La produzione di rifiuti derivanti dalle attività di costruzione e demolizione (CDW) nell'Unione Europea è una questione complessa, che dipende da numerosi fattori. I dati raccolti da Eurostat, l'agenzia statistica dell'Unione Europea, forniscono una visione panoramica delle quantità di rifiuti prodotti nei vari Stati membri, con particolare attenzione a quelli escludendo pietre, terreni e sedimenti dragati. Secondo le stime, la quantità media di rifiuti di costruzione e demolizione varia notevolmente, con valori che vanno da 0,02 a 2 tonnellate per persona all'anno (Fig. 2.20). Questo ampio intervallo è il risultato di molteplici variabili: dalla qualità dei dati raccolti, alle metodologie di valutazione utilizzate, fino agli aspetti tecnici legati ai materiali e alle tipologie di costruzione prevalenti nelle diverse regioni.

Oltre a questi aspetti, un fattore significativo è rappresentato dalla condizione dell'edilizia esistente. In alcune aree, gli edifici sono più vecchi o in cattivo stato, il che determina un volume maggiore di demolizioni. La situazione economica del settore delle costruzioni influisce anche sulla quantità di rifiuti generati, poiché una crescita economica porta generalmente a un aumento dei progetti edilizi e, di conseguenza, alla produzione di rifiuti. Inoltre, la densità di popolazione gioca un ruolo cruciale: all'aumentare della densità abitativa, aumenta anche la quantità di rifiuti da costruzione e demolizione pro capite, seguendo una funzione logaritmica (Fig. 2.21).

Questa relazione tra densità di popolazione e rifiuti prodotti è ben documentata a livello internazionale, con dati che confermano la tendenza osservata in Europa. Le differenze tra i vari Stati membri dell'UE sono marcate: alcuni paesi, a causa della loro posizione geografica o delle condizioni sociali particolari, presentano valori significativamente più alti o più bassi rispetto alla media europea. Le isole europee, il Lussemburgo, la Svizzera, ad esempio, mostrano valori anomali, sia per le loro caratteristiche demografiche, sia per le peculiarità del loro mercato edilizio.

Un ulteriore aspetto da considerare riguarda la disponibilità di materiali da costruzione primari e la gestione dei rifiuti. La presenza di giacimenti locali di materiali da costruzione o la possibilità di conferire i rifiuti in discarica incide direttamente sulla quantità di materiale riciclato che viene effettivamente recuperato. La varietà dei tassi di riciclo tra i paesi europei è considerevole, oscillando tra il 10% e il 100%. Questo dipende non solo dalla disponibilità di impianti di riciclaggio, ma anche da fattori soggettivi come la sensibilità ambientale della società e la normativa vigente in ciascun paese.

La qualità del riciclo è inoltre legata alla definizione stessa di cosa costituisce un rifiuto di costruzione e demolizione e alla metodologia utilizzata per misurare e classificare questi rifiuti. È importante sottolineare che la gestione dei rifiuti non si limita alla raccolta e al trattamento dei materiali, ma deve coinvolgere l'intero ciclo di vita dell'edificio. Ad esempio, le pratiche di progettazione che favoriscono la durabilità dei materiali e la loro facilità di smaltimento o recupero sono essenziali per ridurre la quantità di rifiuti generata durante la demolizione. Inoltre, l’adozione di principi di economia circolare, che promuovono il riutilizzo e il riciclo dei materiali da costruzione, è fondamentale per ridurre l’impatto ambientale del settore.

Un altro elemento chiave riguarda la variabilità regionale e le specificità locali. Ad esempio, nei paesi in cui i tassi di crescita della popolazione sono più elevati, la domanda di nuovi edifici e la necessità di demolire quelli esistenti per fare spazio a nuove costruzioni sono particolarmente elevate. Al contrario, in zone con una bassa densità di popolazione o in cui l'edilizia è in fase di stagnazione, la produzione di rifiuti può essere significativamente inferiore.

