Banaras, città antica e sacra, ha sempre attratto una grande varietà di visitatori. La sua fama di meta di pellegrinaggio e di interesse culturale non si limitava solo ai turisti, ma coinvolgeva anche un folto gruppo di accademici e intellettuali. Durante la mia infanzia, la casa dei miei genitori divenne un punto di riferimento per molti di questi ospiti, che arrivavano da ogni parte dell'India, specialmente da Maharashtra. In un’epoca in cui le strutture ricettive erano poche e inadeguate, la gente comune preferiva cercare ospitalità presso amici e conoscenti. La nostra casa, spaziosa e ben servita, divenne quindi una tappa naturale per questi viaggiatori, senza che i miei genitori ne fossero mai troppo disturbati.
I visitatori più frequenti erano personaggi di spicco, come scrittori, musicisti e accademici, che alloggiavano da noi per un breve periodo. Tra questi, M.D. (Ma.Da) Altekar, N.S. (Na Si.) Phadke, e i musicisti Narayanrao Vyas e Vamanrao Padhye, oltre a figure di grande rilievo nel panorama accademico come il Professor Vaidyanathaswamy da Madras, Ram Behari da Delhi e A.C. Banerjee da Allahabad. In molte occasioni, quando un ospite di prestigio, appassionato di sanscrito, arrivava, mio fratello e io venivamo chiamati a recitare alcuni shloka. Una delle occasioni più memorabili avvenne nel 1948, quando il Professor S. Radhakrishnan, che pochi mesi prima aveva lasciato la carica di Vice-Cancelliere di B.H.U., visitò l'università. Mio padre, che nutriva una grande stima per Radhakrishnan, lo invitò a cena insieme ad altri professori e funzionari universitari. In quell'occasione, mio fratello e io, dopo un'intensa preparazione, recitammo la ‘Dashashloki’ di Shankaracharya, un’opera filosofica di grande difficoltà, con il sottofondo dell'armonium. La performance fu così ben eseguita che gli ospiti iniziarono a credere che stessero ascoltando un disco. Radhakrishnan stesso ci fece i complimenti per la corretta pronuncia del sanscrito.
Un'altra visita che ricordo con affetto fu quella di Chitamanrao Deshmukh, un altro grande amante del sanscrito, che ci fece l'onore di fermarsi da noi per pranzo. Come nel caso di Radhakrishnan, anche lui ci fece i complimenti per la nostra recitazione. Ma la visita che più ci impressionò fu quella di Wrangler Appasaheb Paranjpye, il primo indiano a ottenere il titolo di Senior Wrangler. Era una figura di grande rispetto e considerazione, e l'idea che fosse ospite della nostra famiglia ci suscitava un misto di ammirazione e soggezione. Durante il suo soggiorno, ci accompagnò in passeggiata per il campus universitario, e ci sorprese con il suo interesse per la flora e la fauna locali. Era un uomo che, pur con il suo status imponente, riusciva ad essere straordinariamente informale e amichevole con noi.
Le visite di questi ospiti si inserivano in un contesto familiare che, oltre a essere un luogo di scambi intellettuali, era anche profondamente legato alle tradizioni e alle usanze di Banaras. Una di queste tradizioni era la celebrazione della Narak Chaturdashi, durante la quale mio fratello e io, dopo un lungo bagno rituale, ci dedicavamo ai fuochi d'artificio prima di sederci a tavola per la colazione. Questo momento di festa era accompagnato da racconti e aneddoti che venivano condivisi dagli ospiti, creando un'atmosfera di allegria e convivialità.
In quegli anni, il trasporto a Banaras era ancora un po' primitivo. I risciò, le tonghe e gli ekka erano i principali mezzi di locomozione. Le tonghe, a cavallo, erano particolarmente popolari, ma cominciarono a diminuire con il passare degli anni, sostituite in parte dai nuovi mezzi di trasporto come i risciò a motore. Anche i bund-garri, carrozze a cavallo dotate di porte che garantivano maggiore privacy, cominciarono a scomparire. Ricordo ancora le emozioni provate durante i miei viaggi in queste carrozze, in particolare uno che si concluse con un episodio curioso e un po' deludente: dopo aver visto un film a Godowlia, siamo saliti su un bund-garri per tornare all'università, ma, durante il tragitto, la polizia fermò il nostro veicolo perché privo di una lampada, come richiesto dalle normative. La situazione si concluse con la confisca della licenza del conducente, che dovette pagare una multa per poter continuare a lavorare. Questo piccolo incidente, sebbene fastidioso, non riuscì a scalfire il piacere di una giornata che, nel complesso, rimase indimenticabile.
