Nel gennaio 2009, Satoshi Nakamoto, la misteriosa figura dietro la creazione di Bitcoin, decise di inscrivere un messaggio nel blocco iniziale della blockchain: "The Times 03/Jan/2009 Chancellor on brink of second bailout of banks". Questo inciso, preso da un articolo del giornale britannico The Times, faceva riferimento al possibile secondo salvataggio finanziario da parte del governo del Regno Unito, a causa del collasso di numerose banche in seguito alla crisi finanziaria globale del 2008. Con questo gesto, Satoshi manifestava una chiara critica al sistema finanziario globale, sottolineando la sua inefficienza e la necessità di un’alternativa.

Bitcoin, che nasceva in quel preciso momento, non fu solo una risposta tecnologica, ma anche una reazione alla crisi. Mentre i colossi come AIG, General Motors e Chrysler ricevevano miliardi di dollari in salvataggi da parte dei governi, Bitcoin emergeva come un sistema finanziario completamente decentralizzato e privo di fiducia, fondato sulla crittografia anziché sulla dipendenza da istituzioni centrali. La blockchain, cuore pulsante di Bitcoin, permetteva di registrare informazioni in modo permanente e immutabile, creando un registro pubblico accessibile a tutti.

Il 12 gennaio 2009, il primo scambio di Bitcoin avvenne tra Satoshi e Hal Finney, un pioniero dell’ecosistema Bitcoin. Soltanto nove mesi dopo, Bitcoin avrebbe avuto il suo primo tasso di cambio ufficiale, stabilendo che un Bitcoin fosse valutato circa 1.309 per un dollaro. Quella che inizialmente sembrava una moneta dal valore esiguo avrebbe poi visto un’esplosione di crescita virale, raggiungendo cifre da capogiro nel giro di pochi anni. Un investimento in Bitcoin di allora sarebbe valsa milioni di dollari alla fine del 2017, un dato che illustra il potenziale esplosivo di questa innovazione.

Satoshi non aveva solo l’obiettivo di creare una nuova moneta digitale, ma piuttosto una vera e propria alternativa al sistema finanziario tradizionale. Dopo aver lanciato la rete Bitcoin, Satoshi scrisse: “È completamente decentralizzato, senza server centrali o parti fidate, perché tutto si basa sulla prova crittografica invece che sulla fiducia… penso che questa sia la prima volta che proviamo un sistema decentralizzato, non basato sulla fiducia.” Questo approccio era radicale: nessuna autorità centrale, nessun punto di fallimento, e nessun attore terzo a cui affidarsi per la validità delle transazioni.

Il 2010 segnò una svolta importante per Bitcoin, quando Satoshi, con una preoccupazione sorprendentemente umana, esortò WikiLeaks a non adottare Bitcoin come metodo di pagamento. Questo suggerimento, sebbene apparentemente paradossale, aveva a che fare con la crescita ancora embrionale della rete e la necessità di proteggere il progetto da rischi esterni. Satoshi avvertiva che la rete Bitcoin, ancora in fase di sviluppo, non era pronta a sostenere un carico massivo di transazioni e che l’adozione prematura da parte di entità come WikiLeaks avrebbe potuto danneggiarla irreparabilmente.

Pochi mesi dopo, Satoshi scomparve misteriosamente, lasciando dietro di sé una rete che, sebbene non avesse un "capo" o una figura centrale, era pronta ad evolversi in una forza globale. Bitcoin era ormai pronto a vivere di vita propria, senza dipendere da un singolo individuo. Questo smantellamento della figura centrale è stato cruciale per la resilienza della rete: senza una leadership identificabile, Bitcoin ha eliminato un possibile punto di fallimento, diventando un sistema veramente decentralizzato.

