Nel trattamento degli ependimomi, la resezione totale del tumore (GTR) rappresenta l'obiettivo principale per il miglioramento delle prospettive di sopravvivenza a lungo termine e di qualità della vita. I tassi di GTR variano tra il 16% e il 30% e, sebbene siano riscontrati valori più elevati nelle serie di casi puri di ependimomi, questi tassi diminuiscono nei casi di istologia mista, dove gli astrocitomi sono spesso presenti insieme agli ependimomi. La resezione completa è associata a un miglioramento sia nella sopravvivenza libera da progressione (PFS) che nella sopravvivenza globale (OS), ma i pazienti sottoposti a resezione subtotale, anche con radioterapia, mostrano una maggiore probabilità di sviluppare una progressione della malattia. Pertanto, la resezione ottimale è di fondamentale importanza e deve essere guidata da un attento monitoraggio intraoperatorio.

La resezione chirurgica degli ependimomi è sempre un intervento delicato, poiché questi tumori possono infiltrarsi vicino a strutture spinali vitali, come le vie motorie cortico-spinali. Per garantire un'accurata resezione, è cruciale l'utilizzo di tecniche avanzate di monitoraggio neurofisiologico. Il monitoraggio intraoperatorio delle potenziali evocazioni motorie (MEP) gioca un ruolo fondamentale nel preservare la funzione neurologica durante l'intervento. Le MEP sono elicitate dalla stimolazione diretta della via cortico-spinale attraverso elettrodi posizionati nei muscoli degli arti superiori e inferiori, e sono particolarmente utili per valutare l'integrità delle vie motorie sia durante la resezione tumorale che nelle fasi precedenti e successive all'intervento.

L'uso combinato delle MEP e delle D-wave (onde D) è una strategia fondamentale per monitorare la funzionalità della via cortico-spinale durante l'intervento. Le D-wave vengono registrate tramite stimolazione diretta della via cortico-spinale e forniscono informazioni precise sull'integrità funzionale del tratto cortico-spinale. Se la loro ampiezza scende al di sotto del 50% del valore iniziale, la resezione dovrebbe essere interrotta per evitare danni irreversibili al midollo spinale. In questo contesto, l'anestesia generale deve essere gestita con attenzione, evitando l'uso di anestetici volatili, che potrebbero interferire con la registrazione delle MEP.

Inoltre, la resezione del tumore deve essere eseguita con estrema cautela, poiché la detachment del tumore dalla colonna vertebrale potrebbe causare danni meccanici o vascolari irreversibili, portando a deficit neurologici acuti. Le fasi di apertura della dura e rimozione del tumore sono particolarmente critiche, e un monitoraggio continuo è necessario per evitare complicazioni. L'uso di tecniche come la laminoplastica, in alternativa alla laminectomia, è stato recentemente proposto per ridurre il rischio di deformità spinale, pur tenendo conto dei potenziali rischi associati all'età del paziente e alla resezione facciale. La laminoplastica si è dimostrata vantaggiosa nel ridurre la deformità post-operatoria, ma la decisione di utilizzarla deve essere attentamente ponderata in base alle condizioni individuali del paziente.

L'importanza della risonanza magnetica post-operatoria immediata non può essere sottolineata abbastanza. Un esame RM eseguito entro 24-48 ore dall'intervento è essenziale per valutare l'estensione della resezione e monitorare eventuali segni di diffusione del tumore. La diffusione nel liquido cerebrospinale (CSF) è un fenomeno che si verifica nel 15% dei casi di ependimoma e può alterare la gestione terapeutica futura, rendendo necessario un approccio tempestivo per gestire questa possibile complicanza.

Infine, l'approccio chirurgico deve sempre essere supportato da una valutazione dettagliata delle immagini pre-operatorie, che consente di determinare i livelli corretti per l'incisione e la resezione. Durante l'intervento, l'accurata identificazione della posizione del tumore, attraverso l'uso di ecografie intraoperatorie e l'osservazione diretta con microscopio, è essenziale per guidare la resezione evitando danni alle strutture circostanti.

In conclusione, il trattamento degli ependimomi spinale richiede un approccio altamente specializzato e multidisciplinare, in cui il monitoraggio neurofisiologico intraoperatorio, l'accuratezza della resezione chirurgica e il controllo tempestivo delle complicazioni post-operatorie sono essenziali per garantire un esito favorevole.

Qual è l'importanza della monitorizzazione neurofisiologica intra-operatoria nelle neurochirurgie?

