Lo stoccaggio sotterraneo di idrogeno è emerso come una delle soluzioni più promettenti per affrontare le sfide energetiche del futuro. Questo approccio sfrutta spazi sotterranei naturali, come miniere abbandonate o acquiferi salini esauriti, per accumulare idrogeno in grandi quantità, con l’obiettivo di bilanciare la produzione e il consumo di energia da fonti rinnovabili, come il solare e l'eolico, la cui produzione può essere intermittente.

Le ricerche sui potenziali spazi sotterranei per lo stoccaggio di idrogeno sono in costante evoluzione, e numerosi studi hanno esplorato varie modalità di utilizzo di risorse sotterranee, come le miniere abbandonate o i giacimenti di gas esauriti. In queste strutture, l'idrogeno può essere compresso e immagazzinato per periodi prolungati, utilizzando tecniche che garantiscano la sua sicurezza e l’efficienza energetica. La scelta dei giacimenti da utilizzare è determinata da vari fattori, tra cui la capacità di contenimento, la geologia del sito e la possibilità di effettuare iniezioni e estrazioni senza compromettere l'integrità del terreno.

Gli acquiferi salini, in particolare, sono oggetto di numerosi studi poiché, oltre a offrire ampie capacità di stoccaggio, sono geologicamente stabili e adatti a ricevere idrogeno in modo sicuro. Tuttavia, ci sono sfide legate all'iniezione e al recupero dell'idrogeno, come la gestione dei gas di supporto (come il gas cuscinetto), che sono essenziali per mantenere la pressione nelle cavità sotterranee. Gli studi hanno dimostrato che la gestione di questi gas è cruciale per garantire la capacità di estrazione ottimale e ridurre i rischi di perdite o contaminazioni.

Oltre agli acquiferi salini e alle miniere, altre strutture naturali, come i giacimenti di gas esauriti, sono considerate ideali per lo stoccaggio di idrogeno. Questi siti sono stati utilizzati in passato per immagazzinare gas naturali e, con l’adattamento delle tecnologie di stoccaggio, possono essere riutilizzati per l’idrogeno. Gli studi evidenziano che la continua analisi della salute e dell'integrità dei giacimenti esauriti è fondamentale per ridurre i rischi di perdite o di danneggiamento delle infrastrutture di stoccaggio.

La tecnologia di stoccaggio sotterraneo di idrogeno non è solo un'opportunità, ma una necessità per garantire la stabilità delle reti energetiche in un futuro sempre più dominato dalle energie rinnovabili. L’idrogeno, se stoccato correttamente, può essere utilizzato come un importante "accumulatore di energia", poiché la sua densità energetica lo rende ideale per l’immagazzinamento a lungo termine. La capacità di conservare l'idrogeno in grandi quantità e di estrarlo quando necessario offre un’opportunità unica per sostenere la domanda di energia durante i periodi in cui la produzione di energia rinnovabile è insufficiente.

In questo contesto, la ricerca sui materiali avanzati e le tecniche di stoccaggio è di fondamentale importanza. La creazione di sistemi di stoccaggio sicuri e durevoli, combinati con avanzamenti nelle tecnologie di compressione e liquefazione, è la chiave per il successo di questa tecnologia. La tecnologia del "cryo-compressed", ad esempio, combina vantaggi della compressione e della criogenia, permettendo un'immagazzinamento più denso e sicuro.

Tuttavia, non bisogna trascurare gli aspetti economici e pratici di questa tecnologia. L’investimento iniziale per l'adattamento delle strutture sotterranee esistenti è significativo, ma i benefici a lungo termine in termini di stabilità e sicurezza dell'approvvigionamento energetico potrebbero giustificare ampiamente questi costi. Inoltre, è essenziale sviluppare sistemi di monitoraggio avanzati per garantire la sicurezza durante tutto il ciclo di stoccaggio, in modo da prevenire eventuali perdite di idrogeno o danni alle strutture sotterranee.

