Nel contesto della formulazione TL (Lagrangiana totale), tutte le variabili adottate nelle espressioni di lavoro virtuale si riferiscono alla configurazione iniziale . Un passaggio fondamentale di questa formulazione consiste nel derivare la seguente relazione:
dove denota lo stress di Piola-Kirchhoff di seconda specie e le deformazioni associate di Green-Lagrange. Per giungere a questa relazione, è necessario innanzitutto stabilire la connessione tra e e quella tra e . Poiché la relazione tra e è già disponibile nelle equazioni (1.42) e (1.43), in questa sede ci concentreremo esclusivamente sulla relazione tra le deformazioni virtuali e .
Osservando che , dalle equazioni (1.4) e (1.6) possiamo ottenere:
Substituendo , otteniamo la seguente relazione:
Questa espressione può essere sostituita nell'equazione precedente, producendo una nuova forma per le deformazioni virtuali, come descritto in seguito. La validità della relazione in (1.88) diventa quindi evidente, poiché i termini coinvolti sono energeticamente coniugati: gli stress di Piola-Kirchhoff di seconda specie e le deformazioni di Green-Lagrange sono strettamente legati.
Inoltre, la definizione di trazioni superficiali e forze di corpo rispetto alla configurazione iniziale è data da:
Con queste relazioni, possiamo trasformare la configurazione di riferimento dell'equazione di lavoro virtuale (1.87) dalla configurazione a . Il risultato è l'equazione di equilibrio non lineare per la struttura, che rimane un'affermazione esatta di equilibrio per il solido in questione.
Nel contesto della formulazione UL (Lagrangiana aggiornata), tutte le quantità fisiche sono riferite all'ultima configurazione calcolata . In questo caso, si deve dimostrare la validità della relazione:
Dove e sono identiche. La connessione tra gli stress Cauchy e gli stress di Piola-Kirchhoff è già nota dalle equazioni (1.45) e (1.46). Si deve quindi derivare la relazione tra le deformazioni virtuali e le deformazioni di Green-Lagrange .
Questa relazione, una volta dimostrata, implica che gli stress di Piola-Kirchhoff di seconda specie e le deformazioni di Green-Lagrange siano anche energeticamente coniugati. Inoltre, definendo le trazioni superficiali e le forze di corpo rispetto alla configurazione , si ottengono le seguenti relazioni per i lavori esterni:
Queste equazioni sono utilizzate per ricavare la formulazione finale di equilibrio nella configurazione , garantendo che tutte le variabili siano disponibili all'inizio di ciascun passo incrementale nell'analisi non lineare.
In entrambe le formulazioni, TL e UL, si arriva alla conclusione che l'energia interna del sistema, rappresentata dalle deformazioni e dagli stress, è sempre coniugata con il lavoro esterno prodotto dalle forze applicate. Tuttavia, è importante comprendere che, sebbene il lavoro virtuale e le leggi di conservazione dell'energia siano fondamentali, la loro applicazione pratica richiede un'approfondita conoscenza della geometria e delle condizioni specifiche del sistema in analisi.
Come l'Equilibrio Virtuale e il Lavoro Virtuale Contribuiscono all'Analisi Nonlineare delle Strutture
Le equazioni di lavoro virtuale sono un aspetto fondamentale nell'analisi delle strutture, specialmente quando si tratta di problemi non lineari. Esse derivano direttamente dai principi di equilibrio e sono un potente strumento per modellare e analizzare il comportamento delle strutture soggette a carichi complessi. Queste equazioni si fondano sulla nozione che, durante una piccola variazione di uno stato di equilibrio, il lavoro virtuale svolto dai carichi esterni deve essere bilanciato dall'energia interna del sistema, che include sia l'energia di deformazione che quella potenziale. Nel contesto di strutture non lineari, questo principio assume una forma complessa che dipende dal passo incrementale e dalla risposta non lineare del materiale.
Consideriamo l'equazione fondamentale del lavoro virtuale che descrive il comportamento di un solido soggetto a deformazioni incrementali. La relazione di base, come indicato nell'equazione (1.123), può essere scritta come segue:
Dove il lato sinistro rappresenta il lavoro virtuale interno, che include le variazioni di energia di deformazione del materiale, e il lato destro è il lavoro virtuale esterno, generato dalle forze superficiali e dai carichi applicati al corpo. Queste espressioni sono essenziali per passare da una configurazione di riferimento a un'altra (da a ) e servono come base per formulare le equazioni incrementali di rigidità per i vari elementi finiti utilizzando la formulazione UL (Ulteriori Linee).
