Nel luglio del 2012, durante una dichiarazione non preparata alla Convenzione Nazionale Repubblicana, il senatore Lindsay Graham della Carolina del Sud esprimeva una preoccupazione aperta per il futuro del suo partito: «La gara demografica la stiamo perdendo malamente. Non stiamo generando abbastanza bianchi arrabbiati per restare in gioco a lungo» (Helderman e Cohen 2016). La sua ansia non era infondata: venti anni prima, la percentuale di elettori non bianchi alle elezioni presidenziali era solo del 13%. Nel 2012, con la rielezione di Barack Obama alle porte, quella percentuale era più che raddoppiata, salendo al 28%. Tra gli elettori democratici, l'incremento assoluto era ancora maggiore: dal 21% nel 1992 al 45% nel 2012 (Abramowitz e Webster 2018). Nel frattempo, la percentuale di bianchi senza laurea, visti come un elettorato cruciale in bilico, era in costante calo. Nel 1980, tali elettori rappresentavano oltre due terzi degli aventi diritto al voto, ma nel 2010 non erano più la maggioranza (Griffin, Teixeira, e Halpin 2017a).
L'evoluzione demografica degli Stati Uniti stava cambiando il volto della politica e dell'elettorato. In questo scenario, l'emergere di Donald Trump nel 2016 non fu solo una risposta alle preoccupazioni di Graham, ma anche il risultato di una profonda frattura tra una parte significativa della popolazione bianca, soprattutto quella meno istruita, e l'establishment politico. Trump riuscì a suscitare un’ondata di entusiasmo tra questo elettorato, in particolare nei cruciali Stati del Midwest come Michigan, Wisconsin e Pennsylvania, spingendo la sua candidatura verso il successo.
Pat Buchanan, esperto di politica conservatrice, così interpretava la vittoria di Trump nel febbraio del 2016: «Trump sta vincendo perché ha saputo cavalcare le correnti più potenti della politica: il populismo economico e il nazionalismo "America First". Guardate le folle che attira. Se i repubblicani di Washington pensano di poter fermarlo… finiranno come i repubblicani Rockefeller» (Buchanan 2016). Per molti commentatori, Trump divenne un simbolo del risentimento di quella che veniva definita la "Middle America", un messaggio di sfida contro il sistema, contro le politiche di immigrazione e il multiculturalismo, a favore di un ritorno all'identità "pura" e nazionale.
Tuttavia, un'analisi più approfondita rivela che la questione non è così semplice. L'interpretazione che lega il successo di Trump unicamente alla crescente popolarità tra i bianchi meno istruiti non tiene conto di un fattore altrettanto cruciale: il voto delle minoranze etniche. Sebbene l'elettorato bianco abbia avuto un ruolo determinante, soprattutto nei cruciali Stati del Midwest, non si può ignorare l'impatto delle variazioni nel voto dei neri e dei latini. Nel 2016, il calo di affluenza al voto tra gli elettori neri (dal 66,6% al 59,6%) e la riduzione del sostegno da parte della comunità ispanica a Hillary Clinton furono determinanti in Stati chiave come Michigan, Wisconsin e Pennsylvania. Se l'affluenza tra gli elettori neri fosse rimasta invariata, Clinton avrebbe vinto questi Stati e, di conseguenza, la presidenza.
Il fatto che Trump abbia vinto questi Stati con margini minimi – 77.744 voti in totale, con 44.292 in Pennsylvania, 10.704 in Michigan e 22.748 in Wisconsin – mette in evidenza quanto fossero fondamentali queste sottili differenze nel comportamento elettorale. La sua vittoria è quindi il frutto di una combinazione di fattori che coinvolgono sia gli elettori bianchi che quelli di colore, ma anche le specificità regionali e sociali che influenzano il voto.
Il dibattito su Trump come messaggero della "Middle America" ignora una verità fondamentale: l’elettorato bianco non è omogeneo. Le differenze all'interno di questo gruppo sono profonde, sia in termini di istruzione che di attitudini politiche, che variano notevolmente a seconda delle regioni. L'idea che i bianchi meno istruiti siano un blocco monolitico, unito dalla rabbia e dall'inquietudine verso il cambiamento demografico e culturale, non tiene conto della varietà di esperienze che questi elettori vivono. In alcune regioni, l’identità culturale bianca ha una rilevanza ancora maggiore rispetto ad altre, e queste differenze regionali sono rilevanti per comprendere come e perché certi elettori abbiano appoggiato Trump, mentre altri lo abbiano rifiutato.
