Benvenuti in un mondo pieno di poesia: un mondo dove la rima e il ritmo si intrecciano con emozioni e immaginazione, dove ogni verso diventa una porta aperta sull'infanzia, sulla scoperta, sulla meraviglia. La raccolta curata da Sylvia M. Vardell si presenta non solo come un compendio di versi, ma come una celebrazione della parola poetica declinata per i più piccoli, con uno sguardo che non rinuncia alla profondità. La poesia per l’infanzia non è mai solo “per bambini”; è un atto di connessione, un veicolo di senso che attraversa le generazioni, gli ambienti, le culture.
Ogni poesia inclusa in questa antologia è un frammento di un universo più ampio, dove si riflettono i temi fondamentali della vita: famiglia, amicizia, emozioni, natura, città, scienza, corpo, arte. La loro disposizione non è casuale, ma costruisce un percorso, quasi una mappa dell’umano, che guida il lettore attraverso le molteplici forme della relazione e dell’identità. Si parte da figure familiari — genitori, nonni, fratelli — e si arriva alla complessità delle emozioni interiori, fino alla percezione del proprio posto nel mondo, passando per l’osservazione del cielo, degli animali, delle stagioni e del paesaggio urbano.
Questa stratificazione tematica è accompagnata da una varietà stilistica notevole. I testi conservano la forma originaria voluta dagli autori: nessuna mediazione, nessuna riscrittura per “facilitare” la lettura. È un atto di rispetto nei confronti del giovane lettore, che viene trattato come capace di cogliere anche le sfumature più sottili del linguaggio poetico. Così, troviamo poesie che giocano con la lingua (“Eletelephony”, “Speak When This Way Talk Do I”), accanto ad altre che affrontano con delicatezza temi profondi come l’adozione, la rabbia, la timidezza, la paura, il lutto, la solitudine. Non mancano nemmeno i classici (Emily Dickinson, Lewis Carroll, Christina Rossetti), a dimostrazione che la poesia per bambini non ha età e non ha confini.
La dimensione visiva del libro, affidata alle illustrazioni di Sonny Ross, rafforza l’effetto di immersione: ogni disegno non è mero accompagnamento, ma parte integrante della lettura, una seconda voce che dialoga con i versi. Questo connubio fra parola e immagine rende il libro uno strumento potente non solo per la lettura individuale, ma anche per l’uso scolastico, per l’educazione emotiva, per la costruzione del senso critico e dell’empatia.
Un altro aspetto importante è la presenza di poesie bilingui o che celebrano la diversità linguistica e culturale. L’inclusione di voci da tutto il mondo fa di questa raccolta un vero e proprio atlante poetico globale. I bambini leggono così di “Abuelita”, di treni sgangherati, di “Rain Fish”, di famiglie ricomposte, di papà celebrati come eroi quotidiani. E nel farlo, si affacciano su un mondo pl
Cosa ci insegnano gli indici dei sentimenti, degli animali e dei sogni?
Un indice non è soltanto una guida: è una mappa invisibile dei temi che attraversano un’opera. In questa particolare costellazione di parole, numeri e riferimenti, si intravede un ordine emotivo e simbolico che ci dice molto più di quanto sembri a prima vista. Non si tratta di una semplice lista di pagine. Ogni voce elencata, ogni numero che la segue, crea un intreccio tematico che può essere letto come un racconto frammentato, come un eco narrativo che percorre l'intero libro.
Ad esempio, la rabbia è distribuita in modo puntiforme, sparsa tra le pagine 32, 34, 35, 37: un sentimento intermittente, che si insinua, compare e scompare, senza mai dominare totalmente il discorso. Questo suggerisce che non è l'ira a costruire l'ossatura emotiva dell’opera, ma piuttosto un elemento disturbante, laterale, forse più legato alla crescita o alla rottura. Al contrario, la solitudine è associata solo a due pagine: 33 e 144. Due estremi, due punti lontani che potrebbero rappresentare l’inizio e la fine di un percorso intimo, personale. La sua brevità numerica accresce il suo peso semantico: è un’assenza che fa rumore.
I sogni, distribuiti tra le pagine 81, 90, 94, 145, appaiono come una linea ondulata che attraversa la realtà. Essi irrompono nella narrazione in momenti precisi, suggerendo transizioni, desideri nascosti o l’inizio di nuove dimensioni. Non sono onnipresenti, ma tornano con regolarità, come battiti di un respiro immaginativo. Anche il linguaggio è frammentato tra le prime pagine (15, 16, 21, 25), il che potrebbe suggerire che la riflessione sulla parola, sul significato e sulla comunicazione avvenga in uno stadio iniziale della lettura, o della vita stessa.
