La formazione di cristalli superatomici (SAC) è un campo innovativo nella chimica dei materiali, dove i "superatomi" giocano un ruolo centrale. Questi superatomi, che combinano clusters di metalli di transizione e molecole leganti, possiedono proprietà che si discostano da quelle dei solidi atomici tradizionali, grazie alla loro capacità di comportarsi come unità più grandi di un singolo atomo. Una strategia fondamentale nella progettazione dei SAC consiste nell'utilizzare il trasferimento di carica tra cluster neutri, dove uno è donatore di elettroni e l'altro è accettore. Questo tipo di interazione elettrostatica tra i cluster funge da forza trainante per l'auto-assemblaggio e la cristallizzazione dei superatomi.
Per esempio, materiali come [Co6Se8(PEt3)6] e [Ni9Te6(PEt3)8], che contengono cluster metallico e fullereni, formano strutture complesse grazie al trasferimento di carica tra di essi. Questi superatomi, una volta assemblati, presentano composti in stato solido che mantengono la struttura interna dei cluster originali, ma con cariche che si trasferiscono tra di loro. Le loro strutture cristalline sono isomorfe a quelle dei solidi ionici tradizionali, ma con una maggiore flessibilità nelle interazioni tra i cluster.
Una delle caratteristiche più promettenti dei SAC è la loro capacità di adattarsi e modulare le proprietà elettroniche e magnetiche. Per esempio, studi hanno dimostrato che combinando due cluster simili come il Co6Se8(PEt3)6 e il Cr6Te8(PEt3)6 in diverse proporzioni con C60, è possibile preparare soluzioni solide superatomiche. Sebbene la struttura cristallina di base non cambi, le proprietà elettroniche e magnetiche del materiale risultano significativamente alterate, come evidenziato dal miglioramento della conducibilità elettrica. Questo fenomeno si spiega con la presenza di stati energetici aggiuntivi che, derivanti dalla eterogeneità strutturale del materiale, riescono a ridurre la barriera di attivazione per il trasporto elettronico.
In aggiunta, questi superatomi non solo presentano interessanti proprietà di trasporto elettrico, ma sono anche capaci di essere modificati chimicamente attraverso l'inserimento di ospiti redox-attivi. Per esempio, il tetracianetilene (TCNE) può essere inserito in un SAC attraverso una trasformazione cristallina da cristallo singolo a cristallo singolo, come dimostrato nei lavori del team di Roy. Questo processo non solo apre la porta alla manipolazione delle proprietà ottiche e magnetiche dei superatomi, ma contribuisce anche alla loro versatilità nella progettazione di nuovi materiali con funzionalità avanzate.
Altre innovazioni emergono dall'uso di materiali di base diversi dai fullereni. Per esempio, la combinazione di C70 con Co6Te8(PEt3)6 ha portato alla formazione di SAC con una struttura ricca di fasi, che presenta una varietà di nuove caratteristiche fisiche. Questa capacità di sostituire i costituenti base nei SAC offre opportunità uniche per esplorare nuovi comportamenti fisici e chimici.
Inoltre, l'auto-assemblaggio dei SAC permette la formazione di materiali a strati van der Waals, che possono essere facilmente esfoliati in nanosheets, come nel caso della struttura [Co6Se8(PEt2phen)6][C60]5. La possibilità di esfoliare questi materiali a livello molecolare non solo apre nuove strade per l'uso dei SAC come materiali funzionali, ma permette anche di ottenere nanomateriali che mantengono le proprietà dei cristalli di partenza, ma con dimensioni significativamente ridotte.
Tuttavia, è importante considerare che la realizzazione e l'applicazione di SAC richiede un controllo preciso delle interazioni tra i cluster e tra i leganti. Le modifiche della sfera di leganti, come avvenuto in studi recenti, possono determinare la formazione di strutture superatomiche ancora più complesse, dando origine a nuovi comportamenti fisici. Pertanto, la progettazione e la sintesi di SAC richiedono un approccio altamente mirato, in cui ogni componente gioca un ruolo essenziale nel determinare le proprietà finali del materiale.
