La quantizzazione della circolazione dei vortici in elio II è analoga alla quantizzazione del flusso magnetico nei superconduttori. Nel 1947, Abrikosov applicò i vortici quantizzati per descrivere il diagramma di fase magnetica dei superconduttori di tipo II. Mentre nei superfluidi i vortici quantistici sono legati al momento angolare orbitale associato alla rotazione del superfluido, nei superconduttori essi sono legati al flusso magnetico quantizzato. Il nucleo di questi vortici è costituito dallo stato normale, con dimensioni dell'ordine della lunghezza di penetrazione di London, ed è circondato da uno stato superconduttore, con una corrente superconduttiva quantizzata che circola intorno ad esso.

Invece della circolazione della velocità vdlv \cdot dl lungo linee chiuse, nei superconduttori la quantità quantizzata è la circolazione del potenziale vettoriale AA lungo linee chiuse, cioè AdlA \cdot dl. Applicando il teorema di Stokes, si ottiene:

Adl=×AdS=BdS=Φ\oint A \cdot dl = \int \int \nabla \times A \cdot dS = B \cdot dS = \Phi

dove BB è il campo magnetico e Φ\Phi è il flusso magnetico. Dalla relazione di London che lega la corrente elettrica jj al potenziale vettoriale AA e al gradiente della fase ϕq\phi_q della funzione d'onda collettiva, si può scrivere:

jdl=2e2mcA+ϕdl=0\oint j \cdot dl = -\frac{2e^2}{mc} \oint A + \nabla \phi \cdot dl = 0

Poiché ϕdl=2πn\nabla \phi \cdot dl = 2\pi n, segue dalla relazione precedente che:

Φ=hc2e|\Phi| = \frac{hc}{2e}

Questo valore rappresenta il quanta del flusso magnetico, una combinazione delle costanti universali fondamentali ee, hh, e cc. Il suo valore è quindi lo stesso per tutti i superconduttori, a differenza del quanta di circolazione nei superfluidi, che dipende dalla massa delle particelle.

La quantizzazione del flusso magnetico fu prevista da London nel 1948 e osservata per la prima volta nel 1961. I campi magnetici relativamente deboli vengono espulsi dai superconduttori (effetto Meissner), ma se il campo magnetico è sufficientemente forte, può distruggere lo stato superconduttore inducendo una transizione di fase allo stato normale. Tuttavia, in alcuni materiali, come i superconduttori di tipo II, è energeticamente favorevole formare una rete di vortici quantizzati che trasportano un flusso magnetico quantizzato. Tali vortici possono essere mossi dal flusso di corrente elettrica, portando a una dissipazione di energia e causando una resistenza elettrica non nulla, pur trovandosi nello stato superconduttore.

Questo fenomeno è il risultato di un processo di descrizione quantistica che riguarda sia i superfluidi che i superconduttori, tramite una funzione d'onda collettiva. La quantizzazione della circolazione della velocità attorno alle linee di vortice nei superfluidi e la quantizzazione del flusso magnetico attraverso superfici delimitate da linee chiuse intorno ai vortici nei superconduttori sono concetti che rispecchiano analogie fisiche di grande interesse. Sebbene queste analogie siano affascinanti, il nostro interesse si concentra principalmente sui superfluidi.

Inoltre, gli stati di vortici sono stati riscontrati anche in alcuni materiali ferromagnetici o antiferromagnetici e sono rilevanti per la tecnologia dell'informazione, in quanto utilizzati per generare bit per la memorizzazione e il riconoscimento delle informazioni. La descrizione di tali vortici è fisicamente e matematicamente più complessa rispetto a quella dei vortici nei superfluidi e nei superconduttori, ma rimane un campo di studio di grande attualità.

La comprensione di questi fenomeni richiede un’analisi approfondita delle proprietà quantistiche dei fluidi e dei materiali coinvolti. Non è solo l'osservazione diretta dei vortici che conta, ma anche la comprensione dei meccanismi che governano la loro dinamica, specialmente in condizioni estreme come quelle in cui si verifica una transizione di fase o un campo magnetico di alta intensità. In queste situazioni, è fondamentale comprendere come i vortici interagiscono con l'ambiente circostante e come queste interazioni possano essere sfruttate per applicazioni pratiche, sia nei superfluidi che nei superconduttori.

La transizione tra i regimi di energia: Turbolenza e cascata quantistica

L'analisi dei regimi di transizione nel contesto della turbolenza superfluida e quantistica offre uno spunto interessante per comprendere come l'energia si distribuisca in un sistema fisico. Questo comportamento, in cui i fenomeni osservati sono legati a regimi di scala diversi, si distingue per la presenza di una cascata energetica che può essere influenzata da vari parametri fisici. In particolare, il concetto di intermittente è strettamente legato alla distribuzione dell'energia nelle transizioni tra diversi regimi di turbolenza, in cui il parametro β\beta gioca un ruolo cruciale.