Un altro aspetto fondamentale riguarda la sostenibilità delle tecnologie di stoccaggio sotterraneo. L'uso di geopolimeri e materiali avanzati per il rinforzo delle infrastrutture sotterranee, come suggerito in alcuni studi recenti, potrebbe migliorare la resistenza e la longevità delle strutture utilizzate per lo stoccaggio. Questi materiali possono anche ridurre l’impatto ambientale, poiché sono meno inquinanti rispetto ai cementi tradizionali, e possono essere prodotti localmente, riducendo così i costi di trasporto e migliorando l'efficienza complessiva.

Inoltre, è fondamentale considerare l'interazione tra il sistema di stoccaggio e l'ambiente circostante. La modellizzazione geochimica, per esempio, è uno strumento che può aiutare a prevedere i rischi di contaminazione o di reazioni chimiche indesiderate tra l'idrogeno e il suolo circostante. Queste simulazioni sono essenziali per garantire che lo stoccaggio sotterraneo non solo sia efficiente, ma anche sicuro a lungo termine.

L'implementazione su larga scala dello stoccaggio sotterraneo di idrogeno richiede quindi una collaborazione tra scienziati, ingegneri e decisori politici per superare le sfide tecniche e economiche. La continua ricerca su materiali innovativi, tecniche di stoccaggio avanzate e modelli predittivi aiuterà a garantire che questa tecnologia possa svolgere un ruolo cruciale nella transizione verso un sistema energetico sostenibile.

Come l'idrogeno verde può decarbonizzare vari settori industriali e migliorare l'efficienza energetica

La produzione di cemento è uno degli ambiti industriali più complessi e ad alta intensità energetica. Il clinker, il principale componente del cemento, viene ottenuto attraverso il riscaldamento di belite, ferrite, alite e aluminato in un forno rotante a temperature che possono raggiungere i 1450°C. Il processo, estremamente energivoro, si avvale tipicamente di combustibili fossili tradizionali. Le materie prime necessarie alla produzione del clinker, come argilla, calcare e minerale di ferro, vengono mescolate e macinate per ottenere il materiale grezzo, che successivamente viene riscaldato nel forno rotante per produrre il clinker. In seguito, si aggiungono gesso e calcare al clinker per produrre il cemento finale.

Tuttavia, la produzione di cemento è anche una delle principali fonti di emissioni di CO₂. Per ridurre tali emissioni, si sta esplorando l’uso di idrogeno verde e di tecnologie per migliorare l’efficienza energetica. L'idrogeno verde, ottenuto tramite elettrolisi dell'acqua, offre numerose opportunità di integrazione nella produzione di cemento. Una delle soluzioni emergenti è l'uso dell'ossicombustione, che sostituisce i metodi di combustione tradizionali con un flusso concentrato di ossigeno, migliorando la qualità del clinker e riducendo le emissioni di NOₓ e CO₂. Inoltre, l'idrogeno può essere co-combustibile con il gas naturale nei forni, abbattendo ulteriormente le emissioni di CO₂. L'uso di idrogeno verde nelle celle a combustibile (FC) può inoltre contribuire a soddisfare le esigenze energetiche della produzione di cemento.

L'adozione dell'idrogeno verde rappresenta una via promettente per decarbonizzare il settore del cemento, mentre la stessa industria del cemento, attraverso le sue emissioni di CO₂, fornisce un contributo utile alla catena del valore del Power-to-X (PtX), che mira a catturare e riutilizzare il carbonio in altre applicazioni industriali.

Un altro settore che può beneficiare in modo significativo dell’idrogeno verde è quello della produzione di fertilizzanti. L'agricoltura, che contribuisce all'11% delle emissioni globali di CO₂, è uno degli ambiti più rilevanti per il miglioramento dell'efficienza energetica e la riduzione delle emissioni di gas serra. L'ammoniaca, una delle sostanze chimiche più utilizzate nella produzione di fertilizzanti a base di azoto, è tradizionalmente prodotta attraverso processi che richiedono una grande quantità di energia e risorse fossili. L’integrazione dell'idrogeno verde nella produzione di ammoniaca consente di ottenere fertilizzanti con un’impronta di carbonio significativamente inferiore. I fertilizzanti verdi, realizzati a partire da risorse rinnovabili, presentano la stessa composizione chimica dei fertilizzanti convenzionali, ma riducono notevolmente le emissioni di CO₂ grazie all'uso di risorse rinnovabili durante il loro processo di produzione. Oltre a migliorare la fertilità del suolo, i fertilizzanti verdi favoriscono una crescita sana delle colture e contribuiscono a una catena del valore alimentare più sostenibile e resiliente.

