I serbatoi a idrogeno ad alta pressione sono dispositivi fondamentali per lo stoccaggio sicuro ed efficiente dell'idrogeno, specialmente in applicazioni come veicoli alimentati a celle a combustibile e stazioni di rifornimento. A seconda del tipo di serbatoio, i materiali e i metodi di produzione variano per rispondere a diverse esigenze tecniche e di sicurezza. I serbatoi di tipo IV, ad esempio, sono realizzati con materiali ad alta densità come il polietilene ad alta densità e polimeri basati su poliammide, che offrono una buona fluidità e sono ottenuti tramite modellatura rotazionale o stampaggio a soffiaggio. Questi serbatoi sono leggeri, ma devono garantire prestazioni ottimali in termini di resistenza alla pressione e distribuzione uniforme della pressione di rottura.

Uno degli aspetti più cruciali dei serbatoi a idrogeno ad alta pressione è l'uso di fibre ad alte prestazioni come fibra di vetro, fibra di carbonio, fibra di borone, e aramide. La combinazione di queste fibre in strati di avvolgimento fornisce una resistenza significativa senza compromettere la leggerezza del serbatoio. Di queste, la fibra di carbonio è diventata il materiale predominante grazie alle sue eccellenti caratteristiche meccaniche. La progettazione dell’avvolgimento delle fibre, controllando attentamente il loro contenuto, tensione e traiettoria, è fondamentale per ottenere serbatoi che non solo siano leggeri, ma anche sicuri e resistenti.

Per quanto riguarda la costruzione di serbatoi di tipo II, III e IV, la fibra di rinforzo è determinante per garantire che la pressione di rottura sia il più uniforme possibile. Le fibre alte performance permettono di mantenere una buona distribuzione della pressione di rottura, riducendo i rischi legati a dispersioni inaffidabili delle pressioni. Allo stesso tempo, i serbatoi di tipo I e II, sebbene più pesanti e con densità di massa dell’idrogeno inferiore, sono comunque utilizzati grazie al loro basso costo, specialmente in applicazioni industriali dove non è richiesto un peso estremamente ridotto.

Un altro aspetto fondamentale riguarda le differenze tra serbatoi a idrogeno ad alta pressione utilizzati in stazioni di rifornimento e quelli montati sui veicoli. I serbatoi di tipo III e IV sono ideali per i veicoli alimentati a celle a combustibile grazie alla loro leggerezza e capacità di resistere a pressioni più elevate. Tuttavia, sebbene i serbatoi di tipo IV possiedano prestazioni superiori e una maggiore capacità di stoccaggio, i serbatoi di tipo III sono ancora più comuni in paesi come la Cina, dove la tecnologia per i serbatoi di tipo IV è in fase di sviluppo.

Una delle innovazioni più recenti nel settore è rappresentata dai serbatoi di tipo V, che utilizzano esclusivamente fibre di carbonio per l'avvolgimento, senza necessitare di un rivestimento interno. Questo approccio riduce ulteriormente il peso dei serbatoi, ma solleva interrogativi sulla loro sicurezza e resistenza alla pressione, aspetti che sono ancora oggetto di ricerca.

Inoltre, i serbatoi fissi ad alta pressione, utilizzati principalmente nelle stazioni di rifornimento, sono progettati per supportare pressioni superiori a quelle dei serbatoi montati sui veicoli, con valori che vanno dai 35 MPa ai 70 MPa. Questi serbatoi possono essere realizzati in acciaio al cromo molibdeno (CrMo), un materiale che offre un buon equilibrio tra costi e proprietà meccaniche. La sua resistenza all’ambrittimento da idrogeno è un fattore critico per garantire la sicurezza operativa. Tuttavia, l'efficienza e la capacità di stoccaggio di un singolo serbatoio sono limitate dalla forza del materiale e dalle normative di progettazione. Per rispondere alla crescente domanda di capacità di stoccaggio, sono stati sviluppati sistemi che consentono l’utilizzo di più contenitori in parallelo, ma questo aumenta i punti di possibile perdita di idrogeno, compromettendo la sicurezza del sistema.