Nel contesto della turbolenza, si osserva che la cascata energetica non è un processo che segue semplicemente un'espressione dimensionale. Piuttosto, il comportamento dell'esponente β\beta, come mostrato nell'espressione (10.3.41), potrebbe essere associato a fenomeni di intermittente, ovvero la non omogeneità della distribuzione dell'energia tra le diverse modalità del sistema. Un'ulteriore osservazione importante è che il parametro di scala kk non sempre segue un andamento lineare; ad esempio, in canali stretti, la funzione E(k,κ,d)E(k, \kappa, d) potrebbe descrivere una transizione dalla scala k5/3k^{ -5/3} a k1k^{ -1}, ma attraverso una regione intermedia di comportamento diverso.

In questo scenario, l’interpolazione tra i comportamenti di  k5/3\ k^{ -5/3} e  k1\ k^{ -1} non è sempre uniforme. La forma dell’intermediario può variare a seconda dei valori del parametro AA, che può influenzare notevolmente la natura della transizione. È possibile che in alcune situazioni la regione intermedia mostri un comportamento più complesso, come una forma di k3k^{ -3}, invece di quella di equipartizione k2k^2. I dati sperimentali hanno mostrato che l'effetto di questa transizione non è sempre ben definito, con alcuni esperimenti che non rivelano una regione con esponente k2k^2.

Un altro punto interessante riguarda la relazione tra il parametro AA nelle espressioni di interpolazione e l’esponente mm che descrive la transizione nel dominio di kk, in particolare nella zona di "gomito" nelle rappresentazioni grafiche. La variazione del parametro AA influisce sul comportamento della pendenza del grafico, che può passare da un regime di equipartizione con pendenza positiva (m=2m=2) a uno con pendenza negativa, ma intermedia tra 5/3-5/3 e 1-1, a seconda del valore di AA.

Dal punto di vista fisico, questo comportamento suggerisce che il valore di AA potrebbe essere legato al tempo di residenza dell'energia nel regime di transizione, rispetto al tempo caratteristico di scambio energetico tra le modalità fisiche del sistema. Quando il tempo di residenza trest_{res} è molto più grande del tempo di scambio energetico text_{ex}, si verifica un regime di equipartizione, in cui l’energia viene distribuita uniformemente tra le modalità. Tuttavia, quando trestext_{res} \ll t_{ex}, l'energia si trasferisce rapidamente dal modo iniziale al modo finale, senza tempo sufficiente per una distribuzione omogenea, ed è improbabile che si osservi una regione di tipo k2k^2.

Un'ulteriore proposta teorica, supportata da L'Vov et al., suggerisce che ci potrebbe essere un "collo di bottiglia" nel trasferimento di energia tra i regimi di k5/3k^{ -5/3} e k1k^{ -1}, rendendo il tempo di residenza sufficiente affinché l'energia possa essere redistribuita in modo più uniforme, ma con una transizione molto più lenta. In questo caso, il comportamento del sistema può essere descritto da una cascata energetica che avviene più lentamente, facilitando una transizione tra regimi che avrebbe altrimenti una risposta rapida.

Nel passaggio dalla turbolenza classica a quella quantistica, si assume che la cascata Kolmogorov classica possa essere generalizzata attraverso una dissociazione del tasso di dissipazione, definito tramite la costante quantica κ\kappa. Questo approccio è simile a quello classico, ma applicato al regime quantistico, dove la dissipazione può essere espressa come funzione di κ\kappa e della lunghezza LL. Questo consente di osservare una scalatura k5/3k^{ -5/3} per il regime quantistico, simile a quella che emerge dalla turbolenza classica. Tuttavia, in presenza di canali stretti, come nel caso della turbolenza debole, la dissociazione quantica potrebbe portare a una modifica dell’energia spettrale, con una dipendenza dal diametro del canale dd, suggerendo l'emergere di una nuova forma di cascata energetica.

La transizione dalla turbolenza classica a quella quantistica implica un cambiamento nella distribuzione dell'energia e nelle modalità di dissipazione. Questo cambio di regime è particolarmente evidente quando si considera che la dissipazione quantica segue un comportamento differente rispetto alla turbolenza classica, e l’energia non si distribuisce sempre in modo uniforme attraverso le diverse scale. Questo comportamento può portare a un modello più complesso di fluttuazioni energetiche, che necessità di un’analisi più approfondita dei regimi di transizione tra i comportamenti classici e quelli quantistici.