La crisi della funzionalità del governo degli Stati Uniti ha messo in evidenza una dinamica preoccupante: il governo non riesce più a svolgere appieno il suo ruolo, nonostante la chiarezza delle sue responsabilità all'interno del contratto sociale implicito con i cittadini. In un contesto politico frammentato, dove entrambe le principali forze politiche sembrano concentrarsi più sulla rielezione che sul perseguimento di politiche concrete per il bene comune, diventa cruciale chiedersi se il governo stia effettivamente adempiendo ai suoi compiti fondamentali.

Nel dibattito pubblico, ci sono molte promesse e dichiarazioni che sollevano preoccupazioni condivise: la spesa governativa, il welfare aziendale, la questione dei "dreamers" e, a lungo termine, la riforma dell'immigrazione. Eppure, queste preoccupazioni sembrano rimanere per lo più senza una risposta concreta. Le dichiarazioni pubbliche vengono fatte, ma l'effettiva azione da parte dei legislatori risulta debole e frammentata. Questo stato di stallo è particolarmente visibile quando la politica si concentra più sulla retorica che sulle soluzioni pratiche.

Un aspetto fondamentale della crisi attuale è che, sebbene non ci sia nulla di illegale o incostituzionale nelle dinamiche politiche descritte, l'effetto di questa paralisi governativa è profondamente "sbagliato" dal punto di vista della morale politica. La manipolazione dei dati da parte di giganti tecnologici come Facebook, per esempio, pur non violando le leggi esistenti, solleva enormi preoccupazioni riguardo alla violazione del diritto fondamentale dei cittadini a essere lasciati in pace. Questi casi non riguardano solo la privacy individuale, ma violano l'accordo sociale che la democrazia implica: i cittadini delegano il potere al governo affinché quest'ultimo protegga i loro diritti e non li danneggi.

Lo stesso principio di "non nuocere" è alla base di molte interpretazioni delle costituzioni moderne, e quando il governo non punisce chi ha violato questi diritti, si verifica una rottura del contratto sociale. È il governo che deve intervenire e proteggere i cittadini da coloro che abusano del potere per fini politici, come accaduto nel caso della manipolazione dei dati a fini elettorali. La fiducia pubblica nelle elezioni libere e giuste è un elemento essenziale per mantenere il legame sociale e politico in un sistema democratico.

Nel contesto delle politiche interne, diventa cruciale comprendere che la lotta politica non riguarda solo la dialettica tra i partiti, ma anche la struttura sociale in cui questi si sviluppano. L'esempio del movimento Occupy Wall Street mostra come, nonostante le sue limitazioni organizzative e strutturali, una risposta popolare alla crescente disuguaglianza e concentrazione di potere possa emergere. Nonostante la sua mancanza di leadership visibile e risorse, Occupy rappresenta un tentativo di dar voce a una classe politica che si forma "dal basso". La crisi attuale ci pone quindi davanti alla necessità di riconoscere una differenza fondamentale tra una classe politica che si sviluppa organicamente, capace di affrontare le problematiche strutturali della società, e una che è potenziata artificialmente, centrata sugli interessi dei potenti.

Nel mondo attuale, dove la crescente polarizzazione e il potere delle élite sembrano dominare, è necessario costruire strutture politiche autentiche che possano resistere alla "guerra di classe" in corso. Movimenti come Occupy sono essenziali, ma è evidente che la battaglia per una vera rappresentanza politica richiede una lotta lunga e difficile, una lotta che implica la creazione di organizzazioni e di un'azione concreta, che non si limiti alla denuncia, ma che trasformi il dissenso in cambiamento strutturale.

In questo scenario, un aspetto che spesso viene trascurato è l'importanza di un processo educativo continuo per la cittadinanza. Comprendere la natura della manipolazione politica, delle forze economiche che influenzano le politiche pubbliche e il modo in cui i diritti fondamentali possono essere minacciati in maniera sottile ma pervasiva è essenziale per poter costruire una democrazia che funzioni davvero. Il cambiamento politico e sociale non avviene in tempi rapidi, ma richiede la formazione di movimenti sostenibili, che abbiano la capacità di lottare nel lungo periodo per difendere i diritti degli individui e promuovere un sistema che operi per il bene comune.

