmak, Mrozek e Wanner hanno presentato la teoria di Conley per mappe multivalutate su spazi topologici finiti. Di conseguenza, ci si chiede se la teoria delle matrici di connessione possa essere estesa anche a questo contesto.

Una domanda rilevante è se ogni matrice di connessione possa essere calcolata utilizzando gli algoritmi menzionati nel capitolo 2.7. Come abbiamo già accennato nell'esempio 8.4.8, in alcuni casi è possibile suddividere gli insiemi di Morse ricorrenti in modo tale che il campo multivettoriale risultante sia effettivamente un gradiente. Le matrici di connessione ottenute in questo modo sono tutte le matrici di connessione possibili? Se no, è possibile ottenere quelle rimanenti in modo algoritmico?

Un altro sviluppo interessante riguarda la possibilità di interpretare la teoria delle matrici di connessione nel linguaggio della persistenza, come suggerito dall'algoritmo basato sulla persistenza descritto nel capitolo 2.7. Tale interpretazione potrebbe aprire applicazioni della teoria delle matrici di connessione che vanno oltre il campo della dinamica.

La prova dell'esistenza del complesso di Conley (Teorema 5.3.2) e, implicitamente, dell'esistenza delle matrici di connessione, richiede coefficienti di campo. Tuttavia, come sottolineato all'inizio di questo capitolo, nel contesto dei campi vettoriali combinatori di Forman, questa ipotesi non è necessaria, poiché un complesso di Conley può essere stabilito tramite il subcomplesso delle catene fisse dal flusso combinatorio. La costruzione del flusso combinatorio di Forman si basa sul fatto che l'unico vettore regolare è il doppiotondo. Un vettore regolare, cioè un multivettore doppio, considerato come un complesso di Lefschetz, ha un complesso di catene che è omotopico al complesso nullo. Questo viene poi utilizzato per costruire l'omotopia di catene necessaria per provare il Teorema 8.4.4. Tuttavia, secondo il Teorema del Portatore Acyclico, ogni multivettore regolare ha il suo complesso di catene omotopico al complesso nullo. Pertanto, sarebbe interessante investigare fino a che punto la costruzione del flusso di Forman e, di conseguenza, la costruzione del complesso di Conley e delle matrici di connessione possano essere generalizzate ai campi multivettoriali di gradiente.

Progresso su uno qualsiasi di questi temi non farebbe che ampliare la gamma di applicazioni di questa teoria.

Quali sono i sistemi dinamici combinatori e come i campi multivettoriali influenzano l'invarianza?

Nel contesto dei sistemi dinamici combinatori, l'analisi delle soluzioni attraverso i campi multivettoriali riveste un'importanza fondamentale, soprattutto per comprendere come gli insiemi invarianti interagiscono con il flusso dinamico. La nozione di invariabilità in questo contesto è strettamente legata ai concetti di "punto fisso" e "insieme isolante". Un punto fisso di un campo multivettoriale è tale che ogni punto x ∈ X è invariato sotto l'azione del campo F_V, vale a dire che x appartiene a F_V(x), ma la mera invariabilità non è sufficiente per analizzare i comportamenti dinamici più complessi. Il vero interesse risiede nell'analisi di insiemi invarianti che non siano semplicemente fissi, ma che mantengano una certa stabilità strutturale nel tempo, anche in presenza di perturbazioni.

La teoria combinatoria dei campi multivettoriali si basa su un concetto importante: l'insieme di uscita di un campo multivettoriale, noto come "bocca" di V, è un'area cruciale per l'evoluzione delle soluzioni. Infatti, quando un elemento σ(i) appartiene a V e l'elemento successivo σ(i+1) non appartiene più a V, esso entrerà necessariamente nella bocca di V, denotata da moV. Questo implica che la bocca di un campo agisce come un punto di uscita per le soluzioni e può essere vista come una "frontiera" attraverso la quale il flusso dinamico lascia il dominio di V. Il fatto che la bocca sia chiusa è un aspetto importante, poiché garantisce che l'insieme di uscita sia ben definito e stabile.

