Le tecnologie ottiche avanzate stanno facendo passi da gigante, e una delle loro applicazioni più affascinanti si trova nell’ambito della diagnostica medica, in particolare nei sistemi di imaging a ultrasuoni e fotoacustici. Queste tecniche emergenti stanno rivoluzionando la modalità di rilevamento delle malattie, aprendo nuove porte per diagnosi più rapide, precise e meno invasive.
Nel contesto dell’imaging, una delle principali sfide è ottenere immagini ad alta risoluzione, profonde e in tempo reale, senza compromettere la sicurezza del paziente. Le tecnologie ottiche, combinate con gli ultrasuoni, offrono una soluzione promettente. Un esempio è l'uso di fibre ottiche per trasmettere segnali fotoacustici, che uniscono i vantaggi dei fasci laser e degli ultrasuoni per ottenere immagini in grado di rivelare dettagli anatomici e fisiologici precedentemente inaccessibili.
L’approccio fotoacustico si basa sull’effetto fotoacustico, che sfrutta la capacità di determinati materiali di emettere onde acustiche quando vengono illuminati da luce laser. Queste onde possono essere rilevate e utilizzate per creare immagini ad alta risoluzione dei tessuti biologici. Grazie all’utilizzo di fibre ottiche, questa tecnologia è diventata più compatta, versatile e meno invasiva. Le fibre ottiche, unite a materiali avanzati come nanotubi di carbonio e grafene, sono in grado di generare segnali fotoacustici con una grande efficienza, aumentando significativamente la risoluzione delle immagini.
Ad esempio, nel 2017 è stato sviluppato un sistema di imaging che utilizza fibre ottiche con rivestimenti compositi a base di nanotubi di carbonio, i quali offrono una sensibilità migliorata e una risposta rapida alle variazioni di temperatura e pressione acustica. Tali tecnologie non solo migliorano la qualità delle immagini, ma riducono anche il rischio di danneggiare i tessuti circostanti, un aspetto cruciale nelle applicazioni cliniche.
Un altro aspetto fondamentale che emerge in questa evoluzione tecnologica è la possibilità di eseguire diagnosi in tempo reale e con un impatto minimo sulla salute del paziente. L’uso di sonde miniaturizzate, alimentate da fibre ottiche, consente di effettuare esami direttamente attraverso aghi o piccole incisioni, riducendo al minimo la necessità di interventi chirurgici invasivi. Questo approccio ha trovato applicazione nelle ricerche precliniche, come quelle condotte su suini nel 2017, dove è stata testata l’efficacia di una sonda ottica per l’imaging a ultrasuoni in vivo.
Le nanotecnologie giocano un ruolo essenziale nell’ulteriore sviluppo di questi sistemi. Materiali come i nanoparticelle d'oro e i grafeni sono utilizzati per migliorare la generazione e la rilevazione delle onde ultrasoniche. La capacità di questi materiali di interagire con la luce e di modificare le caratteristiche delle onde acustiche ha permesso di ottimizzare i trasduttori e le sonde ottiche. I dispositivi a base di questi materiali avanzati sono in grado di operare a frequenze più elevate, offrendo una risoluzione superiore, il che è particolarmente utile per l’imaging dei tessuti più sottili e difficili da esplorare.
Un ulteriore progresso riguarda la capacità di combinare diverse modalità di imaging. La fusione di tecnologie come la fotoacustica e l’imaging a risonanza magnetica (MRI) permette di ottenere immagini multi-modali, che offrono sia dettagli anatomici che informazioni funzionali, come il flusso sanguigno o l’ossigenazione dei tessuti. Questi approcci integrati sono fondamentali per una diagnosi precoce e una valutazione più accurata delle condizioni patologiche.
Nonostante questi straordinari progressi, vi sono ancora sfide da affrontare. Le applicazioni cliniche richiedono un’elevata sensibilità, ma anche una stabilità a lungo termine dei dispositivi, il che implica la necessità di sviluppare nuovi materiali e metodi di fabbricazione. La miniaturizzazione dei sistemi e la necessità di renderli economicamente sostenibili sono altre problematiche da risolvere. Tuttavia, i vantaggi che queste tecnologie offrono in termini di velocità, precisione e non invasività stanno già rendendo l’imaging fotoacustico e a ultrasuoni un’opzione sempre più interessante per il futuro della diagnostica medica.
