Nel contesto dei media porosi saturi di liquido, esistono diversi tipi di onde, tra cui le onde di espansione e di rotazione, che giocano un ruolo cruciale nella dinamica dei solidi e dei liquidi all'interno di questi ambienti complessi. Le onde di tipo P (primarie) e S (secondarie) si distinguono principalmente in base alla loro velocità di propagazione e alla loro interazione con le fasi solida e liquida del mezzo poroso.

Le onde P, in particolare, si suddividono in due categorie: onde veloci e onde lente. Le onde veloci (P-veloci) si verificano quando la fase solida e quella liquida si muovono nella stessa direzione, mentre le onde lente (P-lente) si formano quando il movimento delle due fasi avviene in direzione opposta. La propagazione di queste onde può essere descritta mediante equazioni di movimento, che prendono in considerazione sia la deformazione del mezzo solido che il movimento del fluido attraverso i pori del materiale.

Le equazioni di propagazione delle onde di espansione e rotazione in un media poroso saturo di liquido sono governate dai coefficienti elastici di Biot, che definiscono le proprietà di deformazione del mezzo. In particolare, i coefficienti elastici N, P, Q e R descrivono il comportamento elastico del mezzo solido e del liquido nelle condizioni di saturazione. Risolvendo le equazioni d'onda omogenee, è possibile determinare le velocità delle onde longitudinali (onde P) e trasversali (onde S) che si propagano attraverso il media poroso saturo di liquido.

Le onde di espansione, che si propagano come onde longitudinali, si manifestano in due modalità: una con velocità di propagazione elevata (onda P-veloce) e l'altra con velocità ridotta (onda P-lenta). Queste onde sono caratterizzate da una relazione di ampiezza tra la fase solida e quella liquida del media. Il comportamento delle onde di espansione in un mezzo poroso saturo di liquido dipende dalla combinazione di diversi fattori, tra cui la geometria dei pori e la viscosità del fluido intrappolato nei pori stessi.

Le onde di rotazione, d'altra parte, si verificano quando il movimento delle particelle nel media poroso è di tipo rotazionale. La propagazione di queste onde è influenzata dalla coppia di forze che agiscono tra la fase solida e quella liquida. In particolare, la rotazione del liquido è generata dalla rotazione delle particelle solide, con una velocità di taglio che è la stessa per entrambi i componenti del sistema. Il comportamento di queste onde può essere descritto con una serie di equazioni di movimento che tengono conto delle interazioni tra le due fasi.

Un altro aspetto fondamentale nella propagazione delle onde nei media porosi saturi di liquido è l'introduzione della viscosità del fluido. Quando la viscosità del liquido è alta, si verifica una dissipazione di energia a causa del movimento relativo tra il fluido e il solido. In particolare, quando la frequenza delle onde supera la frequenza critica, il fluido non soddisfa più la condizione di flusso laminare prevista dalla legge di Poiseuille. A questo punto, è necessario modificare la teoria di Biot per includere l'effetto della viscosità, poiché la dissipazione di energia influisce sulla propagazione delle onde di espansione e rotazione.

Le onde di espansione e rotazione in un media poroso saturo di liquido sono soggette a una serie di fenomeni complessi, tra cui l'attenuazione delle onde ad alta frequenza e l'interazione tra il fluido e la fase solida. L'introduzione della dissipazione viscoelastica in queste equazioni permette di modellare in modo più accurato il comportamento delle onde quando il fluido presenta un comportamento non ideale, come nel caso del flusso turbolento o quando la viscosità è significativa.

In sintesi, le onde di espansione e di rotazione nei media porosi saturi di liquido sono fenomeni fisici complessi che dipendono da una serie di parametri, tra cui la geometria del mezzo poroso, la viscosità del fluido, e le caratteristiche elastiche del sistema. La comprensione della propagazione di queste onde è essenziale per il design e l'analisi di materiali porosi utilizzati in diverse applicazioni, come nei biomateriali o nei mezzi di trasmissione acustica.

