Il lavoro di Charles-Augustin Coulomb, in particolare la sua formulazione della legge della forza elettrica in relazione alla distanza, ha avuto un impatto fondamentale sulla comprensione della natura elettrica e della sua misurazione. Tuttavia, questo impatto non è stato immediatamente accolto senza critiche. L'esperimento di Coulomb, che si basava sull'uso di un bilanciere a torsione per misurare l'intensità della forza elettrica tra due sfere cariche, ha suscitato diverse interpretazioni e controversie, specialmente in alcuni ambienti accademici. Sebbene l'approssimazione utilizzata da Coulomb fosse teoricamente valida per piccoli angoli (θ ≪ 1), il suo metodo di misura tramite l'angolo, che presuppone una relazione inversa tra distanza e forza, non è stato accettato universalmente.

La legge del quadrato inverso, che afferma che la forza elettrica diminuisce proporzionalmente al quadrato della distanza, era stata suggerita prima da altri scienziati, come Daniel Bernoulli e Joseph Priestley, ma fu solo con Coulomb che questa relazione venne formalmente confermata. Nonostante la validità dei suoi dati, l'interpretazione e l'applicazione di questa legge furono lungi dall'essere universalmente accettate. In particolare, in alcuni circoli accademici del Nord Europa, la sua teoria incontrò resistenze significative. L'interpretazione iniziale dei suoi esperimenti fu influenzata da un modello Newtoniano che non teneva conto della complessità della distribuzione del fluido elettrico sulle sfere. Nonostante ciò, l'uso da parte di Coulomb del concetto di "azione a distanza" lo poneva in una posizione simile a quella di Newton riguardo alla gravitazione, dove la mediazione tra corpi non era percepita come essenziale.

In Gran Bretagna, la ricezione dei risultati fu per lo più positiva, con alcune eccezioni. Jean André Deluc, per esempio, pur accettando i dati di Coulomb, non era d'accordo sull'importanza della distanza tra le sfere, suggerendo invece che ciò che contasse fosse individuare un punto tra di esse dove non ci fosse alcuna forza elettrica, un concetto che allontanava la comprensione della legge inverso del quadrato. In Germania, invece, la discussione fu più accesa e divisa. Alcuni scienziati, come Paul Louis Simon, tentarono di dimostrare che la forza elettrica non seguiva la legge del quadrato inverso, ma una relazione inversa alla distanza F ∝ 1/r. Questo tipo di esperimento, condotto da Simon nel 1808, divenne un punto di riferimento per molti scienziati tedeschi che cercavano di confutare i risultati di Coulomb.

Un altro punto di critica al lavoro di Coulomb fu il suo presupposto riguardo alla distribuzione uniforme della carica sulle sfere. Secondo il pensiero di Coulomb, simile a quello di Newton, i corpi carichi potevano essere trattati come cariche puntuali, ma alcuni ricercatori tedeschi, tra cui Johann S.C. Schweigger, rifiutavano questa concezione. Per Schweigger, le sfere cariche non potevano essere trattate come se avessero una distribuzione uniforme di carica, e la loro interazione non doveva essere interpretata attraverso una legge del tipo F ∝ 1/r^2.

L'analisi della forza in relazione alla distanza non fu l'unico problema che emerse. Altri scienziati si concentrarono sulle condizioni sperimentali di Coulomb, come l'effetto della "gabbia di Faraday", un accorgimento che avrebbe potuto annullare l'influenza della carica elettrica esterna sull'esperimento. La riproduzione dell'esperimento da parte di storici come Peter Heering ha mostrato che, senza proteggere il bilanciere a torsione da interferenze esterne, i risultati di Coulomb risultavano difficili da replicare. Inoltre, i limiti tecnici degli strumenti impiegati da Coulomb, come la difficoltà nel misurare con precisione gli angoli di torsione oltre una certa soglia, sollevano dubbi sulle sue misurazioni.

Un altro elemento da considerare è il fatto che molti dei critici di Coulomb, come Egen e Schweigger, non si allineavano con il paradigma Newtoniano che predominava in Gran Bretagna e in Francia. Alcuni di loro, come Deluc, credevano che l'elettricità si comportasse in modo diverso rispetto alla gravitazione e non fosse soggetta alla stessa legge del quadrato inverso. Altri, come Simon, si spingevano a sperimentare modelli alternativi, che interpretavano la relazione tra forza e distanza in modo diverso.

