Jawaharlal Nehru, che ha dedicato la sua vita alla causa della libertà e della giustizia, incarnava una determinazione incrollabile, una forza d'animo che non si piegava davanti a nessuna difficoltà. Anche nei momenti più critici, quando la nazione si trovava sull'orlo della disintegrazione a causa dei conflitti religiosi e della divisione tra Hindu e musulmani, Nehru non ha mai esitato a intervenire. In quei giorni turbolenti, non temeva per la propria vita, e questo atteggiamento lo rendeva una figura simbolo per milioni di indiani.
Nel contesto di una società in tumulto, Nehru rappresentava la stabilità e la speranza. Lo stesso Gandhi, il Mahatma, non esitò ad agire con coraggio per fermare la violenza, ma fu anche Nehru a scendere nelle strade per combattere l'intolleranza e portare la pace, come quando intervenne direttamente durante il funerale di Gandhi, evitando che la folla scatenasse ulteriori violenze.
Tuttavia, nonostante l'infinità di compiti che lo attendevano quotidianamente, Nehru non fu mai un uomo che si lasciò sopraffare dalla pressione. Continuava a lavorare incessantemente, come dimostra la sua dedizione nel redigere la nuova costituzione indiana, un atto che segnò la nascita di una nuova India, democratica e sovrana. La frase che apriva la Costituzione, "Noi, il popolo dell'India...", segnava l'inizio di un'era nuova per il paese, un paese che doveva essere costruito su principi di giustizia, uguaglianza e fraternità.
Eppure, nonostante la sua visione pragmatica e le dure decisioni politiche che dovevano essere prese, Nehru non perse mai di vista i valori umani. Le sue parole per il popolo indiano non erano solo un invito a risolvere i conflitti ma anche a ricordare i propri doveri verso i più deboli, le minoranze e i gruppi emarginati. I suoi discorsi nelle prime elezioni generali del 1951-52 riflettevano la sua preoccupazione per le persone più vulnerabili della società, tra cui i tribali e i poveri, che sempre attiravano la sua attenzione.
Il suo impegno per il benessere delle minoranze era sincero, non dettato dalla carità, ma dalla convinzione che una nazione davvero libera e giusta fosse quella in cui ogni individuo, indipendentemente dal suo background, avesse la possibilità di prosperare. “Dobbiamo un dovere speciale verso le nostre comunità minoritarie e verso quelli che sono economicamente o educativamente indietro", ripeteva spesso, comprendendo la necessità di un'integrazione equa di tutte le etnie e le culture all'interno di un'unica visione nazionale.
Nonostante fosse un uomo di potere, Nehru non mostrava interesse per la ricchezza o la proprietà personale. Per lui, la vera libertà risiedeva nel disinteresse per il possesso materiale. La sua residenza ufficiale, una casa che un tempo era stata della famiglia coloniale britannica, non era mai stata un segno di lusso per lui. Era solo una necessità pratica che gli permetteva di portare avanti le sue attività governative senza l'invadenza della vita privata. "Non ho alcun rispetto per la proprietà", diceva, “eccetto per alcuni beni personali... È un peso da portare con sé”.
La sua indifferenza verso la ricchezza e la sua dedizione incrollabile al bene della nazione lo resero una figura rispettata in tutto il mondo, soprattutto durante la sua leadership nella gestione delle prime elezioni generali indiane. Nonostante la vittoria straordinaria del Partito Congresso, sotto la sua guida, Nehru non si sentiva soddisfatto fintanto che la pace e l'unità sociale non fossero pienamente garantite per ogni cittadino indiano.
Importante è anche comprendere come la leadership di Nehru, nonostante la sua alta posizione, fosse basata su una continua lotta per il benessere collettivo, piuttosto che su un interesse personale. Nehru capì che per essere un buon leader non era sufficiente guidare una nazione solo attraverso la forza delle leggi e della politica. Era necessaria una guida che portasse avanti la comprensione reciproca tra le diverse religioni, le etnie e le culture dell'India. La sua lotta, tuttavia, non si limitava ai confini nazionali. L'influenza di Nehru si estese ben oltre, poiché comprendeva l'importanza di una diplomazia che mirava a rendere l'India un attore centrale nel panorama mondiale. La sua visione di un'India sovrana e pacifica, unita nella sua diversità, rimane un principio fondamentale che ha definito la Repubblica indiana.
Qual è stata la visione di Jawaharlal Nehru per l'India indipendente?
Jawaharlal Nehru, come leader e primo primo ministro dell'India indipendente, ha vissuto una delle fasi più cruciali nella storia del paese. Se la libertà era un'opportunità per costruire una vita migliore per il popolo indiano, la sua visione della nazione libera era ben più complessa e articolata. Quando l'India ottenne l'indipendenza, Jawaharlal si trovò a dover affrontare non solo la sfida di consolidare una nazione immensa, ma anche quella di trasformare un paese afflitto da enormi disuguaglianze sociali ed economiche.