Nel frattempo, il sistema finanziario tradizionale continuava a lottare. Dopo aver inizialmente stanziato 700 miliardi di dollari per il TARP, il governo degli Stati Uniti ha iniettato 2,5 trilioni di dollari nel sistema bancario, con ulteriori 12,2 trilioni promessi per ripristinare la fiducia nelle istituzioni finanziarie. Tuttavia, mentre Wall Street subiva una morte dolorosa e costosa, Bitcoin cresceva senza alcun investimento diretto da parte di governi o grandi istituzioni. Nasceva come una tecnologia open-source, libera da influenze esterne, e così, come un bambino abbandonato, si è sviluppata grazie alla comunità che l’ha adottata.

Il mondo che Bitcoin ha creato ha trasformato il panorama finanziario globale. Non solo Bitcoin, ma anche altre criptovalute come Ethereum, Litecoin, Monero e Zcash, hanno cominciato a emergere, basandosi sulla stessa tecnologia blockchain. Tuttavia, il cammino verso la comprensione di questa nuova realtà non è stato privo di confusione. Molteplici innovazioni si sono sovrapposte, creando un ambiente complesso in cui è difficile capire quali siano le opportunità di investimento più promettenti.

La nascita e l’evoluzione di Bitcoin rappresentano una vera e propria rivoluzione nei sistemi finanziari e tecnologici. Nonostante le sfide, le difficoltà e i dubbi iniziali, Bitcoin ha dimostrato che esiste una via per creare sistemi economici senza bisogno di autorità centrali. In effetti, la crescita della comunità che supporta Bitcoin è stata alimentata in gran parte dalla sfiducia nel sistema bancario tradizionale, che ha fatto da catalizzatore per l’emergere di un nuovo modello finanziario.

È fondamentale comprendere che la blockchain, la tecnologia che sta alla base di Bitcoin, ha implicazioni ben al di là della sola creazione di valute digitali. La blockchain offre un’infrastruttura per la registrazione immutabile delle informazioni, che potrebbe rivoluzionare numerosi settori, dai contratti intelligenti alla gestione delle identità digitali, dalle supply chain alla votazione elettronica. La tecnologia, purtroppo, è ancora per molti versi mal compresa, ma il suo impatto, in un futuro non troppo lontano, si preannuncia altrettanto significativo quanto lo è stato per il mondo internet l’avvento del World Wide Web.

Per approfondire la comprensione di Bitcoin e della blockchain, è essenziale non solo concentrarsi sulle dinamiche economiche che le criptovalute hanno generato, ma anche sulle strutture tecniche che le sostengono. La distinzione tra Bitcoin (il software) e bitcoin (la valuta) è fondamentale per comprendere le potenzialità di questo sistema. Sebbene Bitcoin sia nato come una moneta digitale alternativa, la sua vera innovazione risiede nella creazione di una rete decentralizzata e trasparente che rende possibile il trasferimento di valore senza intermediari.

Come ha fatto Bitcoin a diventare denaro senza un'autorità centrale?

Uno dei momenti più rilevanti, e spesso trascurati, nella storia del denaro digitale è il fallimento di DigiCash. Se questa compagnia fosse stata gestita con maggiore lungimiranza, il suo prodotto, ecash, avrebbe potuto essere integrato nei browser web a livello globale, eliminando il bisogno di carte di credito per i pagamenti online. Tuttavia, una cattiva gestione la condusse alla bancarotta nel 1998. Nonostante il fallimento, alcuni dei protagonisti riappariranno più tardi: Nick Szabo, padre dei contratti intelligenti, e Zooko Wilcox, fondatore di Zcash, lavorarono entrambi in DigiCash. Dopo ecash, seguirono altri tentativi di creare valute digitali o sistemi di pagamento, come e-gold e Karma. E-gold attirò l’attenzione dell’FBI per via del suo uso da parte di elementi criminali, mentre Karma non raggiunse mai l’adozione di massa.

Il problema centrale di questi esperimenti era l’assenza di vera decentralizzazione. Ogni volta che un progetto si affidava a un’entità centrale, si esponeva inevitabilmente alla corruzione, alla censura o ad attacchi sistemici. Persino progetti come PayPal, nato dalle intuizioni di Elon Musk e Peter Thiel, non potevano sfuggire a questa logica. L’idea di un “denaro per Internet” continuava ad attrarre, ma l’infrastruttura tecnologica e culturale non era ancora pronta.