Gli animali — cani, gatti, uccelli, elefanti, orsi — appaiono costantemente, disseminati con una frequenza quasi ossessiva. Sono elementi di realtà, ma anche archetipi emotivi, figure d’accompagnamento nei momenti cruciali della narrazione. I cani, per esempio, compaiono in almeno nove pagine, spesso vicini ad altri simboli di movimento o fragilità, come la luna o la pioggia. Gli elefanti, distribuiti tra le pagine 57 e 63, sembrano abitare un blocco coerente di testo, forse dedicato interamente a loro: animali di memoria, di peso, di grazia imponente.
Anche il ciclo delle stagioni è presente, ma con densità diseguale. L’autunno si affaccia solo alla pagina 70, come un interludio malinconico. La primavera invece si espande tra le pagine 67, 134, 164–165. L’estate ha un corpo più contenuto (111, 136–137, 145), e l’inverno ritorna verso la fine. Le stagioni diventano, quindi, una struttura temporale emotiva, un ritmo naturale che scandisce lo sviluppo della materia narrativa.
La presenza ricorrente delle madri, dei padri, dei nonni e dei fratelli costruisce un tessuto familiare fatto di relazioni primarie. Ma i numeri — così estesi e frammentati — ci parlano di una rete complessa, non lineare. La famiglia non è un blocco unitario, ma un insieme di presenze mobili, a volte rassicuranti, altre volte conflittuali. I padri, ad esempio, sono ovunque: dalla pagina 8 fino alla 187. Una figura che cambia volto, attraversa l’infanzia, la maturità, forse anche la memoria. Le madri, pur comparse con simile frequenza, sembrano invece ancorate a momenti più statici, più intimi, come la lettura, la nanna, l’identità.
Poi c'è la luna, che torna costantemente tra le pagine 45 e 94. Accompagna la notte, i sogni, i momenti di passaggio. Non è solo un astro, ma un simbolo ricorrente di visione obliqua, di luce riflessa, di malinconia silenziosa. Allo stesso modo, la pioggia, il vento, le nuvole e l’acqua formano un paesaggio atmosferico che sottolinea l’umore delle scene, la densità emotiva dei momenti, la fragile permeabilità del mondo infantile.
In tutto ciò, il tempo scorre tra pagine distanti, e si mescola con il camminare, il leggere, il sognare. Il tempo non è una linea: è un’onda che torna, salta, ritorna di nuovo. È misurato anche attraverso il corpo: i piedi, i denti, il sonno. Tutto è fisico e simbolico allo stesso tempo.
È fondamentale, per il lettore, comprendere che la disposizione dei riferimenti non è mai neutra. I numeri, le ricorrenze, le assenze, tracciano un sistema di priorità emotive, n
Come si può essere un aiuto silenzioso e necessario nel mondo di oggi?
Cerca i soccorritori, i guaritori, i donatori. Osserva le braccia aperte, le mani tese, gli eroi quotidiani. Sono quelli che portano il cibo, vestiti asciutti e un kit di pronto soccorso. Sono quelli che offrono un rifugio sicuro, un tetto, un letto. Non si mettono al centro, non parlano per primi. Agiscono. Segui il loro esempio. Abbraccia, ascolta, aiuta. Sii quell’amico che rimane accanto in silenzio, quel volto che non giudica, quel cuore che accoglie. C'è una forma di forza che non si impone, ma costruisce.
A volte l’anima si nasconde, come la luna del raccolto dietro un velo di nuvole. Anche lei si vergogna un po’, come noi. Ma nella sua timidezza brilla comunque. Ed è proprio lì, nella fragilità che non si arrende, che si trova il coraggio. Chi è timido conosce bene il tremore delle emozioni, ma anche la bellezza della delicatezza. Non è sempre necessario essere forti nel modo in cui ci è stato insegnato. A volte è sufficiente essere presenti, con tutto ciò che siamo.
Amare il proprio piccolo angolo di mondo non richiede gesti straordinari. Significa piantare un albero, accarezzare un cane, salutare con gentilezza, sfamare un uccellino. Significa prestare attenzione al vicino, condividere un libro, fermarsi con chi è solo. È in queste scelte minime che si costruisce un mondo vivibile. Non c'è nulla di piccolo quando è fatto con sincerità.
La risata è un guaritore. È un agitatore di spalle, uno scacciapensieri, uno scaldacuore. È una scossa di luce nel buio, un cambiamento sottile ma potente. Ridere è un atto di libertà, una risposta umana che connette e solleva. Una risata può rompere l’ansia, spezzare la malinconia, riaprire la porta a qualcosa che assomiglia alla speranza.
Anche quando ci sentiamo invasi – dalle farfalle nello stomaco, dalle formiche nei pantaloni, dalle api nei pensieri – possiamo comunque vivere un momento meraviglioso. La confusione interiore non è un ostacolo alla gioia. È parte di essa. La complessità delle emozioni non ci rende meno adatti al mondo, ma più vivi.