Già prima dell'indipendenza, nel 1929, Jawaharlal aveva delineato le linee guida della politica estera dell'India, dichiarando che "avendo raggiunto la nostra libertà, non ho dubbi che l'India accoglierà ogni tentativo di cooperazione mondiale". Questo pensiero si tradusse in un impegno deciso verso il non-allineamento, particolarmente espresso nel 1955, durante la Conferenza di Bandung, con la proposta del Panchsheel, che sanciva il rispetto per l'integrità territoriale, la non aggressione, la non interferenza negli affari interni, l'uguaglianza e la coesistenza pacifica.
Sebbene venisse ammirato in tutto il mondo, il cammino di Nehru non fu privo di difficoltà. La morte di molti dei suoi amici e collaboratori più stretti, come Sardar Vallabhbhai Patel, Maulana Azad e Govind Ballabh Pant, lo lasciò spesso con la sensazione di dover affrontare le sfide da solo. Tuttavia, nonostante la perdita di tanti alleati, trovò in sua figlia Indira Gandhi un punto di riferimento di fiducia e supporto, affidandosi sempre più a lei per consigli e sostegno. Indira, che aveva partecipato a numerose missioni importanti all'estero e lo aveva assistito nei momenti di crisi, divenne per lui una risorsa indispensabile.
L'India, pur essendo un esempio di riscatto per molte nazioni che cercavano di liberarsi dal giogo coloniale, non era affatto priva di sfide interne. Per Jawaharlal, il vero nemico non erano i popoli di altre nazioni, ma la povertà, la corruzione, la pigrizia e l'inefficienza che affliggevano la società. Le parole di Nehru risuonavano spesso con un'appassionata denuncia di queste ingiustizie. Una volta, infatti, si arrabbiò profondamente quando alcuni pensionati, affamati e senza supporto, si presentarono da lui per lamentarsi del mancato pagamento delle loro pensioni da quattro anni. La sua reazione fu immediata: convocò l'amministratore distrettuale e lo redarguì severamente. Nonostante avesse risolto la questione, l'incidente lo segnò profondamente, poiché era consapevole che questo era solo uno dei tanti episodi di inefficienza e indifferenza nei confronti delle persone più vulnerabili.
Quando l'India ottenne l'indipendenza, il paese si trovava a essere una vasta mescolanza di comunità e stati principeschi, con una popolazione che superava i 400 milioni di persone. La costruzione di una struttura politica e democratica coerente tra queste realtà contrapposte era una sfida gigantesca. Ma la sua fede nella democrazia non si limitava alla sfera politica: per Nehru, essa era anche economica e mentale. Credeva che il concetto di democrazia non avesse alcun senso se non fosse stato accompagnato dall'uguaglianza economica. Quando i popoli sono affamati, la democrazia politica, come il diritto di voto, perde il suo valore. "Pensano al prossimo pasto, non al voto", aveva detto.
Per questo motivo, il suo sogno era di costruire uno Stato del benessere e una società socialista, dove ogni cittadino avesse accesso alle necessità di base della vita: cibo, abbigliamento, casa, istruzione, sanità, occupazione e lavoro. La sua visione era quella di un'India in cui le risorse e i mezzi di produzione fossero socialmente controllati per il beneficio dell'intera società. In questo contesto, l'abolizione delle zamindarie, la protezione dei lavoratori agricoli e la distribuzione delle terre in eccesso ai contadini senza terra furono passi concreti verso il raggiungimento di una giustizia sociale.
Un altro aspetto fondamentale della sua visione per l'India era l'industrializzazione e lo sviluppo delle infrastrutture. Nehru credeva fermamente che la scienza fosse la chiave per lo sviluppo del paese, e da questa convinzione nacque la creazione di numerosi laboratori scientifici in tutto il paese. Progetti come il reattore nucleare e il Laboratorio Nazionale di Fisica erano solo alcuni degli esempi della sua spinta verso un'India moderna e tecnologicamente avanzata. Le "nuove cattedrali" per Nehru non erano luoghi di culto tradizionali, ma erano piuttosto le infrastrutture moderne come le dighe, le centrali idroelettriche e le acciaierie, che considerava simboli del progresso.
Infine, la sua politica agricola incoraggiava l'uso di attrezzature moderne, come i trattori, e l'adozione di fertilizzanti per migliorare la produttività del suolo. Nehru desiderava eliminare l'immagine dell'India come un paese dell'Oriente, simbolo di prìncipi e maghi che fanno giochi con i serpenti. Al contrario, voleva che il paese venisse riconosciuto come una nazione socialista e progressista, capace di proiettarsi nel futuro, utilizzando la scienza e la tecnologia come strumenti fondamentali per migliorare le condizioni di vita dei suoi cittadini.

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