In questo contesto, l’apparizione di Bitcoin rappresenta una rottura radicale. Per la prima volta, una rete monetaria nasceva senza un centro, senza una figura di riferimento, senza uno Stato. Eppure, riusciva a creare consenso attorno al proprio valore. Le persone che non comprendono il funzionamento di Bitcoin spesso affermano che non può avere valore perché non è tangibile. Ma il denaro è, prima di tutto, un accordo sociale. Anche la carta moneta ha valore solo perché la società accetta quel valore. Far accettare globalmente un oggetto senza forma fisica come moneta, e senza l'intervento di un governo, è un'impresa che non ha precedenti nella storia della finanza.

Bitcoin iniziò con valore pari a zero. I primi utenti lo abbracciarono per la sua eleganza teorica, come esperimento tra informatica e teoria dei giochi. Ma presto la sua blockchain mostrò capacità concrete: facilitare il trasferimento di valore su Internet, abilitare il commercio elettronico, le rimesse e i pagamenti internazionali tra imprese. Man mano che questi usi crescevano, cresceva anche la speculazione su futuri scenari applicativi. La combinazione tra utilizzo reale e aspettative speculative generava domanda di mercato. Come in ogni mercato, il prezzo si stabiliva dove domanda e offerta si incontravano.

Fondamentale, per sostenere il valore di Bitcoin, è stato il suo modello di emissione. Ogni dieci minuti, un blocco di transazioni viene aggiunto alla blockchain, e il miner che lo valida riceve nuovi bitcoin come ricompensa. Nei primi quattro anni, ogni blocco fruttava 50 bitcoin. La difficoltà del processo di mining si aggiustava ogni due settimane, per mantenere un ritmo di un blocco ogni dieci minuti. Quindi, all’inizio, venivano generati 300 bitcoin all’ora, 7.200 al giorno, circa 2,6 milioni all’anno.

Ma Satoshi Nakamoto comprese una verità fondamentale: la scarsità è ciò che dà valore. Un'emissione infinita avrebbe reso Bitcoin privo di attrattiva. Così progettò un sistema che dimezza la ricompensa ogni 210.000 blocchi, cioè ogni quattro anni. Questo evento, detto "halving", riduce progressivamente l’offerta di nuovi bitcoin. Il primo halving avvenne nel 2012 (da 50 a 25), poi nel 2016 (da 25 a 12,5), e così via. Questo schema rende la curva di offerta sempre più piatta, fino a raggiungere un’asintoto: dopo il 2140 non saranno più emessi nuovi bitcoin.

Nel lungo termine, Bitcoin sarà talmente radicato nell'economia globale che non avrà bisogno di nuova offerta per sostenersi. A quel punto, i miner verranno remunerati attraverso le commissioni di transazione, generate dal volume. Si stima che l’offerta totale si fermerà a 21 milioni di unità. Già nel 2017 era stato emesso oltre il 76% della fornitura totale, e al momento del prossimo halving previsto, oltre l’87% sarà già in circolazione.

Questa struttura rende Bitcoin simile all’oro. È per questo che molti lo definiscono “oro digitale”: non per il suo aspetto fisico, ma per la sua scarsità matematicamente programmata e il suo ruolo potenziale come riserva di valore.

È cruciale comprendere che ciò che ha dato legittimità a Bitcoin non è stato il supporto di una banca centrale, ma la combinazione tra una rete distribuita, una politica monetaria trasparente e prevedibile, e una struttura di incentivi che premia la fiducia nella tecnologia. A differenza del denaro fiat, emesso arbitrariamente da Stati e banche centrali, Bitcoin è immune a decisioni politiche o inflazione incontrollata. La sua forza non è nella promessa di qualcuno, ma nel codice.

