Nell'esperienza di chi si dedica alla divulgazione scientifica, l'importanza di parlare nella lingua madre del pubblico è un aspetto che non può essere sottovalutato. Anni di pratica mi hanno insegnato che, quando si desidera trasmettere concetti complessi, come quelli scientifici, la lingua gioca un ruolo fondamentale nell'efficacia della comunicazione. Un esempio lampante di ciò si è verificato nel 1981, quando mi è stato richiesto di tenere una conferenza pubblica a Gorakhpur, in India, per la Società Astronomica Indiana. Sebbene l'annuncio fosse stato pubblicizzato con un titolo in inglese e l'evento attirasse un ampio pubblico, i locali organizzatori mi chiesero, a pochi minuti dall'inizio, di tenere il discorso in hindi. Questo perché la maggior parte del pubblico era più a suo agio con questa lingua.
Nonostante il breve preavviso e le difficoltà che potevo incontrare, accettai volentieri. La mia educazione a Banaras mi aveva in qualche modo assimilato a quel contesto linguistico, anche se negli ultimi vent'anni non avevo più parlato l'hindi. Quando iniziai il mio intervento con un saluto familiare, "Deviyon aur Sajjanon" (Donne e Signori), al posto di "Ladies and Gentlemen", sentii un'ondata di sollievo attraversare il pubblico e un applauso spontaneo si levò dalla sala. Fu un momento sorprendente: non solo avevo comunicato facilmente con un pubblico che non mi aveva mai sentito parlare in quella lingua, ma avevo anche riscoperto una capacità che sembrava essersi persa con il tempo.
La lingua madre, quindi, non è solo un mezzo di comunicazione, ma una chiave per aprire il cuore e la mente degli ascoltatori. È la lingua che, fin dalla nascita, associa a concetti e emozioni, ed è in grado di rendere più accessibile anche il discorso scientifico. Quando, ad esempio, nel 1976 mi venne chiesto di tenere la Lectura Memoriale Jawaharlal Nehru a Nuova Delhi, l'importanza di un approccio linguistico comprensibile era ancora più evidente. Decisi di affrontare una questione che mi preoccupava profondamente: la persistenza delle superstizioni nella società indiana. Questi vecchi retaggi, che si imponevano anche su individui istruiti e intellettuali, mi apparivano come un ostacolo al progresso e all'adozione di un pensiero scientifico razionale. Utilizzare una lingua familiare come l'hindi, che riusciva a rendere ogni mio argomento più immediato e coinvolgente, amplificò notevolmente il messaggio che desideravo trasmettere.
Durante la mia carriera, ho assistito a vari eventi che dimostrano come il pubblico sia pronto ad ascoltare e ad apprendere, quando le informazioni vengono presentate in modo accessibile. Un episodio che mi ha colpito particolarmente si è verificato negli anni '70, quando fui invitato a Nanded per tenere una serie di conferenze in memoria di un grande intellettuale, Narahar Kurundkar. Il primo giorno, l'auditorio era gremito, ma nel corso dei giorni successivi la partecipazione crebbe, fino a che la terza conferenza si tenne all'aperto, con una folla stimata in circa 10.000 persone. Questo evento mi ha confermato che la gente comune, lontano dalle elite intellettuali, è altrettanto interessata a conoscere la scienza. Il punto fondamentale è che non solo la scienza deve essere promossa, ma deve essere comunicata in modo che il pubblico non percepisca la divulgazione come una forma di elitismo, ma come un'opportunità per tutti di accedere alla conoscenza.
La scienza, tuttavia, non può essere completamente separata dal contesto culturale in cui viene presentata. La società è permeata da credenze e rituali che spesso non hanno alcuna base scientifica, ma che continuano a condizionare profondamente il pensiero collettivo. Per quanto mi riguarda, la mia scelta di parlare della "Mentalità scientifica" nel contesto del mio intervento a Delhi, non era solo una questione di promuovere il razionalismo, ma di rendere consapevoli le persone della necessità di abbandonare superstizioni che, purtroppo, ancora pervadevano la società indiana. Nella mia conferenza, non esitai a criticare apertamente l'astrologia e altre pratiche senza fondamento, che, a mio parere, avevano un'influenza deleteria sulla crescita del pensiero razionale.
In definitiva, quando si parla di scienza e di cultura scientifica, non si tratta solo di trasmettere nozioni, ma di incidere profondamente nel tessuto sociale. Il successo di una comunicazione scientifica dipende anche dalla capacità di adattare il linguaggio al pubblico. Il compito di un divulgatore è, infatti, quello di portare il sapere scientifico a chiunque, superando le barriere linguistiche e culturali. La lingua, che spesso viene vista come un semplice strumento, si rivela essere, in realtà, un canale fondamentale attraverso il quale si attua un vero e proprio ponte tra la scienza e la società. La comunicazione, per essere efficace, non può essere solo una questione di concetti, ma deve riuscire a coinvolgere emotivamente, a stimolare il pensiero e, soprattutto, a risvegliare la curiosità per un mondo che, purtroppo, continua ad essere troppo spesso oscurato da credenze non scientifiche.
