Nel contesto dei modelli generativi basati sull'intelligenza artificiale (IA), come quelli utilizzati da alcuni fornitori di servizi legali, emergono questioni complesse riguardo alla proprietà dei contenuti prodotti, alla responsabilità per eventuali violazioni dei diritti d'autore e alla gestione della privacy. La crescente adozione di tali modelli, che si basano su ampie reti neurali pre-addestrate (Large Language Models, LLM), solleva interrogativi cruciali sulla natura dei contratti, sulle clausole di responsabilità e sui rischi legali connessi all'utilizzo di questi strumenti.

Nel caso di fornitori come Harvey AI, un esempio di piattaforma dedicata all'ambito legale, non è stato possibile ottenere i dettagli esatti dei termini e condizioni (T&C), dato che il servizio è stato protetto da segreti commerciali. Altri attori, come DoNotPay, hanno suscitato grande attenzione, in particolare quando si è parlato della possibilità di utilizzare l'IA per difendere un cliente in tribunale. Nonostante le dichiarazioni di alcuni dei suoi creatori, come Joshua Browder, che promuovevano l'uso di un "avvocato robot" in aula, il sistema si è rivelato altamente impreciso. La questione del diritto d'autore sui contenuti generati da queste tecnologie rimane un tema di grande dibattito, poiché non è ancora chiaro se i risultati derivanti da modelli generativi debbano essere considerati come opere protette o se tali contenuti siano utilizzabili da terzi.

Uno degli aspetti fondamentali riguarda la proprietà intellettuale dei contenuti prodotti. I modelli basati su IA non sono progettati per produrre opere creative nel senso tradizionale, ma per generare risposte in base ai dati forniti. Molti dei contratti esaminati nel contesto delle piattaforme di IA stabiliscono che i diritti d'autore sui contenuti generati sono trasferiti all'utente, ma concedono al fornitore del modello una licenza d'uso. Ciò significa che, mentre l'utente può utilizzare liberamente i contenuti, il fornitore del servizio può continuare a utilizzare quegli stessi dati per migliorare il modello o per altre applicazioni, creando un quadro giuridico complesso.

Oltre a ciò, emerge un'altra questione di fondamentale importanza: chi è responsabile in caso di violazioni dei diritti d'autore causate dal contenuto generato da questi modelli? Se un utente, ad esempio, utilizza un testo creato da un modello generativo per scopi commerciali e questo viola i diritti d'autore di terzi, chi ne è responsabile? Le piattaforme tendono a scaricare la responsabilità sull'utente, ma spesso offrono anche misure preventive per evitare l'infrazione, come sistemi di monitoraggio per rilevare contenuti illeciti o dannosi. Tuttavia, la vera efficacia di tali sistemi è ancora oggetto di discussione, poiché molti modelli di IA possono produrre contenuti imprevisti o non conformi, un fenomeno noto come "hallucination" (allucinazioni), che rende difficile garantire la totale conformità.

Un altro aspetto centrale da considerare riguarda la privacy. I dati utilizzati per addestrare questi modelli sono spesso tratti da enormi quantità di contenuti provenienti da fonti pubbliche e private. La gestione di questi dati e la protezione della privacy degli utenti sono regolamentate da normative come il GDPR in Europa, ma le piattaforme che forniscono servizi di IA legati al diritto e ad altri settori devono implementare misure rigorose per garantire la sicurezza e la trasparenza nel trattamento delle informazioni personali. Nonostante questo, l'incertezza giuridica persiste, soprattutto in merito a come trattare i dati sensibili generati dai modelli di IA in scenari complessi, come quello legale.

La risoluzione delle controversie e la giurisdizione sono un altro aspetto che ha attirato l'attenzione. Sebbene le clausole contrattuali prevedano solitamente l'applicazione delle leggi degli Stati Uniti per la maggior parte delle piattaforme, l'espansione globale dei servizi basati su IA richiede una riflessione più profonda sulle implicazioni di giurisdizioni differenti. Le problematiche legali relative alla responsabilità civile e alla protezione dei diritti degli utenti in un contesto globale non sono ancora completamente risolte, ma la crescente attenzione da parte di organismi di regolamentazione, come l'Unione Europea, suggerisce che in futuro potrebbero esserci interventi legislativi significativi in questo ambito.

