Immagina una scena: A scrive su un foglio di carta “ti amo” e desidera che B, che si trova a 3000 miglia di distanza, prenda conoscenza di questo messaggio nel modo più chiaro possibile, senza ritardi e con il minor costo possibile. Se A scopre che il suo messaggio è stato distorto, che la frase “ti amo” si è trasformata in qualcosa di incomprensibile come “K bogl pou”, oppure in un’altra frase con un significato totalmente diverso, come “un arco lungo”, sarà deluso. E ancora di più se il messaggio, pur non essendo distorto, arriva con un giorno di ritardo. Questo scenario descrive chiaramente un processo comunicativo, uno scenario in cui viene trasmessa un'informazione. A sta cercando di comunicare un messaggio a B tramite un canale di comunicazione.

Nel contesto di questa comunicazione, possiamo identificare un’informatore o fonte (A), dei convertitori (i dispositivi che codificano e decodificano il messaggio), il canale che trasmette i segnali fisici codificati e il ricevente (B). In altre parole, il messaggio che A invia a B è un’informazione, un flusso che attraversa un sistema di comunicazione. È importante però capire che comunicazione e informazione non sono la stessa cosa: la comunicazione riguarda la trasmissione dell’informazione dal mittente al ricevente, mentre l’informazione è il contenuto di questo processo, ciò che viene trasmesso.

Un aspetto fondamentale da comprendere è che la comunicazione linguistica tra esseri umani rappresenta uno dei processi informativi più sofisticati che conosciamo. Tuttavia, in natura esistono anche altri fenomeni di segnalazione, che vanno dai segnali chimici usati da batteri e piante fino ai segnali che gli animali usano per comunicare tra loro. Inoltre, esistono processi informativi a livello sub-personale, come l’informazione genetica o quella ormonale. Ciò che emerge è che l’informazione non è legata solo alla comunicazione linguistica, ma si estende a molteplici forme, che includono anche segnali naturali. Ad esempio, il fumo è un segnale che comunica l’informazione di un incendio, mentre le nuvole scure segnalano la pioggia, e gli anelli degli alberi rappresentano l’età di un albero.

Tuttavia, non tutti questi eventi sono informazione nel senso tradizionale del termine. La distinzione tra segnali naturali e segnali intenzionali è stata per la prima volta formulata da Grice nel 1957, e successivamente sviluppata da Millikan nel 2004. Ma la domanda resta: cosa accomuna questi diversi tipi di segnali, quando vengono trattati come informazione? La questione merita una riflessione più profonda. La risposta a questa domanda non è semplice, e sarebbe necessario sviluppare una teoria complessiva dell'informazione che vada oltre l'analisi concettuale.

In effetti, una teoria dell’informazione completa dovrebbe essere costruita su solide basi concettuali, che possano dar conto delle molteplici dimensioni in cui l’informazione può manifestarsi. Partire da un esempio semplice, come la scena descritta inizialmente, potrebbe sembrare banale, ma offre un modo accessibile per riflettere su un fenomeno complesso. L’idea di “raccogliere, conservare, trasmettere e recuperare informazioni” implica che l’informazione sia un bene oggettivo, la cui generazione, trasmissione e ricezione non dipendono da processi interpretativi preesistenti, ma vengono trasferiti da un mittente a un destinatario attraverso un canale di comunicazione. Quando A scrive "ti amo", il messaggio è considerato oggettivo: il significato dei simboli, il contenuto del messaggio e i segnali fisici in cui è codificato non dipendono da processi interpretativi preesistenti. Eppure, questo messaggio potrebbe non essere considerato informazione per vari motivi.

Se A, ad esempio, non ama veramente B ma sta scherzando, il messaggio che B riceve non è informazione, ma disinformazione. Se A ama davvero B ma B è già a conoscenza di questo, il messaggio non rappresenta nuova informazione. Infine, se il messaggio viene inviato accidentalmente a D, il destinatario, allora il messaggio che D riceve sarà interpretato come “A ama D”. Questi scenari ci mostrano che l'informazione trasmessa da A a B non coincide sempre con il significato delle parole contenute nel messaggio. L’informazione non è identica ai simboli che la rappresentano.

