In Ayurveda, le irritazioni cutanee pruriginose e desquamanti, come l’eczema, sono il risultato di uno squilibrio complessivo nei tre dosha. Questo squilibrio genera un accumulo di ama, tossine derivanti da una digestione inefficace, che si distribuiscono nel corpo e aggravano la pelle, soprattutto attraverso l’aumento del calore del Pitta dosha. L’eczema e altre irritazioni si manifestano anche per eccesso di Vata, che provoca secchezza cutanea, e per insufficienza di Kapha, il quale normalmente mantiene la pelle morbida grazie ai suoi oli naturali. La pelle quindi diventa fragile e priva di umidità.

Il trattamento ayurvedico si concentra sia sull’alleviare i sintomi che sul ristabilire l’equilibrio energetico. L’uso di oli medicati come l’olio di neem, estratto dai semi dell’albero omonimo indiano, risulta fondamentale: esso possiede proprietà antisettiche, antibatteriche, antivirali e antinfiammatorie, ideali per calmare la pelle irritata. L’applicazione delicata di questo olio, soprattutto dopo il bagno, aiuta a lenire il prurito e a prevenire nuovi episodi. L’aloe vera, con il suo gel interno, svolge un’azione rinfrescante, idratante e antinfiammatoria, penetrando profondamente per contrastare la secchezza causata da Vata e favorendo la guarigione della pelle. L’uso regolare di questi rimedi, abbinato a una routine che assicura una digestione corretta e l’equilibrio dei dosha, è essenziale per un effetto duraturo.

Gli occhi, sottoposti a continuo stress dall’uso di dispositivi digitali, risentono spesso di un eccesso di Pitta, con conseguente arrossamento, sensibilità e affaticamento. Anche emozioni intense come rabbia e ansia aumentano il calore di questo dosha, aggravando i sintomi. Le pratiche ayurvediche mirano a raffreddare e riequilibrare Pitta, attraverso rimedi semplici ma efficaci: l’applicazione di dischetti imbevuti di acqua di rose fredda, ricca di proprietà lenitive e rinfrescanti, dona sollievo agli occhi stanchi. L’uso di ghee organico, leggermente riscaldato e messo negli occhi prima del sonno, contribuisce a ripristinare l’umidità naturale, poiché la componente grassa del ghee contrasta la secchezza causata dal calore del Pitta. Anche massaggi delicati al cuoio capelluto e ai piedi favoriscono lo scarico dell’eccesso di Pitta, liberando i canali energetici e facilitando un naturale riequilibrio.

Il ciclo mestruale è un esempio emblematico di come gli squilibri dosha influenzino la salute femminile. Ogni fase del ciclo è dominata da un dosha specifico: Vata regola l’inizio e il flusso mestruale, Kapha è predominante nella fase finale del sanguinamento, mentre Pitta si manifesta nell’ovulazione e nella fase che precede il ciclo successivo. Gli squilibri di Vata possono provocare ansia, sbalzi d’umore e distrazione; in questo caso, una bevanda calda a base di latte con zenzero e noce moscata, arricchita da ghee, contrasta la fredda e instabile natura di Vata, favorendo rilassamento e stabilità. Kapha eccessivo porta a gonfiore, pesantezza e sonnolenza, e può essere ridotto con massaggi abhyanga con olio tiepido e salgemma himalayano, che stimolano la circolazione e facilitano il movimento dei fluidi corporei. Il fuoco di Pitta, invece, manifesta irritabilità e tensione al seno, alleviabili tramite massaggi delicati con olio di sesamo arricchito da olio essenziale di rosa, che calma il calore e riduce la congestione.

Questi approcci illustrano l’importanza di intervenire sulle cause sottostanti, non solo sui sintomi. Il principio fondamentale è aggiungere qualità opposte a quelle che dominano lo squilibrio, secondo la saggezza ayurvedica. È cruciale comprendere che i dosha non sono solo energie astratte, ma influenzano profondamente la fisiologia e le emozioni, interagendo tra loro in un sistema dinamico. Ogni disturbo, dalla pelle agli occhi fino al ciclo mestruale, è il segnale di un disequilibrio più ampio che coinvolge corpo, mente e ambiente.

Per questo motivo, non si può prescindere dall’attenzione alla dieta, allo stile di vita e alle pratiche quotidiane di auto-cura. Il mantenimento di una digestione efficiente è fondamentale per prevenire l’accumulo di ama, che aggrava qualunque disturbo. L’osservanza di una routine giornaliera, adattata ai propri dosha e alle stagioni, diventa lo strumento principale di prevenzione. Le piante medicinali, con le loro proprietà specifiche, rappresentano un complemento efficace ma vanno integrate in un quadro più ampio di equilibrio energetico e benessere.

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Come calmare l’ansia, il mal di testa e i disturbi digestivi secondo l’Ayurveda?