In conclusione, la crescente diffusione dei modelli generativi di IA, pur offrendo enormi opportunità, solleva anche rilevanti sfide legali, etiche e regolamentari. Sebbene i contratti tendano a stabilire che i diritti sui contenuti generati siano trasferiti all'utente, le licenze d'uso concedono ai fornitori del servizio una notevole libertà nell'utilizzo degli stessi dati. Inoltre, la responsabilità per eventuali violazioni dei diritti d'autore resta un tema controverso, con una chiara necessità di creare normative più precise per evitare abusi o danni economici e legali. È dunque fondamentale che gli utenti e i fornitori di servizi di IA comprendano appieno i rischi legali associati e prestino attenzione ai dettagli dei contratti per evitare conflitti futuri.

Come l'Intelligenza Artificiale Generativa Sta Cambiando la Giustizia e il Diritto

Il panorama giuridico sta affrontando un mutamento radicale con l'avvento dell'intelligenza artificiale generativa. La sua velocità di sviluppo e la sua capacità di influenzare ogni settore della società pongono nuove sfide e interrogativi che non si limitano solo agli esperti di tecnologia, ma che coinvolgono giuristi, legislatori e attori istituzionali a livello globale. La fondamentale domanda che si pone è come bilanciare l'innovazione tecnologica con la necessità di proteggere i diritti fondamentali degli individui. Questo equilibrio è essenziale, poiché mentre l'IA generativa offre opportunità straordinarie, può anche portare a rischi inaspettati che minacciano la privacy, l'uguaglianza e la giustizia sociale.

Una delle questioni principali sollevate da questa tecnologia è l'interazione tra l'IA generativa e le normative legali esistenti. La legge tradizionale, che spesso è stata pensata in un contesto statico e nazionale, deve ora adattarsi a una realtà globale in rapida evoluzione. La crescente globalizzazione dell'IA richiede una riflessione sul concetto stesso di giurisdizione. Fino a poco tempo fa, i giuristi si concentravano su questioni legate al diritto nazionale. Tuttavia, l'IA generativa sta forzando una riflessione che va oltre i confini geografici e giuridici, portando alla luce le sfide delle normative sovranazionali e alla necessità di una cooperazione internazionale. L'uniformità delle leggi, la loro armonizzazione a livello mondiale, diventa un obiettivo urgente.

Le implicazioni giuridiche della IA generativa si estendono a molteplici aree del diritto, tra cui la protezione dei dati, la non discriminazione, la proprietà intellettuale e il diritto penale. In particolare, l'influenza dell'IA nel campo della privacy è un tema cruciale. Le capacità dell'IA di raccogliere, analizzare e manipolare enormi quantità di dati pongono questioni fondamentali circa l'accesso e il controllo delle informazioni personali. Il diritto alla privacy, che è stato al centro delle legislazioni moderne, è ora minacciato dalla capacità dell'IA di aggregare dati e creare profili dettagliati senza il consenso esplicito degli individui. Le leggi devono evolvere rapidamente per far fronte a queste nuove minacce, bilanciando la protezione dei dati con il libero sviluppo delle tecnologie.

Un'altra area di particolare importanza riguarda l'uso dell'IA nella decisione giuridica. L'adozione dell'intelligenza artificiale nel processo giudiziario solleva interrogativi etici fondamentali. Può una macchina decidere in modo giusto e imparziale, come un giudice umano? Il diritto alla giustizia e al giudice umano è un concetto che va ben oltre la mera applicazione delle norme. La dignità umana e il ruolo del giudice sono principi cardine che necessitano di essere rivalutati in un mondo dove l'IA potrebbe diventare una parte integrante della valutazione dei casi legali.