La difficile realtà della povertà estrema: Materialismo dei bisogni basilari e materialismo dei valori simbolici

Il bisogno universale di soddisfare necessità primarie, come l'alimentazione, il riparo e la sicurezza, è uno dei tratti distintivi dell'umanità. Eppure, per molti, queste esigenze fondamentali vengono ignorate, derise o semplicemente mal comprese. L'impotenza di coloro che non hanno accesso a queste necessità materiali può diventare un mezzo di manipolazione e coercizione, in particolare per i più poveri. Quando si aggiungono a questa vulnerabilità dipendenze o altre difficoltà specifiche, la situazione si complica ulteriormente. Le interazioni che avvengono lontano dall'osservazione pubblica espongono i più poveri a un mercato invisibile: le loro necessità vengono soddisfatte a scapito della loro dignità e spesso in cambio di lavoro, solitamente di tipo manuale o sessuale.

Nel contesto della cultura occidentale contemporanea, possiamo distinguere due tipi di materialismo. Il primo, il materialismo legato ai bisogni basilari, riguarda oggetti materiali indispensabili per la sopravvivenza. Cibo, acqua e un'abitazione sicura sono i requisiti minimi che ogni individuo deve soddisfare. Questi oggetti, purtroppo, sono diventati sempre più difficili da ottenere per le persone che vivono in condizioni di estrema povertà, dove l'accesso a risorse basiche è compromesso dalla povertà e dalla disuguaglianza economica.

D'altro canto, il materialismo dei valori simbolici è un fenomeno ben distinto, che caratterizza la cultura dei consumatori relativamente agiati. Qui, gli oggetti non vengono desiderati tanto per la loro capacità di soddisfare bisogni materiali, ma per il valore simbolico che essi rappresentano. Ad esempio, una bottiglia d'acqua esotica, un paio di jeans firmati o una villa di lusso non sono acquistati per il semplice scopo di nutrire o riparare il corpo, ma per il loro significato sociale, per il prestigio che conferiscono a chi li possiede. Jean Baudrillard descrive questo tipo di consumatore come impegnato in una continua simulazione del "prestigio sociale", dove il valore d'uso degli oggetti è annullato dal desiderio di apparire in un certo modo.

Questo fenomeno non riguarda solo il consumo di beni di lusso; è anche visibile nelle forme di consumismo minimalista, come le case piccole e i soggiorni in case sugli alberi che, pur costando centinaia di migliaia di euro, sono scelte volontarie e simboliche per rappresentare uno stile di vita alternativo. La differenza con la povertà di chi vive in spazi angusti come furgoni o baracche sta nella libertà di scelta: chi può permettersi una casa piccola la sceglie per affermare un'idea di vita, mentre chi è costretto a vivere in condizioni di estrema povertà lo fa per necessità.

La casa, in tutte le sue forme, va oltre il materialismo dei bisogni basilari e dei valori simbolici, toccando una sfera psicologica e sociale fondamentale. Ogni individuo ha un bisogno innato di stabilire connessioni con gli altri, che avvengono solitamente in uno spazio fisico stabile, come la propria casa. In una società che non tollera l'assenza di una casa stabile, chi non ha un'abitazione adeguata è percepito come emarginato, un "non appartenenza" che porta con sé disprezzo e disumanizzazione.

Anche se la povertà estrema continua a essere una condizione problematica, molte persone che vivono con pochi mezzi riescono comunque a sopravvivere grazie a una miscela di consumismo dei bisogni basilari e dei valori simbolici. La ricerca costante di oggetti che soddisfino entrambe le esigenze diventa una lotta quotidiana, una serie di scelte influenzate dalla pubblicità, dalla pressione sociale e dalle possibilità economiche. Nonostante la disponibilità di oggetti materiali in abbondanza, la qualità e l’efficacia di questi beni sono spesso compromesse, creando un ciclo in cui chi ha risorse limitate è costretto a scegliere soluzioni economiche che non soddisfano appieno i bisogni essenziali.