È importante, per il lettore, considerare che la presenza di energia dissipata, come nel caso della viscosità del fluido, altera in modo significativo la velocità di propagazione e l'attenuazione delle onde. Inoltre, la complessità delle equazioni di movimento e il bisogno di modificare la teoria di Biot in condizioni di alta frequenza e viscosità sono aspetti cruciali per una corretta comprensione del comportamento delle onde nei media porosi. La propensione dei sistemi a dissipare energia non solo rende più complesso il modello fisico, ma può anche influire sulla progettazione di dispositivi che utilizzano questi materiali, come sensori acustici o dispositivi medici.

Qual è il futuro della tomografia fotoacustica basata su LED?

Negli ultimi anni, la tecnologia LED ha mostrato un notevole potenziale nel campo dell'imaging fotoacustico, una tecnica che combina informazioni ottiche e ultrasoniche per creare immagini ad alta risoluzione dei tessuti biologici. Questo progresso ha aperto nuove possibilità per l'imaging funzionale e molecolare, consentendo l'osservazione in tempo reale di fenomeni biologici a livello microscopico. I LED, con le loro caratteristiche distintive, come l'ampia gamma di lunghezze d'onda (400–1000 nm), la capacità di regolare la larghezza dell'impulso, il design compatto, l'efficienza energetica e la convenienza economica, si pongono come uno strumento prezioso per le applicazioni precliniche e cliniche.

L'integrazione dei LED nell'imaging fotoacustico ha mostrato un'incredibile versatilità, soprattutto per l'imaging diagnostico point-of-care, che sta rapidamente guadagnando attenzione nel campo medico. I LED, grazie alla loro compatibilità con diverse modalità di imaging, potrebbero accelerare l'adozione della tomografia fotoacustica nelle strutture sanitarie cliniche, migliorando così le tecnologie di imaging convenzionali.

Nel contesto delle applicazioni cliniche, le matrici di LED potrebbero essere sviluppate per adattarsi a forme diverse, ampliando così il campo di applicazione della tomografia fotoacustica. Un esempio interessante è rappresentato dai LED disposti a forma di anello, progettati specificamente per l'imaging 3D della mammella, una potenziale innovazione che potrebbe rivoluzionare la diagnosi precoce del cancro al seno. Altra potenziale innovazione riguarda il possibile impiego dei LED in combinazione con fibre ottiche, aprendo la strada a tecniche minimamente invasive ed endoscopiche. Se raggiunta una sufficiente messa a fuoco, i LED potrebbero anche consentire la microscopia fotoacustica a risoluzione acustica (PAM), una tecnica che promette di migliorare l'accuratezza delle immagini e l'individuazione di anomalie nei tessuti.

Un esempio recente di ricerca in questa direzione è lo studio condotto da Dai et al., che ha esplorato un sistema PAM basato su un LED miniaturizzato che opera a 405 nm. Questo sistema ha permesso di mappare in vivo le reti vascolari nei tessuti biologici utilizzando un LED ad alta potenza (1,2 W) con una larghezza d'impulso di 200 ns e una frequenza di ripetizione estesa fino a 40 kHz. Sebbene questo studio rappresenti un interessante punto di partenza per l'applicazione clinica dei LED in PAM, la risoluzione temporale raggiunta non è ancora ottimale per studi clinici su larga scala. Questo pone un'importante sfida per il futuro sviluppo di sistemi di imaging più avanzati e precisi.

Tuttavia, l'applicazione dei LED in sistemi di PAM a risoluzione ottica potrebbe incontrare difficoltà tecniche, soprattutto per quanto riguarda la capacità di ottenere dimensioni del punto diffrattive limitate a livello microscopico. Per affrontare questa sfida, una direzione promettente potrebbe essere lo sviluppo di nuovi sonde ad ultrasuoni a bassa frequenza (2–3 MHz) con banda ultra-larga e sensibilità elevata. Questo approccio permetterebbe di ottenere una maggiore profondità di imaging senza compromettere la risoluzione spaziale, ampliando così il potenziale dell'imaging fotoacustico.