Anche il settore edilizio, che rappresenta una delle principali fonti di emissioni di gas serra a livello globale, può trarre vantaggio dall'adozione di tecnologie verdi, come l'idrogeno, la cattura del carbonio e i sistemi energetici intelligenti. Nel 2023, edifici e infrastrutture sono responsabili di circa il 6% delle emissioni globali di CO₂ legate all'energia, principalmente a causa dei consumi energetici per riscaldamento, raffreddamento, illuminazione e produzione di materiali. L'utilizzo dell'idrogeno verde in vari sistemi di riscaldamento e nella produzione di energia da combustibile verde può significativamente abbattere le emissioni di CO₂ e migliorare l'efficienza energetica degli edifici.

Particolare attenzione merita anche il settore del riscaldamento domestico e della cucina. Oltre a ridurre la dipendenza dai combustibili tradizionali, l'idrogeno offre soluzioni innovative per la cucina e il riscaldamento domestico. Ad esempio, l'uso dell'idrogeno in sistemi di combustione diretta consente di produrre calore senza emissioni nocive, mentre i sistemi ibridi di cucina a idrogeno combinano combustione e produzione di energia elettrica, rendendo il processo più sicuro ed efficiente. In questo contesto, l'idrogeno rappresenta un’opportunità per risolvere le problematiche legate alla qualità dell’aria nelle case e ridurre i gas serra derivanti dalla cucina tradizionale.

Infine, il riscaldamento degli spazi e dell’acqua domestica rappresenta un altro settore strategico in cui l’idrogeno verde può avere un impatto significativo. Con circa l'80% dell'energia consumata nelle abitazioni europee destinato al riscaldamento, il ricorso all'idrogeno come fonte di energia per sistemi di riscaldamento a combustione catalitica, pompe di calore a gas o caldaie potrebbe contribuire in modo sostanziale alla neutralità climatica entro il 2050, riducendo le emissioni di CO₂ derivanti dai combustibili fossili.

In sintesi, l’integrazione dell’idrogeno verde in vari settori industriali e domestici può portare a significativi miglioramenti in termini di riduzione delle emissioni di CO₂ e aumento dell’efficienza energetica. Questo tipo di transizione richiede innovazione tecnologica, investimenti nelle infrastrutture e politiche che favoriscano l'adozione di soluzioni sostenibili. Per i lettori, è fondamentale comprendere che, sebbene queste tecnologie siano promettenti, la realizzazione di un sistema energetico completamente decarbonizzato dipenderà dalla capacità di integrare diverse soluzioni e di superare le sfide tecnologiche ed economiche ancora esistenti.

Quali sono le sfide nell’adozione di soluzioni tecnologiche per la decarbonizzazione e la transizione energetica nei trasporti e nell'industria?

L'evoluzione tecnologica in ambito energetico, in particolare la sostituzione dei combustibili fossili con fonti rinnovabili, sta modificando il panorama globale delle emissioni di CO2, ma anche la sua relazione con la crescita economica. In un mondo in cui la decarbonizzazione è una necessità urgente, le soluzioni proposte si scontrano con numerose sfide, tra cui i costi, le infrastrutture e la disponibilità di tecnologie avanzate.

Un caso emblematico riguarda il trasporto: negli Stati Uniti, la sostituzione dei combustibili fossili con alternative a basse emissioni sta procedendo a rilento. Sebbene ci siano segnali di decoupling tra crescita economica e emissioni, come suggerito da Neves e Marques, la transizione energetica non è uniforme e dipende fortemente dalla politica, dalle politiche fiscali, e dalla disponibilità di tecnologie efficaci come i motori a idrogeno, i veicoli elettrici a batteria e a celle a combustibile. La competizione tra questi sistemi è palpabile, poiché ognuno porta con sé vantaggi e svantaggi in termini di costi e impatti ambientali.