Inoltre, è importante ricordare che le elezioni del 2016 non sono solo una questione di numeri e percentuali, ma anche di percezioni. Molti degli elettori che hanno sostenuto Trump lo hanno fatto perché si sentivano esclusi dai benefici della globalizzazione e della modernità. La narrativa di Trump, che prometteva di riportare l’America "al suo splendore" e di proteggere i lavori tradizionali, ha risuonato fortemente tra coloro che si vedevano minacciati dal cambiamento economico e culturale.
Questo fenomeno non è esclusivo degli Stati Uniti. La crescente polarizzazione politica, alimentata dalla disillusione verso le istituzioni tradizionali e il cambiamento delle strutture sociali, è un tema che attraversa molte democrazie occidentali. L'ascesa di leader populisti, che promettono di "restaurare" l’ordine sociale e economico, è una reazione comune a una realtà che cambia troppo velocemente per molti elettori.
La vera domanda che sorge dalle elezioni del 2016 non riguarda solo chi ha vinto o perso, ma come i cambiamenti sociali ed economici abbiano prodotto una frattura così profonda, non solo tra i partiti politici, ma anche tra le diverse classi sociali, gruppi etnici e regioni. La politica americana, come quella di altri Paesi, si trova oggi di fronte a una sfida fondamentale: come ricucire queste divisioni e costruire un consenso che possa rispondere alle preoccupazioni legittime di tutti i gruppi sociali, senza cadere nella trappola della polarizzazione.
Perché il Midwest è così diviso? La tradizione politica e i voti bianchi nel contesto delle elezioni presidenziali americane
Il Midwest, al centro della politica elettorale degli Stati Uniti, si distingue da altre regioni in modi sorprendenti, soprattutto in termini di comportamento elettorale tra i bianchi, con un particolare focus sulle elezioni presidenziali. Rispetto ai suoi omologhi del Sud, il Midwest si presenta come un terreno di battaglia instabile, nonostante una composizione demografica che, almeno in superficie, potrebbe far pensare a una forte alleanza con il partito repubblicano. Sebbene la percentuale di elettori bianchi senza un diploma universitario sia significativamente alta, il Midwest continua a mantenere una posizione centrale e ambigua, sfuggendo alla polarizzazione tipica del Sud.
Nel 2016, nonostante il fatto che i bianchi meno istruiti del Midwest e del Sud abbiano favoreggiato Donald Trump su Mitt Romney con margini rispettivamente del 12,8% e del 10,5%, la fedeltà al partito repubblicano tra i laureati rimase costante. Ma cosa rende il Midwest così instabile rispetto al Sud?
Il divario tra le preferenze politiche del Midwest e quelle del Sud è stato studiato, ma in modo limitato, dagli scienziati politici. Nonostante la regione rappresenti uno snodo cruciale per le elezioni americane, le sue peculiarità sono state trascurate. Una delle osservazioni più rilevanti è che la struttura demografica del Midwest è diversa da quella del Sud: la regione è meno diversificata etnicamente e presenta una maggiore percentuale di elettori bianchi privi di titolo universitario. Tuttavia, ciò non basta a renderlo un campo di battaglia solido per il partito repubblicano, come invece accade nel Sud, dove l'affiliazione con il GOP è praticamente un dato acquisito.
Earl Black e Merle Black, nel loro studio sul voto nel 2004, hanno descritto il Midwest come "la regione americana più difficile da definire". In effetti, la regione ha sempre avuto una natura sfuggente e altamente competitiva, come evidenziato anche da Frederick Jackson Turner nel 1908, che definiva il Midwest una "zona cuscinetto" e un "campo di battaglia". A distanza di un secolo, i Black ribadiscono che il Midwest è "la regione di transizione dell'America", un'area "volubile, equilibrata e affidabilmente competitiva". Sebbene la percentuale di voto tra le due maggiori forze politiche nel 2004 fosse quasi equa, il problema del GOP nel Midwest è evidente: il supporto da parte degli elettori bianchi si è rivelato relativamente debole.
Nel contesto di un voto regionale, è interessante notare come il desiderio di un "leader dominante" sia stato particolarmente forte tra gli elettori bianchi del Sud e del Midwest. Questo tratto psicologico ha trovato il suo epilogo nel sostegno a Trump. Sebbene i dati mostrino che il sostegno a un leader autoritario fosse comune tra gli elettori bianchi, una distinzione interessante emerge tra il Sud e il Midwest. Mentre nel Sud gli elettori con un forte desiderio di un leader autoritario erano anche i più propensi a votare per Trump, nel Midwest questa relazione era meno pronunciata. I "high scorers" (coloro che hanno espresso un forte desiderio di un leader dominante) nel Midwest erano addirittura il 14,5% meno propensi a votare per Trump rispetto ai loro omologhi nel Sud. Questo gap è significativo, ma esemplifica la complessità delle preferenze politiche della regione.