Il contesto culturale di Banaras e la sua capacità di attirare persone da ogni parte dell'India creavano un ambiente di costante apprendimento e arricchimento. Le interazioni con persone di diversa estrazione sociale e culturale non solo arricchivano la nostra vita familiare, ma contribuivano anche alla formazione di legami duraturi. Le visite di amici e colleghi dei miei genitori, soprattutto quelli provenienti da Maharashtra, si trasformavano spesso in veri e propri eventi sociali, in cui il cibo, la cultura e l'intelletto si mescolavano armoniosamente.
Un aspetto interessante di queste interazioni era il modo in cui la nostra casa diveniva un punto di riferimento per i giovani provenienti da altre città, che, lontani dalle proprie famiglie, trovavano conforto e supporto presso di noi. Molti di questi studenti, come Arvind Bhalerao, Sharad Adke e Ghanshyam Thawani, sono rimasti in contatto con la nostra famiglia anche dopo aver terminato gli studi. Le colazioni festive, durante le quali ci riunivamo attorno alla tavola per celebrare occasioni speciali come la Diwali, rappresentavano il culmine di un legame che andava al di là della semplice ospitalità.
La vita a B.H.U. era quindi un crocevia di esperienze, incontri e tradizioni che arricchivano la mia infanzia e mi forgiavano, sia come persona che come membro di una famiglia che non smetteva mai di imparare dal mondo che la circondava.
Come affrontare le difficoltà burocratiche in India: Un'esperienza personale di un ritorno a casa
Quando tornai in India, una delle prime difficoltà che incontrai fu quella della gestione delle risorse quotidiane, come il telefono e altri beni essenziali, che in un paese come l'India degli anni '70 risultavano carenti per motivi economici e politici. Anche se avevo diritto a un telefono ufficiale nella mia residenza, la disponibilità delle linee telefoniche era estremamente limitata. Decisi quindi di tentare di ottenere una linea telefonica da solo, ma fu subito chiaro che, senza il supporto istituzionale, sarebbe stato impossibile riuscirci. Così, mi rivolsi a una persona influente per chiedere aiuto, e, dopo aver scritto una lettera informale al ministro Yashwantrao Chavan, il problema fu risolto in tempi brevissimi: in pochi giorni ricevetti una telefonata da Bombay Telephones, che mi informava che la linea telefonica sarebbe stata installata lo stesso giorno. Questo episodio evidenziò come, in India, se appartieni a determinati circoli privilegiati, le difficoltà burocratiche possano essere superate con facilità. La realtà della scarsità di risorse, che si manifestava in molti aspetti della vita quotidiana, mi era ben chiara.
Nel 1972, l'India stava affrontando una grave crisi economica a causa della guerra per la liberazione del Bangladesh, che aveva esaurito le risorse nazionali, e la siccità che aveva messo in ginocchio l'agricoltura. In un contesto così difficile, la scarsità di beni essenziali come il riso, l'olio da cucina e il latte era all'ordine del giorno. Ricordo bene che, quando mi recai a Bangalore per una visita scientifica, fui avvertito dai miei amici di portare con me del riso, poiché in Maharashtra c'era una carenza significativa di questo alimento. C'era anche un limite riguardo alla quantità di riso che potevo "importare" dalla città, poiché il movimento di merci tra gli stati era vietato. In seguito, mi venne consigliato di acquistare e conservare del grano, in previsione di un aumento dei prezzi, e ricordo le conversazioni che avevo con i miei colleghi, come Puthran, riguardo all'inflazione dei prezzi dell'olio da cucina.