L'approccio alla gestione dei rifiuti da costruzione e demolizione deve, quindi, essere adattato alle peculiarità locali, tenendo conto non solo della quantità di rifiuti, ma anche delle possibilità di riciclo, della sensibilità ambientale e delle normative vigenti. È importante che i paesi membri dell'UE continuino a sviluppare politiche comuni per migliorare la gestione di questi rifiuti, riducendo la loro incidenza sull'ambiente e promuovendo l'adozione di tecnologie più sostenibili.

Oltre agli aspetti tecnici e normativi, un altro aspetto di rilievo riguarda la sensibilizzazione pubblica. La consapevolezza crescente riguardo agli impatti ambientali delle attività edilizie e demolitorie ha spinto molte aziende e governi a investire in soluzioni più ecologiche, ma rimane fondamentale educare ulteriormente la società civile sull'importanza del riciclo e sulla necessità di una gestione più responsabile dei rifiuti da costruzione.

La ricerca e l'innovazione tecnologica sono anche elementi imprescindibili per migliorare la situazione. Le tecnologie emergenti, come l'uso di materiali riciclati nel settore edilizio, o la possibilità di sviluppare metodi di demolizione più efficienti e meno inquinanti, potrebbero svolgere un ruolo cruciale nel ridurre la produzione di rifiuti e nel migliorare la qualità del riciclo.

Quali sono gli effetti dei diversi tipi di frantumatori sul processo di riduzione delle dimensioni nei rifiuti da costruzione e demolizione?

Nel trattamento dei rifiuti da costruzione e demolizione, la riduzione delle dimensioni del materiale è un passaggio cruciale per ottenere aggregati riciclati di qualità adeguata. La scelta del tipo di frantumatore influisce significativamente sulla qualità e sulla granulometria del prodotto finale. I frantumatori utilizzati, tra cui il frantoio a mascelle, il frantoio a impatto, il frantoio a rulli e il frantoio a cono, presentano diverse caratteristiche che determinano la granulometria e la forma delle particelle prodotte.

Il frantoio a mascelle, ad esempio, è utilizzato principalmente per materiali di tipo fragile come il calcestruzzo e i mattoni. La dimensione delle particelle dipende dalla larghezza dell’apertura di scarico e dal movimento della mascella. Tuttavia, le stime ottenute da questi parametri geometrici sono solo orientative, poiché le proprietà del materiale influiscono in modo significativo sulla dimensione finale delle particelle. Il rapporto di riduzione del frantoio a mascelle può variare tra 4:1 per i frantoi più grossolani e 20:1 per quelli più fini.

Nel frantoio a impatto, la velocità periferica del rotore ha un effetto determinante sulla dimensione del prodotto finale. Aumentando la velocità, si ottiene una maggiore finezza del materiale e una percentuale maggiore di sabbia nell'aggregato prodotto. La dimensione dell'apertura di scarico non è il parametro cruciale, ma deve essere sufficientemente grande per consentire l'uscita del materiale frantumato senza ostacoli.

Il frantoio a rulli impatta orizzontalmente il materiale, utilizzando la pressione e l’impatto per frantumarlo. Questo tipo di frantumatore è particolarmente adatto a materiali come traversine ferroviarie, torri di illuminazione e pannelli murali. L’intensità del frantumamento dipende dalla velocità periferica del rullo d’impatto. Il frantoio a rulli è generalmente impiegato come frantoio primario, specialmente per materiali di grandi dimensioni.

Nel frantoio a cono, il materiale viene frantumato tra una conchiglia esterna e un cono mobile che esegue un movimento rapido e percussivo. Questo tipo di frantoio è ideale per il trattamento di materiali già pre-frantumati e produce particelle cubiche. Viene comunemente utilizzato come frantoio secondario per migliorare la qualità del materiale.