La monitorizzazione neurofisiologica intra-operatoria (IONM) è diventata un elemento cruciale in molte procedure neurochirurgiche, soprattutto quando si tratta di operazioni che coinvolgono aree cerebrali funzionalmente sensibili, come quelle responsabili del linguaggio, della vista e della motricità. Con l'introduzione di tecniche sofisticate come la stimolazione elettrica corticale diretta e la registrazione di potenziali evocati, i chirurghi sono ora in grado di ridurre significativamente il rischio di danni irreversibili alle strutture cerebrali vitali durante l'intervento.

Una delle principali applicazioni dell'IONM è il monitoraggio dei potenziali evocati visivi (VEP) e auditivi (AEP), che forniscono informazioni in tempo reale sullo stato funzionale delle vie sensoriali. L'utilizzo di questi metodi, in particolare durante chirurgia per tumori cerebrali o interventi che coinvolgono nervi cranici, consente di rilevare cambiamenti nell'attività neuroelettrica che potrebbero indicare danni imminenti. La capacità di intervenire tempestivamente quando si osservano alterazioni nei segnali elettrici aumenta notevolmente la sicurezza dell'operazione, riducendo la probabilità di complicazioni post-operatorie come la perdita permanente della vista o dell'udito.

Inoltre, la stimolazione corticale durante la resezione di tumori cerebrali consente di localizzare con precisione le aree responsabili delle funzioni motorie e del linguaggio. Questo approccio, utilizzato in operazioni di resezione di gliomi a basso grado, offre vantaggi significativi rispetto alle tecniche tradizionali, poiché permette al chirurgo di evitare aree funzionalmente attive, preservando così le capacità cognitive e motorie del paziente. La stimolazione elettrica diretta, infatti, induce temporanei disturbi motorii o linguistici che aiutano a mappare le aree sensibili, mentre le risposte del paziente orientano la resezione in modo mirato e sicuro.

L'importanza della monitorizzazione non si limita alle funzioni sensoriali e motorie. Nella chirurgia per decompressione microvascolare, ad esempio, la registrazione dei potenziali evocati auditivi (ABR) e dei potenziali d'azione composti del nervo vestibolococleare è essenziale per garantire il preservamento dell'udito. In questi casi, la mancata rilevazione di cambiamenti nei segnali può comportare la perdita dell'udito come complicanza post-operatoria. Studi hanno dimostrato che l'uso di questi monitoraggi riduce significativamente l'incidenza di danni permanenti, aumentando l'efficacia dell'intervento e migliorando la qualità della vita del paziente.

Anche se l'IONM ha trasformato la pratica neurochirurgica, non è privo di limitazioni. I fattori tecnici, come la qualità del segnale e le variabili fisiologiche del paziente, possono influenzare l'affidabilità dei dati. Inoltre, le tecniche di stimolazione corticale richiedono una cooperazione attiva da parte del paziente, il che può essere complicato in individui non collaborativi o in pazienti con disturbi cognitivi. Pertanto, è fondamentale che i chirurghi abbiano una comprensione approfondita delle potenzialità e delle limitazioni di queste tecniche, integrando l'IONM con una valutazione clinica continua.

La neurochirurgia, quindi, sta diventando sempre più una scienza di precisione, dove la tecnologia e la conoscenza neurofisiologica si combinano per ottenere risultati più sicuri e meno invasivi. Il monitoraggio neurofisiologico non solo fornisce una protezione diretta contro danni irreversibili, ma permette anche una personalizzazione dell'approccio chirurgico, adattando la resezione alle caratteristiche specifiche del paziente e delle sue risposte durante l'operazione.

È importante che i professionisti della neurochirurgia, nonché gli anestesisti, siano ben preparati nell'uso di queste tecnologie avanzate. La loro formazione continua e la comprensione delle metodiche più recenti è essenziale per mantenere alti standard di sicurezza durante gli interventi neurochirurgici. Le tecniche di monitoraggio, che includono non solo la stimolazione corticale ma anche altre metodologie come l'elettromiografia e il monitoraggio degli evoked potentials, devono essere integrate in modo ottimale per ottenere un approccio chirurgico completo e sicuro.

Qual è il trattamento e la diagnosi delle lesioni del canale ottico e delle meningiomi clinoidi?

L'associazione tra difetti del campo visivo e dell'acuità visiva con cambiamenti strutturali nelle ossa della parete del canale ottico si manifesta nel 85,7% dei casi, mentre i difetti visivi legati esclusivamente al processo clinoide anteriore, come i meningiomi clinoidali, sono presenti nel 14,3% dei pazienti. L'emoropia bitemporale completa o incompleta si verifica nel 11,4% dei casi, mentre i difetti visivi asimmetrici sono più frequenti, con un'alta incidenza di difetti unilaterali (34,3%) e bilaterali (54,3%).

