Il rivelatore di fase sensibile (PSD) è uno strumento fondamentale nella misura di grandezze elettriche, in particolare in applicazioni dove è necessario estrarre componenti specifiche da un segnale ac. Tra le diverse configurazioni di rivelatori di fase sensibile, i due principali tipi sono quelli a moltiplicatore (Multiplier Type) e quelli sincroni (Synchronous Type). Questi dispositivi sono utilizzati principalmente per separare la componente in fase (IPSD) e la componente in quadratura (QPSD) di un segnale complesso. In questa sezione, esploreremo questi due tipi di rivelatori, descrivendo i loro principi operativi e le applicazioni tipiche.

Nel rivelatore di fase sensibile a moltiplicatore, il segnale in ingresso viv_i e il segnale di riferimento vRv_R sono entrambi rappresentati come segnali sinusoidali con ampiezze e fasi variabili. Il principio base di questo tipo di rivelatore è che il suo output è proporzionale al prodotto dei due segnali in ingresso. L'uscita del moltiplicatore viene quindi integrata, e l’integrale risultante contiene la componente in fase, utile per molte misurazioni precise. In particolare, nel caso di segnali sinusoidali, l’uscita dell’integratore può essere espressa come:

vop=ViVRcos(θ)v_{op} = V_i V_R \cos(\theta)

Dove θ\theta rappresenta la differenza di fase tra i segnali viv_i e vRv_R. Questi rivelatori sono spesso utilizzati in applicazioni dove è necessario misurare la fase relativa tra due segnali, come nella misurazione dell’impedenza di componenti passivi, in particolare induttori e condensatori.

Una variante interessante è il rivelatore di fase sensibile sincrono, che utilizza un interruttore analogico a polo singolo e doppia via (SPDT), un amplificatore invertente e un integratore. A differenza del rivelatore di fase sensibile a moltiplicatore, che moltiplica direttamente i segnali di ingresso, il tipo sincrono utilizza l’interruttore per selezionare alternativamente il segnale viv_i o il suo negativo, in modo da estrarre le componenti desiderate in fase o in quadratura. Nel caso di un rivelatore di fase sensibile sincrono con un riferimento vRv_R spostato di 90 gradi rispetto al segnale in ingresso, la componente in quadratura è data da:

voq=ViVRsin(θ)v_{oq} = V_i V_R \sin(\theta)

La capacità di selezionare tra le componenti in fase e in quadratura rende questi dispositivi particolarmente versatili in applicazioni di demodulazione e rilevamento sincrono, come nel caso degli amplificatori a blocco (lock-in amplifiers), dove è necessario misurare con alta precisione segnali deboli in presenza di rumore.

Nel contesto di misure di induttanza e capacità, il rivelatore di fase sensibile è spesso impiegato per eseguire misurazioni su ponti quasi bilanciati. Ad esempio, nel caso della misurazione dell'induttanza, si utilizza un ponte quasi bilanciato in cui il segnale di riferimento VsV_s viene applicato a un rivelatore IPSD. Il bilanciamento del ponte viene ottenuto regolando una variabile fino a quando l'uscita del rivelatore non diventa zero. Questo processo è ripetuto per un secondo bilanciamento, con un altro segnale di riferimento, permettendo infine di calcolare l'induttanza LLL_L e la resistenza equivalente RLR_L utilizzando formule specifiche.

Nel caso dei condensatori, il principio è simile, ma viene utilizzato un ponte diverso per misurare la conduttanza parallela GcpG_{cp} e la capacità CcpC_{cp}. La regolazione precisa del bilanciamento consente di determinare con grande accuratezza queste proprietà, che sono essenziali in numerosi dispositivi elettronici.

Oltre alla misurazione diretta di induttori e condensatori, i rivelatori di fase sensibile sono utilizzati anche in dispositivi come i divisori di tensione induttivi (IVD), che consentono di ottenere variazioni di rapporto di trasformazione precise su più decadi. Questo è possibile grazie alla presenza di un trasformatore ratio con tappo di secondario che consente una variazione continua della tensione in uscita, fornendo così una risoluzione fine nelle misure.

In conclusione, i rivelatori di fase sensibile, sia a moltiplicatore che sincroni, giocano un ruolo cruciale nelle misurazioni di precisione, particolarmente quando si tratta di separare e analizzare componenti di segnali sinusoidali in fase o in quadratura. La loro applicazione in misure di impedenza, induttanza, capacità, e anche in tecniche avanzate come la demodulazione sincrona, li rende strumenti indispensabili in una varietà di campi, dall'ingegneria elettronica alla ricerca scientifica.

