Fafhrd e il Gray Mouser, due degli eroi più noti nel panorama della letteratura fantasy, sono da anni protagonisti delle storie ambientate nel mondo di Nehwon, un universo ricco di misteri e leggende. Queste leggende, che si mescolano a un velo di realismo e fantasia, raccontano storie di terre perdute, tra cui Simorgya, la leggendaria isola scomparsa nell’oceano. La storia che qui si narra è solo una delle tante che si intrecciano nel vasto mare di Nehwon, un mare popolato non solo da creature mostruose, ma anche da miti e memorie di un tempo lontano.

La scena inizia su una barca in balia dell’Oceano, dove Fafhrd, uomo imponente e audace, pesca un pesce le cui viscere nascondono un misterioso anello d'oro, che si rivela essere anche una chiave. Questo anello, che suscita subito la curiosità del Gray Mouser, rappresenta un chiaro simbolo delle antiche leggende che legano la loro terra ai misteri del mare. La reazione del Gray Mouser a tale scoperta è di naturale diffidenza, alimentata dalla sua sensazione che la fortuna, seppur benevola, nasconda spesso pericoli imprevisti. La sua percezione del mare e delle sue insidie non è dissimile da quella che Fafhrd prova nei confronti delle città e dei loro intrighi.

Il misterioso anello, che sembra essere un oggetto di valore, scivola tra le mani di Fafhrd come se fosse parte di un destino che lo attendeva. La descrizione dell’anello e delle sue incisioni fa pensare a qualcosa di più di un semplice ornamento: una rappresentazione stilizzata di un mostro marino che trascina una nave sembra suggerire il legame di questo oggetto con eventi leggendari. Ma ciò che inquieta il Gray Mouser non è solo l’aspetto dell’anello, ma la sensazione di déjà-vu che sembra pervaderlo ogni volta che qualcosa di misterioso emerge dalle profondità.

Il discorso tra i due si sposta poi sulla mitica terra di Simorgya, una terra che, secondo le leggende, sarebbe stata inghiottita dal mare dopo che i suoi abitanti, potenti maghi e signori del mare, cercarono di sfidare le forze naturali. Questo regno sommerso, apparentemente destinato a rimanere un luogo di mito, diventa oggetto di discussione tra Fafhrd e il Gray Mouser. Fafhrd, ricordando le leggende sentite durante la sua infanzia, sembra più incline a credere che le storie su Simorgya siano solo il frutto di antichi racconti. Tuttavia, la sua curiosità sembra essere alimentata da una strana connessione con quell’anello, che, forse, rappresenta un legame con quel regno perduto.

La conversazione si sposta sulla navigazione e sulla fatica del viaggio. Il mare è vasto, senza fine, e Fafhrd si sente a suo agio in queste acque, mentre il Gray Mouser si fa più cauto e riflessivo, come se l’immensità del mare fosse una minaccia che non lascia spazio alla speranza. Nonostante ciò, c'è qualcosa che li spinge avanti, una forza ineluttabile che, come l’anello, sembra destinata a portarli a scoprire qualcosa di grande e pericoloso.

Sia Fafhrd che il Gray Mouser si trovano a fare i conti con la loro naturale diffidenza verso la fortuna, ma allo stesso tempo non possono fare a meno di essere attratti dal mistero. La disillusione del Gray Mouser e l'ironia di Fafhrd si mescolano in un perfetto equilibrio, creando una tensione tra il rifiuto della superstizione e la curiosità insita nella loro natura di avventurieri.

Alla fine della giornata, mentre la barca scivola nelle acque agitate del mare, i due uomini si distendono e riflettono sulla possibilità che le leggende siano vere. L’idea che il mare possa nascondere terre e regni sommersi non è una novità, ma la questione che realmente affiora è se questi miti possano avere un fondamento di verità, o se, come sostiene Fafhrd, siano semplicemente storie raccontate da vecchi marinai per tenere i bambini lontani dalle acque.

In effetti, il mare non è mai stato solo un luogo di passaggio, ma una metafora per i misteri irrisolti del mondo, per le verità celate e le possibilità sconosciute. La domanda che sorge, e che continuerà a rimanere senza risposta, è se le leggende come quella di Simorgya siano semplicemente frutto dell’immaginazione umana o se ci sia un qualche fondo di verità che giace nel profondo dell’oceano, nascosto da millenni di acque mute.

Quando si naviga in mari sconosciuti, ogni scoperta può essere una rivelazione, ma ogni scoperta può anche essere una trappola. La storia del mondo sommerso di Simorgya non è solo un racconto di terre perdute, ma un monito sulla pericolosità di ciò che si trova oltre la portata del nostro controllo, un invito a guardare al passato con gli occhi del presente, sempre consapevoli che il confine tra leggenda e realtà è più sottile di quanto sembri.

Quale realtà alternativa avrebbe generato un mondo dominato dalle potenze dell'Asse?