A questo punto, il lettore deve anche comprendere che la rivoluzione portata da Bitcoin non è solo monetaria, ma epistemologica: ridefinisce cosa significa fidarsi, cosa significa possedere, cosa significa trasferire valore in un mondo dove la fiducia è delegata non più all'uomo, ma al protocollo.

Qual è la relazione tra volatilità e rendimento degli asset alternativi, e come il rapporto di Sharpe può aiutarci a comprendere i rischi e i benefici?

Nel contesto degli asset alternativi, la volatilità gioca un ruolo fondamentale nel determinare il rischio di un investimento. Analizzando l'andamento di asset come Bitcoin rispetto a tradizionali azioni come quelle delle FANG (Facebook, Amazon, Netflix, Google), emerge un quadro interessante, che mette in evidenza il legame intrinseco tra volatilità e rendimento. Bitcoin, pur mostrando una volatilità significativamente maggiore rispetto ad altri asset tradizionali, ha offerto anche rendimenti molto più elevati, facendo sì che il suo rapporto di Sharpe fosse tra i migliori tra gli asset confrontati.

Nel 2016, Bitcoin ha mostrato una volatilità superiore del 35% rispetto a Netflix, ma anche un rendimento annuale di ben il 212%, molto più elevato del 73% di Netflix. Tuttavia, è il rapporto di Sharpe che ci consente di mettere in prospettiva il rischio rispetto al rendimento, ed è qui che Bitcoin ha brillato. Con un rapporto di Sharpe nettamente più alto di quello di Facebook e Netflix, Bitcoin ha compensato meglio gli investitori per il rischio preso. In particolare, il suo rapporto di Sharpe è stato il doppio rispetto a quello di Facebook, e il 40% migliore di quello di Netflix. Questo indica che, pur avendo un rischio maggiore, Bitcoin ha offerto rendimenti più vantaggiosi rispetto agli altri asset.

Il rapporto di Sharpe, che si ottiene dividendo i rendimenti assoluti per la volatilità, ci fornisce una metrica importante per valutare l'efficacia di un investimento in relazione al rischio preso. Mentre i rendimenti assoluti sono importanti da soli, è l'analisi del rischio che ci dà un quadro più completo della redditività di un asset. Ad esempio, pur essendo Bitcoin un asset altamente volatile, la sua performance, in termini di Sharpe ratio, ha evidenziato che ha premiato più degli altri asset, come Facebook e Netflix, che pur avendo buoni rendimenti, presentavano una volatilità maggiore.

La volatilità di Bitcoin, sebbene alta, si è ridotta nel tempo, come mostrato dal calo delle fluttuazioni giornaliere dei suoi prezzi, specialmente dopo il 2013. Tuttavia, la relazione tra rischio e rendimento si è mantenuta interessante. Nel 2014, Bitcoin ha avuto il suo peggior anno in termini di Sharpe ratio, con una perdita del 60% del suo valore, influenzata da vari fattori come le regolamentazioni cinesi e il fallimento di Mt. Gox. Ma nel 2016, Bitcoin ha registrato il miglior rendimento in termini di rapporto di rischio e rendimento da quando esiste come asset, segnando una forte ripresa dopo anni di alti e bassi.

Il calcolo del rapporto di Sharpe di Bitcoin negli anni evidenzia come l'asset sia passato da periodi di estrema volatilità, come nel 2013, a periodi di maggiore stabilità, pur mantenendo rendimenti eccellenti. Nel 2016, ad esempio, nonostante i rendimenti fossero inferiori rispetto al 2013, la volatilità molto ridotta ha permesso a Bitcoin di mantenere un rapporto di Sharpe favorevole, quasi simile a quello del 2013, che aveva avuto un ritorno ben più alto.

