I misuratori PMMC, che sfruttano un sistema a bobina mobile immerso in un campo magnetico permanente, rappresentano una delle tecnologie più precise per la misurazione di correnti continue. La loro affidabilità si basa su una serie di caratteristiche progettuali avanzate, che permettono di ottenere letture altamente accurate. Ogni componente di questi strumenti è studiato per garantire un perfetto equilibrio tra precisione e stabilità, e la cura nella progettazione risulta fondamentale per evitare errori nelle letture.

Un aspetto cruciale nella progettazione di un misuratore PMMC è la scelta dell'ago indicatore. Generalmente, l'ago viene realizzato in alluminio per minimizzare il peso del sistema mobile, ed è progettato in modo tale che la parte indicante sia lunga e sottile, mentre la parte opposta è più corta e spessa per garantire un equilibrio. Questo accorgimento rende l'ago particolarmente sensibile ai movimenti minimi, ma è altrettanto importante che il lettore osservi l'indicatore da una posizione perpendicolare rispetto alla scala graduata. Un angolo di visualizzazione errato, infatti, può causare un errore noto come "errore di parallasse", che può distorcere la lettura. Per evitare tale errore, molti misuratori PMMC sono dotati di uno specchio posto sotto l'ago: il lettore deve allineare l'immagine riflessa dell'ago con il suo punto di riferimento sulla scala, così da ottenere una lettura precisa.

Per garantire una risposta dinamica stabile, i misuratori PMMC sono dotati di un sistema di smorzamento che limita l'oscillazione della bobina mobile. Inizialmente, veniva utilizzato il smorzamento viscoso, ma oggi la soluzione più comune è il smorzamento elettrodinamico, che si ottiene mediante una seconda bobina (bobina di smorzamento) che genera una forza di opposizione al movimento della bobina mobile. Quando la bobina di smorzamento attraversa le linee del campo magnetico, si induce una tensione che genera una corrente, la quale, interagendo con il campo magnetico, produce una forza opposta che rallenta il movimento della bobina. La forza di smorzamento dipende sia dalle caratteristiche meccaniche (come il smorzamento viscoso) che dalle caratteristiche elettriche (come la resistenza della bobina di smorzamento), e ciò permette di ottenere letture più precise, evitando oscillazioni persistenti dell'ago.

Un altro aspetto fondamentale del misuratore PMMC è l'accurata regolazione dello zero. Al momento della fabbricazione, può accadere che l'ago non segni esattamente lo zero quando il dispositivo non è in uso. Per risolvere questo problema, è previsto un meccanismo di regolazione dello zero, che consente di spostare l'ago sulla scala graduata fino a farlo coincidere con la posizione di zero. Inoltre, l'errore di zero può manifestarsi anche durante l'uso, per via di fattori come il riscaldamento o l'usura. Pertanto, il misuratore è dotato di un sistema di regolazione che permette all'utente di correggere eventuali deviazioni, garantendo così una lettura sempre precisa.

Un'altra caratteristica interessante dei misuratori PMMC è la calibrazione. Sebbene i produttori cerchino di ridurre al minimo le variazioni nei parametri del dispositivo, piccoli scostamenti tra i singoli strumenti possono comunque verificarsi, specialmente per quanto riguarda la densità del flusso magnetico dei magneti permanenti. Per questo motivo, è necessario prevedere un sistema di calibrazione che consenta di adattare la scala del misuratore a tali variazioni, garantendo che tutti gli strumenti di una stessa serie possiedano lo stesso comportamento. La calibrazione avviene mediante una regolazione fine del percorso magnetico, che permette di compensare le eventuali differenze nel flusso magnetico e nelle caratteristiche della molla, rendendo ogni misuratore conforme ai valori di riferimento.

Infine, è importante sottolineare che i misuratori PMMC sono progettati esclusivamente per la lettura di correnti continue, e non possono essere utilizzati per misurare correnti alternate. Ciò è dovuto alla natura del meccanismo di lettura, che è ottimizzato per la misurazione di corrente continua. Per questo motivo, questi dispositivi sono particolarmente utili in applicazioni dove è richiesto un livello elevato di precisione nella misurazione della corrente continua.