Un concetto analogo nella teoria classica dei sistemi dinamici è quello del "blocco isolante", un insieme chiuso che non consente il passaggio di soluzioni fuori di esso se non attraverso la sua uscita. Nel caso dei campi multivettoriali, possiamo definire un insieme invariato essenziale, un insieme che ammette una soluzione che rimane completamente al suo interno per tutto il tempo. Se tale insieme è anche chiuso e compatibile con V, esso diventa un "insieme attrattivo". Gli insiemi attrattivi hanno la proprietà di attirare soluzioni da ogni punto in loro vicinanza, mentre un insieme repellente respinge ogni flusso che cerca di entrarvi. La distinzione tra questi due concetti è fondamentale per la comprensione delle dinamiche di lungo periodo di un sistema.

Oltre alla distinzione tra insiemi invarianti essenziali e non essenziali, è importante anche capire il ruolo della compatibilità di un insieme con il campo V. Un insieme è compatibile con V se è uguale all'unione di tutti i multivettori contenuti in esso. Questo concetto diventa particolarmente rilevante quando si esplorano insiemi invarianti isolanti che non sono compatibili con V: un insieme che non è V-compatibile non può essere considerato un insieme isolante, anche se soddisfa altre proprietà topologiche.

Nel contesto della teoria del Conley, l'indice di Conley gioca un ruolo centrale nell'analisi di insiemi invarianti isolanti. L'indice di Conley di un insieme S è definito come l'omologia relativa H(cl S, mo S), dove cl S è la chiusura dell'insieme S e mo S è la bocca di S. Questo indice è uno strumento potente per determinare la struttura dinamica di un insieme, ed è strettamente legato al concetto di polinomio di Conley, che può essere utilizzato per analizzare la topologia dell'insieme invariato. L'uso dei polinomi di Conley consente di comprendere la struttura ciclica e la periodicità delle soluzioni all'interno degli insiemi invarianti, rivelando così aspetti cruciali del comportamento a lungo termine del sistema.

Un altro concetto importante che emerge da questa analisi è la decomposizione di Morse, che si riferisce alla suddivisione di uno spazio topologico in insiemi invarianti isolanti, chiamati set di Morse. Un set di Morse è una raccolta di insiemi invarianti disgiunti che sono utili per descrivere la dinamica globale di un sistema. Le soluzioni essenziali devono passare attraverso uno o più di questi set, e quando una soluzione attraversa più set, viene definita una "connessione" tra due insiemi. La decomposizione di Morse fornisce quindi una struttura organizzata che aiuta a comprendere la dinamica di un sistema complesso.

In conclusione, la comprensione dei sistemi dinamici combinatori e dei campi multivettoriali richiede una visione profonda delle interazioni tra insiemi invarianti, le loro bocche e l'indice di Conley. La capacità di definire e analizzare gli insiemi isolanti e attrattivi, nonché di applicare la teoria di Morse, permette di tracciare una mappa chiara delle soluzioni all'interno di un sistema dinamico, con applicazioni che spaziano dalla topologia al controllo dei sistemi complessi.

Come si definiscono le matrici di connessione in relazione ai complessi di Conley?

Nell’ambito delle topologie algebriche e della teoria dei complessi filtrati, uno degli aspetti fondamentali è la costruzione e l’analisi delle matrici di connessione, che emergono nel contesto dei complessi di Conley. Questi complessi sono utilizzati per studiare i dinamismi e le decomposizioni di Morse, applicazioni importanti nella teoria delle strutture dinamiche e nella geometria combinatoria. Per comprendere appieno il significato di queste matrici, è necessario partire da una riflessione sulla struttura algebrica sottostante e sulle definizioni operative che collegano la teoria della omotopia filtrata e le matrici di connessione.

Un complesso chain filtrato, come quello che definiamo come complesso di Conley, è rappresentato da una coppia (C, d), dove CC è un complesso chain e dd è un operatore di bordo. Tale complesso è detto "filtrato" in relazione a un poset (partially ordered set) PP, che ordina gli elementi del complesso in una sequenza che preserva la struttura gerarchica degli spazi topologici. Un aspetto cruciale è la relazione tra i complessi di Conley di differenti posets, che può portare a modifiche nella struttura della matrice di connessione.