Per i lettori interessati a un approfondimento su questi temi, è importante capire che, oltre alla sperimentazione dei nuovi materiali, la combinazione di diverse tecniche di imaging potrebbe essere la chiave per raggiungere la precisione diagnostica in tempo reale. La fusione di tecnologia ottica con ultrasuoni, insieme all’impiego di sistemi miniaturizzati, rappresenta una direzione che ha il potenziale di rivoluzionare il panorama medico nei prossimi anni.
Come l'interrogazione parallela dei sensori ottici a ultrasuoni può migliorare le applicazioni di imaging
Nel contesto dei sensori ottici a ultrasuoni basati su micro-risonatori, uno degli aspetti più significativi riguarda l'implementazione di array di sensori in grado di operare in parallelo, un'innovazione che ha il potenziale di accelerare enormemente la velocità di imaging e migliorare l'affidabilità delle applicazioni diagnostiche. Tradizionalmente, questi sensori sono stati realizzati come elementi singoli, ma il passaggio a un array di sensori consente di acquisire più informazioni simultaneamente, migliorando significativamente le prestazioni in applicazioni complesse come l'imaging medico e la tomografia fotoacustica.
Un esempio tipico di interferometro Fabry-Pérot, utilizzato come sensore ottico a ultrasuoni, è naturalmente una matrice bidimensionale di sensori. Tuttavia, l'interrogazione parallela di questi array comporta generalmente l'uso di array di fotodetettori, che aumenta la complessità elettrica e può portare a crosstalk significativo tra i canali. In alternativa, gli array di rilevatori a fibra ottica richiedono sistemi di imaging relativamente complessi. Nonostante ciò, un sensore array integrato su chip, sviluppato per la prima volta nel 2008 con quattro micro-risonatori, ha mostrato le sue potenzialità, sebbene i fattori di qualità dei micro-risonatori fossero ancora relativamente bassi, con sovrapposizioni spettrali tra le frequenze risonanti adiacenti. Tale limitazione ha reso difficile far funzionare simultaneamente tutti gli elementi.
Nel 2021, sono stati segnalati progressi notevoli, con micro-anelli dotati di fattori di qualità elevati grazie alla fotonica al silicio. Questo approccio ha portato alla creazione di un array unidimensionale contenente dieci sensori micro-anello, con uno spettro ben separato tra le frequenze risonanti adiacenti, consentendo un miglioramento significativo in termini di precisione e affidabilità. Tuttavia, anche in questo caso, il sistema includeva un solo laser e un singolo fotodetettore, il che permetteva solo a uno dei micro-risonatori di operare alla volta. Gli autori dello studio ipotizzano che in futuro, utilizzando la divisione della lunghezza d'onda, potrebbe essere possibile implementare un'interrogazione parallela, sebbene questa strategia risulti piuttosto complessa, richiedendo molteplici coppie di sorgente-rivelatore o l'uso di una sorgente con spettro a scansione.
Un ulteriore miglioramento è stato ottenuto mediante l'uso di un comb digitale a frequenza ottica (DOFC), uno strumento altamente preciso che ha mostrato applicazioni significative in misurazioni spettrali ultra-fini e nella rilevazione di ultrasuoni a bassa frequenza. L'uso del DOFC per l'interrogazione parallela di un array di sensori ottici a ultrasuoni ha dimostrato numerosi vantaggi, tra cui stabilità, flessibilità e capacità di sintonizzazione. In uno studio recente, è stato sviluppato un array ottico per ultrasuoni che contiene quindici micro-anelli risonatori, accoppiato a una guida d'onda bus unica usando materiali al calsogenuro. Questi sensori sono stati caratterizzati con una larghezza di banda di frequenza fino a 175 MHz, una densità di ampiezza del rumore di 2.2 mPaHz^−1/2 (ovvero 7.1 Pa in un intervallo di 20 MHz) e un angolo di accettazione di ±30°, con un ingombro estremamente ridotto di 0.85 x 40 x 40 μm^3.
In un esperimento per realizzare un'interrogazione parallela su questo array di sensori, è stato scelto un laser a onda continua e a larghezza di banda stretta come sorgente ottica. Il processo di generazione del DOFC è iniziato con un segnale digitale a banda larga di 40 GHz, sintetizzato attraverso la tecnica di multiplexing ortogonale a divisione di frequenza. Il segnale misurato è stato poi trasformato nel dominio della frequenza tramite una trasformata di Fourier, permettendo di determinare lo spettro di trasmissione dell'array di sensori. L'analisi temporale di tale spettro ha permesso di identificare i segnali acustici in arrivo ad ogni micro-anello, dimostrando la capacità del sistema di rilevare simultaneamente segnali a bassa frequenza.