Il paradosso del consumo contemporaneo è che, pur essendo circondati da un'infinità di opzioni per soddisfare bisogni primari come il cibo e l'abitazione, molti non riescono a ottenere ciò di cui hanno davvero bisogno. In effetti, mentre i prodotti di consumo diventano sempre più tecnologici e complessi, le persone non solo impiegano più tempo per soddisfare le proprie necessità, ma finiscono per avere anche meno tempo per vivere una vita piena, consumando il loro tempo in una frenetica ricerca di ciò che è "essenziale".

In un sistema dove tutto è mediato dalla logica del mercato e del capitale, è evidente che il benessere e la soddisfazione dei bisogni basilari non sono garantiti per tutti. Se pensiamo a un esempio triviale ma emblematico come il parcheggio in un’università statale, dove un permesso per il parcheggio costa centinaia di dollari senza garantire un posto fisso, possiamo capire come il sistema economico non assicuri nemmeno la possibilità di soddisfare necessità quotidiane, figuriamoci quelle più profonde.

L'eliminazione della senzatetto potrebbe essere una realtà se venissero realizzate soluzioni abitative economiche e una produzione di cibo semplice e nutriente su larga scala. Sebbene questo possa essere fatto con un profitto modesto se finanziato da enti pubblici e organizzazioni benefiche, mancano sia la tradizione che le infrastrutture finanziarie per attuare un cambiamento di tale portata.

Come la Politica e i Media stanno Trasformando la Società Contemporanea

L'avvento dei Social Justice News Sites (SJNS) ha introdotto una nuova dimensione nella politica, nella vita pubblica e nelle dinamiche sociali. Se in passato molte persone si mostravano indifferenti agli eventi politici, oggi la politica ha assunto una centralità tale da permeare ogni aspetto della vita quotidiana. Questo fenomeno ha portato a nuove modalità di partecipazione politica: dall'iscrizione alle liste elettorali alla partecipazione a manifestazioni, dal consumo di articoli di opinione alla creazione di contenuti accademici che rispondono alle questioni sociali più urgenti. Tuttavia, questa maggiore partecipazione non è priva di problematiche.

L'aspetto positivo del fenomeno è che molti, che in passato non si interessavano alla politica, ora mostrano una crescente consapevolezza degli eventi pubblici. Al contrario, la politica si è espansa al punto da coinvolgere anche aspetti della vita che prima erano ritenuti neutrali, apolitici. Ciò ha fatto sì che, anche nei media, le distinzioni tra notizie serie e notizie frivole siano diventate sempre più sfumate. Il confine tra informazione e intrattenimento si è fatto sempre più labile, e le notizie politiche spesso vengono trattate con la stessa intensità emotiva e spettacolare di qualsiasi altra forma di intrattenimento.

Il problema maggiore di questa trasformazione è che le opinioni vengono formate in contesti sempre più isolati e individuali, dove non ci sono più i freni rappresentati dal dialogo pubblico o da una valutazione collettiva delle informazioni. I media tradizionali, come la radio e la televisione pubblica, continuano a proporre analisi, ma anche loro sono soggetti alla polarizzazione politica, dove i fatti sono interpretati attraverso il filtro delle ideologie di parte. Questo è esemplificato dalla difficoltà di valutare in modo oggettivo le azioni politiche di leader come Donald Trump, dove le sue politiche estere, come quelle relative alla Siria e alla Corea del Nord, sono viste da alcuni come un’opportunità per un premio Nobel per la pace, mentre per altri sono le reazioni a indagini interne.

L’internet, da parte sua, ha reso più facile la connessione tra individui, permettendo alle persone di entrare in contatto tra loro in modo quasi istantaneo. Tuttavia, non è sufficiente un accesso illimitato all'informazione per garantire una vera crescita della consapevolezza. I contenuti ricercati e le connessioni stabilite sono spesso pre-selezionati, guidati dalle convinzioni preesistenti degli utenti. In effetti, fenomeni come il caso di “Pizzagate” sono emblematici di come le informazioni errate o distorte online possano spingere individui a compiere azioni violente, anche se basate su evidenze errate.