Nel settore automobilistico, l’adozione di tecnologie come il turbocharging e l’iniezione diretta di benzina ha contribuito a migliorare l'efficienza dei motori termici, riducendo in parte le emissioni di CO2. Tuttavia, come dimostrato da Nain e Petitjean, i miglioramenti sono limitati, e per ottenere una decarbonizzazione effettiva, è necessario orientarsi verso soluzioni più sostenibili come i veicoli elettrici (EV) e i veicoli a celle a combustibile (FCEV).

Un altro settore chiave è l'aviazione, dove l'adozione di idrogeno come fonte di energia promette di ridurre drasticamente le emissioni. Alcuni studi suggeriscono che l’impiego di velivoli a celle a combustibile potrebbe rivelarsi una soluzione vantaggiosa per il mercato nordico, come evidenziato da Svensson e Oliveira. Tuttavia, la transizione è ostacolata da problematiche relative alla produzione e al trasporto dell'idrogeno, nonché alla necessità di nuove infrastrutture di rifornimento.

Nel settore marittimo, l’adozione di tecnologie a basse emissioni, come l’ammoniaca- idrogeno, per il carburante delle navi sta guadagnando terreno. I benefici di queste soluzioni sono evidenti, poiché potrebbero ridurre significativamente le emissioni di CO2 nel trasporto marittimo. Tuttavia, la sfida principale rimane nella realizzazione di navi compatibili con queste nuove tecnologie e nell'adeguamento delle infrastrutture portuali, come dimostrato dai casi di studio condotti da Shakeri e Sánchez.

Nel contesto di queste innovazioni, l'adozione di veicoli elettrici, sia nel trasporto terrestre che in ambito aereo e marittimo, rimane una delle soluzioni più promettenti. La ricerca evidenzia che il costo totale di vita dei veicoli elettrici sta rapidamente diminuendo, come riportato da Buberger e dal Global EV Outlook 2024 dell'Agenzia Internazionale dell'Energia. Tuttavia, questo fenomeno deve affrontare l'ostacolo della scarsa disponibilità di materiali critici per la produzione delle batterie, oltre alla necessità di un approvvigionamento energetico adeguato a livello globale.

Un’altra questione fondamentale riguarda le tecnologie di stoccaggio dell'energia, in particolare quelle per l'idrogeno. L’industria sta studiando nuove soluzioni per ottimizzare la produzione e l’immagazzinamento di idrogeno verde, con il supporto di modelli energetici avanzati che possono ridurre i costi e aumentare l'efficienza. L’impiego di idrogeno in vari settori, inclusa la siderurgia, come mostrato da Liu, potrebbe essere cruciale per decarbonizzare l’industria pesante, uno dei principali emettitori di gas serra.

Le questioni economiche non sono secondarie in questa transizione. I costi di produzione, trasporto e distribuzione delle nuove forme di energia richiedono investimenti significativi, ma i benefici a lungo termine in termini di sostenibilità ambientale potrebbero giustificare tali spese. In un quadro più ampio, le politiche pubbliche gioca un ruolo centrale nel guidare questi cambiamenti, con misure che vanno dai sussidi all’innovazione tecnologica alla creazione di incentivi per l’acquisto di veicoli a basse emissioni.

Per il lettore, è importante capire che la decarbonizzazione non è una soluzione universale e immediata. Ogni settore, che sia l'automotive, l’aviazione o la navigazione, ha le proprie peculiarità e necessità tecniche. Le soluzioni devono essere adottate gradualmente, tenendo conto delle specificità locali e della disponibilità delle risorse. La transizione energetica globale, quindi, è un processo complesso, dove la ricerca e lo sviluppo continuano a giocare un ruolo fondamentale nel superare le barriere tecnologiche e finanziarie che oggi limitano il progresso.