Inoltre, il fatto che un numero rilevante di elettori "low scorers" (coloro che non desideravano un leader dominante) nel Sud abbia comunque sostenuto Trump merita una riflessione a parte. Questo fenomeno suggerisce che altre variabili, oltre alla semplice attitudine verso un leader autoritario, hanno influenzato il voto. La mancanza di una comprensione chiara dei fattori motivanti in questi casi impedisce di trarre conclusioni nette sulla base di una sola variabile.
Infine, il legame storico tra l'America di Andrew Jackson e l'elezione di Trump fornisce una prospettiva interessante sulla continuità di certi temi politici. Darmofal e Strickler (2019) hanno osservato che il sostegno a Jackson nel 1828 era correlato con un sostegno duraturo a Trump, a distanza di quasi due secoli. Sebbene la correlazione non sia fortissima, il fatto che i contesti politici di Jackson e Trump mostrino somiglianze non è del tutto casuale. Jackson, noto per la sua retorica populista e per la sua inclinazione verso l'autoritarismo, sembra aver lasciato un'eredità che si riflette nella figura di Trump, specialmente tra quegli elettori che, storicamente, si identificano con la tradizione populista e nazionalista della "folk community" di Jackson.
In questo contesto, la caratterizzazione di Jackson come simbolo di una politica "esclusiva", che traccia una netta linea tra "interni" ed "esterni", diventa cruciale per comprendere le attitudini di una parte significativa dell'elettorato americano. La sua visione di una società etnicamente e culturalmente omogenea si riflette in alcune delle dinamiche politiche che emergono nelle elezioni contemporanee. Sebbene la "folk community" di Jackson sia evoluta nel tempo, adattandosi alle nuove realtà politiche, i temi di identità, esclusione e potere rimangono centrali.
La tradizione di Jackson, con tutte le sue contraddizioni e ambiguità, continua a rappresentare una componente fondamentale della politica americana, soprattutto nelle aree centrali del paese, dove il rapporto tra identità, politica e affiliazione partigiana rimane più sfumato e complesso rispetto alla costa o ai centri urbani.
Come l'educazione, la religione e l'etnonazionalismo hanno modellato il voto per Donald Trump
Il divario nel supporto politico tra laureati e non laureati negli Stati Uniti è uno degli aspetti più significativi da considerare per comprendere le dinamiche elettorali che hanno portato Donald Trump alla Casa Bianca. Analizzando i dati, si nota una chiara separazione tra i gruppi di elettori in base al livello di istruzione. Mentre i laureati hanno maggiormente votato per Hillary Clinton, una percentuale significativa di bianchi senza laurea ha scelto Trump. La correlazione tra il voto per Trump e la percentuale di bianchi non ispanici senza titolo universitario nelle contee è straordinariamente forte, con un coefficiente di correlazione di circa 0.72. Questo indica un legame diretto e potente tra la composizione educativa di una contea e il suo supporto per Trump. Le contee con un numero maggiore di bianchi senza laurea tendevano ad avere un sostegno decisivo per Trump, mentre le aree con livelli educativi più alti si sono orientate verso Clinton. Il fenomeno non si limita alle caratteristiche individuali degli elettori, ma ha radici profondamente legate alla geografia e alla cultura di ogni regione.
Negli anni successivi, si è osservata una tendenza costante, con i candidati repubblicani che attraggono un numero sempre maggiore di elettori con basso livello di istruzione. Questo divario tra i laureati e i non laureati ha avuto un impatto notevole sulle dinamiche politiche negli Stati Uniti, trasformando in maniera progressiva il panorama elettorale. Per decenni, l’istruzione era vista come un indicatore positivo del sostegno ai candidati repubblicani, ma già dai primi anni 2000, questa tendenza ha iniziato a capovolgersi, e ciò ha avuto un impatto diretto sulla campagna di Trump.
Accanto all’istruzione, un altro fattore cruciale per il sostegno a Trump è stato l'appeal tra i cristiani evangelici. Questa popolazione, che un tempo non era chiaramente associata a un’ideologia o partito politico specifico, ha visto un’influenza crescente all’interno del Partito Repubblicano. Negli anni, con figure come Jerry Falwell e il movimento Moral Majority degli anni '70, i cristiani evangelici hanno legato sempre più strettamente la religione alla politica conservatrice. Questa alleanza ha raggiunto un punto culminante sotto la presidenza di Trump, un uomo che, nonostante non avesse un passato di redenzione pubblica o di fede manifesta, è riuscito a guadagnarsi il sostegno della comunità evangelica.
