Il MXene, un materiale bidimensionale noto per le sue proprietà eccezionali, è stato oggetto di numerosi studi in ambito industriale, in particolare per il suo potenziale utilizzo nei rivestimenti anticorrosivi. Tuttavia, nonostante le sue straordinarie caratteristiche, la stabilità chimica del Ti3C2Tx, un tipo di MXene, rimane una sfida significativa, soprattutto in ambienti contenenti umidità e ossigeno. Il processo di ossidazione, che compromette la conduttività elettrica e riduce la durata di vita del materiale, è uno degli ostacoli principali al suo impiego pratico.

Il Ti3C2Tx, come molti altri materiali avanzati, è sensibile all'ossidazione, un fenomeno che avviene facilmente in presenza di acqua e ossigeno. Per preservare la stabilità chimica e la funzionalità di questo materiale, è fondamentale seguire alcune pratiche di conservazione specifiche. Le dispersioni acquose di MXene, infatti, devono essere conservate in contenitori sigillati con argon e a basse temperature, inferiori ai 5°C. Se le dispersioni vengono congelate a temperature sotto i -20°C, è possibile preservare le lamine di Ti3C2Tx per un periodo che può arrivare fino a due anni. L'ossidazione porta a fenomeni come la formazione di ossidi di titanio, visibili come un deposito bianco e torbido, e può liberare gas come il metano (CH4) o l'ammoniaca a seconda del tipo di MXene utilizzato, come nel caso del Ti3CNTx.

Al di là della conservazione, l'efficacia del MXene come rivestimento anticorrosivo dipende dalla sua preparazione e trattamento superficiale. Tecniche di modifica della superficie sono state sviluppate per migliorare la stabilità del Ti3C2Tx, impedendo così il degrado dovuto all'ossidazione e prolungandone la durata. La creazione di strutture orientate attraverso processi di auto-assemblaggio, attivati da flussi d'aria, è una delle innovazioni più promettenti. Questo approccio non solo migliora la resistenza alla corrosione, ma consente anche l'auto-riparazione dei rivestimenti. Inoltre, l'integrazione del Ti3C2Tx in compositi con metalli come il rame ha mostrato un notevole incremento della resistenza alla corrosione, dimostrando l'efficacia di MXene come materiale di riempimento in rivestimenti compositi.

Inoltre, la ricerca ha evidenziato l'importanza della progettazione strutturale dei rivestimenti MXene. Diversi metodi, come l'uso di campi magnetici, interazioni elettrostatiche e deposizione elettrochimica, sono stati utilizzati per controllare l'orientamento delle lamelle di MXene. Questa regolazione fine della struttura non solo ottimizza le proprietà di barriera, ma riduce anche la formazione di difetti nel rivestimento, che potrebbero compromettere le prestazioni del materiale. Tecniche di rivestimento come la spruzzatura, la dip coating e la blade coating sono le più comuni per applicare dispersioni di MXene su substrati metallici. Queste tecniche permettono una distribuzione omogenea del materiale, assicurando che le proprietà del rivestimento siano uniformi su tutta la superficie trattata.

Il spray coating, ad esempio, è una delle tecniche più promettenti per applicare rivestimenti di MXene su superfici complesse. Consente di ottenere film sottili e uniformi, con una precisione che dipende dalla pressione del gas, dalla temperatura e dalla distanza tra il substrato e la pistola spruzzatrice. La dispersione acquosa di MXene, che può avere concentrazioni variabili da 0,1 a 10 mg/ml, viene atomizzata in minuscole gocce da un gas carrier, che vengono quindi depositate sulla superficie desiderata. Durante l'evaporazione del solvente, le gocce si uniscono, creando una pellicola continua di MXene. L'orientamento delle lamelle di MXene, che è cruciale per ottenere un rivestimento resistente alla corrosione, può essere ulteriormente migliorato con trattamenti come il trattamento al plasma o l'incisione superficiale.

Queste soluzioni, seppur efficaci, non sono prive di sfide. La natura altamente reattiva di MXene richiede condizioni precise per evitare che il materiale subisca ossidazione durante la fase di trattamento e conservazione. La gestione della stabilità chimica di MXene è un tema che continua a essere al centro della ricerca, poiché qualsiasi alterazione nella sua struttura può compromettere le sue proprietà di protezione contro la corrosione e altre applicazioni tecnologiche avanzate.