Il granulatori, come il frantoio a rotore, sono progettati per materiali specifici come l’asfalto recuperato. La frantumazione avviene tra i denti fresatori del rotore e un pettine di frantumazione. Questo tipo di attrezzatura produce un materiale relativamente grosso con un basso contenuto di sabbia, inferiore al 20%. Inoltre, possono essere utilizzati per frantumare materiali come vetro, pannelli di cemento fibro-rinforzato, mattoni e calcestruzzo aerato. La forma delle particelle prodotte dipende dal tipo di materiale e dal frantoio utilizzato, ma la tendenza è quella di ottenere prodotti cubici o con forme irregolari.

Ogni tipo di frantoio ha vantaggi e svantaggi in relazione al tipo di materiale da trattare. I frantoi a mascelle, ad esempio, sono più pesanti e richiedono meno potenza rispetto ai frantoi a impatto per la stessa portata. Tuttavia, i frantoi mobili necessitano di una potenza di azionamento maggiore rispetto ai frantoi stazionari. È importante considerare anche l'impatto ambientale: i frantoi a mascelle emettono meno polveri e rumori rispetto ai frantoi a impatto, che richiedono il raffreddamento del materiale tramite nebulizzazione d’acqua per ridurre l’emissione di polveri.

L’accuratezza della granulometria prodotta dipende anche dalle impostazioni del frantoio. Un frantoio a mascelle, con la sua capacità di ridurre il materiale in pezzi più grandi, è più adatto per applicazioni in cui è richiesta una granulometria più grossa, mentre i frantoi a impatto e a cono sono più efficaci nel produrre materiali più fini.

L’analisi granulometrica dei materiali riciclati ottenuti dai rifiuti di costruzione e demolizione mostra che il tipo di frantoio utilizzato ha un impatto diretto sulla distribuzione delle dimensioni delle particelle. La distribuzione granulometrica degli aggregati riciclati provenienti da calcestruzzo demolito tende a essere piuttosto stretta, con una maggiore concentrazione di particelle più grandi, soprattutto quando si utilizzano frantoi a mascelle.

A tal proposito, è fondamentale non solo scegliere il tipo di frantoio adatto, ma anche configurarlo correttamente per ottenere la granulometria desiderata, che rispetti le specifiche tecniche richieste per il materiale riciclato. La granulometria influisce direttamente sulla qualità e sull’applicabilità dell’aggregato riciclato in nuove costruzioni, determinando la sua adeguatezza per diverse applicazioni, come la realizzazione di pavimentazioni, strutture di supporto o materiale per sottofondi.

La relazione tra la geometria del frantoio e la qualità del prodotto finale non si limita alla sola dimensione delle particelle. È anche importante considerare la forma delle particelle, che influisce sulla compattazione del materiale nei diversi utilizzi, nonché la distribuzione delle dimensioni, che può influire sulla resistenza e durabilità del materiale riciclato.

Quali sono le caratteristiche fondamentali degli impianti fissi per il trattamento di rifiuti da costruzione e demolizione in Germania?

Gli impianti fissi per il trattamento di rifiuti da costruzione e demolizione (C&D) rappresentano una componente essenziale nella gestione sostenibile dei materiali provenienti da cantieri edili e demolizioni. Questi impianti, ubicati spesso in aree industriali dismesse, cave dismesse o discariche, operano con modalità stazionarie, differenziandosi dai sistemi mobili o semi-mobili per la loro permanenza e capacità di gestione su larga scala.

Il dimensionamento di tali impianti dipende fortemente dall’area servita, che in Germania si calcola mediamente intorno a 580 km² per ogni impianto fisso. Tale misura è il risultato del rapporto tra la superficie totale del Paese e il numero di impianti attivi, applicando una griglia che evita sovrapposizioni o zone non coperte. La distanza media di trasporto dei rifiuti da costruzione fino all’impianto è quindi stimata attorno ai 17 km, valore che condiziona i costi e l’efficienza del riciclo.