In un mondo dove la Seconda Guerra Mondiale si è conclusa con la vittoria dell'Asse, ma gli Stati Uniti sono riusciti a mantenere la propria autonomia, si delinea un universo parallelo di straordinaria complessità e inquietante realismo. Un mondo dove la Germania ha ottenuto il dominio completo sull'Europa, dalla Cornovaglia agli Urali, e il Giappone controlla l'intero Pacifico ad ovest delle Hawaii, mentre gli Stati Uniti sono relegati a una posizione di inerte neutralità, un gigante economico ma stagnante, un Portogallo moderno privo di qualsiasi ambizione. È un mondo di guerre che non sono mai state combattute, di alleanze mai infrante, e di sviluppi tecnologici che non sono mai decollati.

In questo scenario, Cameron, il protagonista, si interroga sulla realtà che si è venuta a creare. Invece di un conflitto globale tra le superpotenze alleate e le forze dell'Asse, l'umanità ha assistito a un rapido cessare delle ostilità già nell'autunno del 1942. L'America, non coinvolta nel conflitto, è rimasta fuori dalla storia bellica e, di fatto, fuori dalla storia stessa. La sua economia è stagnante, l'industria si è fermata, e il suo ruolo sulla scena internazionale è stato ridimensionato a quello di un paese isolato, persino l'architettura, come quella dei grattacieli di San Francisco, ha smesso di progredire. L'assenza di grandi costruzioni è simbolo di una nazione senza futuro, priva di motivazioni per evolversi.

Cameron, seduto sulla soglia di una casa e sfogliando il giornale, trova una realtà che, pur conservando alcuni tratti familiari, appare fortemente alterata. Le aziende citate nelle quotazioni azionarie sono per lo più sconosciute, mentre altre, come IBM e AT&T, sopravvivono in forme distorte. L'industria americana sembra avere smesso di innovare, mentre il mercato azionario, benché presente, è lento e poco dinamico. Le leghe di baseball esistono ancora, ma il panorama sportivo riflette un mondo che si è fermato nel tempo. La presenza di Rockefeller e Kennedy nella politica americana offre un'apparenza di continuità, ma in un contesto che non ha nulla a che fare con la vivacità che ha caratterizzato la politica statunitense del ventesimo secolo.

L'Europa è un dominio tedesco, ma non si percepisce la stessa vibrante competizione geopolitica che ha segnato la storia della Guerra Fredda. Non c'è traccia di conflitti come quello israelo-palestinese, delle tensioni in Africa, né della lotta ideologica tra capitalismo e comunismo che ha definito la metà del XX secolo. La Cina è sotto il controllo giapponese, e la guerra civile sudamericana è solo un ricordo lontano, in un mondo che non ha conosciuto la stessa frammentazione e globalizzazione che ha attraversato il nostro.

Eppure, nonostante questa apparenza di stabilità, c'è qualcosa che non torna. La lettura del giornale da parte di Cameron è come una finestra su un mondo parallelo, uno specchio distorto della nostra realtà. Non è solo l'evidente stagnazione che colpisce, ma anche il tono del giornale stesso: l'assenza di eventi mondiali significativi, la mancanza di cambiamenti drammatici, la sensazione che tutto si stia svolgendo in un universo alternativo in cui il progresso non ha più significato.

Eppure, dietro a questa stabilità apparente, c'è un'importante riflessione da fare sulla realtà storica e sull'evoluzione degli eventi. In un mondo dominato dalle potenze dell'Asse, come quello che descrive Cameron, la realtà si sarebbe forgiata su un equilibrio di forze che, pur apparendo statico, avrebbe avuto comunque effetti profondi sulle vite quotidiane. La guerra avrebbe lasciato cicatrici, non solo nei territori occupati, ma nelle strutture politiche ed economiche globali. Anche l'isolamento degli Stati Uniti, pur rimanendo neutrale, avrebbe avuto conseguenze imprevedibili sulla cultura, sull'innovazione e sullo sviluppo sociale.

Il mondo descritto da Cameron ci invita a riflettere non solo su cosa sarebbe potuto accadere in un passato alternativo, ma anche su come il destino di un popolo o di una nazione può cambiare con la semplice rottura di un patto, come quello tra Hitler e Stalin. La scelta di intraprendere una guerra in un fronte piuttosto che in un altro, o di non entrare in guerra affatto, può infatti alterare l'intero corso della storia. Questo esercizio di "pensiero controfattuale" ci fa capire quanto sia fragile il nostro presente e quanto una singola decisione possa modificare il futuro di un'intera civiltà.

L'importanza di considerare scenari alternativi sta proprio nel comprendere la natura contingente degli eventi storici. Le scelte che sembrano determinanti in un dato momento possono essere in realtà il risultato di una combinazione di fattori imprevisti e casuali. La storia, quindi, non è una linea retta ma un insieme di possibilità, ognuna delle quali avrebbe potuto portare a un esito diverso. Pensare a questi mondi alternativi ci aiuta a capire meglio la complessità della nostra realtà e le infinite variabili che determinano il corso degli eventi.