L'evoluzione della ricerca sui rivestimenti anticorrosivi basati su MXene, in particolare nei composti e nelle strutture multifunzionali, rappresenta un passo importante verso soluzioni più durature e performanti. Tuttavia, per ottimizzare le applicazioni di MXene in ambienti reali, è essenziale comprendere appieno le condizioni che ne influenzano la stabilità e le modalità più adatte di applicazione. La continua esplorazione di nuove tecniche di trattamento superficiale e la progettazione di nuovi materiali compositi sono fondamentali per il successo a lungo termine di MXene nei rivestimenti anticorrosivi.

Come sono strutturati e quali applicazioni hanno i MXenes: un materiale 2D promettente per l'elettronica e oltre

I MXenes sono materiali bidimensionali (2D) che possiedono una struttura simile a quella di un foglio, con terminazioni superficiali. A differenza del grafene, che è costituito da un singolo elemento, i MXenes sono composti da tre o più elementi e richiedono un processo di incisione per mantenere la loro struttura derivante dalla fase MAX. Questi materiali sono stati oggetto di numerosi studi grazie alle loro straordinarie proprietà elettrochimiche e optoelettroniche, che li rendono superiori a molti altri materiali convenzionali. Per esempio, sono stati impiegati in applicazioni che spaziano dagli assorbitori saturabili, allo stoccaggio di energia, alla fotonica non lineare, ai transistor a effetto di campo, agli elettrodi conduttivi e alla biomedicina. La loro versatilità li ha resi una scelta privilegiata per molte tecnologie emergenti, spesso superando le prestazioni di materiali tradizionali.

Le proprietà dei MXenes possono essere ottimizzate modificando le proporzioni degli elementi M o X, e in alcuni casi, la variazione delle terminazioni superficiali può ulteriormente migliorare le loro caratteristiche. Tuttavia, nonostante questi vantaggi, ci sono anche alcuni limiti da considerare: i MXenes tendono ad essere soggetti a un facile "restacking", presentano una stabilità ridotta in atmosfere ricche di ossigeno e una bassa flessibilità. Inoltre, il processo di sintesi dei MXenes, che prevede l'uso di soluzioni acide per l'incisione, comporta rischi legati alla sicurezza e ne limita l'adozione su scala commerciale.

Per comprendere appieno il funzionamento dei MXenes, è necessario esplorare in dettaglio la loro struttura atomica e la disposizione degli atomi. Questi materiali derivano dalla fase MAX, una combinazione di carburi, nitruri e carbonitruri di metalli di transizione, dalla quale viene rimossa la parte del gruppo A. Il legame tra gli atomi di M (metallo) e A (elemento appartenente al gruppo A) è relativamente più debole rispetto ai legami M–X, il che rende più facile l'incisione per ottenere le lamine di MXene. La struttura cristallina dei MXenes è tipicamente esagonale compatta, con gli atomi di M disposti in una rete stretta e gli atomi di X che occupano gli spazi interstiziali.

Questi materiali metallici, sebbene simili al loro precursore MAX, possono manifestare un comportamento semiconduttore a causa delle modifiche superficiali. Le loro proprietà elettroniche includono una dispersione di Dirac vicino al livello di Fermi, un'alta anisotropia elettronica e una bassa funzione di lavoro. La struttura elettronica dei MXenes viene descritta in termini di densità degli stati e banda di energia, elementi cruciali per la comprensione delle loro potenzialità in applicazioni avanzate.

Inoltre, l'eterogeneità delle terminazioni superficiali, che può includere gruppi funzionali come ossidrile, fluoruro e ossigeno, può influenzare in modo significativo le proprietà elettroniche del materiale. La presenza di gruppi elettronegativi come l'ossigeno e il fluoro aumenta la funzione di lavoro, mentre la presenza di gruppi idrossilici può ridurla, influenzando così la conduttività elettrica e la struttura della banda. Queste modifiche superficiali permettono ai MXenes di essere adattati a una varietà di applicazioni, come la schermatura contro le interferenze elettromagnetiche (EMI) e dispositivi di accumulo energetico.

Un altro aspetto interessante dei MXenes è la loro interazione con polimeri. Grazie alla presenza di molte terminazioni superficiali attive, i MXenes possono essere combinati con vari polimeri tramite tecniche di miscelazione ex-situ o polimerizzazione in-situ. Sebbene la miscelazione ex-situ offra il vantaggio di una struttura polimerica ben definita e una composizione del composito MXene/polimero facilmente controllabile, la polimerizzazione in-situ è meno utilizzata a causa delle difficoltà nella gestione dei legami covalenti che si formano durante il processo. Tuttavia, entrambe le tecniche sono fondamentali per sviluppare materiali compositi che combinano le eccezionali proprietà elettroniche dei MXenes con le proprietà meccaniche e termiche dei polimeri.

