Durante un viaggio in treno, quando arrivammo ad Allahabad, il treno aveva impiegato più di dodici ore per coprire un tragitto che, in condizioni normali, non avrebbe dovuto richiedere più di tre ore. Mentre aspettavamo, intorno a mezzanotte, che il treno riprendesse il viaggio verso Bombay, alcuni di noi avevano incubi riguardo ai ritardi che avrebbe accumulato su questa parte del percorso decisamente più lunga. Tuttavia, con nostra sorpresa, il treno partì senza ritardi significativi e presto accelerò. Il tratto da Allahabad era sotto la giurisdizione delle ferrovie centrali, mentre quello fino a Allahabad era sotto il controllo delle ferrovie del nord. Apparentemente, esisteva una differenza culturale tra questi due settori. Il treno recuperò parte del tempo perso, arrivando a Dadar con sei ore di ritardo. Questa esperienza mi fece riflettere sulla distanza culturale che esiste nel nostro paese. Le persone provenienti da diverse regioni hanno diverse percezioni della responsabilità civica, dell'ordine pubblico, della puntualità e della gestione del tempo. Un giorno, l'istruzione aiuterà a colmare questa lacuna, ma ciò richiederà molta pazienza.
Fred Hoyle, scienziato di fama mondiale, visitò l'India per la prima volta nel 1969 per ricevere il Premio Kalinga. In seguito tornò nel 1973, durante il suo viaggio di ritorno dall'Australia al Regno Unito. Tuttavia, fu la sua visita nel 1987 quella che ricordo con particolare piacere. Da tempo gli avevo chiesto di visitare l'India, non solo per ascoltare le sue conferenze e per la collaborazione nella ricerca, ma anche perché molti dei miei colleghi erano entusiasti all'idea della sua visita. La sua personalità brillante, sempre piena di idee provocatorie, attirava l'attenzione di chiunque, anche di coloro che non condividevano le sue opinioni. Era uno di quei rari scienziati le cui visioni non potevano essere ignorate.
Ora, superati i settant'anni, Fred necessitava di comfort speciali durante i suoi spostamenti, e sentivo che sarebbe stato più facile persuaderlo a venire se avesse ricevuto un invito da una figura importante. Decisi quindi di scrivere niente meno che al Primo Ministro in persona. Avevo sviluppato un grande rispetto per Rajiv Gandhi, la cui apertura alle nuove idee e i suoi sforzi sinceri contro la burocrazia mi avevano impressionato profondamente. Grazie a lui ero riuscito a lanciare una serie televisiva sull'astronomia chiamata "Brahmanda", e il suo interesse a rendere la scienza più accessibile alla gente mi faceva credere che sarebbe stato entusiasta di invitare un eminente scienziato come Fred Hoyle. E così fu. Il Primo Ministro emise un invito caloroso per Sir Fred e Lady Barbara Hoyle, che accettarono volentieri. Il Dipartimento per la Scienza e la Tecnologia si occupò di organizzare il viaggio, inclusi i trasporti di prima classe e l'alloggio in hotel a cinque stelle. Durante il loro soggiorno, visitarono Delhi, Mumbai e Bangalore. Come previsto, le conferenze di Fred furono molto apprezzate da un pubblico vasto, ma oltre agli impegni ufficiali, ricevettero anche molteplici inviti da amici in queste città.
Nel 1987, ci fu una nuova occasione per accogliere Fred e Barbara, quando tornarono in India per una conferenza a Goa. Durante quella visita, ricordo con piacere il viaggio in treno con la Deccan Queen da Mumbai a Pune, dove Fred si trovò molto soddisfatto della qualità del pesce fritto che aveva assaporato nel ristorante del treno. Il suo commento fu: "È molto meglio di qualsiasi cameriere delle ferrovie britanniche!" Non solo la qualità del cibo, ma anche l'efficienza del servizio lo impressionò profondamente.
Alla fine del 1987, la possibilità di istituire un centro nazionale per l'astronomia nel campus dell'Università di Poona era sempre più concreta. In particolare, Naresh Dadhich, un esperto di relatività generale, era stato un grande sostenitore del progetto. Dopo una conferenza di Fred all'università, Naresh e io lo accompagnammo a fare una passeggiata all'estremità settentrionale del campus, dove sarebbe stato costruito il GMRT (Giant Metrewave Radio Telescope). Fred, sempre attento ai dettagli, ci consigliò di non distruggere i magnifici alberi di Banyan che decoravano il terreno. Quando il centro fu infine costruito, seguimmo il suo consiglio e trapiantammo gli alberi minacciati dai piani edilizi.