Guardando al futuro, l'imaging fotoacustico basato su LED appare come un'innovazione di grande valore per la diagnostica medica. La capacità dei LED di combinare l'efficacia dell'imaging ottico con la precisione dell'ultrasuono potrebbe rivoluzionare l'approccio alla diagnosi e al monitoraggio delle malattie. Inoltre, grazie ai suoi costi contenuti e alla facilità di integrazione, questa tecnologia potrebbe diventare una risorsa fondamentale per la diagnostica clinica, rendendo più accessibili e diffusi strumenti avanzati di imaging.

Una delle sfide principali, tuttavia, sarà quella di affinare le prestazioni dei sistemi LED per ottenere risoluzioni sempre più elevate, sia a livello spaziale che temporale. Solo con il superamento di questi limiti, sarà possibile sfruttare appieno il potenziale dei LED nell'imaging fotoacustico, aprendo la strada a nuove applicazioni nella medicina diagnostica e terapeutica.

Come la modellazione della forma dell'onda ottica sta trasformando la fotoacustica: tecniche emergenti e applicazioni

La modellazione della forma dell'onda ottica è una tecnica emergente che ha suscitato notevole interesse nella comunità della fotoacustica negli ultimi anni. Questa tecnica, che permette di controllare il trasporto della luce in media disordinati, ha il potenziale di superare le difficoltà legate alla dispersione ottica nei tessuti biologici. Modificando la forma dell'onda incidente per compensare la dispersione, è possibile indirizzare la luce in configurazioni desiderate, concentrandola su posizioni specifiche all'interno o attraverso i media disordinati. Questo ha importanti applicazioni, in particolare per la microscopia a profondità, dove la luce deve penetrare tessuti complessi e opachi.

Nel campo della fotoacustica, i segnali fotoacustici possono fornire un feedback sull'intensità locale della luce, guidando la modellazione della forma dell'onda in modo non invasivo, per concentrare la luce attraverso media otticamente diffusi. Questo approccio non solo migliora l'intensità del segnale, ma può anche ridurre il rumore, aumentando così il rapporto segnale-rumore nelle onde ultrasoniche eccitate otticamente. Il risultato è una risoluzione spaziale definita acusticamente che può essere migliorata fino a una risoluzione definita otticamente, ottimizzando così la qualità dell'immagine.

Inoltre, la modellazione della forma dell'onda ottica ha aperto nuove strade nella realizzazione di strumenti fotoacustici minimamente invasivi. Un esempio significativo è l'uso delle fibre multimodali (MMF) per sviluppare endoscopi fotoacustici ultrafini, che offrono dimensioni di sonda molto più piccole, risoluzioni spaziali nettamente superiori e costi decisamente inferiori rispetto agli strumenti precedenti che utilizzavano fasci di fibre coerenti. Questi endoscopi sono in grado di eseguire esami in situ dei tessuti interni del corpo, rappresentando un grande passo avanti nell'adozione della fotoacustica per la diagnostica medica non invasiva.

Le applicazioni di questa tecnologia si estendono anche alla visualizzazione in tempo reale dei tessuti, migliorando la qualità dell'immagine per scopi diagnostici, in particolare in oncologia e nella valutazione di malformazioni vascolari o infiammazioni. Le fibre multimodali, infatti, permettono di ottenere immagini più chiare in aree difficili da raggiungere, come quelle situate nei profondi strati dei tessuti. Inoltre, la possibilità di manipolare la forma dell'onda ottica apre nuove frontiere nel trattamento di malattie, come la somministrazione mirata di farmaci o l'attivazione di agenti terapeutici localizzati in profondità.

Accanto a questi sviluppi, la comprensione di come i segnali fotoacustici possano essere utilizzati per la modellazione della forma dell'onda in sistemi biologici è fondamentale. L'intensità luminosa locale in un tessuto biologico non è uniforme a causa delle proprietà ottiche variabili dei diversi strati del tessuto stesso. La tecnica di modellazione della forma dell'onda consente di correggere queste imperfezioni, ottimizzando la trasmissione della luce attraverso i tessuti e migliorando la qualità dei segnali ricevuti.