La capacità produttiva di un impianto deve tener conto della densità di popolazione dell’area servita e della quantità pro capite di rifiuti generati annualmente. In zone ad alta densità abitativa, come le aree urbane con 500 abitanti per km², l’area necessaria per servire un impianto da 150.000 tonnellate annue è significativamente inferiore rispetto a zone rurali con bassa densità (circa 50 abitanti per km²), dove la stessa capacità richiede un’area servita dieci volte superiore. Questo comporta distanze di trasporto maggiori, fino a 41 km, che vanno ben oltre il valore ritenuto economico ottimale di 25 km.

Gli impianti richiedono superfici estese, variabili da 8.000 a 130.000 m², proporzionalmente alla capacità di lavorazione. La maggior parte dello spazio è dedicata allo stoccaggio dei materiali in ingresso e dei prodotti riciclati, con percentuali fino all’85% dell’area totale. L’area restante è riservata alle attrezzature di trattamento, che occupano circa il 15%. La gestione dei materiali prevede l’organizzazione in cumuli longitudinali separati per tipologie di rifiuto come calcestruzzo e laterizi, al fine di ottimizzare la lavorazione e la qualità del materiale riciclato.

Le modalità di stoccaggio sono molteplici: cumuli conici, allungati o a forma di “rene”, movimentati tramite nastri trasportatori e caricati con pale meccaniche o sistemi automatizzati. La segregazione precisa dei materiali riciclati è cruciale e deve essere accompagnata da una marcatura chiara, indicando tipologia, granulometria e controllo esterno, per garantire la tracciabilità e la conformità del materiale.

È fondamentale comprendere che il successo di un impianto di riciclo di rifiuti da costruzione non dipende solo dalla capacità tecnica o dalla posizione, ma anche dall’organizzazione logistica e dalla pianificazione territoriale. La densità abitativa, la distribuzione geografica delle fonti di rifiuti e la disponibilità di infrastrutture di trasporto influenzano profondamente l’efficienza economica e ambientale dell’impianto.

Oltre alla mera capacità e localizzazione, il lettore deve considerare come la variabilità stagionale e la fluttuazione della produzione di rifiuti incidano sulla gestione operativa. La pianificazione deve includere margini di flessibilità per far fronte a picchi o cali nella quantità di materiale trattato. L’interazione con le normative ambientali e la necessità di monitoraggio costante della qualità del materiale riciclato sono altri aspetti imprescindibili. Infine, la sostenibilità complessiva del processo di riciclo è legata anche all’impatto ambientale del trasporto e alla gestione dei residui non riciclabili, che richiedono un’attenzione particolare nella progettazione e gestione degli impianti.

Come l'uso degli aggregati riciclati può influenzare la qualità del calcestruzzo e le tecniche costruttive

Nel contesto della costruzione moderna, l'impiego di aggregati riciclati provenienti dalla demolizione di strutture esistenti rappresenta un importante passo verso una maggiore sostenibilità. Un esempio significativo di questo approccio è la demolizione di una vecchia chiusa, che era in funzione da 30 anni, il cui calcestruzzo armato è stato utilizzato per la costruzione di una nuova chiusa. Durante la demolizione, sono stati prodotti 80.000 m³ di calcestruzzo, pari a circa 180.000 tonnellate, che sono stati poi utilizzati per ottenere calcestruzzo con aggregati riciclati di grosse dimensioni e sabbia naturale di qualità B 35. La nuova chiusa ha operato per altri 30 anni prima di essere sostituita da una chiusa più grande.

L’adozione di aggregati riciclati nel calcestruzzo non comporta differenze sostanziali rispetto all’uso di aggregati naturali, se non per la sostituzione del 35-45% degli aggregati naturali con aggregati riciclati. Le principali variabili tecniche riguardano il contenuto di cemento e il rapporto acqua/cemento. Per i calcestruzzi di classe di resistenza C 8/18, il contenuto di cemento varia da 180 kg/m³ a 360 kg/m³ per i calcestruzzi C 30/37, con un rapporto acqua/cemento che va da 0,5 a 0,9.