Trump ha guadagnato il supporto degli evangelici, nonostante le sue contraddizioni con i principi religiosi tradizionali. La sua posizione stridente contro l'aborto e l'impegno a nominare giudici che avrebbero rovesciato la sentenza Roe v. Wade sono stati elementi cruciali di questa alleanza. Inoltre, la nomina di giudici socialmente conservatori, come Neil Gorsuch e Brett Kavanaugh, ha rafforzato la sua relazione con il mondo evangelico, specialmente per le politiche anti-aborto e contro i diritti LGBT. Questo tipo di politica sociale ha risuonato profondamente tra i cristiani conservatori, creando una sinergia tra le loro visioni religiose e le politiche di Trump.
Inoltre, c’è un aspetto meno esplicito, ma altrettanto rilevante, che lega il sostegno degli evangelici a Trump: l’etnonazionalismo. Molti tra i cristiani evangelici, soprattutto quelli bianchi, vedono gli Stati Uniti come una “nazione cristiana”, e approvano politiche che tendono a marginalizzare i gruppi minoritari, come restrizioni sul voto. Questo è un riflesso di un nazionalismo cristiano che, purtroppo, è legato a una visione etnocentrica che esclude chi non appartiene alla tradizione giudeo-cristiana. Le chiese evangeliche, in particolare quelle protestanti bianche del Sud come i Southern Baptists, sono il fulcro di questo movimento, con un sostegno a Trump che ha radici storiche legate alla “Southern Strategy”, un fenomeno che ha visto il Sud passare da un supporto tradizionalmente democratico a un sostegno più marcato verso il Partito Repubblicano.
Questa visione del mondo, per quanto legata a ideologie religiose e politiche, rivela anche una confluenza di interessi tra l'etnonazionalismo e il cristianesimo conservatore. Trump è diventato il portavoce di un’agenda che ha attratto i conservatori, ma soprattutto coloro che si sentono minacciati da un cambiamento demografico e sociale in atto negli Stati Uniti. Il suo messaggio ha fatto eco alle preoccupazioni di molti cristiani evangelici, i quali si sentivano sempre più alienati dalla direzione progressista che stava prendendo la nazione.
Un altro elemento fondamentale è la crescente polarizzazione della politica americana, dove la religione, l'istruzione e l’etnia hanno iniziato a definire non solo le preferenze elettorali, ma anche l’identità politica degli elettori. I cristiani evangelici, in particolare quelli bianchi e con bassi livelli di istruzione, si sono ritrovati in un partito che sembrava più allineato con le loro convinzioni morali e sociali. L’alleanza tra Trump e questa parte della popolazione riflette un profondo cambiamento nelle priorità politiche degli Stati Uniti, dove la divisione non è solo economica, ma anche culturale e identitaria.
Perché l'Appeal di Trump Ha Trovato Consenso nelle Contee "Americane"
Il concetto che gli Stati Uniti siano una nazione di immigrati è ormai un luogo comune. L'americano "ipoensato" è parte del mito nazionale. Molti celebrano le proprie radici etniche con festival, servizi religiosi, campi e simili, e diversi gruppi hanno creato economie etniche solide, utilizzando il capitale etnico per sostenere i propri compatrioti. Tuttavia, esiste anche una corrente ideologica opposta, quella di una diffidenza nei confronti degli stranieri, di chi non appartiene al "nostro" gruppo. Questo atteggiamento si sposa perfettamente con l'etnonazionalismo, un concetto che trova riscontro nei gruppi che scelgono di non "accoppiare" la propria identità con una specifica etnia. Per comprenderlo meglio, è utile osservare chi decide di non etichettarsi come appartenente a un'etnia specifica.
Il censimento degli Stati Uniti chiede agli intervistati di dichiarare la propria discendenza, un'informazione auto-selezionata che potrebbe includere immigrati recenti così come persone appartenenti a famiglie di immigrati da diverse generazioni. La scelta di indicare "americano" come unica etnia è interessante, in quanto non coincide con l'identità di "Nativo Americano", ma è indicativa di una persona che non ha una chiara traccia delle proprie origini etniche, o che sceglie di non identificarsi con alcun gruppo etnico, ma con l'unico gruppo nazionale, quello "americano". Stanley Lieberson (1985) li definiva come "americani senza trattino", ossia persone che si riconoscono come bianchi, ma non si identificano con alcun gruppo europeo in particolare.