Per osservare più da vicino, consideriamo due omomorfismi specifici h:CCh : C \to \overline{C} e g:CCg : \overline{C} \to C, che sono mappature tra complessi chain filtrati. Questi omomorfismi sono legati alla matrice di connessione di un complesso di Conley in quanto la loro composizione, hg=idCh \circ g = \text{id}_C, deve soddisfare una condizione di omotopia filtrata, una proprietà che descrive la continuità delle trasformazioni tra i vari livelli del complesso.

La composizione ghg \circ h è fondamentale perché rappresenta un'omotopia filtrata che collega il complesso originale con se stesso, attraverso una mappatura che annulla tutti i generatori tranne un particolare elemento BB, il quale viene mappato a cc. Questo processo di riduzione è un esempio elementare di come le decomposizioni di Morse e le matrici di connessione siano legate a un'operazione di riduzione che semplifica la struttura algebraica per facilitare il calcolo e l'analisi delle connessioni dinamiche.

Quando si lavora con posets variabili, dove PP può evolversi in un altro poset PP', occorre estendere le definizioni di omomorfismo filtrato per poter includere questa variabilità. La definizione di omomorfismo filtrato diventa più complessa e richiede l’introduzione di una mappatura che preservi l'ordine, garantendo che la struttura del poset originale venga conservata anche in un poset modificato. Questo si traduce nella necessità di definire morfismi tra complessi filtrati che possano adeguarsi a nuove configurazioni di poset, mantenendo comunque le proprietà fondamentali richieste dalle matrici di connessione.

Il concetto di "reduced chain complex" (complesso chain ridotto) emerge come strumento fondamentale nella teoria dei complessi di Conley. La riduzione implica l'eliminazione di elementi irrilevanti all'interno del poset, e la definizione di un sottoinsieme distinto PP^* di PP che rappresenta gli elementi significativi. Gli elementi appartenenti a PPP \setminus P^*, che non contribuiscono alla topologia fondamentale del sistema dinamico, sono eliminati dalla matrice di connessione, semplificando così la struttura computazionale e algebrica del complesso.

Un altro aspetto essenziale è la gestione delle omotopie filtrate parziali. Quando si affrontano modifiche in un poset e si applicano mappe che non sono definite in modo completo per tutti gli elementi, è necessario definire una versione parziale dell'omotopia che permette di operare anche su poset incompleti. La condizione che un omomorfismo soddisfi h(CI)Cα1(I)h(C_I) \subset C'_{\alpha^{ -1}(I)}, dove α\alpha è una mappatura parziale, è una generalizzazione che permette di lavorare con configurazioni più flessibili di poset e di studiare i complessi dinamici senza perdere informazioni fondamentali.

In particolare, nel contesto delle decomposizioni di Morse, un altro strumento potente è l'introduzione di un partizionamento aciclico associato alla decomposizione. La partizione aciclica si ottiene unendo i vettori multipli all'interno dello stesso insieme di Morse, garantendo che la partizione risultante rispetti la condizione di aciclicità, un aspetto fondamentale per la validità topologica della decomposizione.

Le estensioni al concetto di matrice di connessione che emergono dall’introduzione di poset variabili e dalla necessità di ridurre complessi non significativi hanno un impatto significativo nella risoluzione di problemi complessi di dinamica combinatoria. Ogni complesso di Conley ha una rappresentazione ridotta unica, che fornisce una comprensione profonda della struttura dinamica attraverso la matrice di connessione. Questa matrice non solo riassume la struttura del complesso filtrato ma anche fornisce gli strumenti necessari per l'analisi dinamica, sia in applicazioni teoriche che pratiche.

In sintesi, le matrici di connessione e i complessi di Conley sono strettamente legati alla teoria dei poset filtrati, con le loro variazioni che offrono nuove possibilità per trattare dinamiche complesse in sistemi topologici e combinatori. L'introduzione di concetti come la riduzione dei complessi, le omotopie filtrate e le estensioni parziali dei poset è cruciale per una comprensione avanzata delle strutture dinamiche e per l'applicazione di tali concetti in contesti dinamici complessi.