Importante comprendere che ogni piccolo gesto che nasce da un’intenzione buona ha un valore concreto. Non è il rumore che misura l'impatto, ma la verità con cui si compie un'azione. Ciò che sembra invisibile agli occhi può essere fondamento per qualcuno. Essere un aiuto non significa risolvere tutto: spesso vuol dire esserci nel momento giusto. Ed è già tanto.
Cosa ci svela davvero la natura quando ci parla?
Il vento, pur invisibile, è una voce antica che parla agli alberi, muove le foglie come danzatrici in abiti d’oro e di porpora, annunciando la fine dell’estate. Nessuno l’ha visto mai, eppure quando i rami si piegano e i fruscii corrono tra i campi, è chiaro che lui è passato. È una presenza che non si mostra, ma che trasforma ogni cosa al suo tocco.
Ci sono sentieri che non gridano la loro esistenza. Non sono segnati da cartelli o mappe, ma da un filo d’erba piegato, da una pietra spostata appena, da un'ombra silenziosa nel bosco. Sono sentieri che attendono, nascosti, fino a che non giunga colui o colei che sa leggere i segni. Chi li segue scopre luoghi che non cercava, ma che forse attendeva da sempre senza saperlo.
Nel cielo, le nuvole si radunano come pesci bianchi in un mare invisibile. Sono desideri sospesi, luci dorate al tramonto, minacce che borbottano tuoni nella notte. Hanno forme infinite — scalinate, fogli di carta, piume di lana — e tutte sembrano pronte a sciogliersi, perché ogni nuvola è un lago nascosto nell’aria, un mistero acquatico pronto a cadere.
E a volte, in rare occasioni, piove davvero dal cielo qualcosa di più incredibile dell’acqua. In Honduras, a Yoro, le nuvole ogni anno donano pesci vivi. Non è una favola: il fenomeno è reale, benché raro. Sempre pesci della stessa specie, tutti piccoli, piovono dal nulla dopo forti temporali. Forse sollevati da tornado lontani, forse portati da venti che sfidano la logica. Eppure, in quel villaggio, li attendono e li celebrano, come un dono sacro che nutre i più poveri.
Quando il temporale si avvicina, ogni elemento diventa voce. La nuvola avvisa, il fulmine risponde, il tuono ringhia come un cane antico. Il cane scappa, la porta accoglie, il bambino respira. Tutto partecipa, come in un dialogo primordiale tra natura e creatura. È una musica di forze che si fronteggiano, ma anche si comprendono.
C’è chi viaggia per incontrare questi linguaggi. Attraversa treni, aerei, barche, sci, sogni. Cammina tra città e isole, e scopre che i luoghi non sono solo spazio, ma memoria. Chi ha dormito su un’isola, la porta per sempre dentro di sé. Anche tornando tra le mura note, sentirà il suono della campana del faro, il respiro delle onde. Anche se non saprà dire perché.
Camminare a piedi nudi nell’erba, scivolare nel corridoio di casa, immergere le dita in una vasca. I piedi raccontano una geografia segreta, un atlante di sensazioni che disegna ogni giornata. Ogni passo è un gesto, un tocco, un gioco. E quando si fermano, sotto le coperte, attendono il giorno successivo per ricominciare.
La direzione non è solo una scelta esterna: è un’asse interiore. Il nonno insegnava che l’Est è forza d’orso, il Sud coraggio d’aquila, l’Ovest saggezza di gufo, il Nord astuzia di volpe. La Terra dona il suo frutto, il Cielo guida l’innocenza. Ogni punto cardinale è anche una qualità umana, un modo di stare al mondo.
Non è sempre importante capire con la ragione ciò che accade nel contatto con la natura. Ci sono esperienze che mutano il nostro modo di vedere, di ascoltare, di abitare il tempo. Non sappiamo spiegare come, né perché, ma qualcosa cambia. La natura non insegna come un maestro, ma trasforma come un vento che passa e lascia dietro di sé un silenzio nuovo.
È importante non solo osservare, ma ascoltare ciò che non si vede. Capire che la pioggia non è soltanto acqua, che le nuvole non sono soltanto vapore, che un sentiero può essere una chiamata. È fondamentale mantenere viva la capacità di stupirsi, anche per ciò che è piccolo, invisibile, effimero. I grandi segreti del mondo spesso si nascondono nelle cose più semplici: nel fruscio di una foglia, nel volo di un pesce venuto dal cielo, in un passo lasciato sull’erba.
Qual è il ruolo della medicina complementare e olistica nella salute moderna?
Quali sono le sfide nella gestione e nella biodegradazione dei ritardanti di fiamma bromurati (BFR)?
Qual è la vera natura del potere che governa le montagne oscure?

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