Nel regime delle piccole deformazioni e dei campi deboli applicati su uno stato iniziale di polarizzazione finita, il comportamento dei materiali ferromagnetoelastici saturi è descritto da un sistema accoppiato di equazioni dinamiche e costitutive, lineari rispetto a piccole variazioni, ma linearizzate attorno a uno stato di bias statico non nullo. Questo stato iniziale è caratterizzato da una magnetizzazione finita e statica, da deformazioni elastiche e campi magnetici interni, tutti considerati noti e governati da equazioni non lineari statiche.

Le grandezze incrementali tra lo stato iniziale e lo stato presente includono lo spostamento uu, la magnetizzazione mm, il potenziale magnetostatico ψ\psi, il campo magnetico di Maxwell hMh^M, il campo magnetico locale efficace hLh^L, l’induzione magnetica bMb^M, e la forza di scambio tra spin adiacenti rappresentata da aa. Le equazioni del moto lineari comprendono sia la quantità di moto lineare del continuo accoppiato, sia la quantità di moto angolare del reticolo e dello spin, accoppiate con le equazioni magnetostatiche derivate dalle equazioni di Maxwell in regime quasi-statico.

Nel caso specifico dei cristalli cubici appartenenti alla classe m3mm3m, come il granato di ferro e ittrio (YIG), la simmetria impedisce l’effetto piezomagnetico in assenza di campi e deformazioni. Tuttavia, sotto l’azione di una magnetizzazione iniziale lungo l’asse x3x_3, il comportamento effettivo diventa piezomagnetico attraverso il coefficiente di magnetostrizione b44b_{44}. Le relazioni costitutive risultanti collegano le componenti simmetriche del tensore degli sforzi con le derivate spaziali dello spostamento e con la magnetizzazione, e analogamente il campo magnetico locale con entrambe queste grandezze.

L’accoppiamento tra deformazioni elastiche e magnetizzazione genera due tipi fondamentali di onde: onde piezomagnetiche longitudinali e onde elastiche trasversali accoppiate con onde di spin. Le onde longitudinali si propagano lungo la direzione della magnetizzazione iniziale e sono descritte da un sistema di due equazioni accoppiate per u3u_3 e ψ\psi, da cui si deduce che la velocità di fase è modificata dall’effetto piezomagnetico, risultando in una costante elastica efficace c11=c11+4πM02c'_{11} = c_{11} + 4\pi M_0^2. Questo rappresenta un’irrigidimento magnetico del mezzo dovuto alla presenza del campo magnetico iniziale.

Le onde trasversali accoppiate con onde di spin, invece, coinvolgono i gradi di libertà u1,u2,m1,m2u_1, u_2, m_1, m_2, e sono descritte da un sistema di quattro equazioni accoppiate. La dinamica è fortemente influenzata dalla costante di scambio α11\alpha_{11}, dai termini di anisotropia magnetica χ\chi, dal campo esterno statico H0H_0, e dal coefficiente di accoppiamento meccanico-magnetico b44b_{44}. Le soluzioni ammissibili per queste onde assumono una forma sinusoidale nello spazio e oscillatoria nel tempo, con condizioni di compatibilità che conducono a una matrice di accoppiamento il cui determinante fornisce le condizioni di disp_

Come si descrive il comportamento elastico in grandi deformazioni?

La teoria non lineare dell’elasticità tratta la deformazione di corpi continui quando queste sono di ampiezza significativa, andando oltre le semplici approssimazioni lineari. Si considera un continuo deformabile che, nella configurazione di riferimento al tempo iniziale t0t_0, occupa una regione VV delimitata da una superficie SS. In questo stato iniziale, ogni punto materiale è identificato da un vettore posizione X\mathbf{X} espresso tramite coordinate rettangolari XKX_K, che rappresentano una mappa continua dei materiali nel corpo, assicurando la loro identificabilità nel processo deformativo. Al tempo successivo tt, il corpo assume una nuova configurazione vv, delimitata dalla superficie ss, e ogni punto materiale si sposta nella posizione attuale y\mathbf{y}, espressa con coordinate spaziali yky_k.