Un altro aspetto preoccupante è la crescente polarizzazione che ha assunto la politica americana. La divisione tra gruppi radicali e l’accento su temi come il terrorismo islamico, tralasciando il terrorismo di matrice bianca, evidenziano una dinamica pericolosa che alimenta l’odio e la violenza. I dati suggeriscono che, negli Stati Uniti, gli atti terroristici compiuti da estremisti bianchi abbiano causato più vittime degli attacchi jihadisti, ma questa realtà sembra sfuggire dal dibattito pubblico, alimentando così una narrazione che distorce la realtà e minaccia la sicurezza pubblica.

A livello strutturale, i media sociali consentono alle persone di formare opinioni senza l’intervento di fonti istituzionali che, fino a qualche decennio fa, svolgevano un ruolo di mediazione nella trasmissione dell’informazione. I social, dunque, facilitano una forma di "autogestione" dell’opinione pubblica, ma non sempre in modo sano. Anzi, l’impossibilità di avere una valutazione equilibrata e pluralista può condurre a forme di radicalizzazione, sia in termini ideologici che violenti.

L'espansione della politica come competizione tra partiti ha anche fatto sì che i problemi urgenti siano stati relegati in secondo piano. Un esempio lampante di questa dinamica è la vicenda della nomina del giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti, Merrick Garland, nel 2016. I Repubblicani rifiutarono di rispettare la tradizione di consentire una nomina presidenziale, sfidando apertamente una prassi che era stata seguita per oltre 150 anni. Questo episodio non solo evidenzia la crescente violazione delle norme politiche, ma dimostra anche come la politica, in quanto competizione, stia minando le fondamenta stesse del governo, indebolendo l'idea di una democrazia stabile.

Anche l'idea di un consenso sulle questioni democratiche e di giustizia sociale, che sembrava essere un obiettivo condiviso da gran parte della popolazione, porta con sé dei pericoli. Ogni rivoluzione è nata all’interno di una struttura sociale che sembrava inviolabile, e la stessa cosa potrebbe accadere in un contesto in cui le convinzioni politiche estremizzate, alimentate dai media e dai social network, minano la coesione sociale e il rispetto reciproco. L'espansione del conflitto politico a livello sociale e mediatico potrebbe, nel lungo periodo, compromettere gravemente la stabilità democratica.

In questo scenario, l’importanza di un dibattito pubblico sano, che sappia distinguere tra fatti e opinioni, e di un sistema di comunicazione che permetta una partecipazione più riflessiva e meno impulsiva, è diventata cruciale. La politica non può essere ridotta a una competizione fra fazioni, ma deve cercare di affrontare i problemi sociali in modo costruttivo, promuovendo una discussione civile che non degeneri in violenza o divisione. L’influenza dei media e dei social, nel bene e nel male, è oggi più forte che mai, e il modo in cui gestiamo questa influenza avrà un impatto determinante sul futuro delle democrazie moderne.

Come la politica contemporanea ha cambiato il dibattito pubblico e la conoscenza

La politica odierna ha invaso tutti gli aspetti della vita sociale e culturale. Con l'espansione della politica nei media statunitensi, essa ha smesso di essere un mero discorso istituzionale, per diventare una forma di spettacolo che coinvolge emotivamente e senza mediazione il pubblico. Il dibattito politico non è più una discussione intellettuale razionale tra candidati che presentano posizioni contrastanti, ma piuttosto uno scambio urlato e caricaturale, dove l'offesa e l'insulto sembrano prevalere sulla proposizione di idee concrete. Questo cambiamento, che possiamo osservare in molteplici aspetti della politica contemporanea, è fortemente alimentato dai media moderni, che offrono una combinazione di suoni, immagini e intrattenimento. La politica non è più solo una serie di dibattiti ufficiali, ma un circo continuo che si svolge 24 ore su 24, 7 giorni su 7, pervaso da tweet, blog e feed di notizie che sostituiscono le tradizionali conferenze stampa e interviste.