Una delle sfide future nella progettazione di serbatoi di stoccaggio ad alta pressione è l'evoluzione dei materiali, in particolare per quanto riguarda la resistenza all'embrittimento da idrogeno, un fenomeno che può compromettere la durata e la sicurezza dei serbatoi. Attualmente, gli sviluppi nei serbatoi senza saldature, realizzati in acciaio legato, sono promettenti, con nuovi processi di fabbricazione come la forgiatura integrale che stanno migliorando l'affidabilità e l'efficienza dei serbatoi.

Oltre agli aspetti tecnici, è cruciale considerare anche la standardizzazione internazionale nella progettazione di serbatoi. Ad esempio, i serbatoi per il rifornimento di idrogeno in Cina seguono standard simili a quelli dell'ASME statunitense, ma la ricerca continua ad adattare le normative locali per ottimizzare la sicurezza e la compatibilità dei serbatoi con i sistemi di rifornimento esistenti.

Come funziona la tecnologia di stoccaggio e trasporto dell’idrogeno liquido?

La tecnologia di stoccaggio e trasporto dell’idrogeno liquido è un settore in continua evoluzione, fondamentale per lo sviluppo di soluzioni energetiche sostenibili e per l’utilizzo dell’idrogeno come combustibile alternativo. Questa tecnologia si basa sul raffreddamento dell’idrogeno gassoso fino a temperature inferiori al punto di liquefazione, trasformandolo in idrogeno liquido, che viene poi stoccato e trasportato in condizioni controllate. L'idrogeno liquido offre una densità di stoccaggio elevata rispetto all’idrogeno gassoso, ma presenta anche alcune sfide tecniche e operative.

L’idrogeno liquido ha un grande vantaggio in termini di densità energetica massima per unità di volume, il che lo rende ideale per applicazioni in cui è necessario trasportare grandi quantità di idrogeno su lunghe distanze, come nel settore aerospaziale o per applicazioni industriali in cui la disponibilità immediata e la capacità di stoccaggio sono cruciali. Tuttavia, il processo di liquefazione richiede un alto consumo di energia, superiore a 20 kWh per chilogrammo, un aspetto che costituisce una delle principali sfide per l’efficienza economica di questo sistema.

La liquefazione dell’idrogeno implica il raffreddamento a temperature estremamente basse, intorno ai -253°C, e il successivo stoccaggio in serbatoi ad alta pressione con isolamento termico per prevenire l'evaporazione, che può variare dallo 0,3 al 2% al giorno. Questo fenomeno rende il trasporto di idrogeno liquido costoso e tecnicamente complesso, ma ne aumenta la densità energetica, rendendolo vantaggioso per applicazioni su larga scala, come il trasporto via camion, treno o nave, per raggiungere utenti che si trovano a grandi distanze dai centri di produzione.

Nel contesto della produzione di idrogeno liquido, uno degli sviluppi più significativi è l'uso di sistemi di liquefazione basati sull'energia rinnovabile. Ad esempio, impianti di produzione di idrogeno liquido situati in prossimità di parchi eolici o impianti solari possono approfittare di costi energetici relativamente bassi per ridurre il costo complessivo della liquefazione. Ciò rende possibile un modello di produzione che sfrutta fonti di energia pulita, contribuendo a una riduzione delle emissioni complessive di carbonio associate al processo di liquefazione.

Una delle soluzioni promettenti in questo campo è l’utilizzo di idrogeno liquido per il rifornimento di stazioni di idrogeno, che potrebbero operare a costi inferiori rispetto ai sistemi di stoccaggio ad alta pressione. In particolare, l’idrogeno liquido potrebbe ridurre il consumo energetico per unità di idrogeno immagazzinato e migliorare l’efficienza complessiva del trasporto e della distribuzione dell’idrogeno, poiché consente il trasporto di grandi volumi di idrogeno a lunga distanza con una minore energia richiesta per il trasporto stesso.