La produzione di calcestruzzo con aggregati riciclati richiede una pre-umidificazione degli aggregati stessi, in quanto tendono ad assorbire più acqua rispetto agli aggregati naturali. Tale umidificazione deve essere considerata nella successiva dosatura dei componenti, e la consistenza del calcestruzzo fresco viene generalmente regolata con l’aggiunta di superplasticizzanti. Questi ultimi vengono utilizzati in quantità simili a quelle dei calcestruzzi tradizionali, ma il processo di indurimento può richiedere l’aggiunta successiva di altro superplasticizzante, al fine di mantenere la lavorabilità nel tempo, soprattutto se la consistenza diminuisce durante il processo di produzione e prima della posa in opera. Tuttavia, questa variazione è trascurabile per un intervallo di tempo di circa 60 minuti.

Le resistenze a compressione dei calcestruzzi contenenti aggregati riciclati di tipo 1 corrispondono a quelle dei calcestruzzi con aggregati naturali, senza necessitare di un aumento delle quantità di cemento. La resistenza dipende, come nel caso dei calcestruzzi tradizionali, dal rapporto acqua/cemento e dalla classe di resistenza del cemento utilizzato. Le curve di Walz (Fig. 7.39) evidenziano come la resistenza sia influenzata dalla porosità aggiuntiva introdotta dagli aggregati riciclati, che può variare tra il 7 e il 19% in volume, a seconda del tipo di aggregato riciclato impiegato. La densità delle particelle, che deve essere superiore ai 2000 kg/m³, non ha effetti significativi sulla porosità introdotta.

Un altro aspetto importante riguarda l’utilizzo degli aggregati riciclati di tipo 2, che possono contenere fino al 30% di materiale di scarto proveniente da mattoni. La presenza di mattoni porta a una maggiore porosità e, di conseguenza, a una riduzione delle proprietà meccaniche del calcestruzzo rispetto a quello con aggregati riciclati di tipo 1. Nonostante ciò, è possibile ottenere calcestruzzi con classe di resistenza C 30/37, a patto di non superare il 30% di mattoni riciclati. Tuttavia, il processo di produzione di aggregati riciclati con una specifica percentuale di mattoni rappresenta una sfida tecnologica ed economica significativa.

L’uso degli aggregati riciclati trova applicazione principalmente nella costruzione di edifici residenziali, uffici, scuole, ospedali, case di cura, e altre strutture istituzionali come caserme e prigioni. Tuttavia, in alcuni casi, come per edifici industriali, agricoli o strutture di ingegneria civile, l’esposizione a determinate condizioni ambientali potrebbe limitare l’impiego di calcestruzzi con aggregati riciclati, specialmente in presenza di classi di esposizione e umidità particolarmente severe.

In Germania, l’utilizzo del calcestruzzo con aggregati riciclati ha iniziato a essere prodotto su scala industriale a partire da progetti dimostrativi negli anni ’90. Tra i primi esempi ci fu la costruzione di un edificio della Deutsche Bundesstiftung Umwelt a Osnabrück, seguita da altri progetti come l’edificio “Waldspirale” a Darmstadt, che ha messo in evidenza le potenzialità del calcestruzzo riciclato. Nonostante i ripetuti successi di questi progetti, l’adozione su larga scala del calcestruzzo con aggregati riciclati ha faticato a decollare, almeno fino a un’iniziativa del 2009 in Baden-Württemberg, che ha confermato che questo materiale può essere un’alternativa valida e vantaggiosa sotto il profilo ecologico.

Dal punto di vista tecnico, la produzione di calcestruzzo con aggregati riciclati richiede processi di frantumazione e classificazione avanzata per ottenere aggregati che soddisfino i requisiti richiesti. In particolare, l’uso di un processo di frantumazione a due stadi, classificazione per setacciatura per ottenere una distribuzione definita delle dimensioni delle particelle e lavaggio degli aggregati consente di rimuovere impurità e migliorare la qualità del materiale riciclato. Il processo di produzione è tanto più efficace quanto più elevata è la qualità del materiale di partenza, ma anche con materiali di qualità inferiore è possibile ottenere aggregati riciclati adatti alla produzione di calcestruzzo.