In conclusione, un'informazione è sempre una cosa complessa e la sua trasmissione dipende da vari fattori. Nel caso di A ♥ B, A sarà insoddisfatto se il suo messaggio viene distorto in segnali incomprensibili, se il messaggio arriva troppo tardi per essere utile o se il messaggio ha un significato diverso da quello che intendeva trasmettere. Queste situazioni corrispondono a tre aspetti fondamentali dell'informazione: i segnali, l'oggetto e l'utilità. La utilità dell'informazione presuppone che i segnali siano chiari e che l'oggetto del messaggio sia compreso correttamente. A sua volta, l’utilità dipende da questi aspetti gerarchici: segnali, oggetto e utilità sono collegati tra loro in modo indissolubile.

L'informazione, quindi, è un concetto che va oltre la semplice trasmissione di un messaggio. Essa è legata alla chiarezza dei segnali, alla correttezza del contenuto e alla tempestività del messaggio. A volte, l’informazione non si esprime solo attraverso il linguaggio, ma anche attraverso segnali naturali o fisici, che sono altrettanto rilevanti nel mondo naturale e nei processi biologici. La costruzione di una teoria completa dell'informazione deve, quindi, partire da una comprensione precisa di questi aspetti e del modo in cui interagiscono tra loro.

Come l'Autogenesi Rappresenta una Forma Primaria di Semiosi: Interpretazione Operativa e la Normatività della Rappresentazione

Quando un autogenesi viene danneggiato, la sua integrità viene compromessa e il processo di auto-riparazione o auto-riproduzione viene avviato, generando un nuovo autogenesi come interpretante. Le relazioni tra l'autogenesi (oggetto), la struttura dinamica (segno) e l'autogenesi rigenerato (interpretante) costituiscono relazioni triadiche genuine che non possono essere ridotte a nessuna relazione diadica tra due di essi. Quindi, l'autogenesi soddisfa le quattro condizioni formali dei segni proposte da Peirce. Il passo successivo è chiedersi che tipo di semiosi rappresenta l'autogenesi. Poiché coinvolge la rigenerazione della distinzione tra sé e non-sé, è considerata una semiosi iconica.

Questa forma primitiva di semiosi possiede diverse proprietà distintive rispetto alla semiosi nel senso generale del termine. In primo luogo, il suo riferimento è se stesso, rendendola intrinsecamente auto-referenziale. In secondo luogo, l'autogenesi (oggetto), la struttura dinamica che codifica i vincoli (segno) e l'autogenesi rigenerato (interpretante) non esistono come entità separate, ma come un'unità persistente: l'autogenesi. In terzo luogo, essa fornisce una manifestazione di semiosi diacronica, in contrasto con le forme sincroniche. La semiosi primitiva si manifesta nella dinamica dell'autogenesi, che si struttura auto-referenzialmente in un tempo irreversibile. Infine, le dinamiche dell'autogenesi sono fisicamente determinate e dunque meccanicistiche, allineandosi con i metodi scientifici moderni e la fattibilità sperimentale.

Queste caratteristiche distintive giustificano il concetto di "interpretazione operativa", un tipo di interpretazione che si differenzia dalle altre forme di semiosi. Secondo Deacon (2021), l'interpretazione operativa si differenzia dalle altre per la sua capacità di adattarsi direttamente alle condizioni fisiche e biologiche di un sistema auto-riproducente, facendo riferimento al proprio stato e evoluzione interna piuttosto che a rappresentazioni simboliche più complesse. Quando un vincolo imposto dalla catalisi reciproca e dall'auto-assemblaggio viene incorporato nell'autogenesi, diventa significativo. L'informazione strutturale incarnata nel vincolo diventa referenziale, facendo riferimento all'autogenesi stessa. Inoltre, è normativa rispetto al suo contributo all'auto-mantenimento e auto-produzione dell'autogenesi. Quando un processo non contribuisce correttamente, malfunziona di conseguenza. Il vincolo, o l'informazione strutturale incarnata nel processo, non riguarda più se stesso, e di conseguenza porta disinformazione. Inoltre, il vincolo viene propagato alle nuove parti generate durante la auto-riparazione e ai nuovi autogenesi nella riproduzione. Si potrebbe dire che l'informazione viene trasmessa dalle vecchie parti alle nuove, dalla madre alla figlia. Tuttavia, questa auto-referenzialità iconica si riferisce sempre a se stessa.