La principale difficoltà nell'analisi di strutture non lineari sta nel fatto che le deformazioni e gli spostamenti incrementali sono generalmente non lineari, il che significa che l'approccio classico di risolvere direttamente le equazioni di equilibrio non è applicabile. Per rendere trattabile il problema, è necessario linearizzare l'equazione di equilibrio, assumendo piccole deformazioni o utilizzando approssimazioni appropriate per le leggi costitutive.
Un altro elemento fondamentale è la distinzione tra le componenti lineari e non lineari della deformazione, che è chiaramente indicata nell'equazione (1.125). Il termine può essere suddiviso in una parte lineare e una parte non lineare , che rappresenta l'effetto delle deformazioni più complesse, come quelle che derivano da fenomeni plastici o da grandi spostamenti.
Per procedere con l'analisi, è necessario avere a disposizione una legge costitutiva adeguata che descriva il comportamento del materiale sotto carico. Se la relazione tra stress e deformazione può essere espressa linearmente, come nel caso dei solidi elastici, l'approccio descritto nelle equazioni (1.128) e (1.131) sarà sufficiente. Tuttavia, per strutture più complesse, come quelle che attraversano fasi di instabilità (ad esempio, nel post-buckling), è necessario un trattamento più avanzato, poiché le leggi costitutive lineari non sono più applicabili.
Nel contesto dell'analisi non lineare, diventa cruciale comprendere come i parametri materiali si comportano sotto grandi deformazioni. Le equazioni di lavoro virtuale, sebbene estremamente potenti, necessitano di una corretta interpretazione fisica. L'energia di deformazione e il lavoro virtuale esterno devono essere bilanciati in modo da mantenere l'equilibrio del sistema. L'interpretazione fisica dell'equazione (1.128) ci dice che la variazione complessiva dell'energia interna del sistema, causata dalle deformazioni e dalle sollecitazioni interne, è uguale alla differenza tra i lavori virtuali esterni nei due stati e , che rappresentano la transizione tra le configurazioni di riferimento.
Quando le sollecitazioni incrementali possono essere correlate direttamente alle deformazioni incrementali tramite la legge costitutiva, come nel caso dei materiali elastici, l'approccio descritto diventa molto più diretto. Tuttavia, per problemi non lineari complessi, come quelli che coinvolgono travi soggette a buckling o strutture a grande deformazione, l'uso di coefficienti materiali costanti potrebbe non essere sufficiente. In tali casi, è necessario considerare la possibilità di utilizzare coefficienti costitutivi variabili a seconda del tipo di deformazione.
Per quanto riguarda i solidi in equilibrio, è possibile descrivere il lavoro virtuale esterno in modo simile a come è stato fatto per la configurazione , ma con le dovute modifiche. L'equazione di lavoro virtuale esterno assume la forma:
Questa espressione è simile a quella per , ma con i riferimenti al punto anziché . È importante sottolineare che, in assenza di approssimazioni, l'equazione di lavoro virtuale rimane esatta. Essa fornisce una base solida per l'analisi incrementale non lineare delle strutture, ma richiede metodi numerici avanzati per essere risolta in pratica.
Aggiungendo a queste considerazioni, è cruciale per il lettore comprendere che l'approccio non lineare non si limita a una mera generalizzazione dell'analisi lineare, ma implica una comprensione profonda del comportamento del materiale e delle sue risposte alle sollecitazioni. La non linearità può derivare da vari fattori, tra cui la plasticità, i grandi spostamenti e le instabilità strutturali. Pertanto, la capacità di linearizzare opportunamente il problema e di applicare correttamente le leggi costitutive è fondamentale per ottenere risultati significativi in analisi non lineari.
Come si applica la deformazione Green–Lagrange nel contesto non lineare delle strutture intelaiate?
