Il concetto di dati relazionali, fondamento delle moderne soluzioni di database, ha rivoluzionato la gestione delle informazioni fin dall'introduzione dei database relazionali. Prima dell'avvento di questo modello, ogni applicazione utilizzava una propria metodologia per l'archiviazione dei dati, creando un panorama frammentato ed inefficiente. La necessità di conoscere a fondo ogni struttura di dati per operare sulle informazioni rendeva lo sviluppo di applicazioni un processo macchinoso, spesso soggetto a errori. La gestione delle prestazioni di queste architetture ad-hoc era altrettanto complicata. Questo ha spinto alla nascita del modello relazionale, che ha introdotto una struttura standardizzata per organizzare e accedere ai dati. Piuttosto che copiare strutture specifiche per ogni applicazione, il modello relazionale presenta i dati in tabelle, un formato logico, intuitivo e altamente efficiente.
Le tabelle, collegate tra loro tramite chiavi, costituiscono il fondamento di questo modello, permettendo di gestire informazioni strutturate in modo flessibile e scalabile, mantenendo al contempo l'integrità dei dati e riducendo la ridondanza. L'approccio relazionale ha supportato l'emergere di applicazioni moderne ad alte prestazioni, grazie alla sua capacità di strutturare dati in modo da semplificare le operazioni di lettura, scrittura e aggiornamento.
Dati relazionali: definizione e caratteristiche
I dati relazionali sono strutturati in tabelle composte da righe e colonne, dove ogni riga rappresenta un'entità e ogni colonna un attributo. La relazione tra queste tabelle è determinata dalle chiavi, che permettono di stabilire connessioni tra i vari set di dati. Ad esempio, in un sistema di iscrizione universitaria, avremmo tabelle separate per gli studenti, i corsi e le iscrizioni, collegate tra loro da chiavi primarie e chiavi esterne.
Una chiave primaria identifica in modo univoco ogni riga di una tabella (come ad esempio il StudentID nella tabella degli studenti), mentre una chiave esterna stabilisce una relazione tra due tabelle (ad esempio, il DepartmentID nella tabella degli studenti, che fa riferimento al DepartmentID nella tabella dei dipartimenti). Grazie a questa struttura, i dati possono essere facilmente recuperati, manipolati e ottimizzati per prestazioni elevate.
Le principali caratteristiche del modello relazionale includono:
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Tabelle (Relazioni): Set strutturato di dati in righe e colonne.
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Chiavi primarie: Identificazione univoca delle righe.
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Chiavi esterne: Stabilire connessioni tra tabelle diverse.
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Normalizzazione: Minimizzare la ridondanza dei dati, ottimizzando la loro organizzazione.
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Conformità ACID: Garantire che le transazioni siano atomiche, consistenti, isolate e durevoli.
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SQL (Structured Query Language): Linguaggio standard per interrogare e gestire i dati relazionali.
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Indici: Migliorano le prestazioni delle query, velocizzando il recupero dei dati.
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Vincoli: Forzano l'integrità dei dati (es. NOT NULL, UNIQUE, CHECK).
Normalizzazione dei dati: un passo fondamentale
La normalizzazione è il processo mediante il quale le tabelle vengono ripartite in sottoinsiemi più piccoli e logici, riducendo la duplicazione dei dati e migliorando la loro consistenza. La normalizzazione avviene attraverso una serie di livelli chiamati forme normali, ciascuna delle quali elimina specifici tipi di anomalie.
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Prima forma normale (1NF): Ogni valore in una colonna deve essere atomico (indivisibile). Non devono esserci gruppi ripetuti o array all'interno di una colonna.
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Seconda forma normale (2NF): La tabella deve essere in 1NF, e non devono esserci dipendenze parziali, ovvero ogni colonna non chiave deve dipendere dalla chiave primaria nel suo complesso.
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Terza forma normale (3NF): La tabella deve essere in 2NF, e non devono esserci dipendenze transitive, cioè ogni colonna non chiave deve dipendere solo dalla chiave primaria.
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Forma normale di Boyce-Codd (BCNF): Più rigorosa della 3NF, richiede che tutte le dipendenze siano su superchiavi.
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Quarta e quinta forma normali (4NF e 5NF): La 4NF elimina le dipendenze multi-valore, mentre la 5NF garantisce una decomposizione senza perdita di dati.
La normalizzazione è un processo critico, ma eccessiva normalizzazione può causare rallentamenti nelle query a causa del numero elevato di join necessari. In alcuni casi, si ricorre alla denormalizzazione per migliorare le prestazioni, introducendo una certa ridondanza nei dati.
L'uso di SQL nei database relazionali
SQL (Structured Query Language) è il linguaggio standard per la gestione e l'interrogazione dei database relazionali. Consente di creare e modificare la struttura dei database, inserire, aggiornare e cancellare dati, e recuperare informazioni tramite complesse query. Ogni sistema di gestione di database relazionali (RDBMS), come MySQL, PostgreSQL o MariaDB, implementa SQL, sebbene possieda piccole variazioni nella sintassi e nelle funzionalità. La conoscenza di SQL è fondamentale per gestire in modo efficiente i dati relazionali e sfruttare al meglio le potenzialità di un database relazionale.