Anche se ho partecipato all'organizzazione di numerose conferenze scientifiche, nessuna mi rimarrà più impressa dell'ICGC-87, tenutasi a Goa, sia per il suo contenuto scientifico che per l'atmosfera generale. Questo evento fu il primo di una serie di conferenze internazionali in gravità e cosmologia che portarono in India alcuni dei più grandi scienziati del mondo. La conferenza fu organizzata dall'Istituto Tata di Ricerca Fondamentale (TIFR), e io fui incaricato di gestire il team di persone coinvolte nell'organizzazione. L'hotel Mandavi di Panaji fu scelto come sede dell'incontro, e tutti i pasti, pranzi e cene, si svolgevano lì, immergendo i partecipanti nella cultura locale attraverso la musica e la cucina tipica. L'atmosfera fu resa ancora più speciale dall'aiuto dei "volontari" dell'Associazione degli Amici dell'Astronomia di Goa, che accoglievano i delegati e li accompagnavano nelle varie attività.
Un altro ricordo che conservo gelosamente riguarda il mio padre, che nonostante la sua salute fragile, riuscì a partecipare alla conferenza, ricevendo una calorosa accoglienza dai delegati, i quali lo consideravano uno dei pionieri della relatività in India.
Non c'è dubbio che l'esperienza di Goa, con la sua cultura vibrante e la sua atmosfera accogliente, sia diventata una parte importante della mia vita e della mia carriera scientifica. Il mio amore per Goa risale a più di dieci anni prima della conferenza ICGC. Nel 1974, fui invitato a tenere le conferenze Bandodkar Memorial a Panaji, e nonostante non fossi riuscito a visitare Goa in quel momento, decisi di tornare con la mia famiglia, realizzando finalmente il desiderio del precedente Chief Minister, Dayanand Bandodkar, che mi aveva regalato una lampada di ottone con trentasei luci durante la mia prima visita in India. Quello che inizialmente sembrava un incontro simbolico, divenne una connessione profonda con una terra che avrebbe avuto un grande impatto su di me.
La visione delle diverse tradizioni e degli approcci culturali che caratterizzano il nostro paese è essenziale per comprendere come la scienza, la tecnologia e anche la gestione delle risorse possano evolversi, adattandosi alle specificità locali. Quando le persone di diverse aree si incontrano, come nel caso di una conferenza scientifica internazionale, emerge una realtà che va al di là delle differenze accademiche: quella che riguarda la capacità di adattarsi, di imparare gli uni dagli altri e di apprezzare ciò che ogni cultura ha da offrire. Questo è il vero valore della cooperazione globale e scientifica.
Come il pensiero scientifico si intreccia con le esperienze personali: un percorso di vita e ricerca
Nel corso di una vita ricca di esperienze e incontri, il pensiero scientifico si sviluppa in modo profondo, spesso intrecciandosi con le vicende personali e i momenti di crisi. Il percorso di un ricercatore, infatti, non è solo una successione di scoperte e innovazioni, ma un insieme di relazioni, esperienze formative e riflessioni che si nutrono anche di eventi quotidiani e di interazioni umane significative.
La storia che ci accingiamo a raccontare è un esempio lampante di come il lavoro scientifico non si svolga in un vuoto, ma sia costantemente influenzato e modellato dal contesto sociale, familiare e culturale in cui si sviluppa. Gli incontri con figure prominenti del mondo accademico e scientifico, come quelli con Mrs. Gandhi, i colleghi di Jodrell Bank o il famoso premio Nobel Abdus Salam, si intrecciano con esperienze più quotidiane ma altrettanto rilevanti: i viaggi, le difficoltà mediche, le sfide familiari e le perdite improvvise. Ogni episodio, ogni conversazione, ha contribuito a formare non solo la figura professionale di chi racconta, ma anche la sua visione del mondo.
Uno degli aspetti fondamentali di questo percorso è il continuo dialogo tra le sfide scientifiche e quelle personali. Non si tratta solo di applicare rigide formule matematiche o di risolvere complessi enigmi fisici, ma di saper ascoltare e interagire con le persone, di avere una visione empatica delle problematiche del mondo, senza mai dimenticare che la scienza è anche un mezzo per rispondere alle necessità umane, alle domande esistenziali. In un certo senso, ogni problema scientifico, per quanto tecnico, è anche un riflesso della nostra umanità, delle nostre speranze e delle nostre paure.