I sistemi di coordinate scelti sono ortonormali, con vettori base che rispettano le proprietà di ortogonalità e normalizzazione, descritte dal delta di Kronecker δkl\delta_{kl} e δKL\delta_{KL}, il quale assume valore 1 se gli indici coincidono e 0 altrimenti. La trasformazione tra i due sistemi di coordinate è caratterizzata dalla loro coincidenza, permettendo così una descrizione più semplice e diretta del moto.

Il moto del corpo è formalizzato tramite una funzione yi=yi(X,t)y_i = y_i(X, t), che associa ad ogni punto materiale della configurazione di riferimento la sua posizione attuale. La deformazione viene quindi analizzata attraverso il vettore spostamento u\mathbf{u}, definito come la differenza tra la posizione attuale y\mathbf{y} e la posizione iniziale X\mathbf{X}, ossia y=X+u\mathbf{y} = \mathbf{X} + \mathbf{u}.

Per cogliere la variazione di forma del corpo, si considera un elemento materiale infinitesimale dXd\mathbf{X} nella configurazione iniziale che, a seguito della deformazione, si trasforma in dyd\mathbf{y} nella configurazione attuale. Questa trasformazione è descritta dal gradiente di deformazione yk,K=δkK+uk,Ky_{k,K} = \delta_{kK} + u_{k,K}, un tensore a due punti che collega le variazioni infinitesimali nei due sistemi di coordinate. La quantità J=det(yk,K)J = \det(y_{k,K}), nota come Jacobiano della deformazione, rappresenta il rapporto tra i volumi infinitesimali nelle configurazioni attuale e di riferimento ed è sempre positivo, assicurando l’invertibilità della trasformazione e l’assenza di interpenetrazione di materia.

L’analisi del moto e della deformazione utilizza inoltre i simboli di permutazione εijk\varepsilon_{ijk} e εKLM\varepsilon_{KLM}, fondamentali nella formulazione delle leggi fisiche vettoriali e tensionali, e che obbediscono a precise identità combinatorie, come la relazione che lega il prodotto di due simboli di permutazione al delta di Kronecker. Queste identità matematiche sono alla base della descrizione tensoriale dei fenomeni fisici coinvolti, come la rotazione e il cambiamento di volume.

La formulazione con tensori a due punti, che dipendono simultaneamente dalle coordinate di riferimento e spaziali, è essenziale per trattare la complessità delle grandi deformazioni non lineari, e costituisce il fondamento teorico per lo sviluppo delle successive teorie di magnetoelasticità e ferromagnetoelasticità. La comprensione approfondita di questa base è cruciale per affrontare le relazioni costitutive più complesse che governano i materiali ferromagnetoelastici e le loro risposte sotto carichi meccanici e magnetici.

È importante per il lettore cogliere come la transizione dalla configurazione di riferimento a quella attuale non sia semplicemente un cambiamento di coordinate, ma una trasformazione fisica che coinvolge la geometria e la fisica del corpo. La nozione di Jacobiano positivo riflette la necessità di preservare l’orientazione e la continuità del materiale, evitando fenomeni fisici non realistici come il collasso volumetrico o la penetrazione reciproca delle particelle.

Inoltre, la formalizzazione tensoriale e l’uso di simboli di permutazione non sono solo strumenti matematici astratti, ma mettono in evidenza le simmetrie intrinseche e le proprietà invarianti della materia deformata, ponendo le basi per l’estensione delle teorie a fenomeni più complessi, come l’interazione tra campo magnetico e deformazione meccanica nei materiali ferromagnetici.

Come si sviluppano le equazioni bidimensionali per lastre ferromagnetoelastiche sottili?

Considerando una lastra sottile orientata lungo l’asse x3x_3, con il piano medio definito dagli assi x1x_1 e x2x_2, si sviluppa una gerarchia di equazioni bidimensionali a partire da una descrizione tridimensionale di spostamenti, magnetizzazione e potenziale magnetico. La lastra ha spessore 2c2c e le direzioni normali e tangenziali al bordo sono indicate con nn e ss. L’approccio si basa sull’espansione in serie di potenze lungo la coordinata di spessore x3x_3 di questi campi, con l’obiettivo di ricavare equazioni che dipendono solo da x1,x2x_1, x_2 e dal tempo tt.