Questo approccio ha un notevole impatto su applicazioni di imaging avanzato, come la tomografia fotoacustica, che sfruttano i sensori ottici a ultrasuoni miniaturizzati. L'introduzione di sonde fotoacustiche a ultrasuoni, che utilizzano sensori miniaturizzati per la visualizzazione tridimensionale di tessuti biologici, ha aperto nuove possibilità per la diagnostica non invasiva, riducendo significativamente la necessità di procedure invasive. L'uso di questi sensori per l'imaging delle cellule singole, delle orecchie e dei cervelli dei topi, nonché la possibilità di eseguire tomografie fotoacustiche tridimensionali su tessuti biologici con una profondità di imaging fino a 8 mm, rappresenta una delle applicazioni più promettenti.
La miniaturizzazione dei dispositivi di imaging ha anche portato allo sviluppo di sonde endoscopiche fotoacustiche per applicazioni cliniche, come la diagnosi di cancri alla prostata e al colon-retto, nonché la valutazione delle malattie coronariche e la guida di interventi chirurgici laparoscopici. La combinazione di sensori ottici a ultrasuoni con fibre ottiche ha reso possibile la creazione di una sonda endoscopica compatta e altamente efficace, in grado di acquisire immagini dettagliate in tempo reale di tessuti biologici. In uno studio, una sonda endoscopica miniaturizzata con un bundle di fibre ottiche a 50.000 fibre è stata utilizzata per eseguire la scansione di un embrione di anatra ex vivo, dimostrando la capacità della tecnologia di produrre immagini tridimensionali ad alta risoluzione.
Come la tecnologia LED sta trasformando l’imaging fotoacustico: progressi, sfide e applicazioni
Nel corso degli ultimi anni, l’imaging fotoacustico (PAI) ha visto un’evoluzione significativa grazie ai progressi nelle tecnologie dei dispositivi a stato solido, in particolare nelle sorgenti di illuminazione come i LED. Originariamente, i sistemi basati su LED erano limitati dalla bassa energia per impulso e dalla frequenza di ripetizione dei pulsi (PRR), che rendevano difficile ottenere immagini in tempo reale. Tuttavia, grazie a sviluppi tecnologici e a collaborazioni tra ricercatori, è stato possibile migliorare sostanzialmente le prestazioni dei LED, tanto da raggiungere livelli di performance comparabili, se non superiori, a quelli dei tradizionali sistemi laser.
I primi esperimenti con i LED per l’imaging fotoacustico risalgono agli studi di Alton e Raji, che hanno utilizzato un circuito a MOSFET modificato per pilotare i LED con impulsi di corrente di 60 ns, con picchi fino a 40 A. Questo approccio ha permesso di ottenere un’uscita di energia di 400 nJ per impulso, sebbene la bassa frequenza di ripetizione dei pulsi (200 Hz) comportasse un lungo tempo di acquisizione dell’immagine, fino a 250 secondi, che rendeva il sistema inefficace per applicazioni in tempo reale. Nonostante questo, la precisione dei segnali di A-line ottenuti rappresentava una base solida per futuri miglioramenti.
Nel 2013, un passo fondamentale è stato fatto dal gruppo di Allen, che ha integrato LED ad alta potenza come fonte di illuminazione per l’imaging fotoacustico. In particolare, il modello CBT-120 di Luminus ha rappresentato un importante punto di svolta, operando su lunghezze d’onda tra i 400 e i 650 nm. Sovraccaricando questi LED fino a dieci volte la corrente nominale, sono riusciti ad aumentare l'energia per impulso a 22 μJ, pur mantenendo la stessa PRR di 200 Hz. Ciò ha portato a una drastica riduzione nella necessità di mediare i fotogrammi, migliorando l'efficienza del sistema e riducendo il tempo di acquisizione delle immagini.
Il progresso tecnologico non si è fermato. Nel 2016, Allen e il suo team hanno ulteriormente migliorato le prestazioni, utilizzando LED SST-90 della Luminus e una guida elettronica commerciale (PCO-7120) per erogare 9 μJ per impulso, con una durata del impulso di 200 ns e una PRR di 500 Hz. Questa nuova configurazione ha permesso di raggiungere una profondità di imaging notevole, fino a 15 mm, in un medium contenente 1% di intralipidi, utilizzando un approccio di illuminazione a campo ampio e una media di 5000 fotogrammi.