Questi dati, quando comparati con gli indici di mercato più tradizionali come l'S&P 500, il Dow Jones Industrial Average e il NASDAQ 100, rivelano la superiorità di Bitcoin in termini di rendimento aggiustato per il rischio. Sebbene gli indici di mercato abbiano generalmente una volatilità inferiore, grazie alla diversificazione e alla loro natura di larga capitalizzazione, Bitcoin ha comunque battuto questi indici sia in termini di rendimento che di rapporto di Sharpe.

In sostanza, ciò che emerge da questa analisi è che la volatilità, pur essendo spesso vista come un indicatore di rischio, può essere compensata da rendimenti significativamente più alti, come nel caso di Bitcoin. La chiave per comprendere questi asset sta nel guardare oltre la volatilità e concentrarsi sul rapporto di Sharpe, che ci dà un'indicazione chiara di quanto un asset stia effettivamente premiando gli investitori per il rischio che assumono. Questo è particolarmente rilevante per chi vuole investire in asset alternativi come le criptovalute, che, pur comportando rischi elevati, offrono anche opportunità di rendimenti molto alti.

Inoltre, è fondamentale considerare il periodo temporale dell'investimento. Mentre alcuni asset più volatili, come Bitcoin, possono offrire rendimenti superiori nel lungo termine, potrebbero non essere adatti a chi ha un orizzonte temporale breve. La pianificazione dell'investimento e la valutazione del rischio sono quindi essenziali per determinare la giusta allocazione di risorse nel portafoglio.

Come la Diversificazione attraverso gli Asset Crypto può Trasformare il Profilo di Rischio di un Portafoglio

Nel contesto delle strategie d'investimento, il concetto di diversificazione è fondamentale per ridurre il rischio di portafoglio. Sebbene la diversificazione venga tradizionalmente realizzata aggiungendo asset con bassa o negativa correlazione tra di loro, le crypto-attività come il Bitcoin offrono un'opportunità unica. In particolare, quando confrontato con altri asset tradizionali, il Bitcoin ha dimostrato di avere una correlazione prossima allo zero, il che lo rende un potenziale "argento vivo" per gli investitori che cercano di ridurre il rischio complessivo del loro portafoglio.

Nel 2016, uno degli anni di minore volatilità del Bitcoin, il suo rapporto di Sharpe era quasi uguale a quello globale dal lancio di Mt. Gox, uno dei primi exchange che ha permesso agli investitori tradizionali di accedere al Bitcoin. In quell'anno, nonostante il Bitcoin avesse performance assolute eccezionali — circa 20 volte superiori rispetto agli indici di mercato tradizionali — il rischio, misurato dal rapporto di Sharpe, risultava simile a quello di un investitore che aveva comprato Bitcoin all'inizio della sua storia, quando era accessibile al pubblico più ampio.

Molti tendono a pensare che gli anni migliori per investire in Bitcoin siano ormai passati. Tuttavia, guardando al rapporto di Sharpe, il 2016 ha mostrato che i ritorni aggiustati per il rischio erano altrettanto vantaggiosi rispetto ai periodi più favorevoli del passato. Questo punto evidenzia come, nonostante le fluttuazioni intrinseche del Bitcoin, il suo comportamento negli ultimi anni si sia stabilizzato, offrendo opportunità di investimento paragonabili a quelle di altri asset più tradizionali.

La correlazione tra il Bitcoin e altri asset di mercato tradizionali è quasi nulla, il che offre una riduzione del rischio notevole in un portafoglio diversificato. Se un asset ha una correlazione pari a zero con gli altri, come dimostra la Figura 7.19, è possibile ottenere una considerevole riduzione del rischio senza compromettere i ritorni assoluti. In altre parole, l'inclusione di Bitcoin in un portafoglio non solo riduce il rischio complessivo ma, in certi casi, lo aumenta anche in termini di rendimento, grazie al suo basso livello di correlazione con altri asset.