Un altro aspetto che mi colpì molto fu la penuria di latte, prima che la "Rivoluzione Bianca" migliorasse la situazione in Maharashtra. Ogni residente di Mumbai doveva possedere una "carta del latte", che indicava il numero di bottiglie che potevano essere ritirate dal punto vendita. Ma nonostante la disponibilità dei punti vendita, il latte era scarsissimo, e la quota di distribuzione venne drasticamente ridotta. Inizialmente, non avevo bisogno di una carta, poiché il mio appartamento faceva parte di un edificio con un numero prestabilito di bottiglie da distribuire. Tuttavia, a seguito delle nuove direttive governative, fui costretto a richiederne una. Non fu facile ottenerla, ma alla fine, grazie a delle conoscenze, riuscì a entrare in contatto con l'ufficiale che emetteva queste carte e la ricevetti senza ritardi.
La situazione diventò ancor più complessa quando la quota di latte per il nostro edificio venne ridotta. La gestione del complesso residenziale mi chiese di intervenire con il governo per risolvere la questione. Non essendo la mia una posizione ufficiale, mi sentivo un po' fuori luogo, ma fui costretto a prendere in mano la situazione. Andai insieme a un collega, Kumar Chitre, presso il "Sachivalaya" (o segretariato), l'ufficio governativo, per cercare di incontrare il segretario competente. Ma la nostra fortuna cambiò quando decidemmo di provare a vedere direttamente il Ministro responsabile del dipartimento. Sorprendentemente, il ministro conosceva la mia storia e, dopo aver esaminato la nostra richiesta, approvò la proposta e diede istruzioni affinché fosse seguito l'iter necessario. Fu un chiaro esempio di come, in India, l'accesso alle risorse possa essere condizionato dalla rete di relazioni personali, ma anche dalla capacità di navigare la burocrazia.
Il ritorno in India non è solo una questione di adattarsi a un nuovo ambiente scientifico, ma anche di affrontare e risolvere questioni pratiche legate alla vita quotidiana. Per un ricercatore che torna dopo aver lavorato a lungo in Occidente, le difficoltà quotidiane come l'ottenimento di beni essenziali o la gestione delle risorse possono sembrare bizzarre e frustranti. Tuttavia, è fondamentale capire che, oltre alle difficoltà materiali, l'intero sistema burocratico, che può sembrare inefficiente, è una parte integrale della vita in India. La burocrazia, sebbene a volte sfiancante, è anche un riflesso delle strutture sociali e politiche che ancora dominano in molti aspetti della vita.
In questo contesto, è importante riconoscere che il processo di ritorno a casa non si limita solo alla realizzazione di un obiettivo professionale, ma implica anche una serie di compromessi che potrebbero sembrare paradossali per chi arriva da un ambiente più strutturato e rapido. Il "sistema" può sembrare lento, ma spesso è attraversato da dinamiche informali che, se comprese e rispettate, permettono di risolvere anche le situazioni più difficili. Questi aspetti pratici e burocratici sono il prezzo da pagare per chi desidera contribuire alla crescita e allo sviluppo del paese, ma bisogna essere preparati ad affrontarli con pazienza e una mentalità aperta.
Come l'India affronta la scienza e la superstizione: La ricerca di un "temperamento scientifico" nella vita quotidiana
Nel corso degli anni, ho avuto l'opportunità di affrontare vari aspetti della vita quotidiana in India che mi hanno profondamente colpito, in particolare l'influenza della superstizione e delle credenze irrazionali. Una delle battaglie più difficili che ho intrapreso riguarda la lotta contro la diffusione della astrologia e delle sue convinzioni. Non c'è dubbio che l'astrologia, pur non essendo mai stata dimostrata scientificamente, continui a influenzare milioni di persone. I suoi principi, pur non avendo mai superato prove sperimentali rigorose, vengono accettati come verità da una larga parte della popolazione. Questo è un fenomeno che non si limita a un particolare strato sociale, ma che pervade tutte le classi, dai più poveri ai più ricchi, dalle aree rurali alle metropoli.
Per molti, l'astrologia non è solo una curiosità o una superstizione innocua; è un modo di orientare la propria vita, un filtro attraverso cui vengono prese decisioni cruciali. Gli astrologi, che spesso operano senza alcuna preparazione scientifica, predicano il futuro e influenzano scelte importanti come il matrimonio, la carriera, e persino il nome da dare ai propri figli. Nonostante numerosi esperimenti e studi scientifici abbiano dimostrato l'inconsistenza delle previsioni astrologiche, l'astrologia continua a godere di una posizione preminente nella cultura indiana. La mia lotta contro questo fenomeno è stata lunga, ma è una causa che ritengo fondamentale per il benessere della società indiana, che deve affrontare sfide sempre più complesse in un mondo globalizzato e competitivo.