Le espansioni di uu, mm e ψ\psi in potenze di x3x_3 permettono di definire i gradiente relativi e, tramite integrazione lungo lo spessore, di ottenere i risultanti bidimensionali di forze estensionali, di taglio, di momento di flessione e di torsione, nonché gli effetti magnetici e di scambio. La simmetria e le proprietà di parità delle funzioni di spessore sono fondamentali per semplificare queste relazioni e per selezionare i termini significativi.

Le relazioni costitutive bidimensionali emergono dall’integrazione delle corrispondenti equazioni tridimensionali di equilibrio e di campo magnetico, e assumono forme in cui i termini meccanici e magnetici si intrecciano, riflettendo l’interazione ferromagnetoelastica. L’uso di coefficienti B(mn)B(mn) basati su integrali di potenze di x3x_3 definisce pesi specifici per ciascun ordine della serie di espansione.

Per una teoria di primo ordine, si approssimano i campi considerati con le componenti di ordine zero e uno, in cui le deformazioni di estensione e flessione sono espresse come funzioni di x3x_3 fino al primo grado, includendo effetti di Poisson e deformazioni di taglio legate alla flessione. Alcune componenti di tensione, ritenute relativamente piccole, vengono eliminate mediante condizioni di rilassamento dello stato di tensione, semplificando ulteriormente le equazioni. In particolare, le tensioni normali attraverso lo spessore e le tensioni di taglio associate sono considerate trascurabili, permettendo di esprimere le componenti di spostamento più complesse in funzione di quelle principali.

Queste approssimazioni conducono a un sistema di equazioni bidimensionali che descrivono il comportamento meccanico e magnetico della lastra, includendo le interazioni magnetoelastiche tramite termini che coinvolgono le componenti di magnetizzazione e potenziale magnetico, con le loro rispettive derivate spaziali e temporali. La notazione sfrutta una somma bidimensionale in cui gli indici spaziali sono limitati a 11 e 22, a indicare la natura ridotta delle equazioni rispetto alla descrizione completa tridimensionale.

Quando si applica il modello a materiali cristallini cubici, come il granato di ittrio e ferro (YIG), si considerano condizioni specifiche di magnetizzazione spontanea allineata con l’asse di spessore. Qui la magnetizzazione varia attorno a uno stato di saturazione, con restrizioni imposte dalla condizione di saturazione stessa, che annulla alcune componenti trasversali. Le relazioni costitutive del materiale sono espresse in termini delle costanti elastiche cubiche e delle costanti magnetoelastiche, combinando deformazioni e magnetizzazione con le rispettive sollecitazioni e campi magnetici.

In questo contesto, si osserva che alcune tensioni magnetoelastici sono di ordine trascurabile e possono essere ignorate senza perdita significativa di precisione. La formulazione bidimensionale finale tiene conto di queste semplificazioni per descrivere in modo efficiente il comportamento della lastra magnetoelastica sottile sotto azioni meccaniche e magnetiche.

È importante comprendere che la riduzione dimensionale non è una mera semplificazione matematica, ma una costruzione rigorosa che tiene conto delle simmetrie e dei piccoli parametri legati allo spessore della lastra. L’eliminazione delle componenti di tensione trascurabili tramite le condizioni di rilassamento assicura coerenza tra le leggi costitutive tridimensionali e il modello bidimensionale risultante. Inoltre, l’interazione magnetoelastica non è semplicemente un’aggiunta di termini magnetici alle equazioni meccaniche, ma un sistema fortemente accoppiato dove le deformazioni influenzano la magnetizzazione e viceversa, e ciò si riflette nelle equazioni accoppiate ottenute.

Il lettore dovrebbe altresì tenere presente che i modelli di ordine superiore possono essere sviluppati seguendo analoghe procedure di espansione, ma aumentano notevolmente la complessità analitica e computazionale. Per molte applicazioni ingegneristiche, tuttavia, il modello di primo ordine fornisce un compromesso efficace tra accuratezza e praticità.

Infine, una comprensione approfondita del comportamento magnetoelastico richiede di considerare anche i fenomeni di dissipazione energetica, isteresi magnetica e dinamica non lineare, aspetti non direttamente trattati in questa formulazione lineare e deterministica, ma che rappresentano estensioni cruciali per applicazioni reali e dispositivi avanzati.

Come si derivano e si interpretano le equazioni costitutive nei materiali ferromagnetoelastici?