Un aspetto cruciale che emerge è la consapevolezza di come la scienza non sia una strada isolata ma sia, al contrario, un cammino che si sviluppa in relazione con altri individui, con altre menti. Le interazioni con altre persone, come quelle con il Dr. Kaka, il professor Radhakrishnan o la famiglia Joshi, sono momenti di arricchimento reciproco, che vanno ben oltre l’aspetto tecnico della ricerca. L’incontro con una figura come Vikram Sarabhai, ad esempio, è stato fondamentale non solo dal punto di vista professionale ma anche umano, poiché rappresenta uno degli episodi che ha contribuito a definire la visione complessiva di chi ha avuto il privilegio di lavorare insieme a lui. Le sue intuizioni, la sua capacità di guardare al futuro con un senso di speranza e pragmatismo, hanno avuto un impatto profondo su chi ha condiviso quei momenti.
Nel racconto di queste esperienze si trova anche un significativo insegnamento: non bisogna mai separare il lavoro dalla propria vita personale. Le difficoltà affrontate, come i problemi di salute o le difficoltà familiari, non sono mai solo ostacoli ma anche occasioni per imparare, per sviluppare una maggiore resilienza e consapevolezza. In effetti, ogni crisi, ogni momento di incertezza, diventa una possibilità per confrontarsi con se stessi e con gli altri, per fare un passo avanti nella comprensione del mondo che ci circonda.
Le riflessioni sulla scienza non si limitano solo all’ambito accademico ma si estendono anche al piano sociale e pubblico. L’impegno a diffondere la conoscenza scientifica, attraverso conferenze, articoli, programmi radiofonici e televisivi, è altrettanto importante quanto il lavoro di ricerca di laboratorio. La scienza, infatti, non è un linguaggio riservato agli addetti ai lavori ma una lingua universale che deve essere condivisa con tutti. Ecco perché l’importanza di una divulgazione scientifica corretta e accessibile è un aspetto che non può essere ignorato.
Il legame tra scienza e vita quotidiana è un concetto che diventa sempre più evidente con il passare del tempo. La scienza non è solo teoria, ma pratica che si intreccia con l’esperienza diretta delle persone. Questo punto diventa particolarmente chiaro nelle esperienze vissute durante viaggi, come quelli in Parigi, Londra, o i periodi trascorsi in città come Kolhapur o Bombay. Ogni luogo, ogni incontro ha arricchito il percorso e contribuito a formare un quadro complesso, in cui scienza e vita personale non sono mai veramente separabili.
Ogni capitolo di questo viaggio, ogni incontro e ogni viaggio ha portato a scoperte non solo scientifiche, ma anche esistenziali. La consapevolezza che la scienza è in continua evoluzione, che si fonda sulla collaborazione e sul confronto, è ciò che permette alla ricerca di progredire e di dare risposte. L’equilibrio tra pensiero critico e apertura alle esperienze umane diventa essenziale non solo per il progresso scientifico, ma anche per una comprensione più profonda della nostra esistenza nel mondo.
Come prepararsi per gli studi a Cambridge: La storia di una borsa di studio e il percorso verso l'eccellenza
Nel 1957, quando l’autore decise di proseguire i suoi studi a Cambridge, il costo annuale per una formazione di livello universitario era ben al di sopra delle sue possibilità finanziarie. Con la sterlina fluttuante intorno al valore di 100 rupie, il costo per un'educazione alla prestigiosa università di Cambridge ammontava a circa 25.000 sterline all’anno, un importo che rendeva la borsa di studio una necessità per ogni studente proveniente da famiglie con redditi modesti. Nonostante il fatto che il governo indiano offrisse borse di studio per studi post-laurea o per docenti universitari che aspiravano a un dottorato, non esistevano sovvenzioni per studenti di laurea come lui. In questo contesto, l’autore si rivolgeva con fiducia alla fondazione J.N. Tata, una delle istituzioni più rispettabili in India, fondata dalla casa industriale dei Tata.
Questa fondazione aveva, infatti, messo a disposizione nel passato numerosi finanziamenti per studenti promettenti, e l'autore, già beneficiario di una borsa di studio Tata nel 1928, si sentiva motivato a tentare di nuovo. Scrisse una lettera alla signora Piroja Vesugar, direttrice della fondazione, chiedendo informazioni sulla possibilità di ricevere un sostegno finanziario per i suoi studi a Cambridge. Nonostante la scadenza per le domande fosse già passata, la signora Vesugar acconsentì a concedergli un’intervista, durante la quale esaminò la sua preparazione e la sua idoneità a ricevere il finanziamento. Nonostante l’incontro fosse stato severo e impegnativo, con domande su interessi, letture e ambizioni, la signora Vesugar concluse l’intervista con un’impressione favorevole, anche se cauta.