Qual è il significato delle unità derivate nel Sistema Internazionale (SI)?

Il Sistema Internazionale (SI) di unità, il sistema di misurazione utilizzato globalmente per le scienze fisiche, include numerose unità derivate che, pur non essendo base del sistema, sono essenziali per esprimere grandezze fisiche complesse. Queste unità, sebbene derivino da combinazioni di unità fondamentali, sono riconosciute con nomi e simboli speciali per facilitare il loro uso. Tra queste unità, molte hanno una storia legata alla figura di scienziati che hanno contribuito significativamente alla nostra comprensione delle leggi della natura.

Ad esempio, la dose assorbita di radiazione ionizzante è misurata in gray (Gy), un'unità che rappresenta l'assorbimento di un joule di energia per chilogrammo di materia. La scelta del nome per questa unità omaggia Louis Harold Gray, il fisico che per primo propose un concetto simile. Un'altra unità fondamentale in fisica è il becquerel (Bq), che misura l'attività di un radionuclide, ed è definito come un evento al secondo, onorando l'opera di Henri Becquerel nella scoperta della radioattività. Analogamente, la forza è misurata in newton (N), il cui nome commemora Isaac Newton, che formulò le leggi del movimento, fondamentali per tutta la fisica classica.

Altre unità derivano da fenomeni più astratti, come l'induttanza, misurata in henry (H), un'unità che si riferisce alla capacità di un sistema di generare una variazione di flusso magnetico in seguito a una variazione di corrente. Anche in questo caso, il nome è stato dato in onore di Joseph Henry, noto per i suoi studi sull'elettromagnetismo. Non meno importante è il volt (V), l'unità di potenziale elettrico, che prende il nome da Alessandro Volta, un pioniere nello studio della corrente elettrica.

Ogni unità nel SI rappresenta non solo una misura di una grandezza fisica, ma anche un omaggio a un contributo storico e scientifico, cementando il legame tra il progresso della conoscenza e la nomenclatura delle unità stesse. Inoltre, sebbene alcune di queste unità abbiano trovato ampia applicazione, altre come il katal (kat), che misura l'attività catalitica, sono più di nicchia, ma non meno fondamentali in ambiti specialistici come la biochimica e la catalisi.

Per facilitare l'uso di valori estremamente grandi o piccoli, il Sistema Internazionale include prefissi che modificano la dimensione delle unità. Ad esempio, il prefisso "milli" indica un millesimo di unità base, mentre "kilo" significa mille volte l'unità base. In fisica, per esempio, un chilogrammo rappresenta mille grammi, e un chilometro è mille metri. Questi prefissi sono essenziali per una comunicazione precisa e concisa di quantità che, senza di essi, risulterebbero complicate da esprimere.

Un altro aspetto importante riguarda la differenza tra due unità che sembrano simili, come il gray (Gy) e il sievert (Sv), entrambe misurate in joule per chilogrammo (J/kg). Sebbene siano entrambe utilizzate per quantificare l'esposizione alla radiazione, il sievert tiene conto degli effetti biologici della radiazione, mentre il gray misura solo la dose fisica assorbita. Questa distinzione evidenzia l'importanza di non confondere grandezze che, sebbene numericamente equivalenti, possiedono significati differenti in contesti applicativi specifici.

Oltre alle unità principali, l'introduzione di prefissi consente di esprimere in modo efficace grandezze che variano enormemente in scala. Il prefisso "tera" (T) rappresenta un trilione (10¹²), mentre "nano" (n) significa un miliardesimo (10⁻⁹). Questo sistema di notazione rende più pratiche le operazioni scientifiche e ingegneristiche, che spesso richiedono il trattamento di numeri estremamente grandi o piccoli, senza dover scrivere numeri con decimali lunghi e difficili da gestire.

Nel contesto delle unità derivate, è essenziale comprendere come l'interazione tra grandezze fisiche richieda l'uso di più unità per descrivere fenomeni complessi. Un esempio di tale combinazione è l'energia, misurata in joule (J), che può essere definita come il lavoro compiuto quando una forza di un newton agisce su un oggetto spostandolo di un metro. La comprensione di come queste unità si combinano tra loro è cruciale per un'accurata interpretazione dei fenomeni fisici, così come per le applicazioni pratiche in ingegneria, medicina e scienze naturali.