L'approccio multidisciplinare è essenziale per navigare tra i complessi interrogativi giuridici sollevati dall'IA generativa. I giuristi devono acquisire familiarità non solo con le implicazioni legali dell'IA, ma anche con le sue basi tecniche e i suoi impatti sociali. Questo approccio deve includere il dialogo tra esperti di diritto, informatica, etica e sociologia. Solo attraverso un confronto continuo e approfondito sarà possibile sviluppare un quadro normativo che tuteli i diritti fondamentali, promuova l'innovazione e garantisca l'integrità del sistema legale.

Inoltre, la rapida evoluzione delle tecnologie IA richiede che i giuristi si adattino a un contesto in cui le leggi potrebbero non essere più sufficienti per affrontare tutte le nuove problematiche. La legislazione in materia di IA sta cercando di tenere il passo con la velocità del progresso tecnologico, ma ciò che è considerato all'avanguardia oggi potrebbe essere obsoleto domani. Pertanto, i professionisti del diritto devono essere pronti a un continuo aggiornamento e a un adattamento costante delle normative.

Un ulteriore tema che emerge riguarda la manipolazione computazionale e il pericolo di una selezione “innaturale”. Il rischio di influenzare in modo invisibile le decisioni attraverso algoritmi che operano su basi non sempre trasparenti può compromettere il principio di equità. L'IA potrebbe, ad esempio, contribuire a una forma di discriminazione sistematica, nonostante le leggi antidiscriminatorie esistenti. Questo mette in evidenza la necessità di un'attenta vigilanza e di un continuo aggiornamento delle leggi per garantire che nessuna persona venga svantaggiata o discriminata, neanche indirettamente, dalle decisioni prese dalle macchine.

L'influenza pervasiva dell'IA generativa è destinata a crescere e, con essa, la necessità di un adattamento continuo delle leggi. È cruciale che la giurisprudenza si interroghi non solo sui rischi diretti, ma anche sugli effetti sottili e a lungo termine che le tecnologie emergenti potrebbero avere sugli individui, sulle imprese e sulle società. Il rischio di “selezione innaturale” e di manipolazione dei sistemi sociali e economici è concreto, e le normative devono essere in grado di rispondere a questi nuovi scenari.

I giudici e gli avvocati devono prepararsi a una realtà in cui l'IA potrebbe cambiare radicalmente il modo in cui interpretano e applicano la legge. La necessità di una riflessione etica e di un aggiornamento giuridico non riguarda solo la creazione di nuove leggi, ma anche la reinterpretazione di quelle esistenti. Le soluzioni giuridiche non possono più basarsi esclusivamente su concetti e principi sviluppati prima dell'esplosione dell'IA. Il diritto deve evolvere, essere malleabile e pronto a rispondere alle esigenze di un mondo in cui la tecnologia è sempre più presente e influente.

Come integrare i principi dell'HCoC nella regolamentazione dell'IA nelle giurisdizioni del G7?

L'integrazione dei principi e delle pratiche dell'HCoC (Human-Centered AI) all'interno dei quadri normativi dei vari paesi rappresenta una possibilità concreta nel contesto dell'evoluzione delle risposte giuridiche a Generative AI (GenAI). Diversi paesi del G7 sono pronti ad introdurre nuove regolamentazioni o a rivedere le strutture esistenti per la governance dell'IA, creando così lo spazio per l'integrazione dei principi dell'HCoC. Se queste normative dovessero fare riferimento all'HCoC, sia per analogia, coerenza nei contenuti o per formalizzarne l'incorporazione, ciò favorirebbe la creazione di una maggiore interoperabilità normativa e la coesione regolatoria internazionale, integrando un quadro di governance dell'IA che salvaguardi i diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto.

Il ruolo dell'HCoC nel contesto delle normative del G7 è quindi cruciale per la realizzazione di un sistema normativo globale che garantisca un utilizzo sicuro ed etico delle tecnologie avanzate. Per comprendere meglio come l'HCoC possa supportare l'interoperabilità tra i quadri normativi dei vari Stati membri del G7, è necessario esaminare la situazione attuale della regolamentazione dell'IA in ciascuno di questi paesi.