Le innovazioni in ambito LED hanno dimostrato la possibilità di utilizzare la luce visibile per l’imaging fotoacustico, un traguardo che non sarebbe stato raggiungibile con i tradizionali laser. Questo ha aperto nuove prospettive, in particolare nell’imaging della saturazione di ossigeno, un’applicazione cruciale per la medicina. La luce a lunghezze d’onda specifiche, come quella a 690 nm per l’emoglobina deossigenata e a 850 nm per l’emoglobina ossigenata, è stata determinante per l'evoluzione dei sistemi LED, rendendo più facile e preciso il monitoraggio delle variazioni nella saturazione di ossigeno a livello tissutale.
Un contributo significativo è stato dato da Agano e colleghi nel 2016-2017, che hanno introdotto array di LED ad alta potenza operanti a 850 nm. Questi LED erano in grado di erogare 200 μJ per impulso con una durata di 70-100 ns, migliorando notevolmente il rapporto segnale-rumore (SNR) grazie a un sistema di elettronica a stadi multipli di amplificazione. La loro ottimizzazione ha portato alla creazione del primo sistema commerciale di imaging fotoacustico basato su LED, l'AcousticX, che ha raggiunto una PRR di 4 kHz.
Nel 2018, Zhu e il suo gruppo hanno ulteriormente spinto i limiti, aumentando la PRR a 16 kHz, e hanno dimostrato la capacità del sistema di eseguire imaging strutturale e funzionale in tempo reale. Questi miglioramenti si sono accompagnati a studi che hanno valutato profondità di imaging, risoluzione spaziale, e precisione nell’imaging della saturazione di ossigeno.
L'AcousticX è stato oggetto di approfondite caratterizzazioni, che ne hanno valutato la risoluzione assiale e laterale, nonché la profondità di imaging e la capacità di acquisire immagini dinamiche. In uno studio con un trasduttore US a 9 MHz e LED a 850 nm, sono stati ottenuti risultati promettenti con risoluzioni assiale e laterale rispettivamente di 220 μm e 460 μm, confermando la capacità del sistema di realizzare immagini di alta qualità anche a profondità di 2,8 cm. L’ulteriore miglioramento della profondità di imaging a 3,8 cm è stato ottenuto attraverso la mediazione dei fotogrammi, dimostrando la versatilità di questi sistemi nella diagnostica in ambito biomedico.
L'evoluzione dei sistemi di imaging fotoacustico basati su LED ha reso queste tecnologie più accessibili e performanti, portando a progressi significativi nella diagnostica medica. Il continuo perfezionamento di LED con alta potenza, l'ottimizzazione delle elettroniche di guida e l’aumento della PRR sono stati gli elementi chiave per ottenere sistemi che possono essere impiegati in tempo reale, in particolare nelle applicazioni di imaging funzionale come la saturazione di ossigeno e la mappatura vascolare.
La continua ricerca e sviluppo nel campo dei LED per l’imaging fotoacustico non solo promette di migliorare la qualità delle immagini, ma anche di abbattere i costi e aumentare l'accessibilità di queste tecnologie in ambito clinico. In particolare, l’uso di lunghezze d'onda specifiche per analizzare la composizione del sangue e i parametri fisiologici offre enormi potenzialità, soprattutto nell’ambito della diagnostica non invasiva. L'avanzamento della tecnologia LED non è solo una questione di prestazioni tecniche, ma anche di capacità di rispondere alle esigenze pratiche del settore medico e della ricerca scientifica.
Come l'intelligenza artificiale e la simulazione ottico-acustica migliorano l'imaging fotoacustico
Le tecniche avanzate di imaging fotoacustico, che combinano la diffusione ottica e la rilevazione acustica, stanno attraversando un periodo di rapida evoluzione grazie all'integrazione dell'intelligenza artificiale e delle simulazioni. L'applicazione dell'intelligenza artificiale, in particolare le reti neurali profonde, ha portato a notevoli miglioramenti nelle capacità di ricostruzione delle immagini, risolvendo in modo efficace problemi complessi come il rumore nei dati e la limitata larghezza di banda. La combinazione di questi due fattori, da sempre una sfida nell'imaging fotoacustico, è stata recentemente affrontata con successo mediante l'uso di architetture basate su U-Net, progettate per il miglioramento della risoluzione, la riduzione del rumore e l'ampliamento della larghezza di banda.