Accanto all'astrologia, un altro fenomeno che ha radici molto profonde in India è quello dei "guru" e dei "santi" che promettono miracoli e poteri soprannaturali. L'India ha una lunga tradizione filosofica e spirituale, ricca di insegnamenti preziosi, ma purtroppo accanto a questa grandezza si è sviluppato anche un fiorente mercato di pseudo-santi. Questi individui, spesso carismatici, si presentano come portatori di verità divine, ma il loro unico scopo è quello di raccogliere ricchezze personali a spese dei loro seguaci. Molti di loro compiono "miracoli", che non sono altro che trucchi, inganni e illusioni.
Le cosiddette "miracolosità" che questi guru esibiscono sono in realtà semplici giochi di magia, sleight of hand, o applicazioni ingenue di leggi fisiche e chimiche. Alcuni hanno rivelato il segreto dietro questi miracoli, come nel caso di alcuni gruppi che hanno mostrato al pubblico come queste illusioni siano in realtà trucchi ingegnosi, come l'uso di reazioni chimiche o il controllo dei movimenti fisici per ingannare i sensi. Nonostante questi smascheramenti, il numero di tali guru non diminuisce, anzi, sembra proliferare, e, in alcuni casi, riescono anche a influenzare le decisioni politiche a livello nazionale.
Oltre agli astrologi e ai guru, ci sono numerosi rituali e pratiche che vengono seguiti senza una riflessione adeguata sulla loro reale necessità o utilità. Si spende un'enorme quantità di denaro e tempo in queste attività, spesso prive di qualsiasi fondamento scientifico. In alcuni casi, come nel caso del rituale del "sattee", che prevedeva il sacrificio di donne vedove, queste pratiche causano danni irreparabili alla vita delle persone. Altri comportamenti, come il ricorso a trattamenti psichiatrici non scientifici per disturbi psicologici, continuano a essere prevalenti. Tali credenze e pratiche, radicate nella tradizione e nelle convinzioni popolari, sono difficili da eliminare, ma il loro superamento è necessario per il progresso della società.
Un altro importante passo verso il superamento di queste credenze irrazionali è stato la creazione del Nehru Planetarium a Bombay, che ho avuto l'onore di co-fondare. Questo progetto nacque in un periodo di forte crescita scientifica e culturale in India, ed ebbe come obiettivo quello di portare la scienza e la conoscenza astronomica a un pubblico più vasto. L'iniziativa venne promossa da Rajni Patel, uno dei principali politici indiani, e mirava a contrastare la prevalenza delle credenze superstiziose offrendo, invece, una finestra sulla vastità dell'universo attraverso il telescopio e la scoperta scientifica.
La creazione del planetario rappresentava non solo un'opportunità di educazione scientifica, ma anche un simbolo di speranza per un futuro in cui la razionalità potesse prevalere. Il Nehru Planetarium non si limitava a essere un luogo di osservazione astronomica, ma anche un centro culturale e educativo che cercava di promuovere il pensiero scientifico tra la popolazione. La scelta di un direttore con una solida preparazione scientifica, come Arvind Bhatnagar, un fisico solare, contribuì a dare una direzione chiara a questo progetto.
Tuttavia, il successo del planetario non fu privo di difficoltà. La lotta contro le credenze irrazionali non si combatte solo con la costruzione di istituzioni scientifiche, ma con un cambiamento profondo nella cultura e nella mentalità delle persone. Gli scienziati e i ricercatori devono affrontare una continua sfida nel cercare di convincere la popolazione della validità della scienza rispetto alle credenze popolari. Questo processo di educazione non è né rapido né facile, ma è essenziale per il futuro del Paese.
In definitiva, ciò che è importante è che la scienza e il pensiero critico vengano promossi in tutte le sfere della vita quotidiana. Non basta costruire planetari e centri di ricerca, ma è necessario lavorare per cambiare la mentalità collettiva, combattere le superstizioni e garantire che le decisioni cruciali siano basate su prove scientifiche. L'India ha una tradizione di grande valore intellettuale e filosofico, ma deve evolversi nel riconoscere che le credenze irrazionali non hanno posto in una società che aspira a essere moderna e globale.

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