Alessandro Magno, nel corso delle sue operazioni navali, sviluppò una serie di piani audaci che miravano non solo a consolidare il potere sull'Asia, ma anche a esplorare e dominare territori remoti e sconosciuti. Dopo il successo delle sue operazioni sul fiume Indo, egli cominciò a nutrire l'ambizione di circumnavigare l'Arabia e l'Africa, spingendo i confini dell'Impero verso nuove e inesplorate acque.

Il coinvolgimento di Alessandro nelle sue imprese navali in India aveva avuto un impatto significativo sul suo pensiero strategico. Secondo Arriano, la crescente fiducia nel successo delle sue operazioni sul fiume Indo lo indusse a pianificare un'impresa ancor più audace. L'intento di circumnavigare l'Arabia, l'Etiopia e le terre circostanti, partendo dal fiume Eufrate e attraversando il Mar Rosso, si inseriva perfettamente nella visione di Alessandro di un dominio globale. Le operazioni navali precedenti, come il viaggio di Nearchos lungo la costa, sembravano spingerlo verso questo progetto ancor più ambizioso. La costruzione di una vasta flotta che sarebbe dovuta entrare nel Mar Mediterraneo attraverso i Pilastri di Ercole (l'attuale Stretto di Gibilterra) faceva parte di una visione espansiva che si estendeva oltre i confini conosciuti.

Le navi, che furono costruite a Thapsakos e in altri luoghi, riflettevano l’innovazione delle tecniche navali messe in atto dal re macedone. Erano navi smontabili, costruite in legno di cipresso proveniente dalle foreste locali di Babilonia, che permettevano un facile trasporto e riassemblaggio. Arriano descrive il piano di Alessandro per una flotta composta da diverse tipologie di navi, tra cui triacontori, navi con trenta rematori, che avevano oarli disposti su un singolo livello o su più file. Tali navi erano progettate per affrontare le difficoltà incontrate lungo i fiumi impetuosi e le acque turbolente, dove il rischio di danni alle navi e alle tripulazioni era sempre presente.

Anche se questi progetti navali erano entusiasti e ambiziosi, c'era una componente pratica molto forte nella pianificazione di Alessandro. La sua crescente preoccupazione per le rotte marittime e le risorse da sfruttare lungo le coste delle terre sconosciute non si limitava al solo desiderio di espansione territoriale. La circumnavigazione dell'Africa, in particolare, avrebbe permesso di svelare nuove ricchezze e potenziali alleanze con popoli ancora non incontrati, come i libici e i cartaginesi. Alcuni storici suggeriscono che il piano di Alessandro di esplorare la regione del Mar Caspio e delle terre circostanti fosse motivato dal desiderio di scoprire risorse naturali sconosciute, in particolare quelle legate alla navigazione e al commercio marittimo.

Alessandro non si limitava a costruire flotte: commissionò anche missioni di esplorazione e assunse equipaggi specializzati provenienti da diverse aree del mondo mediterraneo, tra cui Fenicia e Cipro. I suoi piani per l'acquisizione di nuovi territori marittimi si riflettevano in azioni concrete, come la costruzione di nuovi porti e la progettazione di nuove città lungo le coste dell'Arabia e della Persia. La sua ambizione di dominare il mare, oltre che la terra, si integrava perfettamente con l'idea di costruire un impero che fosse il più vasto e potente della storia.

Il progetto di circumnavigare Arabia e Africa, però, non si concretizzò mai. Alessandro morì prima di realizzare questa audace impresa. Tuttavia, la sua capacità di progettare e lanciare queste iniziative navali gettarono le basi per i futuri esploratori e navigatori. Anche se il piano non si completò, la sua visione di un impero che abbracciava sia la terra che il mare continuò a ispirare le generazioni successive.

L'idea che Alessandro desiderasse dominare non solo la terra, ma anche le acque, e che avesse piani di vastissima portata come la circumnavigazione, ci offre uno spunto importante per comprendere la sua strategia geopolitica. Quello che sembrava un sogno impossibile si sarebbe potuto realizzare, non fosse stato per la morte prematura del conquistatore. L'innovazione nella costruzione navale, nelle rotte commerciali e nelle tecniche di navigazione che Alessandro cercò di sviluppare avrebbe potuto cambiare il corso della storia marittima, portando a un dominio globale di potenza e influenza.

Inoltre, è cruciale comprendere come la visione di Alessandro, orientata tanto alla terra quanto al mare, testimonia una mente strategica che non si limitava alle conquiste immediate. Le sue azioni e i suoi progetti mostrano una comprensione della geopolitica che abbracciava le risorse naturali, le rotte commerciali e le potenzialità di un'impero marittimo, ancor prima che la navigazione su larga scala fosse pienamente sviluppata.

Perché Cleopatra fuggì dalla battaglia di Azio e cosa ci insegna questo episodio sulla navigazione e le flotte romane?