Oltre a queste applicazioni, i MXenes sono stati esplorati per usi in filtrazione, sensori e dispositivi elettronici indossabili. La capacità di modificare la superficie senza alterare la struttura cristallina dei MXenes li rende una soluzione ideale per molte di queste applicazioni. Tuttavia, la stabilizzazione di questi materiali, che può richiedere tecniche come l'intercalazione o la delaminazione, rimane una delle sfide principali nella loro produzione.

Per quanto riguarda la sintesi, esistono vari metodi per ottenere MXenes, tra cui l'uso di acidi selettivi per rimuovere il gruppo A dalla fase MAX. Questa rimozione consente di ottenere le lamine di MXene desiderate, ma richiede un'attenta gestione dei reagenti e delle condizioni di processo per garantire la qualità e la sicurezza del materiale prodotto. Il progresso nella ricerca sulla sintesi dei MXenes sta cercando di risolvere alcune di queste problematiche, rendendo la loro produzione più sicura ed economica.

La ricerca sui MXenes è ancora nelle fasi iniziali, ma le loro promettenti proprietà e la vasta gamma di applicazioni potenziali fanno presagire che questi materiali potrebbero giocare un ruolo fondamentale nelle tecnologie avanzate dei prossimi decenni. Nonostante alcune sfide tecniche e pratiche, i MXenes rappresentano una delle frontiere più eccitanti della ricerca materiale moderna, con applicazioni che spaziano dalle nanotecnologie alla medicina, fino all'elettronica avanzata e alla gestione energetica.

Come la funzionalizzazione della superficie dei MXene influisce sulle proprietà chimiche ed elettrochimiche

I MXene, materiali bidimensionali costituiti da strati di carburi e nitruro metallici, sono oggetto di ampio studio per le loro eccellenti proprietà fisiche e chimiche. Tuttavia, la loro stabilità e reattività possono essere notevolmente influenzate dalle terminazioni superficiali che rivestono ciascun strato di MXene. La funzionalizzazione della superficie dei MXene è una strategia fondamentale per migliorare le loro prestazioni in una varietà di applicazioni, dalla lubrificazione all'immagazzinamento dell'energia, passando per la purificazione dell'acqua.

Una delle sfide principali nell'uso dei MXene nelle applicazioni di lubrificazione è la loro bassa stabilità di dispersione nelle basi oleose idrofobiche, dovuta alla presenza di gruppi idrofili alle estremità delle loro superfici. La personalizzazione dell'idrofobicità dei MXene è possibile tramite tecniche di funzionalizzazione chimica, come l'innesto di polimeri o molecole piccole, che aumentano anche lo spazio interstrato, migliorando così la stabilità e l'efficacia in oli lubrificanti. Ad esempio, quando i nanosheets di MXene sono funzionalizzati con liquidi ionici e aggiunti a oli di base, si osserva un miglioramento sinergico delle proprietà di basso attrito e resistenza all'usura dell'olio lubrificante.

Le terminazioni superficiali dei MXene svolgono un ruolo cruciale anche nella stabilità dei film di MXene. Il trattamento termico con idrogeno, ad esempio, è efficace per aumentare la stabilità dei film, riducendo il numero di terminazioni -OH. Tuttavia, questo trattamento può compromettere la dispersione dei MXene in soluzioni acquose, rendendo difficile il riutilizzo del materiale. Un altro aspetto da considerare riguarda la stabilità termica dei MXene: ad esempio, il Ti3C2 MXene con terminazioni -F/OH mantiene una stabilità fino a 800°C in un ambiente in Ar, mentre un MXene con terminazione -Cl si stabilizza fino a 750°C.

Inoltre, la stabilità termodinamica dei MXene dipende dalla natura delle loro terminazioni superficiali. I MXene con gruppi -O, come Ti3C2O2, mostrano una maggiore stabilità rispetto a quelli con terminazioni -OH e -F. I gruppi ossigeno prevengono la deformazione della struttura Ti-C, mentre altri gruppi terminanti possono causare instabilità nei legami. Inoltre, i materiali positivamente caricati possono interagire elettrostaticamente con i MXene, formando nanocompositi, il che può migliorare le proprietà conduttive del composto MXene.

La funzionalizzazione dei MXene consente anche una personalizzazione delle loro caratteristiche chimiche per specifiche applicazioni, come il miglioramento della resistenza all'ossidazione, la resistenza alla corrosione e la regolazione della reattività chimica. Tali modifiche non solo migliorano la capacità di scambio ionico, ma anche l'attività catalitica dei MXene, aumentando la loro idoneità per l'utilizzo in condizioni di siccità, per la purificazione dell'acqua o per lo stoccaggio di energia. Tuttavia, la funzionalizzazione della superficie dei MXene presenta alcune difficoltà, tra cui la distribuzione uniforme dei gruppi funzionali, che spesso tendono a disintegrarsi o desorbire nel tempo. Questo comporta problemi di stabilità a lungo termine sotto diverse condizioni ambientali.