Per quanto riguarda la produzione di idrogeno, i metodi verdi come l’elettrolisi, che utilizzano energia rinnovabile per separare l’idrogeno dall’acqua, richiedono una considerevole quantità di energia, con un consumo che può variare tra i 45 e i 55 kWh per chilogrammo di idrogeno prodotto. Tuttavia, la liquefazione dell’idrogeno, che rappresenta solo il 10-20% del consumo totale di energia, ha un impatto relativamente minore sull’efficienza energetica rispetto alla produzione di idrogeno stesso. Per ridurre ulteriormente i costi, è essenziale sviluppare tecnologie di liquefazione che possano essere scalate a livello industriale, migliorando l’efficienza energetica e riducendo i costi operativi.

A livello di infrastruttura, la Cina ha fatto significativi progressi nel campo della liquefazione dell’idrogeno, con l'introduzione di tecnologie domestiche per il raffreddamento dell'idrogeno tramite ciclo di espansione dell’elio, un approccio che consente una maggiore efficienza nella produzione di idrogeno liquido. Gli impianti di liquefazione a grande scala, come quelli sviluppati dalla Aerospace Information Research Institute (AIR) in collaborazione con altre aziende cinesi, sono ora in grado di produrre fino a 2 tonnellate di idrogeno liquido al giorno. Questi sviluppi sono fondamentali per la creazione di una rete di distribuzione su larga scala, che consentirà di ridurre i costi di produzione e migliorare la disponibilità di idrogeno liquido per usi industriali e per il settore del trasporto.

La crescente domanda di idrogeno liquido richiede anche l’adozione di standard e regolamenti internazionali per garantire la sicurezza e l'affidabilità del sistema di stoccaggio e trasporto. In Cina, sono stati introdotti recentemente i nuovi standard tecnici per la produzione, lo stoccaggio e il trasporto dell’idrogeno liquido (GB/T 40060-2021 e GB/T 40061-2021), che stabiliscono linee guida chiare per la gestione di questi sistemi complessi.

Mentre le tecnologie di stoccaggio e trasporto dell’idrogeno liquido sono in continua evoluzione, le applicazioni future di questa tecnologia sono molteplici e vanno oltre il settore aerospaziale e industriale. Con l’avanzamento delle tecnologie di liquefazione e l’adozione di fonti di energia rinnovabile, l’idrogeno liquido potrebbe diventare un componente cruciale per la creazione di un sistema energetico sostenibile, a basso impatto ambientale, e per il raggiungimento degli obiettivi globali di decarbonizzazione.

Quali sono le potenzialità e le sfide dell'uso dei combustibili a base di metanolo per la produzione di energia?

La tecnologia delle celle a combustibile a riforma del metanolo rappresenta una delle soluzioni più promettenti per affrontare le crescenti sfide energetiche e ambientali. La possibilità di impiegare metanolo come fonte di idrogeno per alimentare sistemi mobili, stazioni di ricarica e applicazioni nel settore civile e militare potrebbe ridurre significativamente la dipendenza dalle fonti di energia tradizionali e, al contempo, abbattere le emissioni di CO2.

Il metanolo, come combustibile liquido, offre numerosi vantaggi, tra cui la possibilità di utilizzare infrastrutture esistenti per lo stoccaggio e il trasporto, facilitando la transizione verso una mobilità più sostenibile. Le celle a combustibile a riforma del metanolo possono essere applicate in contesti molto diversi, dai veicoli leggeri a quelli pesanti, dalle stazioni base 5G alle isole off-grid, dimostrando una versatilità che non solo risponde alle necessità energetiche di oggi, ma anticipa le esigenze di un futuro più ecologico.

Un esempio significativo di questa innovazione è il progetto della Blue World Technologies, che nel 2019 ha inaugurato la sua base produttiva di celle a combustibile a metanolo riformato ad Aalborg, in Danimarca. Con una capacità di 750 MW annui, pari a 50.000 impianti di celle a combustibile, questo stabilimento si propone come punto di riferimento per l’intero settore, spingendo l'industria verso una produzione di energia più pulita. Questi sistemi non solo generano energia senza emissioni dannose, ma contribuiscono anche a ridurre l'inquinamento atmosferico globale, grazie a una produzione che non incrementa il rilascio di CO2 nell'ambiente, dalla miniera alla ruota.

