Quando la vita di Jawaharlal Nehru si intrecciava con le durissime circostanze del carcere, la sua mente non si fermava mai. La prigione era una costante nella sua esistenza, ma non solo per il corpo. La sua mente, curiosa e mai sazia, trovava comunque il modo di riflettere su questioni molto più ampie di quelle personali. Ogni trasferimento da una prigione all'altra, ogni periodo di solitudine, sembrava essere un'opportunità per lui per crescere come individuo e come pensatore. Quando venne trasferito da Dehra Dun alla prigione di Naini, la sua mente si riempì di pensieri riguardo alla sua famiglia, alla sua nazione e al futuro. Un futuro che sognava, e che sapeva essere legato all'indipendenza politica e alla trasformazione sociale dell'India.

Nel corso di questo periodo difficile, Jawaharlal Nehru scrisse lettere a sua figlia Indira, un modo per colmare la distanza fisica e per non permettere che la crescita di lei fosse trascurata dalla sua assenza. Una delle lettere, intitolata “Per Indira Priyadarshini nel suo tredicesimo compleanno”, divenne il seme di un’opera che sarebbe rimasta nel cuore della storia indiana: Glimpses of World History. Questa serie di lettere, che avrebbe dato forma a un libro, non solo rifletteva il suo impegno per l'educazione della figlia, ma anche per una comprensione profonda della storia del mondo. Nehru non scriveva solo di eventi storici ma anche dei suoi sentimenti, dei piccoli momenti che lo circondavano: un fiore che sbocciava nel cortile della prigione, un’idea che germogliava nella sua mente. Le sue parole erano il ponte tra l’intimo e il collettivo, tra la sfera privata e quella pubblica.

Nehru, sempre attento alla sua famiglia, non poteva non notare la sofferenza crescente di sua madre. La notizia che sua madre fosse stata ricoverata in ospedale lo sconvolse e lo spinse a fare una riflessione profonda. Ogni suo pensiero, ogni suo gesto era indirizzato alla sua famiglia, ma anche al paese che stava lottando per una causa molto più grande. Durante il periodo in cui fu incarcerato, Jawaharlal si sentiva spesso diviso tra il dovere verso la sua madre e la sua figlia, e quello verso la sua terra natia. La sua risposta fu quella di continuare a lottare, di non abbandonare mai la causa dell'indipendenza. “Le masse hanno bisogno di un ideale politico che le ispiri”, scrisse una volta. L’educazione e l’ispirazione per lui non erano solo una necessità per sua figlia, ma per tutto il popolo indiano. La rivoluzione, che lui sentiva dentro di sé, doveva essere culturale, sociale e politica, in una fusione che avrebbe portato a una trasformazione radicale.

Il suo impegno per l’indipendenza divenne una forza irrefrenabile, spingendolo in continuo movimento. Quando venne rilasciato dalla prigione di Naini, si precipitò a Lucknow per stare accanto alla madre malata, ma continuò a partecipare attivamente alla lotta per l’indipendenza. Questo conflitto tra la sua dedizione alla famiglia e al movimento nazionale era un tema ricorrente nella sua vita. Ma la sua visione per il futuro dell'India non cambiò mai. Per lui, la strada verso l’indipendenza politica era inestricabile da una trasformazione sociale che avrebbe dovuto portare l’India sulla via del socialismo. Le sue riflessioni erano sempre di ampio respiro, ma non mancava mai di tornare alle questioni personali, ai legami affettivi che alimentavano la sua lotta. Un dialogo costante tra il suo io privato e la sua missione politica.

Indira, la sua figlia, divenne per Jawaharlal non solo un legame familiare, ma un simbolo della speranza che nutriva per il futuro del suo paese. Scrivendo lettere a lei, Jawaharlal cercava di insegnarle non solo la storia del mondo, ma anche la filosofia e la visione per una nuova India. Ogni parola, ogni consiglio, ogni racconto di eventi lontani e di personaggi storici sembravano legati da un filo invisibile alla sua stessa esperienza. Indira avrebbe preso su di sé il compito di portare avanti l’eredità di un padre che lottava non solo per la sua famiglia, ma per un intero popolo.