Un autogenesi dotato di una superficie sensibile introduce un vantaggio adattivo rispetto alla generazione originale. Se la capsula dell'autogenesi possiede caratteristiche molecolari a cui il substrato tende a legarsi, la stabilità strutturale dell'autogenesi diminuisce con l'aumento del numero di substrati che si legano. Quando il numero di substrati aumenta, la stabilità della struttura viene indebolita e i punti di legame diventano più fragili. Di conseguenza, l'autogenesi tende ad aprire più frequentemente il proprio contenimento in un ambiente ricco di substrati. Quando il contenimento è chiuso, l'autogenesi è stabile. Tuttavia, se il substrato è abbondante nell'ambiente circostante, il contenimento diventa più probabile che venga compromesso. Quando il contenimento si apre, è più probabile che l'autogenesi si riproduca, poiché vi sono substrati ricchi nelle vicinanze.

Nel caso di un autogenesi sensibile, il legame con il substrato diventa un indice della sua idoneità all'ambiente. Un indice rappresenta un segno che è spatio-temporalmente o causalmente continuo con il suo referente. Ad esempio, la freccia di un cartello stradale a sinistra è un indice: la direzione della freccia è continua con la direzione che essa indica. Nel caso dell'autogenesi sensibile, il legame con il substrato è continuo con l'idoneità dell'ambiente. Il punto di legame che unisce il substrato alla superficie è un segno, e il substrato è l'oggetto indicato. Questa continuità viene interpretata operativamente dall'autogenesi sensibile. Con l'aumento del legame tra substrati, il contenimento dell'autogenesi viene interrotto e il substrato guadagna accesso all'interno, attivando la catalisi reciproca. Con l'accelerazione della catalisi, l'autogenesi si auto-ripara o produce nuovi autogenesi. Questi sono gli interpretanti. In termini di semiosi, il legame con il substrato, l'interruzione del contenimento e l'inclusione dei substrati contribuiscono alle funzioni auto-riparative, auto-manutentive, auto-producenti e auto-replicanti del sistema interpretativo: l'autogenesi sensibile.

In questo esperimento mentale, è importante notare che senza essere incorporati nell'autogenesi, le proprietà dei substrati sono solo affordance semiotiche: possibilità ambientali che un sistema interpretativo può utilizzare. Inoltre, non tutte le proprietà dei substrati sono coinvolte nella semiosi, ma solo quelle che sono rilevanti per i processi di auto-mantenimento e auto-produzione. In altre parole, i substrati sono alla base del segno (il punto di legame sulla superficie dell'autogenesi) nel senso che il segno presenta solo le proprietà dei substrati che sono significative per l'autogenesi, non tutte le loro proprietà. Questo è il requisito presentativo per essere un segno.

L'ambiente circostante, che può contenere substrati, deve essere considerato in termini di logica negativa. Quando le condizioni che impediscono la auto-produzione dell'autogenesi sono assenti, l'ambiente è considerato adatto. La idoneità dell'ambiente per l'autogenesi è una proprietà negativa, realizzata dai substrati nel presente. Pertanto, l'oggetto immediato del segno è ancorato, ma non ridotto, all'oggetto dinamico rappresentato dal segno. Le proprietà parziali dell'oggetto dinamico che contribuiscono all'autogenesi contribuiscono anche all'idoneità dell'ambiente.