In uno degli studi più recenti, è stato proposto un modello basato su una versione modificata della rete U-Net, che non solo elimina il rumore dai dati acustici, ma migliora anche la risoluzione spaziale delle immagini e ottimizza l'uso della larghezza di banda. Questo approccio è stato testato con dati raccolti da trasduttori a 70% di larghezza di banda, a cui è stato aggiunto un rumore variabile per ottenere un intervallo di valori di rapporto segnale-rumore (SNR) da 10 a 70 dB. Le immagini risultanti, attraverso l'addestramento della rete, hanno mostrato una marcata superiorità rispetto alle tecniche tradizionali. L'architettura proposta permette di ottenere una risoluzione ottimizzata e un contrasto migliorato, aprendo nuove possibilità nell'applicazione clinica e nella ricerca.
Un altro elemento fondamentale nel miglioramento delle tecniche di imaging fotoacustico è la disponibilità di dataset ampi e privi di artefatti. La creazione di dataset reali e completi è una sfida considerevole, poiché le misurazioni di oggetti di test o dei dati in vivo sono difficili da realizzare, soprattutto per la mancanza di "verità di base". In questo contesto, la simulazione gioca un ruolo cruciale. La simulazione di scenari sperimentali in un ambiente virtuale consente la creazione di dataset su larga scala per l'addestramento dei modelli di intelligenza artificiale. Tali simulazioni devono essere il più accurate possibile per replicare le condizioni reali, ma è ormai disponibile una vasta gamma di strumenti che consentono la generazione di dati sintetici. Questi includono sia simulazioni ottiche che acustiche, utilizzando strumenti come NIRFAST, TOAST++, e k-Wave.
Per quanto riguarda le simulazioni ottiche, l'approccio più comune per modellare l'interazione luce-tessuto è l'approssimazione di diffusione (diffusion approximation), che semplifica l'equazione del trasporto radiativo (RTE) per ridurre il carico computazionale. Diverse piattaforme, come MCML, MCX e COMSOL, offrono supporto per questo tipo di simulazioni. La simulazione Monte Carlo è particolarmente utilizzata per modellare il trasporto della luce, grazie alla sua capacità di fornire soluzioni molto accurate, seppur richiedenti risorse computazionali elevate. La sua applicazione a modelli fotoacustici è stata un passo avanti significativo, in quanto permette di simulare in modo dettagliato l'interazione della luce con il tessuto biologico.
Sul fronte acustico, la simulazione della propagazione del suono è altrettanto importante. K-Wave, uno degli strumenti open-source più utilizzati, consente la simulazione delle onde acustiche in ambienti complessi, ed è ampiamente adottato nella comunità di imaging fotoacustico. La possibilità di combinare le simulazioni ottiche con quelle acustiche è fondamentale per generare dati realistici per l'addestramento delle reti neurali. Strumenti come Simpa, che integrano k-Wave e MCX, offrono una piattaforma completa per la simulazione di scenari fotoacustici.
Nel campo della ricostruzione delle immagini, i dati acquisiti tramite simulazioni fotoacustiche possono essere direttamente utilizzati per addestrare modelli di deep learning o essere sottoposti a ricostruzione tramite algoritmi specifici. L’uso combinato di simulazioni e modelli di deep learning consente di superare i limiti imposti dalle configurazioni di sistema eterogenee e dai dati insufficienti.
Per la comunità scientifica, è essenziale che i dati siano mantenuti in formati standardizzati per garantire che possano essere facilmente utilizzati e condivisi. L’adozione di formati uniformi facilita l'accesso a dataset di qualità, supportando la ricerca e lo sviluppo continuo. Diverse piattaforme open-source, come quelle utilizzate per il rilevamento delle sorgenti, la segmentazione e l’aumento della risoluzione, offrono codici base che possono servire come punto di partenza per le ricerche future.
In sintesi, l’integrazione tra simulazione avanzata, modellizzazione ottico-acustica e tecniche di intelligenza artificiale sta rivoluzionando l’imaging fotoacustico. La disponibilità di strumenti open-source e di dataset sintetici di alta qualità non solo migliora le prestazioni delle tecniche di imaging, ma apre nuove possibilità per l’applicazione clinica di queste tecnologie.
Tecnologia Ultrasuono Ottico per Chirurgia Minimante Invasiva: Sviluppi e Applicazioni
Lo sviluppo della chirurgia minimamente invasiva (MIS) ha trasformato radicalmente il campo della medicina, riducendo notevolmente il periodo di recupero dei pazienti e i rischi legati alle infezioni post-operatorie. Tuttavia, le incisioni più strette necessarie in queste tecniche riducono la visibilità e la manualità degli strumenti del chirurgo, rendendo indispensabile l'introduzione di tecnologie avanzate di guida per immagini. In questo contesto, la generazione di ultrasuoni ottici (OpUS) è emersa come una promettente tecnologia per produrre ultrasuoni a frequenze ampie e alte ampiezze in modo minimamente invasivo.