Il destino di Kamala, la sua amata moglie, fu un altro elemento che segnò profondamente la vita di Nehru in quegli anni. La malattia di Kamala, che avanzava lentamente, divenne un altro nodo doloroso in una vita che già conosceva tante difficoltà. Nehru non fu mai davvero in grado di staccarsi dalla sua missione politica, ma la sofferenza della moglie, la cui salute peggiorava di giorno in giorno, lo segnò. Le sue parole, le sue preoccupazioni per Kamala, per la sua salute e per la sua sofferenza, si intrecciavano con la durezza della sua lotta politica. Nehru, nonostante la sua forza e determinazione, fu profondamente toccato dal dolore di vedere la sua compagna lottare contro una malattia che l’avrebbe portata via. La sua stessa visione del mondo, le sue convinzioni politiche, venivano sempre rilette alla luce di questi eventi personali.

Quando alla fine Kamala morì, Jawaharlal si trovò a riflettere, più che mai, sul valore del tempo e sulla delicatezza della vita umana. La sua lotta per l’indipendenza, così come le sue battaglie personali, erano segnate dalla consapevolezza che tutto fosse fragile, che il futuro fosse sempre incerto, ma che la lotta per una vita migliore non doveva mai cessare.

L’esempio di Jawaharlal Nehru ci insegna che la lotta per una causa grande non può mai dimenticare il legame con la propria umanità, che ogni gesto, ogni parola e ogni decisione sono influenzati dalla profondità della nostra esperienza personale. La politica e la vita privata, nella sua esperienza, non erano mondi separati, ma si intrecciavano continuamente, alimentandosi a vicenda. Il futuro di un paese non può essere costruito senza comprendere la dimensione umana della sua gente, le sofferenze, le speranze e le aspirazioni di ciascun individuo. La lotta per l'indipendenza non è solo una questione di politica, ma anche di vita, di crescita, di educazione e di amore.

Qual è stata la formazione politica di Jawaharlal Nehru e come ha influenzato la sua carriera?

Nel 1906, mentre Jawaharlal Nehru frequentava la scuola di Harrow, cinque altri ragazzi indiani, figli di principi indiani, erano presenti nel medesimo istituto. Alcuni di loro ricevevano un trattamento speciale, un privilegio che Jawaharlal non ottenne. Come Motilal, suo padre, scrisse in una lettera al figlio, "Non è colpa tua se non sei riuscito a ottenere la stanza del Gaekwad, e il ragazzo di Kapurthala l'ha avuta. È davvero colpa mia. Se tuo padre fosse stato un uomo grande come il Raja di Kapurthala, forse ti avrebbero trattato diversamente. Ma queste cose, in fondo, non hanno molta importanza...". Queste parole di Motilal rivelano una consapevolezza dell'importanza del contesto politico e sociale, ma anche una saggezza nella sua filosofia di vita, che rifletteva la sua posizione di moderato nella politica indiana.

Motilal, che in quel periodo si manteneva su posizioni moderate, non approvava gli estremisti che si opponevano alla partizione del Bengala, e tra di loro c'era Bal Gangadhar Tilak, noto per il suo attivismo politico e le sue idee radicali. Nel 1907, Jawaharlal, già influenzato da queste correnti politiche, si sentiva lontano dalla politica degli anni giovanili del padre, ma la sua formazione non gli permetteva di essere ancora un partecipante attivo. Le tensioni politiche in India, come il caso di Lala Lajpat Rai, noto come il "Leone del Punjab", arrestato dai britannici per "sedizione", alimentavano il suo senso di ingiustizia e il desiderio di partecipare a una lotta più diretta.