Oltre a questi concetti tecnici, è importante che il lettore comprenda l'importanza di una progettazione accurata e di una gestione consapevole delle risorse quando si tratta di scegliere il sistema di database relazionale più adatto. La scelta tra MySQL, PostgreSQL e MariaDB dipenderà dalle specifiche necessità del progetto, come la complessità delle query, il volume di dati e la scalabilità. È anche cruciale considerare gli aspetti relativi alla sicurezza e all'affidabilità dei dati, poiché queste soluzioni di database sono fondamentali per garantire la protezione e l'integrità delle informazioni trattate.
Quali sono le principali differenze tra i dati relazionali e non relazionali su Azure?
Quando si parla di gestione dei dati su piattaforme cloud come Azure, è fondamentale comprendere le differenze tra i dati relazionali e non relazionali, poiché queste due categorie richiedono approcci, architetture e soluzioni di storage differenti. Mentre i dati relazionali sono tradizionalmente organizzati in tabelle strutturate con relazioni ben definite tra di esse, i dati non relazionali, spesso definiti "NoSQL", presentano una maggiore flessibilità nella gestione dei dati non strutturati e semi-strutturati.
I database relazionali si basano su un modello a tabelle, dove ogni riga rappresenta un'entità e le colonne contengono i dati relativi a ciascuna entità. Le relazioni tra le tabelle sono stabilite tramite chiavi primarie e chiavi esterne. Questo modello è particolarmente utile per operazioni di tipo transazionale, in cui la consistenza e l'integrità dei dati sono cruciali. Azure offre numerosi servizi per gestire i dati relazionali, tra cui Azure SQL Database, che fornisce un ambiente completamente gestito per SQL Server, e Azure Database for MySQL e PostgreSQL, che permettono di sfruttare database open-source su cloud.
D'altra parte, i database non relazionali, come quelli gestiti tramite Azure Cosmos DB, sono progettati per essere scalabili, veloci e per gestire dati distribuiti in modo efficiente. Essi non seguono una struttura rigida come quella dei database relazionali e permettono di memorizzare dati sotto forma di documenti (JSON), chiavi-valore, colonne o grafi. Questo tipo di architettura è ideale per applicazioni che necessitano di una gestione flessibile dei dati, come quelle legate a Big Data, Internet delle Cose (IoT) e applicazioni mobili, dove la velocità e la scalabilità sono fondamentali.
L'adozione di una soluzione di database non relazionale su Azure, come Azure Cosmos DB, offre numerosi vantaggi. Innanzitutto, l'architettura multi-modello consente di utilizzare più modelli di dati all'interno dello stesso servizio, garantendo la massima flessibilità per le diverse necessità aziendali. Inoltre, la sua distribuzione globale e la capacità di operare in modo multiregionale permettono alle aziende di ottenere alte performance in termini di latenza e disponibilità. La gestione automatica della scalabilità e la replica dei dati in diverse regioni geografiche consentono a chi utilizza Cosmos DB di evitare i vincoli dei database relazionali, che richiedono soluzioni più complesse per gestire la scalabilità orizzontale.
Nel contesto di Azure, uno degli aspetti più interessanti della gestione dei dati non relazionali è l'uso dei servizi di storage come Azure Blob Storage e Azure Data Lake Storage Gen2. Questi strumenti sono progettati per gestire grandi volumi di dati non strutturati, come file multimediali, log e dati di sensori, che possono essere poi analizzati tramite strumenti come Microsoft Power BI, o integrati in pipeline di analisi avanzata tramite Apache Spark.
Un altro aspetto cruciale da considerare è la gestione dei carichi di lavoro analitici. Mentre i carichi di lavoro transazionali (OLTP) sono ottimizzati per operazioni rapide e di breve durata, i carichi di lavoro analitici (OLAP) richiedono l'elaborazione di grandi quantità di dati in modalità batch o stream. In Azure, questi carichi di lavoro vengono gestiti tramite strumenti come Azure Synapse Analytics e Azure Databricks, che permettono di integrare e analizzare dati provenienti da fonti eterogenee, sia relazionali che non relazionali.
Una delle domande fondamentali che ogni organizzazione deve affrontare riguarda la scelta tra database relazionali e non relazionali: quando è più appropriato utilizzare l'uno rispetto all'altro? Sebbene i database relazionali siano ideali per applicazioni che richiedono alta integrità e relazioni ben definite tra i dati, i database non relazionali sono perfetti per scenari in cui la flessibilità, la velocità e la scalabilità sono la priorità. Un'altra considerazione importante riguarda la gestione dei costi: sebbene i database relazionali possano risultare più economici in contesti con una bassa complessità e un carico di lavoro limitato, le soluzioni non relazionali come Azure Cosmos DB possono rivelarsi più vantaggiose quando si trattano enormi volumi di dati distribuiti globalmente.
Infine, è importante capire come le soluzioni di Azure possano interagire con altre tecnologie di Big Data e Analytics, in modo da creare un'architettura dati integrata e fluida. Le applicazioni aziendali moderne non si limitano a una singola fonte di dati, ma piuttosto attingono da vari database relazionali e non relazionali, oltre a fonti di dati esterne. L'adozione di un approccio ibrido che combina database relazionali e non relazionali permette alle aziende di massimizzare le proprie capacità analitiche e operazionali.

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