Nel contesto della fisica dei reattori nucleari, uno degli aspetti più critici riguarda il comportamento dei neutroni in un medium inerte, specialmente durante il loro processo di "slittamento" o rallentamento da energie elevate verso energie termiche, attraverso una serie di collisioni. Le equazioni che descrivono questo fenomeno sono di natura complessa e interrelata, ma forniscono informazioni fondamentali sulla dinamica del flusso di neutroni.

Per iniziare, si considera una situazione in cui i neutroni sono introdotti in un sistema infinito che non assorbe energia, dove l'equazione che governa il flusso di neutroni è una funzione dell'energia e delle collisioni che subiscono. Se iniziamo con una descrizione base in cui un neutrone non ha subito collisioni, la sua energia iniziale E0 è direttamente legata al flusso attraverso una funzione di distribuzione F(E), dove l'energia dei neutroni si abbassa a causa di collisioni con il mezzo circostante. Le interazioni sono descritte da una funzione di scattering S(E) e una densità di collisione Fc(E), che dipende dalla probabilità di collisione e dall'energia dei neutroni.

Per risolvere questo problema, si prende la derivata dell'equazione integrale che rappresenta il flusso di neutroni, trasformandola in un'equazione differenziale. Questo passaggio è fondamentale, poiché consente di passare da un modello globale di diffusione a un modello più localizzato, che fornisce soluzioni più pratiche per il comportamento dei neutroni in un reattore nucleare. Il risultato di tale derivazione ci porta a un'espressione che descrive il flusso di neutroni in termini di energia e di collisioni subite: la soluzione ottenuta per il flusso è proporzionale a 1E\frac{1}{E}, indicando che il flusso tende ad "divergere" all'energia zero, il che riflette l'assunzione di un sistema infinito senza assorbimento. Ciò implica che i neutroni continueranno a rallentare fino a raggiungere l'energia termica senza essere catturati da altre reazioni, come la fissazione o l'assorbimento.

In questo contesto, l'uso del "lethargy", una variabile che descrive la perdita di energia di un neutrone, diventa cruciale. La trasformazione dell'energia in lethargia fornisce un modo efficace per descrivere il processo di rallentamento, ed è particolarmente utile per i problemi di rallentamento dei neutroni. In termini pratici, la funzione di flusso Φ(E)\Phi(E) può essere riscritta in termini di lethargia come una funzione costante, il che implica che la distribuzione dei neutroni nel reattore è stabile una volta che la loro energia è stata ridotta al di sotto di una certa soglia.

Un altro aspetto importante riguarda la probabilità che un neutrone, una volta introdotto nel sistema, non venga catturato da un risonanza durante il suo rallentamento. Questo fenomeno è descritto dalla probabilità di fuga dalla risonanza, una funzione che dipende dalla geometria del sistema e dalle proprietà fisiche del mezzo. È fondamentale comprendere che, anche in un sistema ideale in cui non c'è assorbimento, ogni neutrone avrà probabilità di interagire con la materia e di rallentare a una velocità che dipende dalle caratteristiche del materiale stesso, come la sezione d'urto di scattering.

In situazioni pratiche, come nei reattori nucleari reali, il comportamento dei neutroni è influenzato da una varietà di fattori, tra cui la composizione del combustibile e la geometria del reattore. Per esempio, in un reattore che utilizza idrogeno come moderatore, la probabilità di collisione tra neutroni e atomi di idrogeno è relativamente alta, ma la capacità di assorbire i neutroni è bassa. Ciò comporta che i neutroni rallentano rapidamente, ma continuano a viaggiare attraverso il sistema senza subire catture significative.

Quando si introduce una densità di collisione che descrive i neutroni non collisi, si può ottenere una descrizione ancora più precisa del flusso di neutroni nel sistema. Ad esempio, in un mezzo composto da idrogeno, che ha una bassa probabilità di assorbire neutroni, la densità di collisione dei neutroni si suddivide in una parte non collisa e una parte collisa. Ciò porta all'introduzione di un nuovo parametro di densità di collisione Fc(E), che descrive come i neutroni si distribuiscono tra i diversi stati energetici nel sistema.

Il concetto di "lethargia" è particolarmente rilevante anche quando si considera il comportamento dei neutroni che subiscono più collisioni. In questi casi, la dinamica del flusso di neutroni richiede l'uso di equazioni differenziali più complesse, che incorporano i tassi di collisione e il comportamento del flusso in funzione della distanza e dell'energia. Queste equazioni sono essenziali per calcolare il comportamento dei neutroni in reattori più complessi, dove le probabilità di collisione e assorbimento variano in modo significativo.