Il periodo a Harrow rappresentò per Nehru una sorta di isolamento rispetto agli eventi che scuotevano la sua terra natale. La lontananza da casa iniziò a farsi sentire in maniera acuta: Jawaharlal si sentiva privato del legame con la sua cultura e la sua nazione. Dopo essersi trasferito a Cambridge nel 1907, la sua vita continuò tra il conformismo britannico e la ricerca della sua identità. Anche se manifestava un profondo disinteresse verso il matrimonio combinato, un aspetto fondamentale della vita indiana di allora, i suoi genitori non cessarono mai di proporgli matrimoni, suscitando in lui un’irritazione crescente. "Non capisco come possa essere possibile", scrisse, riferendosi alla giovane proposta matrimoniale. "Quando ero a Mussoorie, mi hanno detto che aveva 11 o 12 anni. Ora mi scrivete che ne ha solo 10. Come potete decidere il mio matrimonio quando è così giovane? Non voglio giocare con una bambina".

Nel contesto europeo, tuttavia, le influenze culturali britanniche e l'intensa vita accademica furono per Jawaharlal un mezzo per estendere i propri orizzonti. Durante la sua permanenza a Cambridge, sebbene fosse attratto dalle idee politiche che venivano dal suo paese, non espresse pubblicamente le sue opinioni per un iniziale timore sociale e personale. Solo più tardi, quando la sua personalità si sviluppò appieno, avrebbe cominciato a prendere parte attivamente alla politica, ma anche allora la sua formazione rimase fortemente influenzata dall'esperienza occidentale.

Uno degli aspetti più rilevanti di questa fase della sua vita è che, pur entrando in contatto con alcuni dei più importanti leader politici dell'India, come Lala Lajpat Rai, che gli consigliò di dedicarsi alla produzione industriale, Nehru non cercò di seguire una carriera convenzionale. La sua passione per la lettura e la cultura lo portò a investire tempo e risorse nell'acquisto di libri, spesso chiedendo ai genitori di inviargli somme aggiuntive. Questo suo amore per la lettura divenne il fondamento di un pensiero critico che lo accompagnerà per tutta la vita.

Nel 1910, completata la sua formazione a Cambridge, Nehru si spostò a Londra per completare gli esami di legge. Nonostante il suo interesse per la professione legale fosse minimo, egli continuò a percorrere il cammino che la sua famiglia aveva tracciato per lui. Un'esperienza significativa di quel periodo fu un viaggio in Norvegia, dove rischiò la vita in un incidente mentre nuotava in un fiume di montagna. Nonostante la paura dei genitori, Nehru non si fece scoraggiare dall'incidente, convinto che il suo destino lo avrebbe condotto a un futuro di grande importanza.

In India, nel frattempo, la politica stava cambiando. Il paese era in una fase di stasi, ma il fervore per l'indipendenza stava crescendo, con il partito del Congresso che stava prendendo piede e la tensione tra i moderati e gli estremisti che continuava a crescere. Nonostante le difficoltà, Jawaharlal sapeva che sarebbe stato presto chiamato a svolgere un ruolo cruciale nella sua terra, ma per il momento si concentrava sulle sue esperienze in Europa.

È interessante sottolineare come la sua esperienza in Inghilterra non solo lo ha formato accademicamente, ma gli ha anche fornito la libertà intellettuale per esplorare i suoi interessi e le sue passioni. In questo periodo, Nehru sviluppò una visione del mondo che si distaccava dalle convenzioni tradizionali, e questo lo portò ad adottare posizioni sempre più decise in seguito.

Il contrasto tra la visione occidentale e quella indiana di Nehru emerse chiaramente quando rifiutò l’idea di tornare in India e accettare un lavoro che avrebbe avuto poco a che fare con la sua crescita personale. Egli dimostrò una grande capacità di adattamento e di critica, che si sarebbe rivelata cruciale negli anni successivi, durante il periodo della lotta per l'indipendenza.