In sintesi, la ricezione dei dati sperimentali di Coulomb non fu uniforme. Se da un lato la legge del quadrato inverso trovò conferma nelle principali scuole di pensiero scientifico francese e britannica, dall'altro lato, la discussione e le critiche provenienti dalla Germania e da altri luoghi non mancarono di sollevare dubbi, soprattutto riguardo alla metodologia e alle assunzioni di Coulomb. Nonostante le difficoltà nella riproduzione esatta dei suoi esperimenti, i suoi risultati hanno resistito nel tempo, portando alla formazione di una delle leggi fondamentali dell'elettromagnetismo.

Qual è il ruolo della matematica, delle teorie e degli esperimenti nel progresso scientifico?

L'integrazione tra matematica, teoria e esperimenti è uno degli aspetti cruciali per comprendere l'evoluzione delle teorie scientifiche. Come dimostrato dagli studi di Aepinus, la matematica non è solo un mezzo per descrivere fenomeni naturali, ma diventa uno strumento in grado di modificare le ipotesi e stimolare nuove osservazioni empiriche. L'approccio di Aepinus, che dava priorità ai risultati matematici, ha permesso di superare alcune discrepanze osservate tra le teorie fisiche e le osservazioni empiriche. Ad esempio, la sua risoluzione della questione dell'attrazione tra corpi elettrizzati, che sembrava contraddire le leggi classiche, non solo ha richiesto una rielaborazione matematica, ma anche una ripetizione e raffinamento degli esperimenti.

Un aspetto fondamentale di questo processo è la capacità della matematica di generare assunzioni teoriche che poi devono essere verificate sperimentalmente. Aepinus ha utilizzato un modello matematico che ha suggerito il fenomeno della "polarizzazione" come spiegazione dell'attrazione tra corpi inizialmente neutri, prima che qualsiasi interazione elettrica fosse visibile. Questo non è un caso isolato, ma riflette una dinamica più ampia di come le idee matematiche influenzano il progresso delle teorie scientifiche, stimolando esperimenti nuovi e confermando o falsificando previsioni teoriche.

Le teorie scientifiche, tuttavia, non si sviluppano in un vuoto, ma sono il prodotto di stili di ragionamento distinti, che si radicano in pratiche istituzionali e sociali. Ian Hacking ha esplorato come gli stili di pensiero scientifico, che definiscono la modalità con cui i ricercatori affrontano le sfide epistemologiche, possano stabilizzarsi attraverso successi scientifici e siano determinati dai contesti storici e sociologici. Le diversità tra i vari stili di razionalità, come nel caso di Aepinus e Johann Euler, emergono soprattutto nell'approccio alla matematizzazione: mentre Aepinus ha adottato un metodo fortemente matematico e pragmatico, Euler ha preferito un approccio più meccanicista.

Il confronto tra questi due approcci ci rivela un'importante lezione: i modelli matematici non sono universali e non possono essere semplicemente sovrapposti ad altre teorie senza modificare profondamente il loro contenuto epistemologico. La matematica e la meccanica non sono strumenti intercambiabili, ma piuttosto rispondono a stili di ragionamento che portano a risultati diversi, anche quando trattano lo stesso fenomeno fisico.

Il caso di Coulomb e Aepinus mostra come, pur condividendo una visione newtoniana della natura, le loro teorie si differenziassero per il modo in cui consideravano l'interazione tra i corpi elettrizzati. Aepinus si è concentrato sulla matematica, suggerendo leggi che dovevano essere confermate da esperimenti accurati, mentre Coulomb ha fatto affidamento sull'uso diretto degli esperimenti per confermare le sue intuizioni. In entrambi i casi, il progresso teorico è stato alimentato da un'interazione dinamica tra matematica, teoria e pratica sperimentale.

La scienza, come ha mostrato Thomas Kuhn, si sviluppa attraverso il confronto e la competizione tra teorie, dove gli esperimenti giocano un ruolo fondamentale nell'affermarsi di una teoria rispetto a un'altra. Tuttavia, la scelta delle teorie non dipende solo dalla validità sperimentale, ma anche dai paradigmi condivisi dalla comunità scientifica. Gli stili di ragionamento, come li definisce Hacking, offrono una base epistemologica per queste scelte, stabilendo quali teorie siano considerate valide e quale tipo di esperimento possa essere utilizzato per confermare una teoria.

In sintesi, la scienza è un processo complesso dove matematica, teoria e esperimenti interagiscono continuamente per costruire e mettere alla prova nuovi modelli del mondo naturale. Questi processi non sono solo il frutto di scelte individuali, ma riflettono un'interazione tra cultura scientifica, istituzioni e storie di successi e fallimenti. Le teorie scientifiche, pertanto, devono essere comprese come prodotti storici e sociali, costruiti attraverso stili di pensiero che evolvono in risposta a nuove scoperte, esperimenti e modelli matematici.