Nel 31 a.C., durante la battaglia decisiva di Azio, la flotta di Cleopatra, regina d'Egitto, fu coinvolta in un confronto navale che segnò il destino dell'Impero Romano. Le sue navi, sessanta in totale, furono osservate manovrare per uscire dalla mischia, alzando le vele per approfittare di un vento favorevole che le avrebbe condotte verso il Peloponneso, mentre la battaglia tra le flotte rivali continuava. Ma questa manovra non fu una fuga casuale: Cleopatra e i suoi comandanti sapevano esattamente cosa stavano facendo. La regina, infatti, si trovava ancorata dietro la linea di combattimento, pronta a ordinare la ritirata nel momento più opportuno. Mentre le navi più grandi si scontravano, le sue navi più leggere riuscivano a fare una rapida uscita, guadagnando vantaggio attraverso la velocità e l'astuzia, un'abilità fondamentale nella strategia navale dell'epoca.

Nel raccontare l'episodio, alcuni storici come Dio (50.33.1-2) ci dicono che Cleopatra diede il segnale per l'evacuazione. La sua flotta, composta da navi leggere, riuscì a evitare il conflitto diretto con le forze principali, nonostante la presenza di una tempesta di combattimenti intorno a loro. Il piano era chiaro: nonostante la superiorità numerica della flotta di Ottaviano, la velocità delle navi leggere di Cleopatra, come le liburniane, le permise di mettersi in salvo.

Una delle osservazioni più interessanti in questa parte della battaglia è il ruolo delle navi "liburniane". Queste navi, generalmente più piccole e veloci rispetto alle grandi navi da guerra, giocarono un ruolo fondamentale nella manovra di fuga di Cleopatra. Erano in grado di navigare con maggiore agilità e di approfittare delle condizioni meteorologiche a favore, proprio come fecero quando, attraverso il vento favorevole, sfuggirono alla presa nemica. Nonostante l'apparente inferiorità rispetto alle navi da guerra più grandi, le liburniane dimostrarono ancora una volta di essere uno strumento navale decisivo.

La caratteristica delle liburniane era la loro capacità di velocità e manovrabilità. Nonostante fosse una nave che non possedeva una grande potenza di fuoco, la sua agilità la rendeva perfetta per operazioni di supporto, come il rifornimento di truppe o la protezione delle linee di comunicazione marittime. Le liburniane venivano spesso utilizzate come navi di supporto, una strategia che Cleopatra adottò in modo intelligente. Se da un lato non erano navi da battaglia dirette, dall'altro, la loro rapidità permetteva di sfuggire a situazioni rischiose, come quella che si stava verificando durante la battaglia di Azio.

Dal punto di vista militare, uno degli aspetti più sorprendenti fu la manovra di Cleopatra, che ordinò alla sua flotta di evitare il confronto diretto con le forze principali di Ottaviano. Nonostante la battaglia fosse in corso, lei capì che la salvezza era nella ritirata piuttosto che nel conflitto frontale. La sua flotta, pur non essendo tra le più potenti in termini di capacità di combattimento, possedeva un valore strategico ineguagliabile: la capacità di muoversi rapidamente e di sfuggire quando necessario.

In un contesto più ampio, questo episodio ci aiuta a comprendere come le flotte romane, pur essendo dominate da navi imponenti come le "cinque" e le "seci", non fossero immuni alle difficoltà derivanti da battaglie navali intense. La velocità e la manovrabilità divennero, infatti, aspetti sempre più rilevanti nelle strategie militari romane. Le navi più leggere, come le liburniane, venivano utilizzate per ruoli di supporto e per proteggere i punti più vulnerabili, come le retrovie delle flotte principali.

Questo esempio di Cleopatra ci insegna anche qualcosa di più ampio: la scelta tra combattere o ritirarsi non è sempre una questione di forza, ma di intelligenza strategica. Mentre Ottaviano stava vincendo la battaglia sul piano fisico, Cleopatra dimostrò che un'adeguata manovra navale e una ritirata strategica potessero essere altrettanto decisive. La flotta di Cleopatra, nonostante fosse numericamente inferiore e apparentemente non in grado di resistere alle forze superiori, si distinse per la sua capacità di adattamento alle circostanze, un insegnamento che rimane fondamentale anche nelle moderne strategie militari e navali.

Inoltre, il fatto che Tacito non menzioni navi di categoria superiore a "quattro" nelle sue opere, sebbene la battaglia di Azio e le sue conseguenze mostrino chiaramente l'importanza delle navi di grosse dimensioni, suggerisce un cambiamento nella concezione della guerra navale. Dopo la vittoria di Ottaviano, l'uso di navi imponenti diminuì, a favore di unità più veloci ed efficienti come le liburniane, che divennero fondamentali nella protezione delle rotte commerciali e nella gestione delle forze militari in territorio ostile.