Il modo in cui il Bitcoin si inserisce all'interno di un portafoglio dipende dalle caratteristiche e dagli obiettivi dell'investitore. Gli investitori "moderati", secondo la definizione della American Association of Individual Investors (AAII), tendono a allocare il 70% in azioni e il 30% in obbligazioni. Un approccio innovativo prevede che anche un investitore moderato possa diversificare oltre i tradizionali titoli azionari e obbligazionari, inserendo una piccola porzione di Bitcoin, ad esempio il 1% del capitale destinato alle azioni.

Per testare l'efficacia di questa strategia, è stato simulato un portafoglio con il 70% di azioni (S&P 500) e il 30% di obbligazioni (indice Bloomberg Barclays U.S. Aggregate Bond). In uno scenario alternativo, il 1% delle azioni è stato investito in Bitcoin, mantenendo invariato l'allocamento di obbligazioni. I risultati hanno mostrato che, pur aumentando la volatilità del portafoglio, l'inclusione di Bitcoin ha portato a un ritorno maggiore e a un rapporto di Sharpe più alto. In sostanza, sebbene un investimento del 1% in Bitcoin sembri insignificante, nel lungo periodo ha avuto un impatto decisivo, dimostrando come un investimento "moderato" in asset non correlati possa effettivamente migliorare il profilo di rischio-rendimento di un portafoglio.

Questa simulazione ha messo in evidenza l'importanza di ribilanciare periodicamente il portafoglio. Nel caso in cui un investimento in Bitcoin fosse stato effettuato all'inizio del 2013, l'allocazione sarebbe arrivata a circa il 32% nel 2017, con un rischio significativamente più alto. Ciò evidenzia la necessità di un continuo monitoraggio e ribilanciamento delle posizioni per mantenere il profilo di rischio originario del portafoglio.

Nonostante le sue fluttuazioni e volatilità, il Bitcoin si è rivelato essere una delle alternative più interessanti per la diversificazione, soprattutto quando integrato in un portafoglio tradizionale di azioni e obbligazioni. La sua bassa correlazione con i mercati finanziari tradizionali lo rende un asset particolarmente attraente per chi cerca di ridurre il rischio complessivo senza rinunciare ai potenziali ritorni.

La Nuova Classe di Attivi: Caratteristiche Economiche e Distinzioni Fondamentali

L'analisi degli attivi finanziari è essenziale per comprendere come si costruiscono portafogli diversificati e come le risorse vengano valorizzate in un contesto economico in continua evoluzione. Una distinzione fondamentale tra gli attivi riguarda la loro capacità di generare reddito o, al contrario, di conservare valore. In questo contesto, è importante comprendere come le diverse categorie di attivi vengono trattate in base alla loro natura economica e ai loro comportamenti specifici.

Gli attivi finanziari, come azioni e obbligazioni, sono tipicamente valutati in base al valore atteso dei loro ritorni, il quale dipende dal tasso di sconto applicato. A parità di altre condizioni, l'incremento del tasso di sconto fa diminuire il valore di un attivo, mentre la sua diminuzione provoca un aumento del valore. Questo comportamento, sebbene non sempre applicabile in modo uniforme, è una delle caratteristiche chiave che unifica la "superclasse" degli attivi capitali. Questa classe include attivi che producono rendimenti costanti e prevedibili, come le azioni che distribuiscono dividendi o le obbligazioni che pagano interessi.

D'altro canto, esistono gli attivi consumabili/trasformabili (C/T). Questi attivi hanno valore economico, ma non generano un flusso continuo di reddito. Possono essere consumati direttamente o trasformati in altri attivi, ma non sono capitali nel senso tradizionale, quindi non possono essere valutati tramite l'analisi del valore attuale netto (NPV). Il valore di questi attivi dipende in gran parte dalle caratteristiche specifiche di domanda e offerta dei mercati in cui operano. Un esempio potrebbe essere una risorsa naturale o un bene di consumo, il cui prezzo varia in base alle dinamiche di mercato immediate.