Quando il sonno è disturbato o insufficiente, anche di soli 5–10 minuti al giorno, gli effetti si fanno sentire, soprattutto se si è una persona a dominanza vata. Questa costituzione, caratterizzata da leggerezza, irrequietezza e mobilità, è particolarmente sensibile a squilibri legati a stili di vita frenetici, alimentazione irregolare o ambienti instabili. Un eccesso di vata può manifestarsi in una mente ansiosa, agitata, disconnessa dal corpo. Per questo è fondamentale scegliere abitudini che abbiano una qualità stabilizzante e radicante.

Due pratiche efficaci per riequilibrare vata sono le posizioni yoga della montagna e del cadavere, entrambe accessibili ma profonde nel loro effetto. Inoltre, camminare a piedi nudi all’aperto, quando le condizioni lo permettono, aiuta ad assorbire le qualità kapha della terra: solidità, stabilità, quiete. Questo contatto diretto con il suolo riconnette alla gravità, portando vata “giù”, riducendo l’ansia e promuovendo un senso di benessere diffuso.

Un altro rimedio essenziale è il tè di tulsi, conosciuto come basilico sacro. Pianta adattogena e antidepressiva naturale, il tulsi è caloroso e riequilibra vata in eccesso. Per prepararlo, basta infondere 8–10 foglie intere di tulsi in circa 600 ml d’acqua calda, mantenendo le foglie nel liquido. Il tè può essere conservato in un contenitore termico e sorseggiato durante la giornata. Coltivare una pianta di tulsi in casa, oppure acquistare le foglie in negozi specializzati, è un gesto semplice ma profondamente terapeutico.

Il mal di testa, altro sintomo comune di squilibrio dei dosha, viene classificato in Ayurveda come vata, pitta o kapha in base alla qualità del dolore. Il mal di testa vata è opaco e pulsante, spesso dovuto a stress. Si allevia bevendo acqua calda con zenzero grattugiato, che introduce calore nel sistema. Anche l’olio di sesamo tiepido, applicato con tre gocce in ciascuna narice con la testa reclinata all’indietro, può pacificare la secchezza e l’agitazione tipiche di vata.

Il mal di testa pitta, invece, è intenso, bruciante, accompagnato da nausea o fotofobia. Si contrasta con tisane di semi di finocchio dolce, bolliti e poi raffreddati, oppure con olio di cocco fuso, applicato sul cuoio capelluto per dissipare il calore. Il mal di testa kapha è pesante, confuso, legato spesso a congestione o eccesso di sonno. Si può alleviare bevendo acqua bollita con semi di cardamomo dolce, oppure con suffumigi a base di olio essenziale di eucalipto, inspirando profondamente per liberare le vie respiratorie e la mente dall’opacità.

Disturbi intestinali come diarrea e stitichezza sono anch’essi letti in chiave doshica. La diarrea è associata a un eccesso di pitta e a un fuoco digestivo (agni) indebolito. Durante un episodio, è fondamentale reidratare il corpo con acqua a temperatura ambiente e alimentarsi con cibi blandamente nutrienti. Un rimedio classico è il riso basmati con yogurt bianco e ghee: 2/3 di tazza di riso cotto, 1/8 di tazza di yogurt biologico e 2 cucchiaini di ghee. Questa combinazione armonizza tutti e tre i dosha, sostiene agni e reintegra la flora intestinale.

La stitichezza, invece, riflette un eccesso di vata: freddo, secchezza, rigidità. Si manifesta con difficoltà nell’evacuazione, senso di pesantezza e spesso è accompagnata da emozioni vata come paura o solitudine. Un tè preparato con semi di cumino, coriandolo e finocchio (un cucchiaino ciascuno in un litro d’acqua, fatto sobbollire per 15 minuti) stimola il movimento discendente di vata e favorisce la peristalsi. Da bere caldo, a piccoli sorsi nell’arco della giornata.

Infine, l’eccesso di pitta può manifestarsi con bruciore di stomaco e acidità. Un rimedio tradizionale è il lassi, bevanda a base di yogurt e acqua, rinfrescante e digestiva. Si prepara frullando 2/3 di tazza di yogurt intero con 1 1/4 tazza d’acqua fredda, 1/4 cucchiaino di cumino in polvere, 1/4 cucchiaino di sale rosa himalayano e 12 foglie di curry fresco. Va bevuto lentamente dopo i pasti principali, sedendosi poi in quiete per almeno cinque minuti, lasciando ad agni lo spazio per attivarsi e digerire con efficacia.

Mantenere in equilibrio i dosha richiede ascolto, costanza e un ritorno a ritmi più naturali. Il corpo, quando nutrito con attenzione e rispetto, risponde con chiarezza. Ma è essenziale comprendere che ogni rimedio, per quanto semplice, ha senso solo se inserito in un contesto di consapevolezza profonda. Le cause dello squilibrio raramente sono puramente fisiche: lo stato mentale, la qualità del respiro, le emozioni trattenute o negate, tutto partecipa al quadro. Un sonno regolare, una routine stabile, una relazione viva con la natura e una dieta adatta alla propria costituzione sono strumenti fondamentali. L’Ayurveda non propone soluzioni rapide, ma percorsi di trasformazione lenta e duratura.