Come misurare gli errori nei trasformatori di corrente e di tensione: metodi digitali e a quasi-bilanciamento

Nel campo della strumentazione elettrica, la misurazione degli errori nei trasformatori di corrente (CT) e nei trasformatori di tensione (VT) è di fondamentale importanza per garantire l'affidabilità e la precisione del sistema di distribuzione elettrica. Diversi metodi vengono impiegati per rilevare e quantificare tali errori, tra cui il metodo della rilevazione sensibile alla fase (PSD), il metodo digitale e il metodo a quasi-bilanciamento.

Nel caso del trasformatore di corrente, uno degli approcci più diffusi è l'uso di sensori PSD che misurano la differenza di fase tra il segnale in ingresso e quello in uscita. Il principio di funzionamento del PSD si basa sulla capacità di rilevare e confrontare la fase tra i segnali analogici. Questo metodo consente di misurare con alta precisione l'errore di rapporto e di fase. Un esempio comune prevede l'uso di tre volmetro digitali (DVM), ognuno dei quali riceve in ingresso i segnali da tre rilevatori PSD separati. La misurazione dell'errore di rapporto e della fase si ottiene confrontando i segnali misurati con un valore di riferimento e applicando correzioni matematiche. I DVM a 4½ cifre consentono una lettura precisa dell'errore, con una scala completa di errore che può arrivare fino al 2% per l'errore di rapporto e pochi minuti o centiradiani per l'errore di fase.

Nel metodo digitale, il segnale analogico viene campionato digitalmente utilizzando convertitori analogico-digitali (ADC) ad alta risoluzione (ad esempio 24 bit). I campioni digitalizzati vengono quindi elaborati da una unità di elaborazione digitale per calcolare gli errori di rapporto e fase. La precisione di questo metodo è estremamente elevata, grazie alla possibilità di campionare e analizzare i segnali con una sincronizzazione temporale molto precisa. Il calcolo dell'errore di rapporto e di fase viene effettuato utilizzando somme dei campioni digitali, con una formula matematica che esprime l'errore in percentuale e in centiradiani.

Il metodo a quasi-bilanciamento si distingue per l'approccio innovativo che impiega il confronto tra il trasformatore di corrente in prova e uno di riferimento. In questo caso, si determina l'errore di fase e di rapporto confrontando la corrente di prova con la corrente di riferimento, utilizzando una tecnica che si avvicina al bilanciamento di un circuito. La variazione della frazione di corrente nel sistema consente di ottenere un errore di rapporto e fase estremamente preciso. Questa tecnica sfrutta la relazione tra i vari parametri elettrici, come la corrente, la tensione e la resistenza, per ottenere una misurazione precisa.

Tutti questi metodi presentano vantaggi e limitazioni. Sebbene il metodo digitale offra una grande precisione, richiede apparecchiature sofisticate e un'accurata calibrazione. Il metodo PSD, d'altro canto, è più semplice e diretto, ma può risultare più sensibile a disturbi e interferenze. Infine, il metodo a quasi-bilanciamento è particolarmente utile in situazioni in cui sono necessarie misurazioni molto precise e dove le risorse sono limitate.

Oltre a questi metodi, è essenziale considerare anche le caratteristiche non ideali dei trasformatori, come la resistenza e l'induttanza dei nuclei ferromagnetici, che possono influenzare la misurazione. Nei trasformatori di tensione, ad esempio, la presenza di resistenze interne e di perdite nel nucleo può alterare il risultato delle misurazioni, richiedendo un'attenta analisi delle non idealità.

Inoltre, va sottolineato che la calibrazione e la manutenzione periodica degli strumenti di misurazione sono cruciali per garantire misurazioni affidabili. Ogni piccolo errore o imprecisione può compromettere l'accuratezza dei risultati, con conseguenze potenzialmente gravi per il sistema elettrico.

Come misurare la resistenza di terra: metodi e tecniche

La resistenza di terra è un parametro fondamentale per garantire la sicurezza e l’efficacia di un sistema di messa a terra. Due parametri principali, la resistenza di terra e la resistività di terra, descrivono lo stato del sistema di messa a terra. Mentre la resistività di terra è utilizzata per la progettazione dell'elettrodo di messa a terra e deve essere misurata una sola volta, la resistenza di terra deve essere misurata periodicamente per monitorare lo stato dell’impianto. Esistono vari metodi per misurare la resistenza di terra, tra cui il metodo Wenner, il metodo Schlumberger, il metodo a tre terminali, il metodo a due punti e il metodo Clamp-on.