Nel contesto della meccanica dei materiali ferromagnetoelastici, le equazioni di moto e di conservazione della quantità di moto e momento angolare si intrecciano con la descrizione del campo magnetico e delle deformazioni elastiche. Poiché il continuo di spin è senza massa, l’equazione del momento lineare riduce a una condizione di equilibrio delle forze magnetiche e meccaniche, espressa dall’uguaglianza f_M + f_L = 0. L’equazione del momento angolare introduce un tensore di scambio A, che soddisfa vincoli di ortogonalità rispetto alla magnetizzazione ridotta μ′, vincoli necessari per mantenere la saturazione magnetica costante e la coerenza fisica del modello.

Attraverso l’applicazione del teorema della divergenza, l’equazione del momento angolare si trasforma in una forma differenziale complessa, in cui le derivate spaziali del tensore di scambio A e della magnetizzazione μ′ sono accoppiate tramite simboli di Levi-Civita, a evidenziare l’interazione vettoriale e rotazionale intrinseca a questi sistemi. La restrizione simmetrica imposta sul tensore A assicura la coerenza delle equazioni, evitando termini incompatibili con la fisica del problema.

La conservazione della massa, integrata con le equazioni di equilibrio lineare e angolare, conduce a un sistema di equazioni differenziali parziali che governano l’evoluzione del campo magnetico, della deformazione e della velocità del materiale. La forma differenziale dell’equazione di energia viene riscritta in termini di una trasformazione di Legendre, introducendo la funzione potenziale F che dipende da variabili termodinamiche quali la temperatura θ, la magnetizzazione μ′, il campo elettrico E′ e altre grandezze coniugate. Questa funzione F consente di ottenere le relazioni costitutive attraverso derivate parziali, fornendo così una descrizione completa del comportamento elastico e magnetico del materiale.

La formulazione prende in considerazione le componenti recuperabili e dissipative delle tensioni τ, della polarizzazione P e del campo magnetico interno B_L. Le componenti recuperabili derivano direttamente dalla funzione potenziale F, mentre le componenti dissipative sono legate alle irreversibilità e al rilascio di energia nel sistema, espressi dall’inequazione di Clausius-Duhem che impone vincoli di causalità e di seconda legge della termodinamica.

Le relazioni costitutive così ottenute garantiscono la conservazione delle simmetrie spaziali e la cosiddetta obiettività, ovvero l’invarianza rispetto a trasformazioni di rotazione, fondamentale per descrivere correttamente i materiali in condizioni reali. Il potenziale F viene espresso in funzione di tensori scalari derivati da prodotti interni di tensori di deformazione, magnetizzazione e campo elettrico, riflettendo la natura accoppiata e anisotropa del materiale ferromagnetoelastico.

La complessità del modello matematico deriva dall’interazione tra meccanica dei solidi deformabili e fisica del magnetismo, in cui le quantità fisiche come il tensore di scambio, le tensioni, la polarizzazione e i campi magnetici sono interdipendenti e regolati da condizioni di vincolo rigorose. L’uso di moltiplicatori di Lagrange per imporre queste condizioni consente di mantenere la coerenza tra le variabili e di garantire il rispetto delle leggi fisiche fondamentali.

Nel complesso, questo formalismo consente di derivare una descrizione rigorosa e auto-consistente del comportamento dinamico dei materiali ferromagnetoelastici, essenziale per applicazioni avanzate quali dispositivi magnetoelastici, sensori e attuatori smart. La corretta comprensione e applicazione di queste equazioni richiede attenzione ai vincoli di saturazione magnetica, alla distinzione tra componenti dissipative e recuperabili e all’invarianza rispetto alle simmetrie del sistema.

Oltre quanto esposto, è fondamentale riconoscere l’importanza della termodinamica non equilibrata e della dissipazione energetica nelle trasformazioni magnetoelastiche, poiché queste influenzano direttamente l’efficienza e la stabilità dei dispositivi. Inoltre, l’interazione tra microstruttura magnetica e meccanica a scala microscopica determina le proprietà macroscopiche osservabili, quindi la modellazione deve includere anche considerazioni sulla struttura a scala fine e sulla dinamica del dominio magnetico. La capacità di incorporare questi aspetti nel modello permette di prevedere con maggior precisione il comportamento reale dei materiali e di ottimizzarne le prestazioni in applicazioni tecnologiche.