L'analisi delle normative esistenti nei paesi del G7, tra cui Canada, Unione Europea, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti, mostra una notevole sovrapposizione tra gli elementi principali di queste normative e i principi fondamentali dell'HCoC. In particolare, ogni giurisdizione del G7 ha sviluppato leggi o linee guida che in qualche misura riflettono i valori e le priorità dell'HCoC, come la protezione dei diritti umani, la trasparenza e la responsabilità nell'uso dell'IA.

Il contesto della regolamentazione dell'IA nei paesi del G7

Il Canada, ad esempio, sta sviluppando un quadro normativo completo per l'IA con il disegno di legge C-27, noto come l'Artificial Intelligence and Data Act (AIDA). Questa legislazione pone particolare attenzione alla mitigazione dei rischi per i sistemi IA "ad alto impatto". Il percorso legislativo, però, ha subito una battuta d'arresto a causa delle recenti dimissioni del Primo Ministro Justin Trudeau, che hanno portato alla sospensione del Parlamento. Nonostante ciò, il Canada ha pubblicato un Codice di Condotta Volontario per lo sviluppo responsabile dell'IA avanzata, offrendo linee guida non vincolanti per i partecipanti all'industria dell'IA.

L'Unione Europea, d'altra parte, ha già adottato una posizione pionieristica con il suo AI Act, che offre un quadro robusto e completo per lo sviluppo e l'implementazione dell'IA, con un approccio normativo basato sul rischio. Il regolamento europeo include norme specifiche per i "modelli IA di uso generale", creando un forte punto di contatto con i principi dell'HCoC, in particolare per quanto riguarda la gestione dei rischi e la garanzia di trasparenza nell'uso di sistemi automatizzati.

In Giappone, la regolamentazione dell'IA si concentra sulla massimizzazione degli impatti positivi della tecnologia, adottando un modello di governance agile e orientato al rischio. Il paese promuove l'adozione dell'IA tramite riforme normative specifiche per singoli settori, come i trasporti, la finanza e i dispositivi medici. Un aspetto interessante è l'integrazione dei principi stabiliti nel framework internazionale HAIP (Human-AI Partnership) all'interno delle linee guida giapponesi, in particolare dopo la presidenza del Giappone nel G7, che ha contribuito alla redazione di tali principi.

Il Regno Unito, sebbene non abbia ancora adottato una legge completa sull'IA, sta sviluppando un approccio decentrato che enfatizza le linee guida settoriali e la collaborazione pubblico-privato. Le sue istituzioni specializzate, insieme ad un orientamento favorevole all'innovazione, pongono grande enfasi sulla sicurezza, la trasparenza e l'equità, principi che si allineano fortemente con quelli dell'HCoC.

Le possibilità di integrazione dell'HCoC nei quadri normativi

L'integrazione dei principi dell'HCoC all'interno delle normative dell'IA nel G7 offre diverse possibilità di sinergia. Per esempio, la creazione di linee guida e regolamenti comuni tra le giurisdizioni del G7, che si ispirano all'HCoC, potrebbe garantire una maggiore coerenza nelle politiche globali sull'IA. Un approccio simile, che si basa sulla compatibilità tra le leggi nazionali e i principi dell'HCoC, può favorire la creazione di un sistema normativo che risponda alle sfide etiche e legali dell'IA generativa.

La coerenza dei principi tra le varie legislazioni, come ad esempio la protezione dei diritti fondamentali, la prevenzione della discriminazione e la garanzia di un’IA trasparente e responsabile, sarebbe un passo fondamentale verso una governance globale efficace e giusta. La collaborazione internazionale attraverso il G7 potrebbe inoltre fornire l'opportunità di condividere best practices, promuovendo una regolamentazione più uniforme e rafforzando la fiducia tra i paesi.

Oltre alla necessità di sviluppare un quadro normativo solido e coerente, è importante che le regolamentazioni riflettano un'attenzione continua all'evoluzione rapida della tecnologia. L'approccio normativo dovrebbe essere dinamico, capace di adattarsi alle innovazioni tecnologiche e alle nuove sfide poste dall'IA. L'integrazione dei principi dell'HCoC potrebbe così garantire non solo la tutela dei diritti fondamentali, ma anche un quadro che consenta lo sviluppo responsabile e sostenibile dell'IA.