I SAC, grazie alla loro struttura unica e alle interazioni che li caratterizzano, offrono opportunità per lo sviluppo di materiali con proprietà regolabili, come la conduttività elettrica, la magnetizzazione e la conduttività termica. Queste caratteristiche, uniche nel loro genere, potrebbero rivoluzionare il campo dei materiali per applicazioni in elettronica, magnetismo e fotonica, fornendo una piattaforma per l'innovazione tecnologica in una vasta gamma di settori.
Le transizioni di fase strutturale ed elettronica nei cluster superatomici e il loro impatto sulle proprietà materiali
I cluster superatomici, strutture molecolari formate da un insieme di atomi o molecole che si comportano collettivamente come un singolo "superatomo", sono oggetto di crescente interesse nella chimica dei materiali. Tra questi, i cluster contenenti metalli di transizione e semiconduttori come il [Co6Te8(PEt3)6][C70]2 sono emblematici per le loro proprietà uniche, che derivano da complesse transizioni strutturali ed elettroniche indotte da variazioni di temperatura. Questo materiale, composto da cluster molecolari Co6Te8(PEt3)6 e fullerene C70, passa attraverso due transizioni di fase termicamente indotte che alterano profondamente la sua struttura e le sue proprietà elettroniche.
A basse temperature, la struttura cristallina è caratterizzata da C70 monomerici e dimerici C2−140 che sono orientati in modo ordinato. Tuttavia, sopra i 240 K, si verifica una transizione ordine-disordine, che modifica le proprietà di trasporto termico del materiale, trasformandolo da comportamento cristallino a amorfo. Un ulteriore aumento della temperatura, circa a 330 K, porta alla dissociazione dei dimetri C2−140, che attiva una nuova banda elettronica nella sublattice di fullerene. Questo cambiamento strutturale ed elettronico comporta un notevole incremento della conduttività elettrica e della densità di spin, mentre la larghezza del gap ottico si riduce drasticamente. Questo comportamento, che unisce trasformazioni strutturali ed elettroniche, dimostra come i materiali superatomici possano rispondere dinamicamente a stimoli esterni, portando a nuovi stati fisici con applicazioni promettenti, come dispositivi elettronici avanzati.
Il materiale Co12Se16(PEt3)10[C140][toluene]x, invece, si distingue per la sua capacità di combinare superatomi a forma di asta (Co12Se16) con fullereni C70, portando a una serie di eventi che coinvolgono il trasferimento di elettroni dal superatomo alla molecola di fullerene, che poi si dimera per formare C140 dianioni. Questa combinazione di superatomi e fullereni genera strutture cristalline complesse con motivi di impacchettamento innovativi. Interessante è anche il fatto che la forma anisotropa di questi cluster consente la creazione di strutture non compatte, con vuoti che possono ospitare molecole di solvente. Questi solventi, come il toluene, agiscono da modulatori della struttura cristallina e delle sue proprietà, permettendo la regolazione delle caratteristiche ottiche ed elettroniche del materiale variando la stechiometria del sistema.
Tuttavia, nonostante l'eccellente potenziale di questi materiali, la loro formulazione in polvere cristallina ad alta cristallinità rappresenta un ostacolo significativo per il loro utilizzo in dispositivi funzionali. Le interazioni elettrostatiche tra i nanocluster contribuiscono alla formazione di cristalli ionici che, pur presentando un buon ordine strutturale, non sono facilmente manipolabili. Alcuni ricercatori, come Yang e Nuckolls, hanno superato questo problema utilizzando derivati del fullerene con catene laterali lunghe e flessibili, che inibiscono le interazioni elettrostatiche tra i nanocluster. Questo approccio consente di ottenere materiali superatomici ionici che possono essere facilmente trattati in soluzione e trasformati in sottili film omogenei e amorfi. Questi materiali amorfi mostrano composizioni e proprietà nuove, in grado di raggiungere una conduttività elettrica estremamente alta, una bassa conduttività termica e una trasparenza ottica che raggiunge il 92%.