È cruciale per il lettore considerare che la tecnologia della modellazione dell'onda ottica non è una soluzione universale. Sebbene le sue applicazioni siano promettenti, il successo di questa tecnica dipende in larga misura dalla qualità dei modelli matematici utilizzati per simulare e prevedere il comportamento della luce all'interno dei tessuti. Inoltre, la tecnologia è ancora in fase di sviluppo e la sua applicazione pratica a livello clinico richiederà tempo per perfezionarsi. In particolare, l'uso di fibre multimodali ultrafini per l'endoscopia fotoacustica potrebbe comportare nuove sfide tecniche, come il miglioramento della qualità dei materiali delle fibre stesse e l'ottimizzazione della miniaturizzazione dei dispositivi per garantire un'integrazione sicura e funzionale nei trattamenti clinici.

Come i compositi innovativi per l'OpUS possono migliorare l'efficienza e la risoluzione delle immagini mediche

I compositi utilizzati nella generazione di ultrasuoni fotoacustici (OpUS) sono diventati un'area di ricerca fondamentale per migliorare l'efficienza e la qualità delle immagini in ambito medico. In particolare, i compositi metallico-polimerici e quelli basati su nanoparticelle sono riusciti a superare le limitazioni dei tradizionali strati metallici sottili, offrendo nuove possibilità di ottimizzazione termica e ottica.

Un esempio innovativo di composito è stato proposto da Lee et al. (2017), che hanno sviluppato un composito sandwich metallico-polimerico costituito da un substrato di vetro e una struttura strato-pellicola di PDMS/Cr/PDMS/Al. Questo design ha permesso di formare una cavità di risonanza ottica tra i strati metallici di Cr e Al, aumentando significativamente l'assorbimento ottico del film di Cr. La funzione principale del film di Cr, spesso sottile (10 nm), era quella di generare ultrasuoni, trasferendo in modo efficiente il calore prodotto alle aree circostanti di PDMS. L'efficienza di trasferimento del calore ha portato a pressioni di ultrasuono superiori a 1,82 MPa sotto un'irradiazione laser di 2,35 mJ cm−2. Tuttavia, il vero vantaggio di questo composito risiede nel fatto che, grazie alla cavità di risonanza ottica, circa il 70% dell'energia ottica incidente veniva trasferita dal film di Al ai strati circostanti di PDMS, migliorando l'efficienza globale.

La scelta dei materiali per la realizzazione dei compositi ha un impatto significativo sulle loro prestazioni. Mentre il design in sandwich di Lee et al. ha mostrato ottimi risultati, si è anche dimostrato che l'uso di altri materiali come il Parylene porta a prestazioni inferiori rispetto al PDMS. Il PDMS, infatti, non solo è otticamente trasparente e biologicamente inerte, ma possiede anche una buona capacità di assorbire l'energia termica, rendendolo particolarmente adatto per applicazioni cliniche in scenari di guida minima invasiva per l'OpUS.

Un'altra strada promettente per la generazione di ultrasuoni fotoacustici è rappresentata dai compositi a base di particelle di carbonio. Un esempio di questa tipologia di composito è stato sviluppato da Buma et al., che hanno combinato il carbon black (CB) con il PDMS per creare una pellicola in grado di generare ultrasuoni con un'alta efficienza. Questo composito ha mostrato un notevole vantaggio in termini di rapporto segnale-rumore (SNR), con un film di 25 μm che ha raggiunto un SNR di 38 dB, rispetto ai tradizionali film di Cr con un SNR di 14 dB. La nanoparticella di carbon black ha permesso un migliore trasferimento termico grazie alle sue dimensioni nanometriche, che facilitano una maggiore efficienza nel convertire l'energia ottica in calore. Tuttavia, il composito di CB-PDMS ha mostrato alcune limitazioni, come la penetrazione ottica che è stata stimata in circa 1 μm, il che ha comportato una limitazione nella larghezza di banda degli ultrasuoni generati. In seguito, Buma et al. hanno ridotto ulteriormente il diametro della sorgente di ultrasuoni da 35 a 20 μm, il che ha portato a una larghezza di banda maggiore e a frequenze più elevate (>75 MHz), migliorando così la qualità dell'immagine.