Un altro aspetto importante della funzionalizzazione è la difficoltà di regolare la reattività dei gruppi funzionali in ambienti reattivi. In particolare, alcuni gruppi potrebbero causare effetti collaterali indesiderati, richiedendo tecniche analitiche sofisticate ed economicamente costose per una caratterizzazione precisa. Inoltre, scalare il processo di funzionalizzazione in ambito industriale, mantenendo il controllo e la riproducibilità, rappresenta una sfida significativa.

Le proprietà elettrochimiche dei MXene sono direttamente influenzate dalle loro terminazioni superficiali. Le diverse capacità teoriche che derivano dai gruppi terminanti -F, -O, -OH o -Cl sono indicative delle differenze nelle proprietà chimiche di questi materiali, anche quando condividono lo stesso meccanismo di intercalazione. La presenza di gruppi funzionali specifici può anche influenzare la cinetica dei processi elettrochimici, portando a prestazioni differenti. Ad esempio, la riduzione della superficie attiva dovuta all'accumulo spontaneo dei gruppi funzionali può ridurre le prestazioni di immagazzinamento dell'energia. Una chimica superficiale regolabile, con gruppi terminali diversificati, può migliorare le proprietà elettrochimiche aumentando il numero di siti attivi e facilitando l'assorbimento degli ioni.

In particolare, la sintesi elettrochimica dei MXene, attraverso metodi come l'incisione elettrochimica, ha permesso di ottenere vari tipi di gruppi funzionali, tra cui -O, -Cl e -OH, ognuno dei quali influisce sulle proprietà elettrochimiche in modo diverso. I MXene sintetizzati con questa tecnica possono presentare una ridotta capacità di immagazzinamento dell'energia, a causa delle limitazioni imposte dai gruppi funzionali come -F e -OH. Tuttavia, la combinazione di MXene con nanotubi di carbonio multi-strato (MWCNTs) può migliorare significativamente la conduttività elettrica e le caratteristiche elettrochimiche complessive, mostrando un notevole potenziale per le applicazioni di accumulo di energia.

L'elettrochimica dei MXene è ulteriormente influenzata dalla natura dei gruppi terminanti al halogeno, che hanno un impatto significativo sulla capacità di doppio strato elettrico degli elettrodi. Ad esempio, i MXene terminati con atomi di alogeno di numero atomico maggiore, come lo iodio (I) rispetto al fluoro (F), mostrano una maggiore capacità di accumulare elettroni sulla superficie dell'elettrodo, aumentando così la capacità di capacitance. Questo fenomeno è attribuito alla ridotta elettronegatività degli atomi di alogeno più pesanti, che favoriscono l'accumulo elettrostatico di elettroni sulla superficie.

La comprensione delle proprietà chimiche e elettrochimiche dei MXene è cruciale per ottimizzare le loro prestazioni in un ampio ventaglio di applicazioni, ma anche per superare le difficoltà associate alla loro funzionalizzazione. L'interazione tra i gruppi funzionali, la loro stabilità a lungo termine e la loro influenza sulle prestazioni complessive sono fattori determinanti nella progettazione di MXene più efficienti per applicazioni pratiche.

Come l'Funzionalizzazione della Superficie di MXene Migliora le Prestazioni Elettrochimiche: Nuove Strade per la Tecnologia delle Batterie e dei Supercondensatori

MXene, con la loro struttura bidimensionale, possiedono una piattaforma di scarica duale grazie ai comportamenti redox reversibili dei gruppi multi-alogeno (-ClBr, -ClI, -BrI e -ClBrI). Questi gruppi funzionali possono essere incorporati nelle lamine di MXene, aumentando lo spazio interstrato e migliorando notevolmente l'accessibilità agli ioni metallici durante i processi elettrochimici. Un esempio evidente di questo miglioramento è rappresentato dalla terminazione cloruro sterico nei elettrodi Ti2CTx (LiF/HCl), che, aumentando lo spazio interstrato, favorisce un maggiore accesso agli ioni di litio e di conseguenza migliora le prestazioni capacitive. Quando questi elettrodi vengono utilizzati in un supercondensatore ibrido al litio, si ottengono densità di energia e potenza superiori, confermando l’importanza di comprendere il meccanismo di immagazzinamento degli ioni di litio nei MXene, soprattutto in relazione ai gruppi terminali sulla loro superficie.