Un altro approccio interessante riguarda la creazione di cristalli superatomici covalenti. Per realizzare cristalli con un forte accoppiamento elettronico tra i superatomi, è necessario legare covalentemente i superatomi stessi. Un esempio significativo è l'uso di leganti cianuri, che consentono un forte accoppiamento meccanico, elettronico e magnetico tra vari metalli. Questi leganti cianuri, se utilizzati in configurazione di ponte, possono formare strutture tridimensionali (3D) simili al blu di Prussia, che sono altamente desiderabili per la loro capacità di generare framework reticolari estesi. Questi framework superatomici possono essere progettati variando il rapporto e la topologia dei blocchi costitutivi, permettendo la sintesi di materiali con proprietà diverse, come la possibilità di creare strutture 1D, 2D o 3D.
Un approccio recente include l'uso di superatomi differenziati per sito, come nel caso del superatomo [trans‐Co6Se8(CN)4(CO)2]3−/4−, che consente di controllare la dimensionalità del framework superatomico. Con questo approccio, è stato possibile ottenere materiali a strati vdW (Van der Waals), che possono essere esfoliati per produrre fiocchi sottilissimi, che mantengono le proprietà uniche del materiale originale. Questi materiali esfoliati possono essere funzionalizzati in superficie per ottenere nuove proprietà ottiche e chimiche, ampliando così le possibilità di applicazione in dispositivi avanzati.
Un aspetto fondamentale da comprendere è che i materiali superatomici, pur mostrando straordinarie proprietà quando trattati in modo adeguato, sono ancora in una fase di sviluppo in cui la sintesi e la manipolazione a livello pratico rappresentano sfide considerevoli. La ricerca continua a esplorare nuovi modi per migliorare la lavorabilità e la stabilità di questi materiali, nonché per comprendere meglio come le loro proprietà possano essere ottimizzate per applicazioni specifiche. Le future applicazioni dei cluster superatomici, in particolare nei campi dell'elettronica, dell'ottica e della fotonica, richiederanno un'evoluzione nei metodi di sintesi, caratterizzazione e progettazione, ma il loro potenziale rimane enorme.
Quali sono i metodi di sintesi dei cluster di platino e palladio e come influenzano la loro struttura?
La sintesi dei cluster di platino e palladio è un campo di ricerca che ha visto sviluppi significativi negli ultimi decenni. I metodi di sintesi per questi cluster metallico-carbonilici, noti per la loro stabilità e reattività, sono spesso oggetto di studio per migliorare le rese e la purezza dei composti finali. Esistono vari approcci per la loro preparazione, tra cui la riduzione dei precursori metallici, la carbonilazione diretta e le reazioni di tipo redox.
Un primo approccio per la sintesi dei cluster di platino consiste nella riduzione di specie carboniliche più grandi, portando alla formazione di cluster di platino più ridotti, come il monomero [Pt3(CO)6]2–, ottenuto dalla riduzione degli oligomeri più grandi mediante l'uso di Na/K. Questo composto rappresenta uno dei cluster di platino più ridotti, ma è estremamente sensibile all'aria e ha solo una caratterizzazione spettroscopica, senza una forma solida stabile. In alternativa, i cluster di platino carbonilici possono essere sintetizzati direttamente in acqua mediante carbonilazione a temperatura ambiente di [PtCl6]2–. Questo metodo è stato migliorato in modo significativo da Longoni et al., con procedure più semplici e rese elevate. In particolare, i cluster [Pt3n(CO)6n]2– (n>6), una miscela di oligomeri, e il cluster [Pt38(CO)44]2– sono disponibili attraverso sintesi a singolo stadio, partendo da reagenti commerciali e sotto diverse pressioni di CO. Questo potrebbe facilitare l'isolamento e la caratterizzazione dei cluster di platino discreti e ben definiti, che sono di grande interesse nella scienza dei nanomateriali.
Un ulteriore sviluppo nella sintesi di questi cluster è rappresentato dal metodo della "ship-in-a-bottle", sviluppato da Ichikawa e collaboratori. Questo approccio consente la formazione selettiva di cluster di platino carbonilici in materiali micro- e mesoporosi, come zeoliti, che agiscono come supporto per i sali metallici. Questa tecnica offre vantaggi significativi in termini di controllo della struttura dei cluster, favorendo la loro formazione in ambienti confinati.