La risonanza magnetica (RM) è uno strumento fondamentale nella valutazione e diagnosi di queste lesioni, fornendo informazioni preziose sulle caratteristiche, la forma, le dimensioni e la morfologia del tumore. Inoltre, la RM aiuta a valutare la relazione tra i tumori e le strutture adiacenti come i nervi ottici, i vasi sanguigni, il peduncolo pituitario e il cervello. Le immagini ottenute mediante Fluid Attenuated Inversion Recovery (FLAIR) mostrano una maggiore intensità di segnale rispetto al tessuto cerebrale, con un bordo nero periferico che indica la capsula del tumore. L'invasione del cervello viene sospettata quando i tessuti circostanti mostrano un segnale aumentato rispetto al tumore nelle immagini FLAIR o T2W-MRI.

In un gruppo di pazienti sottoposti a trattamento chirurgico, il 30% ha mostrato edema nelle immagini T2W-MRI. Le sezioni coronali sono spesso necessarie per valutare l'estensione del tumore nel canale ottico, in quanto la compressione del sistema visivo richiede un approccio chirurgico mirato per garantire la decompressione e la preservazione della funzione visiva. In molti casi, l'uso di tecniche di soppressione del grasso è essenziale per identificare l'estensione del tumore lungo l'aspetto mediale del canale ottico.

Il punteggio di visione visiva (VIS), sviluppato dalla Società Oftalmologica Tedesca, è un sistema semplice ed efficace che permette di confrontare i risultati tra diverse serie chirurgiche. Il punteggio VIS combina la valutazione dell'acuità visiva e dei campi visivi di entrambi gli occhi, e varia da 0 a 100, con valori più bassi che riflettono una migliore funzione visiva. In uno studio chirurgico, il punteggio medio pre-operatorio VIS era di 29,6 ± 27,5, con un valore mediano di 24,5.

Un esame endocrinologico della pituitaria deve essere effettuato prima dell'anestesia e dell'intervento chirurgico per valutare la funzionalità della ghiandola pituitaria. Un'analisi clinica ha rivelato che il 5,8% dei pazienti era in terapia sostitutiva per disfunzioni pituitarie al momento della diagnosi, tra cui ipoadrenalismo (11,6%), ipotiroidismo (3,5%), ipogonadismo (1,2%), diabete insipido (4,5%) e iperprolattinemia (4,5%).

Per quanto riguarda il trattamento, i tumori sintomatici sono candidati a intervento chirurgico, con la resezione chirurgica completa e la decompressione del sistema visivo come obiettivo principale, al fine di preservare la funzione visiva. I tumori incidentali e asintomatici di dimensioni ridotte, che non esercitano compressione sulle vie visive, possono essere monitorati mediante osservazione clinica, oftalmologica e neuroradiologica, senza immediato ricorso all'intervento. La radiosururgia potrebbe essere proposta come alternativa, soprattutto in caso di tumori di piccole dimensioni o in pazienti non idonei all'intervento chirurgico.

Il trattamento chirurgico dei tumori del canale ottico e dei meningiomi clinoidali richiede un'accurata valutazione pre-operatoria e una pianificazione dell'approccio chirurgico. Tra gli approcci più comuni, il più adatto dipende dalla localizzazione del tumore e dalle sue dimensioni. Il trattamento con resezione completa è il gold standard, ma in alcuni casi, in particolare per i tumori di piccole dimensioni o asintomatici, può essere preferibile un approccio di monitoraggio o radioterapia.

L'uso di tecniche chirurgiche avanzate come l'approccio fronto-orbito-zygomatico (FOZ) è sempre più diffuso. Questo approccio combina i vantaggi dell'approccio pterionale e dell'approccio subfrontale anteriore, permettendo un accesso ottimale alla regione durale e un controllo neurovascolare posteriore al tumore. La resezione ottimale, accompagnata da un profilo di morbidità minimo, è garantita dall'accesso diretto attraverso l'osso senza compromettere il cervello, in linea con il concetto evolutivo di chirurgia della base cranica "rimuovi l'osso, lascia il cervello".

Un altro approccio valido, sebbene meno utilizzato, è l'approccio frontobasale, che prevede l'uso di tecniche di craniotomia meno invasive, con un'incisione più piccola e meno dannosa per i tessuti circostanti, permettendo un recupero più rapido.

L'evoluzione delle tecniche chirurgiche ha portato a una maggiore precisione nella resezione di questi tumori, riducendo al minimo il rischio di complicazioni e migliorando gli esiti visivi post-operatori. Nonostante ciò, la scelta dell'approccio chirurgico deve essere personalizzata in base alle caratteristiche specifiche del tumore e del paziente.