L'uso di nanoparticelle come il carbon black ha mostrato anche vantaggi in termini di efficienza della conversione fotoacustica. In esperimenti successivi, è stato osservato che l'impiego di nanoparticelle più grandi di carbon black e la riduzione dello spessore del composito hanno ulteriormente aumentato la pressione degli ultrasuoni generati, registrando 800 kPa a una distanza di 10 mm dalla superficie del composito. La combinazione di un impulso laser più breve (5 ns rispetto ai 10 ns) ha contribuito ad aumentare sia la pressione degli ultrasuoni che la larghezza di banda, dimostrando il legame tra il profilo temporale del laser e la qualità degli ultrasuoni.

Oltre a questi risultati promettenti, è emerso un confronto importante tra i compositi di carbon black e i tradizionali trasduttori piezoelettrici. I compositi CB-PDMS hanno mostrato una maggiore efficienza nella generazione di ultrasuoni a frequenze superiori a 20 MHz rispetto ai trasduttori piezoelettrici utilizzati per l'imaging interventistico. Questo suggerisce che i compositi di carbon black potrebbero sostituire in futuro i trasduttori piezoelettrici in alcune applicazioni cliniche, in particolare per quelle che richiedono alte frequenze di ultrasuoni (>20 MHz).

Per comprendere appieno l'importanza di questi sviluppi, è essenziale che il lettore consideri non solo le prestazioni immediatamente visibili dei compositi, ma anche il loro potenziale per le applicazioni cliniche, in particolare nei contesti di imaging ad alta risoluzione e in scenari di interventi minimamente invasivi. In effetti, l'ottimizzazione delle proprietà termiche, ottiche e acustiche dei compositi avrà un impatto diretto sulla qualità delle immagini mediche e sulla precisione degli interventi chirurgici.

Innovazioni nei trasduttori ad ultrasuoni ottici: dai materiali ai dispositivi per applicazioni cliniche avanzate

La ricerca sui trasduttori ad ultrasuoni ottici (OpUS) ha compiuto significativi progressi negli ultimi anni, soprattutto nell'uso di materiali compositi come CSNP-PDMS (Silicone a base di nanoparticelle di carbonio), che promettono di migliorare l'efficienza e la qualità delle immagini ultrasoniche. Tuttavia, sebbene questi compositi abbiano dimostrato prestazioni promettenti in vari ambienti, un numero limitato di studi si è concentrato sull'applicazione di questi materiali su substrati miniaturizzati, come le estremità delle fibre ottiche. La ricerca condotta da Jiang et al., per esempio, ha sviluppato un metodo di rivestimento delle fibre ottiche con CSNP, utilizzando una fiamma di candela per depositare il rivestimento sulla superficie distale della fibra. Successivamente, è stato applicato un ulteriore strato di PDMS mediante un processo di immersione, creando così una struttura a due strati, che ha mostrato una buona risposta alle pressioni ultrasoniche sotto l'irraggiamento di un impulso laser a 532 nm.