Il miglioramento delle prestazioni elettrochimiche delle versioni alogenate di Ti3C2Tx MXene è stato osservato attraverso una tecnica di incisione a fusione acida di Lewis, che consente la produzione di versioni alogenate (contenenti Br e I o le loro combinazioni). Questi nuovi MXene alogenati mostrano una piattaforma di scarica stabile, alta densità di energia, grande capacità e ottime prestazioni a tassi elevati, caratteristiche che li rendono altamente competitivi per le applicazioni nelle batterie. I MXene modificati con strategie di funzionalizzazione della superficie, come ClBr o ClI, e combinazioni ternarie come ClBrI, mostrano proprietà elettrochimiche uniche che dipendono dalla composizione della superficie. In particolare, MXene terminati con Br o I mostrano piattaforme di scarica rispettivamente a circa 1,6 V e 1,1 V, con capacità specifiche di 135 e 97,6 mAh g^-1. I MXene con più alogeni (come BrI o ClBrI) presentano piattaforme di scarica duali e capacità specifiche di 117,2 e 107,4 mAh g^-1. Al contrario, i MXene terminati con Cl o realizzati con incisione HF tradizionale (Ti3C2(OF)) mostrano capacità ridotte e nessuna piattaforma di scarica evidente.

Le proprietà elettrochimiche migliorate dei MXene alogenati sono attribuite alle reazioni redox reversibili, che suggeriscono la possibilità di personalizzare la chimica della superficie per migliorare le prestazioni dei MXene in una vasta gamma di applicazioni. Questo approccio si differenzia significativamente da quello tradizionale basato su tecniche di incisione HF, che non riescono a produrre piattaforme di scarica stabili. Inoltre, la trattazione termica dei MXene Ti3C2Tx, utilizzando una soluzione di acido ascorbico, consente un controllo ottimale della struttura elettrica della superficie, riducendo il tasso di autodiscarica e migliorando la stabilità durante i cicli di carica e scarica. Rispetto ai MXene trattati con gruppi –OH, i trattamenti con meno gruppi –OH mostrano una riduzione del tasso di autodiscarica di quasi il 20%.

Un altro aspetto importante nella progettazione e ottimizzazione degli elettrodi MXene è la modifica della terminazione superficiale e l'espansione dello spazio interstrato, che consente di creare una struttura tridimensionale e migliorare così le capacità elettrochimiche, come la costanza del ciclo e la velocità di risposta. Dopo l'intercalazione di K+ e la rimozione dei gruppi funzionali (-OH/-F), è stato osservato che la pseudo-capacità di intercalazione aumenta di tre volte rispetto ai MXene primari. In questo caso, la presenza di gruppi –O sulla superficie mostra un numero maggiore di siti attivi per la pseudo-capacità, rispetto ai gruppi –F che ostacolano il movimento degli ioni elettroliti e degli elettroni, compromettendo le prestazioni elettrochimiche.

La funzionalizzazione della superficie di MXene gioca un ruolo cruciale nel migliorare le prestazioni di dispositivi come batterie e supercondensatori. Le superfici funzionalizzate offrono numerosi vantaggi: possono modificare il potenziale dell'elettrodo, aggiungere più siti attivi per la memorizzazione della carica, e modificare i percorsi elettronici, alterando così la conducibilità elettrica. Inoltre, la funzionalizzazione aumenta la stabilità ciclica dei dispositivi, prevenendo il deterioramento strutturale durante i cicli di carica-scarica e migliorando la capacità di diffusione degli ioni, che influisce positivamente sulle prestazioni a velocità elevate. Tuttavia, la funzionalizzazione dei MXene presenta delle sfide. È difficile ottenere una funzionalizzazione uniforme su tutta la superficie del MXene, il che può portare a prestazioni elettrochimiche inconsistenti. Inoltre, i gruppi funzionali possono deteriorarsi o separarsi nel tempo durante i cicli elettrochimici, riducendo la durata dei dispositivi.

Per applicazioni industriali, è fondamentale scalare il processo di funzionalizzazione, mantenendo il controllo dei costi e la ripetibilità. La difficoltà di gestire la tipologia e la densità dei gruppi funzionali richiede un controllo preciso per massimizzare le proprietà elettrochimiche senza compromettere altre caratteristiche. È essenziale che vengano sviluppate tecniche analitiche sofisticate per identificare accuratamente i gruppi funzionali e determinare il loro impatto sulle prestazioni elettrochimiche, al fine di ottimizzare la funzionalizzazione dei MXene in dispositivi di grande applicazione come supercondensatori e batterie.