Per quanto riguarda i cluster di palladio, la via sinteticamente più comune implica la riduzione dei sali di palladio, sia con CO che con altri agenti riducenti in presenza di CO. Tuttavia, a differenza dei cluster di platino, i cluster di palladio non formano complessi carbonilici omolettici stabili in soluzione, per cui è necessario l'uso di leganti donatori aggiuntivi, come i fosfini. Un metodo generico sviluppato per ottenere cluster di palladio carbonilici prevede l'uso di Pd(OAc)2 come precursore e CO che svolge un doppio ruolo sia come riducente che come legante. Questo approccio è efficace in solventi organici-acquosi sotto un'acidità controllata, ed è applicabile a diversi leganti PR3 (R = gruppi alchilici o arilici).
Nel caso del palladio, la riduzione spesso porta alla formazione di composti con bassa nuclearità (3 ≤ n ≤ 10), che successivamente possono essere utilizzati come precursori per ottenere cluster con alta nuclearità. Le indagini sulla reattività dei cluster Pd10(CO)12L6 hanno portato alla sintesi di una vasta gamma di cluster di palladio, con valori di n che vanno da 12 a 145, grazie alla bassa energia coesiva del palladio e alla debole coordinazione del CO e dei leganti PR3 a Pd(0), che favorisce la crescita dei cluster.
Una delle tecniche più avanzate per la sintesi dei cluster metallico-carbonilici è l'uso di reazioni redox, che permettono la preparazione di cluster omometallici e bimetallici. In particolare, la condensazione redox è una delle procedure più utilizzate per la preparazione di cluster di metalli a nuclearità elevata. Questa reazione avviene tra un anione di carbonile metallico ridotto e una specie ossidata, che può essere un altro complesso carbonilico, un sale metallico o un complesso. Ad esempio, la dimerizzazione di [Pt24(CO)30]n a [Pt38(CO)44]n avviene grazie all'ossidazione del cluster di platino. Inoltre, la condensazione redox permette la preparazione di PPC bimetallici come Ni–Pt, Au–Pd, e Pt–Pd, a partire da carbonili di metallo o sali di altri metalli, generando una varietà di nuovi composti con diverse strutture.
Oltre ai metodi redox, esistono anche approcci chimici e fisici che possono essere utilizzati per modificare e perfezionare i cluster già formati. Questi metodi permettono di ottenere nuovi composti e aumentare la versatilità dei cluster di platino e palladio, permettendo un controllo maggiore sulla loro struttura e proprietà. La comprensione dei vari metodi di sintesi, così come il controllo dei parametri di reazione, come la concentrazione dei reagenti, la temperatura e il tipo di solvente, sono cruciali per ottenere cluster con le caratteristiche desiderate.
Infine, va sottolineato che la sintesi di cluster di metalli nobili, come il platino e il palladio, è di fondamentale importanza non solo per la loro applicazione in catalisi, ma anche per il loro impiego nella nanoscienza e nelle tecnologie emergenti, come i sensori e i materiali avanzati. Il controllo della struttura e della composizione dei cluster è essenziale per ottimizzare le loro proprietà fisiche e chimiche, rendendoli strumenti cruciali in numerosi settori tecnologici.
Come l'Ingegneria delle Superfici e l'Assemblaggio Supramolecolare Influiscono sulle Proprietà dei Cluster d'Oro
I cluster d'oro, piccole aggregazioni di atomi di oro legati da legami metallici e protetti da leganti organici, stanno suscitando un crescente interesse nella ricerca scientifica, in particolare per la loro capacità di alterare e migliorare una vasta gamma di proprietà fisiche e chimiche. Questo fenomeno è il risultato di una combinazione di ingegneria delle superfici dei cluster e di assemblaggio supramolecolare, che permette di personalizzare le loro caratteristiche, tra cui la semiconductività, il magnetismo e la biocompatibilità.