Infine, è importante comprendere che il modello descritto sopra è valido per situazioni ideali, ma nella pratica, i reattori nucleari hanno condizioni fisiche molto diverse, come la presenza di materiali di assorbimento o la geometria complessa del reattore stesso. In questi casi, le soluzioni delle equazioni di rallentamento devono essere adattate per tenere conto di queste variabili.

Come Funzionano le Leggi di Fick nella Diffusione delle Molecole?

Le due leggi di Fick sono strettamente interconnesse. Ad esempio, la seconda legge di Fick, che è comparabile all'equazione di diffusione, può essere derivata dalla prima legge di Fick. La definizione che segue può essere espressa utilizzando la Legge di Diffusione di Fick: il gradiente di concentrazione è proporzionale al flusso molare risultante dalla diffusione. La seconda derivata della concentrazione rispetto allo spazio determina quanto velocemente la concentrazione della soluzione cambia in una data posizione. La prima legge di Fick può essere utilizzata per derivare la sua seconda legge, che è la stessa dell'equazione di diffusione. Queste due leggi sono descritte come segue e si comportano in modo analogo.

La prima legge di Fick afferma che "il flusso di una sostanza soluta avviene lungo un gradiente di concentrazione, da una concentrazione più alta a una più bassa". L’equazione che esprime questa legge è:

Jx=DϕxJ_x = -D \frac{\partial \phi}{\partial x}

dove JxJ_x è il flusso di diffusione nella direzione xx, DD è il coefficiente di diffusività, ϕ\phi è la concentrazione e xx è la posizione lungo la direzione xx.

In questa formulazione, si forniscono ulteriori dettagli sull'espansione del coefficiente di diffusione, DD, come visto nell’Equazione 2.2, che descrive la diffusione nel tempo. La relazione tra la variazione del flusso di molecole e il gradiente di concentrazione è data da:

Jxx=D2ϕx2\frac{\partial J_x}{\partial x} = -D \frac{\partial^2 \phi}{\partial x^2}

Un aspetto fondamentale della diffusione è la relazione tra il flusso e la distanza. La diffusione avviene, infatti, quando le molecole si spostano casualmente in un processo chiamato "cammino aleatorio" (Random Walk, RW), in cui ogni molecola compie una serie di spostamenti casuali. Il flusso di molecole, quindi, è legato al movimento di ciascuna molecola attraverso uno spazio definito, e l'effetto di questo movimento può essere descritto tramite il coefficiente di diffusione.

Il coefficiente di diffusione, DD, può essere determinato sperimentalmente senza conoscere dettagli sul cammino aleatorio delle molecole. In un esperimento ideale di diffusione, come mostrato nella Figura 2.3, si può osservare come la concentrazione varia lungo una membrana, indicando il comportamento della diffusione attraverso una barriera. Ad esempio, per una piccola molecola, il coefficiente di diffusione potrebbe essere nell'ordine di 1010m2/s10^{ -10} \, \text{m}^2/\text{s}.

La seconda legge di Fick predice come cambia la concentrazione in funzione del tempo a causa della diffusione. La legge è espressa come:

ϕt=D2ϕx2\frac{\partial \phi}{\partial t} = D \frac{\partial^2 \phi}{\partial x^2}

dove tt è il tempo, e ϕ\phi è la concentrazione del composto in esame. La variabile dipendente in questa legge è la concentrazione, che cambia nel tempo a causa del movimento delle molecole. Questo comportamento è descritto come un'equazione differenziale del secondo ordine, la cui soluzione può essere trovata considerando la forma del volume, le concentrazioni iniziali e le condizioni al contorno.

La soluzione dell’equazione dipende fortemente dalla geometria del sistema, dalla distribuzione iniziale delle molecole e dalle condizioni ai limiti. Un esempio pratico di diffusione a partire da una condizione al contorno netta, come mostrato nelle figure 2.8 e 2.9, dimostra come le molecole inizialmente in una posizione x=ax = a si distribuiscono dopo un certo tempo tt, secondo la legge della diffusione. La distribuzione finale delle molecole segue una funzione gaussiana, che può essere espressa come:

p(x)=14πDtexp((xa)24Dt)p(x) = \frac{1}{\sqrt{4 \pi D t}} \exp \left( -\frac{(x - a)^2}{4 D t} \right)