Tutto ciò riguarda una specifica popolazione che merita di essere considerata sotto tre aspetti. In primo luogo, esiste una geografia ben definita legata a queste persone, che risiede principalmente nelle zone centrali e meridionali degli Appalachi, con alcune eccezioni, tutte situate nel Sud. In secondo luogo, tali aree si caratterizzano per una scarsità di diversità razziale; vi è infatti una presenza minima di immigrati recenti e poche comunità afroamericane, a differenza delle zone del sud delle pianure. Infine, una caratteristica interessante di queste regioni è il loro spostamento politico: da roccaforti democratiche a bastioni del Partito Repubblicano.
Il fascino dell'etnonazionalismo si fa evidente in queste aree dove "americano" è visto come un'identità separata, priva di legami etnici. Qui, i risentimenti razziali sono forti e gli abitanti vedono pochi vantaggi nella globalizzazione e nell'immigrazione. Il disprezzo per le élite urbane e costiere, che spesso rappresentano il liberalismo, è un motore politico fondamentale in queste aree. Paradossalmente, sono proprio queste le zone che traggono maggior beneficio dalle politiche di welfare sociale, dove l'uso di buoni pasto è tanto elevato quanto nei quartieri più poveri delle città. Tuttavia, la formazione di una certa ideologia si sviluppa più attraverso il razzismo e il risentimento che attraverso un genuino bisogno di politiche sociali. Non sorprende, quindi, che Trump abbia avuto tanto successo in queste "contee americane", ottenendo un supporto notevole, sia durante le primarie che nelle elezioni generali. Le correlazioni tra il sostegno a Trump e la percentuale di persone che dichiarano "americano" come unica origine etnica sono forti, e Trump ha guadagnato terreno nelle zone in cui l'identità bianca si mischia con difficoltà economiche radicate da tempo.
Il livello di diversità nelle contee gioca un ruolo determinante nel sostegno a Trump. Le contee altamente diversificate tendono a non appoggiare il presidente, mentre quelle con minori diversità, come alcune aree del Vermont, si oppongono fermamente. La correlazione tra il sostegno a Trump e il livello di diversità è stata chiara e, come evidenziato dalla ricerca, i cambiamenti nel supporto del Partito Repubblicano tra il 2012 e il 2016 sono fortemente influenzati dalla percentuale di "americani" nelle contee. Mentre alcuni luoghi diversificati supportano Trump, altri con bassi livelli di diversità, come nella maggior parte del Midwest o in alcune aree del New England settentrionale, si oppongono a lui in modo deciso.
Non bisogna, però, pensare che la diversità porti sempre all'intolleranza. Sebbene le aree omogenee siano spesso più inclini a sentimenti di esclusione, le aree multiculturali possono suscitare reazioni contrastanti, dall'impegno alla violenza verbale, a seconda della percezione che i residenti hanno di questa diversità. La relazione tra il livello di diversità nelle contee e il supporto a Trump non è solo evidente, ma quantificabile. Diversità e comunità multiculturali sono valori condivisi principalmente dai non sostenitori di Trump, che siano appartenenti a gruppi non bianchi o bianchi che preferiscono vivere in ambienti multiculturali. Alcuni studi hanno anche evidenziato come un progressivo allontanamento dalla diversità possa aver spinto alcune persone che avevano votato per Obama a cambiare idea e a votare Trump nel 2016.
L'aspetto fondamentale dell'ascesa di Trump sta nel suo appello a un'America bianca ed etnonazionalista, che non si limita ai voti tradizionali del Partito Repubblicano. L'appeal di Trump si è radicato soprattutto tra gli americani senza trattino, in quelle aree geografiche caratterizzate da una popolazione bianca meno istruita, da una bassa presenza di minoranze e da un forte disprezzo verso l'establishment urbano. La sua retorica basata sul ritorno a un passato ideale ha saputo toccare le corde sensibili di chi si sente minacciato dal cambiamento sociale e culturale.
Come strutturare correttamente un'applicazione Flask: Approccio organizzato e uso di AI per la creazione della struttura
Quali sono i vantaggi dei materiali MXene nelle batterie ricaricabili e nelle applicazioni avanzate di energia?
Come l'Intelligenza Artificiale Sta Cambiando il Settore Legale?

Deutsch
Francais
Nederlands
Svenska
Norsk
Dansk
Suomi
Espanol
Italiano
Portugues
Magyar
Polski
Cestina
Русский