Nel mese di luglio dello stesso anno, l’autore ricevette la tanto attesa lettera dalla signora Vesugar: la fondazione era disposta a concedere un prestito di 19.000 rupie, di cui 8.000 sarebbero stati un contributo a fondo perduto, mentre i restanti 11.000 avrebbero costituito un prestito a lungo termine con un interesse modesto del 2%. Questo finanziamento copriva la maggior parte delle spese previste per gli studi a Cambridge, con la condizione che l’autore assicurasse l’importo del prestito tramite la Life Insurance Corporation of India. Pur essendo sollevato, l’autore dovette affrontare ulteriori preparativi per partire, inclusi i consigli della signora Vesugar sul comportamento da tenere in Inghilterra e la selezione dell’abbigliamento appropriato per il clima britannico.
Uno degli aspetti più significativi dell’esperienza descritta nell’incontro con la signora Vesugar riguarda la cura dei dettagli, dai codici di abbigliamento alle maniere. La signora Vesugar, figura di grande autorità, non solo gli impartì lezioni sul modo di vestirsi (compreso l’utilizzo obbligatorio della cravatta con le camicie a manica lunga), ma gli spiegò anche le norme relative alla tavola, ai vari tipi di posate e all'etichetta da seguire durante i pasti formali. Queste indicazioni non erano semplici consigli mondani, ma un invito ad adattarsi alla vita universitaria e culturale di Cambridge, dove ogni dettaglio conta. L’autore, che inizialmente non aveva molta esperienza nell'ambito dell'abbigliamento formale, dovette imparare velocemente a seguire queste regole con attenzione. La cura e l’attenzione con cui la signora Vesugar seguiva ogni passaggio del suo percorso sono la testimonianza di un impegno profondo verso la sua formazione, ben oltre l’aspetto puramente accademico.
Una delle preoccupazioni principali della signora Vesugar era la gestione del budget per gli studenti che studiavano all’estero. L’autore doveva rispettare un limite di spesa annuale fissato dalla Reserve Bank of India, che ammontava a 600 sterline per gli studenti di Oxbridge. L’autore riuscì a rimanere al di sotto di questa cifra durante il suo primo anno, impressionando favorevolmente la signora Vesugar, che lo citò come esempio di frugalità per gli altri studenti Tata. La gestione delle risorse finanziarie era una lezione fondamentale per ogni studente, poiché superare il limite avrebbe significato il rischio di non poter più adempiere agli obblighi finanziari all’estero.
In questo scenario, l’autore descrive anche l’importanza di avere mentori e figure di riferimento che potessero offrire consigli pratici. Tra queste, Vasantmama, zio dell’autore, rivestì un ruolo cruciale. Professore di matematica e statistica, aveva già vissuto l’esperienza di Cambridge e poté trasmettere all’autore conoscenze pratiche sulla vita universitaria, sugli aspetti quotidiani che sarebbero stati fondamentali per il suo successo. Vasantmama, che aveva frequentato lo stesso college, Fitzwilliam House, e conosceva alcune persone tra il personale, gli suggerì importanti strategie per adattarsi alla vita accademica e sociale.
Il percorso di preparazione per gli studi a Cambridge non riguardava solo il campo accademico, ma anche l’adattamento a una nuova cultura, a un nuovo stile di vita, e l’acquisizione di competenze che andavano al di là delle mere conoscenze teoriche. La disciplina, l’autocontrollo e la cura dei dettagli nella vita quotidiana erano parte integrante della preparazione, e la preparazione mentale a sfide accademiche e sociali risultava altrettanto importante.
È fondamentale per ogni aspirante studente comprendere che le opportunità di finanziamento, le borse di studio e il sostegno da parte di mentori non sono semplici aiuti economici, ma investimenti in un percorso che include la formazione di carattere, la gestione delle risorse e l’adattamento a nuove realtà. Ogni passo deve essere affrontato con consapevolezza, e l'importanza di sapersi adattare a nuove norme sociali e culturali non può essere sottovalutata. La vera preparazione per una carriera accademica di successo non si limita agli studi, ma include anche l'apprendimento di competenze trasversali che accompagneranno lo studente lungo tutto il suo percorso di vita.

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