Nel contesto dell’analisi non lineare delle strutture intelaiate, la deformazione di Green–Lagrange rappresenta un fondamento teorico irrinunciabile per la formulazione delle equazioni costitutive in grandi deformazioni e rotazioni finite. Rispetto alla misura infinitesimale, questa deformazione tiene conto del secondo ordine nel gradiente del campo di spostamento, ed è particolarmente adatta per descrivere la cinematica quando lo spostamento relativo tra due punti non può più essere considerato trascurabile. L’impiego sistematico di tale formulazione nei metodi agli elementi finiti implica una trattazione rigorosa della configurazione di riferimento, della mappa deformata e del tensore metrico associato.
Il tensore di Green–Lagrange, in relazione con la seconda tensione di Piola–Kirchhoff, consente una formulazione total Lagrangiana che si mantiene coerente nel tempo, e permette l’integrazione incrementale-iterativa delle equazioni di equilibrio. In un tale contesto, i metodi come il Newton–Raphson trovano applicazione naturale, ma solo se la matrice di rigidezza tangente è aggiornata coerentemente ad ogni incremento. La non linearità geometrica è trattata mediante matrici di rigidezza geometrica, e l’aggiornamento incrementale della deformazione Green–Lagrange è fondamentale per garantire accuratezza nell’approssimazione dello stato deformato.
La deformazione incrementale Green–Lagrange assume rilievo nell’ambito delle rotazioni finite, dove la linearizzazione del tensore di deformazione non è più valida. In tali condizioni, l’applicazione della formula di rotazione finita di Rodriguez diventa essenziale per il corretto aggiornamento del sistema di riferimento locale. L’interazione tra rotazione rigida e deformazione reale richiede una distinzione esplicita tra dislocamenti compatibili e campi cinematicamente ammissibili. Ogni incremento computazionale deve tener conto non solo dell’equilibrio interno, ma anche della consistenza geometrica imposta dalle condizioni al contorno rigide o meccaniche.
Nel trattamento numerico, le matrici di rigidezza di ordine superiore emergono quando si considerano elementi compatibili su domini curvi o strutture shell, dove le funzioni di forma devono riflettere non soltanto la compatibilità nodale ma anche la curvatura intrinseca del dominio. L’adozione di elementi non conformi o incompatibili genera errori nella rigidezza interna e richiede test di consistenza quali il patch test o il rigid body motion test per garantire la validità del modello.
La struttura incrementale dell’analisi è scandita da step computazionali in cui si aggiorna il carico esterno, la configurazione geometrica e le quantità cinematiche. Il metodo del controllo dello spostamento generalizzato (GDC) e il metodo del carico controllato trovano impiego strategico in corrispondenza di punti limite, snap-back o fenomeni di softening, dove la risposta strutturale diventa multivalente e instabile. In queste condizioni, la corretta valutazione della deformazione Green–Lagrange e del tensore di stress associato è determinante per tracciare il percorso post-critico.
Nel caso di telai spaziali o elementi a guscio, le trasformazioni ortogonali tra i sistemi di riferimento locale e globale devono essere gestite tramite matrici di rotazione coerenti, aggiornate ad ogni incremento. L’uso di matrici ortogonali consente la conservazione dell’energia interna durante le rotazioni rigide, condizione essenziale per una formulazione energeticamente coerente. La deformazione Green–Lagrange, mantenuta come misura fondamentale anche nella configurazione aggiornata, permette di preservare il legame costitutivo indipendentemente dalla deformazione finita accumulata.
Importante considerazione è la compatibilità tra deformazione e tensione in un quadro incrementale. Il tensore costitutivo incrementale deve essere derivato in modo coerente con l’ipotesi kinematica adottata. Errori di formulazione in questa fase portano a soluzioni non fisicamente valide, compromettendo l’integrità dell’intero schema computazionale.
È essenziale che il lettore comprenda che la deformazione Green–Lagrange, pur essendo formalmente semplice, assume significato solo se integrata coerentemente in un quadro teorico che rispetti le condizioni geometriche e meccaniche del problema. La sua applicazione isolata, priva di una corretta formulazione del principio dei lavori virtuali o dell’equilibrio interno, può condurre a risultati distorti, in particolare in presenza di grandi rotazioni o instabilità localizzate. La scelta del riferimento, l’aggiornamento della configurazione, il rispetto della compatibilità e l’aderenza ai principi variazionali sono indispensabili per ogni analisi non lineare coerente.
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