L'assemblaggio supramolecolare di questi cluster consente di formare strutture più complesse, come cristalli di polimero, che possiedono caratteristiche fisiche superiori rispetto ai singoli cluster isolati. Un esempio di questa ingegneria avanzata è rappresentato dai cristalli di polimero contenenti un'alleanza di AuAg, in cui le catene polimeriche si allineano lungo un asse cristallografico specifico, creando una conduttività anisotropica marcata. Tale comportamento, misurato mediante dispositivi a transistor a effetto di campo (FET), ha rivelato un'anisotropia della conduttività elettrica, con valori significativamente più alti lungo l'asse c-cristallografico rispetto all'asse a. Queste scoperte mostrano che, attraverso l'assemblaggio dei cluster in strutture cristalline ordinate, è possibile ottenere un controllo preciso sulla conduzione e la mobilità dei portatori di carica, avvicinando queste proprietà a quelle dei semiconduttori organici tradizionali.
Un altro aspetto di grande interesse è la manipolazione delle proprietà magnetiche dei cluster. Quando i cluster di Au25(SBu)18, inizialmente paramagnetici in soluzione, si assemblano in cristalli, i loro stati elettronici non accoppiati tendono a formare una configurazione a stato fondamentale non magnetico. La causa di questo cambiamento di comportamento magnetico risiede nelle interazioni tra i cluster: quando i cluster sono strettamente vicini, il loro stato non magnetico risulta energeticamente più favorevole rispetto a uno stato magnetico, grazie a una riduzione dell'energia associata ai legami d'oro-oro tra i cluster stessi. Tali risultati sono stati confermati da simulazioni teoriche e da studi spettroscopici come l'EPR (Risonanza Paramagnetica Elettronica) che rivelano differenze significative nei segnali a seconda dello stato fisico dei cluster.
L'ottimizzazione delle proprietà di questi materiali non riguarda solo le applicazioni in elettronica o magnetismo, ma si estende anche alla biomedicina. In particolare, i cluster d'oro funzionalizzati con leganti adatti sono stati utilizzati per il rilascio controllato di farmaci, come nel caso dei complessi Dox-GCA, dove la doxorubicina, un chemioterapico, viene rilasciata in modo mirato dalle particelle di GCA, aumentando così l'efficacia del trattamento e riducendo gli effetti collaterali. La combinazione di biocompatibilità e proprietà farmacologiche avanzate rende questi materiali promettenti per una varietà di applicazioni terapeutiche, inclusa la somministrazione di farmaci anticancro.
Inoltre, la ricerca sta esplorando come la struttura dei cluster possa influenzare non solo la loro attività biochimica, ma anche la loro interazione con le cellule. I test in vitro su cellule HeLa hanno dimostrato che i cluster di oro dopati con farmaci come la doxorubicina sono efficaci nel penetrare le cellule e rilasciare il farmaco in modo controllato nel tempo. L’uso di tecniche avanzate come la microscopia confocale ha permesso di tracciare la distribuzione del farmaco all'interno delle cellule, confermando l'efficacia di questi materiali nella medicina personalizzata.
È importante sottolineare che, mentre la ricerca sui cluster d'oro e le loro applicazioni è ancora nelle fasi iniziali, i progressi ottenuti finora sono significativi e promettenti. L'ingegneria delle superfici e l'assemblaggio supramolecolare sono strumenti potenti per ottimizzare le proprietà fisiche, chimiche e biologiche di questi materiali, e le scoperte future potrebbero aprire nuove possibilità in ambito tecnologico e terapeutico. Tuttavia, è fondamentale un approfondimento continuo riguardo alla stabilità a lungo termine dei cluster in ambienti biologici e alle loro potenziali interazioni con altre molecole biologiche, affinché possano essere utilizzati in modo sicuro ed efficace nelle applicazioni mediche.
Come l'Internet delle Cose (IoT) sta Ottimizzando il Monitoraggio dei Sistemi Fotovoltaici e l'Automazione degli Edifici Intelligenti
Come trattare il GERD refrattario: diagnosi e opzioni terapeutiche

Deutsch
Francais
Nederlands
Svenska
Norsk
Dansk
Suomi
Espanol
Italiano
Portugues
Magyar
Polski
Cestina
Русский