Il sistema di celle a combustibile sviluppato da Blue World Technologies si avvale di una configurazione mista che integra celle a combustibile a riforma del metanolo e batterie al litio. Una combinazione efficace che include un riformatore di metanolo per la conversione del combustibile, un convertitore DC-to-DC e un impilaggio di celle a combustibile per la generazione di energia. Questi impianti si caratterizzano per una gestione centralizzata tramite un'unità di controllo delle celle a combustibile che si interfaccia con il sistema del veicolo.

Un passo fondamentale in questo processo è stato compiuto nel 2018, quando il primo camion leggero basato su una cella a combustibile a idrogeno da riforma del metanolo è stato messo in funzione a Kunshan, in Cina. Questa innovazione ha risposto a una delle sfide principali del settore: la carenza di stazioni di rifornimento di idrogeno e i costi elevati delle infrastrutture di rifornimento. Il sistema di celle a combustibile a idrogeno di questo camion utilizza una miscela di metanolo e acqua che, attraverso una reazione chimica di riforma, produce idrogeno "su richiesta". Questo approccio permette di ottenere un'energia ad alta efficienza e a basso costo, risolvendo una parte significativa dei problemi legati alla produzione e allo stoccaggio di idrogeno.

Nel gennaio 2020, un altro progetto innovativo ha visto il coinvolgimento della Dalian Institute of Chemical Physics con la realizzazione di un impianto per la sintesi di metanolo verde utilizzando energia solare. Il progetto ha permesso la produzione di metanolo da energia solare, una dimostrazione concreta della capacità di generare carburanti liquidi rinnovabili. La produzione di metanolo attraverso elettrolisi dell'acqua per ottenere idrogeno verde, unita alla sintesi di metanolo mediante idrogenazione del CO2, ha aperto nuove frontiere nel campo della sostenibilità energetica, con una riduzione significativa dei costi di produzione e un'efficienza molto elevata nei processi di elettrolisi.

Tuttavia, la produzione di metanolo verde presenta delle sfide. L'efficienza della produzione di metanolo verde è ancora bassa, con alti costi e un consumo energetico significativo, specialmente nelle fasi di produzione e separazione dell'idrogeno. Il sistema di riforma del metanolo, pur essendo innovativo, soffre di limitazioni legate alla bassa efficienza dei reattori e all'elevato costo dei sistemi di separazione dell'idrogeno ad alta purezza. Un altro ostacolo riguarda la durata e la stabilità dei catalizzatori utilizzati nei processi di idrogenazione del CO2, con un degrado delle prestazioni che, pur essendo contenuto, richiede continua innovazione tecnologica per garantire l'affidabilità a lungo termine.

Inoltre, la produzione di metanolo non è limitata alle sole fonti di energia rinnovabile. Esistono opportunità significative per la sintesi di metanolo a partire da materiali di scarto, come rifiuti urbani o biomassa, e la Cina, come principale produttore mondiale di metanolo, sta investendo massicciamente nell'espansione della sua capacità produttiva, che ha già superato i 83 milioni di tonnellate annuali. L'impiego del metanolo nelle celle a combustibile, seppur vantaggioso, deve fare i conti con alcune criticità legate alla necessità di infrastrutture efficienti e di un sistema di approvvigionamento che sia al passo con la domanda crescente.

Una possibile soluzione alla dipendenza da combustibili fossili nel settore dei trasporti potrebbe risiedere nell'utilizzo di celle a combustibile a metanolo, che, integrando i veicoli elettrici pure, ottimizzano la durata delle batterie, riducono i costi di rifornimento e migliorano l'efficienza complessiva. Tuttavia, le sfide legate all’efficienza della produzione di metanolo, ai costi di separazione dell’idrogeno e alla durata dei sistemi di celle a combustibile sono ancora ostacoli importanti da superare.