Un'altra importante classe di attivi è quella degli attivi di riserva di valore. Questi attivi non possono essere consumati né generano reddito, ma conservano comunque un valore significativo. Gli esempi più noti sono l'arte pregiata e le valute. Le valute, siano esse nazionali o straniere, rappresentano un tipo di attivo che, pur non producendo reddito, ha un valore intrinseco come riserva di valore, e può fungere da rifugio durante periodi di incertezza economica. Sebbene non siano sempre facili da valutare in termini precisi, gli attivi di riserva di valore svolgono una funzione fondamentale nei portafogli di investimento, come nel caso del denaro in contante, che offre una stabilità percepita in tempi di volatilità.

In alcuni casi, gli attivi come i metalli preziosi si trovano a cavallo tra le categorie di C/T e riserva di valore. Essi vengono utilizzati, ad esempio, nell'elettronica o trasformati in oggetti decorativi, ma allo stesso tempo sono detenuti come forma di "valore" inalterato, non destinato al consumo o alla trasformazione. Un altro esempio sono le cripto-attività (come Bitcoin ed Ether), che per alcuni investitori sono utilizzate in modo simile ai metalli preziosi, mantenendo il loro valore nel tempo senza essere consumate, ma in altri casi fungono anche da risorsa per eseguire operazioni digitali, come nel caso di Ether, che è utilizzato per operazioni all'interno della rete Ethereum.

Il crescente interesse per le cripto-attività ha portato a un'ulteriore riflessione sulla loro posizione in relazione alle categorie tradizionali di attivi. Infatti, le cripto-attività possono essere considerate una classe ibrida che si colloca tra gli attivi C/T e quelli di riserva di valore. Come le valute, possono fungere da riserva di valore per alcuni investitori, ma al tempo stesso sono consumate digitalmente per accedere a servizi come quelli offerti da Ethereum. Inoltre, l'uso delle cripto-attività all'interno di mercati basati su blockchain, come quelli che premiano la creazione di contenuti, ha ampliato ulteriormente il loro ruolo nel panorama economico.

Un altro punto cruciale riguarda la distinzione tra classi di attivi e i veicoli attraverso cui vengono gestiti. Strumenti come i fondi comuni di investimento (mutual funds) e gli exchange-traded funds (ETF) non sono classi di attivi, ma contenitori che ospitano diversi tipi di attivi. Questi strumenti finanziari hanno preso piede grazie all'ingegneria finanziaria e alla cartolarizzazione di quasi ogni tipo di attivo, ma è fondamentale distinguere tra la classe di attivo sottostante e la forma attraverso cui questo viene negoziato. Ad esempio, ETF che contengono Bitcoin o Ether sono solo veicoli che ospitano queste cripto-attività, e non la classe di attivo in sé.

Per un investitore innovativo, è essenziale comprendere le caratteristiche economiche che definiscono una classe di attivi. Sebbene le cripto-attività possiedano un quadro di governance, una programmazione dell'offerta, casi d'uso e una base di valore relativamente stabili, altri aspetti come la liquidità e le caratteristiche di mercato sono in continua evoluzione, soprattutto in un settore così giovane. La distinzione principale tra le diverse classi di attivi si manifesta anche nei profili di liquidità e nei volumi di scambio, che possono essere significativamente diversi da un attivo all'altro. Queste differenze si acuiscono con l'invecchiamento e la maturazione degli attivi stessi: i nuovi attivi all'interno di una classe si comportano in modo diverso rispetto a quelli più maturi, e questo è particolarmente vero per le cripto-attività, dove l'età di un asset gioca un ruolo decisivo nel determinare la sua stabilità e la sua evoluzione nel mercato.

In conclusione, gli investitori devono prestare attenzione a come ciascun attivo si inserisce nelle classi economiche e ai fattori che determinano il suo comportamento. La governance, la liquidità, l'offerta e la domanda, e il rischio associato sono solo alcuni degli aspetti che definiranno l'efficacia di un investimento. La comprensione di queste dinamiche è fondamentale per la costruzione di portafogli bilanciati e per sfruttare le opportunità offerte dai nuovi tipi di attivi, come le cripto-attività.