Nonostante il valore di questi primi studi, permane la necessità di ulteriori ricerche sul comportamento dei trasduttori OpUS basati su compositi CSNP-PDMS, in particolare per ottenere una maggiore profondità di penetrazione nei tessuti e una risoluzione spaziale più alta nell'imaging ad ultrasuoni. Bodian et al. hanno comparato due metodi di fabbricazione per il rivestimento delle fibre ottiche con CSNP-PDMS, tra cui un approccio innovativo chiamato "all-in-one" (AiO) e il metodo "Direct Deposition" (DD), quest'ultimo precedentemente utilizzato da Jiang et al. L'approccio AiO prevede la miscelazione di CSNP con PDMS e l'immergimento di una fibra ottica con diametro di 200 μm in una soluzione di questa miscela, creando un rivestimento composito integrato. Al contrario, il metodo DD implica il riscaldamento del lato distale della fibra con una fiamma di candela per alcuni secondi, seguito da un ulteriore rivestimento con PDMS. Entrambi i metodi hanno prodotto compositi caratterizzati da un’alta capacità di assorbimento ottico (oltre il 98% tra 500 e 1400 nm) e pressioni ultrasoniche elevate, superiori ai 3 MPa, con larghezze di banda superiori a 29 MHz. Questi compositi hanno dimostrato di essere capaci di generare immagini ad ultrasuoni di tessuti biologici ex vivo con profondità superiori agli 8 mm, rendendo possibili immagini ad alta risoluzione (meno di 40 μm di risoluzione assiale) del cervello di agnello.

Questa ricerca ha rappresentato un passo importante nella realizzazione di trasduttori ad ultrasuoni completamente ottici, in grado di fornire immagini di alta qualità con una risoluzione superiore a quella ottenibile con i tradizionali trasduttori a ultrasuoni, ma con il vantaggio di essere minimamente invasivi. L'integrazione di questi dispositivi con interventi neurologici potrebbe migliorare notevolmente la guida chirurgica, fornendo informazioni strutturali in tempo reale durante le operazioni.

Un altro ambito innovativo nella ricerca sui trasduttori OpUS riguarda l'uso di quantum dots (QDs). Questi nanomateriali, grazie alle loro proprietà elettroniche uniche, permettono di sintonizzare le lunghezze d'onda di assorbimento e di emissione della luce, ampliando le possibilità per la generazione di ultrasuoni ottici. I quantum dots privi di metalli pesanti, come i QDs CuInS2, sono stati utilizzati in biomedicina per l’imaging biologico e la terapia, offrendo vantaggi significativi rispetto ai QDs tradizionali, che sollevano preoccupazioni circa la loro tossicità. In una delle ricerche più recenti, Bodian et al. hanno sviluppato il primo trasduttore OpUS a base di QD-PDMS, combinando un rivestimento bilayer di QDs CIS con PDMS per migliorare l'efficienza nella generazione di ultrasuoni. Questi compositi hanno mostrato una capacità di assorbire oltre il 90% della luce a 532 nm, ma anche di ridurre l’assorbimento a lunghezze d'onda più lunghe (>700 nm), che consente l'imaging fotoacustico simultaneo. L’ultrasuono generato da questi compositi ha raggiunto pressioni di 3.7 MPa, con una larghezza di banda superiore a 18 MHz, ed è stato utilizzato per eseguire immagini ultrasoniche e fotoacustiche co-registrate, dimostrando così l'efficacia di questa tecnologia nel fornire immagini di alta qualità attraverso diverse modalità diagnostiche.

Il potenziale dei quantum dots nei trasduttori OpUS risiede nella loro capacità di adattarsi a diverse esigenze terapeutiche e diagnostiche, grazie alla personalizzazione delle loro proprietà ottiche. Nonostante i benefici, è fondamentale sottolineare che la ricerca in corso mira a identificare QDs privi di metalli pesanti per ridurre i rischi di tossicità, e si prevede che la loro applicazione nei compositi per l’imaging OpUS diventi sempre più comune, consentendo combinazioni di imaging e trattamenti terapeutici avanzati.

In conclusione, l’innovazione nelle tecnologie per la generazione di ultrasuoni ottici sta aprendo nuove opportunità per la medicina, migliorando la qualità e la risoluzione delle immagini ottenibili attraverso tecniche minimamente invasive. La ricerca su nuovi materiali, come i compositi CSNP-PDMS e i quantum dots, non solo potenzia le capacità diagnostiche, ma potrebbe anche trasformare le modalità di intervento, con applicazioni che vanno dal miglioramento delle diagnosi neurologiche alla creazione di dispositivi multifunzionali per imaging e terapia combinata.