Come L'Informazione Si Costruisce: Analisi Filosofica e Biologica

L'informazione è una delle nozioni più fondamentali per comprendere la vita e il suo sviluppo, tanto nei sistemi biologici quanto nelle strutture comunicative. La sua definizione ha attraversato diverse fasi, passando da un concetto tecnico e matematico, legato alla teoria dell'informazione di Shannon, a una comprensione più ampia, che esplora la sua natura semantica e funzionale. Questa transizione ci obbliga a riflettere su come l'informazione emerga non solo attraverso segnali codificati, ma anche come essa possa essere interpretata, trasformata e utilizzata all'interno dei sistemi viventi e sociali.

La teoria dell'informazione, proposta inizialmente da Claude Shannon, ha fornito una base matematica per l'analisi dei segnali e dei dati. Shannon ha definito l'informazione come una misura di incertezza, indicando che l'informazione è legata alla riduzione di questa incertezza tramite la trasmissione di segnali. Tuttavia, questa concezione, pur essendo potente nel contesto delle telecomunicazioni, non si adatta facilmente alle complessità biologiche e cognitive. Se infatti nei sistemi artificiali l'informazione può essere trattata in termini di bit e codifica, nei sistemi viventi l'informazione assume una dimensione semantica che va al di là di una semplice trasmissione di dati.

La biologia, in particolare, ha aperto nuove strade di riflessione. Autori come Maynard-Smith (2000) e Lewontin (1970) hanno mostrato come la nozione di informazione sia cruciale per comprendere il funzionamento dei sistemi biologici, in particolare nei processi evolutivi e genetici. L'informazione biologica non si limita a trasmettere dati, ma svolge un ruolo essenziale nel determinare la struttura e la funzione degli organismi. Un concetto centrale in questo contesto è quello di "selezione", attraverso il quale le informazioni genetiche vengono "selezionate" e conservate attraverso le generazioni. In questa ottica, l'informazione diventa un elemento fondamentale per il mantenimento e l'adattamento dei sistemi viventi al loro ambiente.

D'altro canto, la semiotica ci offre uno strumento per comprendere meglio come i segnali vengano utilizzati e interpretati in contesti biologici e sociali. Autori come Peirce (1931–1935) e Millikan (1989) hanno messo in luce che i segnali non sono semplicemente trasmettitori di informazioni, ma simboli che acquistano significato in relazione alle pratiche sociali e biologiche. L'informazione, quindi, non è una semplice entità astratta, ma è sempre legata alla funzione che essa svolge in un determinato sistema. La nozione di "funzione" diventa cruciale per spiegare come i segnali informativi siano utilizzati non solo per la comunicazione, ma anche per la regolazione e l'adattamento dei comportamenti.

In questo quadro, la questione centrale diventa quella di come l'informazione possa essere rappresentata e come essa si costruisca nei sistemi viventi. La biosemiotica, come proposta da autori come Queiroz e Emmeche (2010), fornisce un approccio integrato che unisce la semiotica con la biologia, mostrando come i segnali, i simboli e le informazioni siano strettamente legati alla natura del vivente. Un organismo, per esempio, non solo trasmette informazioni, ma essa è anche parte integrante della sua organizzazione e della sua capacità di rispondere e adattarsi all'ambiente.

Una prospettiva ancora più ampia sulla natura dell'informazione emerge quando consideriamo il suo ruolo nei sistemi sociali. L'informazione non è solo un elemento di comunicazione tra individui, ma un costrutto che facilita l'organizzazione e la coesione sociale. L'opera di Luhmann (1984), che esplora i sistemi sociali, sottolinea come l'informazione sia il fondamento stesso della costruzione e del mantenimento delle strutture sociali, dove la comunicazione diventa un processo che veicola e trasforma l'informazione in significato condiviso.

In sintesi, l'informazione è un concetto che va oltre la semplice trasmissione di segnali o dati. Essa è intrinsecamente legata alla natura dei sistemi che la utilizzano, sia biologici che sociali. La sua comprensione richiede un approccio multidisciplinare che unisca filosofia, biologia, semiotica e scienze sociali, in modo da cogliere tutte le sfumature del suo ruolo nella vita e nella cultura. L'informazione, infatti, è sia un prodotto che una condizione per il funzionamento dei sistemi viventi, un legame tra il passato e il futuro, tra ciò che è e ciò che potrebbe essere.