La politica come spettacolo non è solo una questione di intrattenimento, ma ha cambiato radicalmente la percezione stessa della comunità politica. Il pubblico può ora essere contemporaneamente solo e pubblico, connesso alla politica attraverso i propri dispositivi senza dover partecipare a eventi fisici. Questo ha creato nuove modalità di interazione con la politica, in cui il discorso razionale e la discussione storica, un tempo essenziali, sono diventati marginali. La conoscenza e l'analisi scientifica non sono più cruciali per il dibattito politico, che si alimenta ormai di emozioni, slogan e sensazionalismo. Il sapere che una volta era considerato fondamento per un dibattito politico serio è ora ritenuto obsoleto e annoiante.

L'ignoranza epistemica, intesa come la selezione di conoscenze che escludono altre forme di sapere, è diventata una caratteristica fondamentale del dibattito politico. Concetti come la razza e il razzismo, studiati e analizzati negli anni, vengono ignorati o distorti per favorire narrative politiche che sostengono suprematismi e identità razziali false. In un contesto politico che non si preoccupa più della verità, l'ignoranza non è solo una privazione di sapere, ma una scelta attiva, messa in atto da chi, come i leader populisti e suprematisti, non è interessato a un dialogo informato, ma piuttosto alla creazione di un consenso emotivo che si fonda su distorsioni della realtà.

Il cosiddetto "circo politico" è un fenomeno che ha sostituito le forme tradizionali di discussione politica e ha creato una nuova forma di comunicazione, in cui le immagini, i suoni e le reazioni emotive sono più importanti della sostanza. Questo spettacolo politico è ormai indifferente alla verità storica o scientifica. Ad esempio, l'uso di Twitter da parte dei politici, in particolare di figure come l'ex presidente Trump, ha portato alla diffusione immediata di dichiarazioni e accuse che non sono mai sottoposte a un processo di verifica o riflessione critica. Anzi, il dibattito politico si è spostato verso la gestione della narrativa, piuttosto che sulla ricerca della verità.

Le azioni politiche vengono più spesso presentate come un'azione spettacolare, come dimostrato dalle risposte organizzate da gruppi come MoveOn.org, che, di fronte alla minaccia di un licenziamento del procuratore speciale Mueller, hanno lanciato immediatamente una serie di manifestazioni per attirare l'attenzione del pubblico e mobilitare le masse. Questo tipo di risposta non è più centrato sull'approfondimento di prove concrete o sull'analisi di fatti, ma sulla creazione di un'emergenza che mobilita emozioni forti e reazioni rapide.

Un altro aspetto fondamentale di questa nuova politica è l'assenza di una vera comprensione della comunità. Mentre una volta la politica era un luogo di incontro per discutere differenze ideologiche e cercare soluzioni condivise, oggi il dibattito è dominato da chi è in grado di attirare l'attenzione del pubblico, piuttosto che da chi è in grado di proporre soluzioni realistiche ai problemi sociali ed economici. La politica non è più un'arte di mediazione e compromesso, ma una battaglia continua per la supremazia della propria visione, dove l'ignoranza diventa un vantaggio strategico.

La "ignoranza epistemica", come concetto, ha assunto un ruolo centrale in questa nuova realtà politica. La selezione delle informazioni che vengono ignorate o manipolate a favore di una visione del mondo distorta non è un errore casuale, ma una strategia ben studiata per mantenere l'egemonia di determinati gruppi sociali e politici. Questa ignoranza non è solo una mancanza di conoscenza, ma una costruzione culturale che favorisce il mantenimento del potere e la perpetuazione di disuguaglianze sociali.

In questo contesto, è cruciale comprendere che il dibattito politico non riguarda più la ricerca della verità, ma piuttosto la costruzione di una narrazione che risuoni con le emozioni e i desideri del pubblico. La politica come circo non è solo una manifestazione di vuoto spettacolare, ma una strategia deliberata per manipolare le masse, distrarre dal vero potere e fare dell'ignoranza una risorsa politica.