La generazione di OpUS avviene grazie all'uso di film o rivestimenti otticamente assorbenti e all'illuminazione mediante laser pulsato, che permette di ottenere immagini ad alta risoluzione in tempo reale a profondità tissutali clinicamente significative. In particolare, sono stati esaminati materiali come film sottili a base di nanoparticelle e materiali carboniosi per ottimizzare la generazione di OpUS. Questi dispositivi miniaturizzati, che non solo migliorano la qualità delle immagini ma anche riducono al minimo l'invasività delle procedure, sono in grado di fornire un supporto diagnostico e operativo fondamentale in tempo reale.
Nel frattempo, la creazione di modelli specifici per paziente, realizzati con materiali che imitano i tessuti biologici, ha permesso di testare e caratterizzare dispositivi OpUS, simulando scenari clinici reali e fungendo anche da modelli di addestramento per i professionisti del settore. Tali progressi sono essenziali non solo per migliorare l'efficacia della chirurgia minimamente invasiva, ma anche per garantire una maggiore sicurezza e precisione durante le operazioni.
Uno degli aspetti fondamentali da considerare in questo ambito riguarda la capacità di questi dispositivi di operare senza l'uso di radiazioni ionizzanti, che sono un problema significativo in molte tecniche tradizionali di imaging medico, come la tomografia computerizzata (TC) e la fluoroscopia. Le tecnologie OpUS non solo superano questa limitazione, ma permettono anche una visualizzazione in tempo reale, caratteristica fondamentale in scenari chirurgici delicati.
Nonostante le numerose potenzialità, l'adozione di tecnologie come gli ultrasuoni ottici richiede ulteriori sviluppi per garantire l'accuratezza e l'affidabilità in ambienti clinici complessi. Alcuni degli ostacoli principali includono la necessità di migliorare la qualità dell'immagine in profondità maggiori e la capacità di affrontare diverse condizioni patologiche in modo efficace. Un altro aspetto da considerare è la complessità dell'integrazione di questi sistemi nelle attuali infrastrutture ospedaliere, che richiede un adattamento tecnologico e una formazione adeguata per i professionisti medici.
La combinazione della generazione ottica di ultrasuoni con altre tecniche di imaging multimodale, come la risonanza magnetica (MRI) e l'ecografia, potrebbe migliorare ulteriormente la precisione diagnostica e l'efficacia terapeutica nelle procedure minimamente invasive. La continua evoluzione di queste tecnologie è destinata a portare a innovazioni significative, con il potenziale di rivoluzionare ulteriormente il campo della chirurgia.
L'integrazione di OpUS con intelligenza artificiale (IA) sta anche guadagnando terreno. L'utilizzo di algoritmi di apprendimento profondo per l'elaborazione delle immagini, infatti, può accelerare notevolmente il processo diagnostico, migliorando la qualità delle immagini e ottimizzando la velocità di esecuzione, riducendo al contempo il rischio di errori umani. Tali sviluppi suggeriscono che, nel prossimo futuro, l'uso della tecnologia OpUS potrebbe diventare una parte fondamentale della chirurgia minimamente invasiva, aumentando la sicurezza dei pazienti e l'efficacia delle operazioni.
Infine, è importante notare che le tecnologie di imaging, in particolare quelle ottiche, non solo rappresentano un'opportunità per migliorare la chirurgia minimamente invasiva, ma anche per affrontare nuove sfide nella medicina personalizzata. I dispositivi e le tecniche di imaging come OpUS, che permettono una visualizzazione diretta e dettagliata delle strutture interne del corpo umano, potrebbero aprire la strada a trattamenti più mirati e personalizzati per le malattie complesse.
Come possiamo utilizzare l'intelligenza artificiale generativa per estrarre requisiti di progetto in modo efficace?
Come si può sostituire la plastica nei prodotti per l’igiene femminile e nella conservazione degli alimenti?
Come installare e configurare software su Windows 11: Guida pratica per l'utente
MXene: Un Materiale Innovativo per Applicazioni Avanzate in Batterie, Biosensori e Tessuti Intelligenti

Deutsch
Francais
Nederlands
Svenska
Norsk
Dansk
Suomi
Espanol
Italiano
Portugues
Magyar
Polski
Cestina
Русский