Come adattarsi alla vita in un nuovo paese: la sfida dell'integrazione e delle prime esperienze
Dopo il nostro arrivo a Cambridge, la vita quotidiana è iniziata a prendere una forma sempre più familiare. All'inizio, sembrava che ogni passo fosse un piccolo ostacolo: dover acquistare un frigorifero, una lavatrice e adattarsi al nuovo sistema di vita. La novità era tanto eccitante quanto impegnativa, ma, come scoperto da Mangala, fare acquisti non era mai un problema insormontabile. Non c’erano lunghe code, né la necessità di compilare moduli complessi o chiedere permessi speciali per beni di prima necessità come il telefono o il gas. Cambridge, sebbene apparentemente distante dalla nostra terra d'origine, si rivelò un luogo accogliente, dove l’integrazione non dipendeva da barriere burocratiche, ma piuttosto dalla capacità di adattarsi a un nuovo stile di vita.
Mangala, che proveniva da Mumbai, si trovò di fronte a una sfida un po' più grande: la cucina. Sebbene fosse stata ben preparata dalla sua Kaku, che era responsabile delle faccende domestiche, le sue esperienze culinarie erano limitate. La sua decisione di imparare nuove ricette e tecniche, grazie anche ai suggerimenti di amici e vicini come Suraiya, Joyce Salt e Mrs. Campbell, dimostrò una grande apertura al cambiamento. Ciò che mi colpì maggiormente in Mangala era la sua capacità di adattamento rapido e la sua curiosità, che la portarono a diventare completamente a suo agio in una nuova cultura e un nuovo ambiente.
Nel frattempo, il nostro gruppo di amici cresceva: i Salts, gli Islams, Barbara Hoyle, Mary Wraith e i Lapwoods, tra gli altri, venivano spesso a casa nostra, invitandoci a pranzo e cena, come un ritorno della calda ospitalità che avevamo ricevuto al nostro arrivo. La nostra casa a Croft Gardens divenne presto un centro di incontri, dove la convivialità e l’amicizia trascendevano le differenze culturali.
La vita sociale in Inghilterra, benché diversa, si rivelò una piacevole scoperta. Le visite a Lancaster, Leeds e Mauchlin in Scozia non solo arricchirono la nostra esperienza, ma ci permisero di esplorare nuovi paesaggi e incontrare persone affascinanti. A Lancaster, Anant era ben integrato nella sua nuova posizione accademica, ma non aveva ancora deciso di stabilirsi definitivamente, preferendo mantenere la sua indipendenza.
Il viaggio verso il nord della Gran Bretagna fu anche un'opportunità per conoscere meglio le differenze culturali e sociali del Regno Unito, a partire dai paesaggi mozzafiato fino ai più piccoli dettagli della vita quotidiana, come la puntualità delle persone, che ci colpì fin dal primo momento. Il nostro viaggio in Scozia, tra gli altri, fu arricchito da incontri con altre famiglie indiane, come quella di Arun e Sadhana Mahajani, che stavano per trasferirsi in India, e quella di Durga Dutt e Yashodhara Gaur, che ci accolsero calorosamente e diventarono amici a lungo termine.
Un momento che resterà impresso nella mia memoria fu il nostro viaggio a Aldbergh per il festival musicale. Un incidente, la rottura del parabrezza della nostra auto, ci insegnò una lezione importante sulla pazienza e sulla capacità di affrontare le difficoltà con serenità. In un paese nuovo, dove le abitudini quotidiane erano così diverse, anche questo piccolo imprevisto si trasformò in un'opportunità per fare nuove conoscenze, come quella di Bob Buckingham, che ci venne incontro e ci aiutò a risolvere il problema, permettendoci di godere comunque del pranzo e della visita al festival.
Un altro aspetto fondamentale del nostro processo di adattamento fu l’importanza dell'istruzione e della crescita professionale. Mangala, pur essendo un’appassionata di matematica, si ritrovò ad affrontare la necessità di rimanere coinvolta nel suo campo di studio. Le sue lezioni sulle variabili complesse, che inizialmente la mettevano in difficoltà, divennero presto un successo, testimoniando la sua forza di volontà e la sua capacità di adattarsi a un ambiente accademico stimolante e competitivo.
Allo stesso tempo, la nostra vita sociale continuava a evolversi. Con l’arrivo di nuovi amici, vecchie conoscenze e familiari, come il cugino di Mangala, Prakash, che ci visitava frequentemente da Londra, l’integrazione sembrava sempre più completa. Mangala, oltre a impegnarsi nel suo percorso professionale, era diventata una padrona di casa esperta, apprezzata dai suoi ospiti per le sue capacità culinarie. La nostra casa si era trasformata in un luogo di scambio e di apprendimento reciproco.
In questo viaggio di adattamento, imparare a conoscere e apprezzare le differenze, non solo culturali ma anche quotidiane, si rivelò essere una delle lezioni più importanti. La cucina, la socialità, l’educazione, le relazioni interpersonali: ogni aspetto della vita quotidiana in un paese straniero offre una possibilità unica di crescita e scoperta.
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