Il metodo di Wenner è uno dei più conosciuti e prevede l’uso di quattro elettrodi disposti in modo tale da formare una configurazione simmetrica. Due di questi elettrodi sono quelli che generano la corrente, mentre gli altri due misurano la differenza di potenziale. La distanza tra gli elettrodi, così come la profondità alla quale vengono inseriti nel terreno, influisce sul risultato della misurazione. Una volta che la tensione e la corrente sono state misurate, la resistenza di terra viene calcolata utilizzando una formula che tiene conto della resistenza di terra misurata e della distanza tra gli elettrodi. Conoscendo la resistenza di terra, è possibile calcolare anche la resistività di terra.

Il metodo Schlumberger è simile al metodo Wenner, ma differisce per la disposizione degli elettrodi. In questo caso, la distanza tra gli elettrodi di potenziale è inferiore rispetto alla distanza tra gli elettrodi di corrente. Questo approccio permette di ottenere misurazioni precise della resistenza e della resistività di terra, ma richiede un’accurata selezione delle distanze tra gli elettrodi per garantire un risultato affidabile.

Un altro metodo, il metodo a tre terminali, utilizza solo tre elettrodi. Di questi, due sono elettrodi di corrente e uno è un elettrodo di potenziale. Con il metodo a tre terminali, la resistenza di terra viene misurata variando la distanza tra gli elettrodi e registrando i cambiamenti nella tensione e nella corrente. Questo metodo è spesso utilizzato quando non è possibile disporre di quattro elettrodi, ma è meno preciso rispetto ai metodi a quattro terminali. Esistono vari approcci per misurare la resistenza di terra con il metodo a tre terminali, tra cui il metodo del potenziale di discesa, il metodo della pendenza e il metodo del 62%.

Il metodo a due punti, noto anche come "metodo della terra morta", è un’altra tecnica utilizzata per misurare la resistenza di terra. In questo caso, un solo elettrodo di messa a terra viene utilizzato insieme a un secondo elettrodo che non è influenzato dal campo di messa a terra. La corrente viene quindi misurata tra i due elettrodi, e la resistenza di terra viene calcolata in base alla differenza di potenziale tra i due punti. Sebbene questo metodo sia il più semplice da eseguire, non è altrettanto preciso degli altri metodi, ma può essere utile per misurazioni rapide in situazioni dove il tempo è limitato.

Infine, il metodo Clamp-on è utile quando non è possibile utilizzare un secondo terminale nel terreno. In questo caso, una pinza toroidale viene utilizzata per misurare la corrente di terra senza dover perforare o inserire elettrodi nel terreno. Questo metodo è particolarmente vantaggioso in situazioni in cui la messa a terra è difficile da accedere o quando è necessaria una misura rapida e non invasiva.

Ogni metodo ha i suoi vantaggi e svantaggi. Il metodo Wenner, ad esempio, offre alta precisione, ma richiede una disposizione accurata degli elettrodi. Il metodo Schlumberger, pur essendo anch’esso preciso, può essere più complesso da implementare in ambienti urbani o dove lo spazio è limitato. Il metodo a tre terminali è pratico, ma meno preciso, mentre il metodo a due punti, sebbene semplice, è generalmente meno affidabile.

Per ottenere misurazioni accurate della resistenza di terra, è essenziale comprendere non solo le tecniche di misurazione, ma anche le condizioni del terreno. La resistività di terra, che varia a seconda del tipo di suolo, delle condizioni meteorologiche e della profondità, può influenzare i risultati. Inoltre, è importante ricordare che una resistenza di terra troppo alta può compromettere la sicurezza di un sistema elettrico, mentre una resistenza troppo bassa potrebbe indicare un sistema di messa a terra sovradimensionato o inefficiente.

La scelta del metodo di misurazione dipende dalle specifiche esigenze dell’ambiente e dalla precisione richiesta. In generale, sebbene i metodi a quattro terminali siano i più precisi, quelli a tre e a due terminali sono spesso preferiti per applicazioni più pratiche e rapide. È fondamentale eseguire periodicamente queste misurazioni per garantire la corretta funzionalità del sistema di messa a terra e prevenire potenziali rischi elettrici.